martedì 3 settembre 2013



Una ex allieva della scuola n. 1 di Beslan ricorda gli avvenimenti del settembre 2004

Tra le centinaia di bambini nella palestra minata c’era anche Inna Dzanaeva. Come gli altri, Inna che allora aveva otto anni, era arrivata per i festeggiamenti. Fu catturata e tenuta in ostaggio nella scuola per tre giorni. Ora, nove anni dopo, un Diploma rosso alla fine di un corso universitario, un lavoro, progetti per il futuro. Ma il settembre del 2004 è ancora impresso nella sua memoria. Inna è sicura di come deve essere. È necessario ricordare. Devi imparare a fidarti e andare avanti.

Il rosso Diploma acquisito presso la Facoltà di Relazioni Internazionali, lavoro, famiglia, amici. Inna Dzanaeva dice che ora tutto sta andando come deve. Progetti iniziati pochi anni fa e gradualmente attuati. Ma prima di questo c’è stato Beslan. Era il 1 ° settembre e lei era una studentessa della ottava classe (terza media NdT). Insieme a centinaia di altri bambini Inna era nella palestra minata.

«Quando stavo seduta nella palestra non ho mai lasciato andare dalle mani le mie chiavi di casa. Vedevo la mano sudata e la chiave che lasciava il segno. Ma sapevo che non l’avrei mai lasciata. Dovevo tornare a casa. Era la cosa principale. Poi l'ho appesa alla gonna e quando sono scappata l’avevo con me»  - conclude Inna.

La speranza di uscirne viva rimase nonostante tutto. Ina racconta: ho visto tutto quello che accadeva intorno, ho sentito gli spari e  le esplosioni. Ma era come se una parte diversa della realtà in cui mi trovavo casualmente. Mai per un secondo ho dubitato che tutto quello finisse. E che tutto finisse bene.

«La fede è necessario cercarla dentro, dentro e stessi. Questo è il filo che ti conduce per tutta la vita, è la fede nella tua famiglia, nei tuoi genitori. E’ così. Si deve sempre sperare per il meglio ed essere sempre fiduciosi»  ha detto la ragazza.

Inna è sicura che non dimenticherà mai ciò che è stato, non lo farà mai. Non si deve. Con questo di deve imparare a convivere, fare delle scelte ed andare avanti. Inna ha imparato. Fatto. Muoversi. La ragazza ammette: quei tre giorni le ha portato via moltissimo – un’amica, con la quale era cresciuta, molti insegnanti e molti compagni di classe. Ma c'era anche il fatto che Inna è riuscita a fuggire dalla scuola incendiata.  

«Dopo quei giorni di Beslan ho capito che bisogna dare più valore alla vita e goderla Dobbiamo vivere, non solo per noi stessi ma anche per quelle persone che non ci sono più, per i nostri amici, gli insegnanti, i genitori che sono morti. Devi solo amare la vita e goderla ogni minuto. Ogni istante della tua vita deve essere vissuta come sia anche per coloro che non ci sono più» ha detto Inna.

03.09.2013 

http://region15.ru/news/2013/09/03/17-33/

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