KIEV HA DIFESO LA PROPRIA STATUALITA’
La
decisione del Presidente dell'Ucraina
Viktor Janukovich di sospendere il processo di
conclusione dell’Accordo di
associazione di Kiev con l'Unione europea non sembra solo come una decisione strategica ma
anche come una mossa tattica, a seconda delle circostanze.
Da
un lato questo passo del leader ucraino ha
dimostrato la sua riluttanza a litigare con la Russia
e dall'altro, ha lasciato
la porta aperta per le nuove iniziative europee. Il
fatto che questi lo seguiranno, la Kiev
ufficiale non ha dubbi.
L’Ucraina sembra ancora una "sposa da
sposare" con
tutta l’attraenza delle argomentazioni.
Non esprimendo il desiderio
del paese di aderire all'Unione doganale, Janukovich tuttavia ha mantenuto
tutte le necessarie aperture per un tale percorso. Allo stesso tempo la rinuncia
temporanea di Kiev all’associazione dell'Ucraina con l'Unione Europea dovrebbe
far riflettere i partner europei sul loro comportamento e le loro promesse per
rivederle ed altro ancora. Tattiche infallibili di "bilanciamento"
tra Oriente e Occidente che il Capo dell'Ucraina non ha cambiato in questa sua strategia
che può essere vantaggiosa per lui alla vigilia delle nuove elezioni
presidenziali.
I risentimenti
di singoli personaggi e dei media europei sono comprensibili
e sono strettamente legati all'idea di coinvolgere
Kiev nell'Unione europea.
Quando sembrava che la mucca di Kiev fosse nelle loro mani e
non fosse in grado di rompere
le reti magistralmente tirate sembra non abbia funzionato per le solite "politiche"
europee con l’Ucraina.
La carota ed il bastone, applicati al presidente
Viktor Janukovich, non ha funzionato, come
si è scoperto nel mancato riavvicinamento
con l'Europa del pan di
zenzero ucraino.
Non sono solo i significativi problemi
economici che iniziarono a sorgere ufficialmente a Kiev nelle relazioni con la Russia.
Divenne
subito chiaro che, avanzando l'idea di convergenza, Bruxelles ha proposto agli
ucraini di pagare un prezzo pieno per il loro desiderio di essere associati alla
famiglia europea. E
questo vale centinaia di miliardi di euro, che non ci sono e che non potranno comparire
nel bilancio ucraino. Fin
dall'inizio, proponendo uno strano scambio - per il diritto di condividere i
valori europei – l’Ucraina ha aperto il suo mercato ai prodotti europei e a
causa della sua debolezza dell'economia, infatti, è diventata una colonia
dell'Unione europea. Mentre
il mercato europeo è rimasto chiuso ai beni ucraini.
Questa politica
europea furbescamente intelligente,
basata sulla volontà della
società ucraina di
vivere in Europa,
mirava a trasformare il
paese in un mercato supplementare per le
merci europee. Ma non
ha dato nulla, tranne che per Kiev
timide speranze che
un giorno gli ucraini sarebbero
entrati anch’essi nell'Unione europea. La conseguenza di queste
speranze ipotetiche sarebbero diventate una sconfitta
garantita per Janukovich
alle prossime elezioni presidenziali.
E la sua sconfitta
è stata prevista in anticipo a Bruxelles, dove la
leadership ucraina corrente non è mai stata considerata
come "loro".
Ai futuri
fallimenti di Janukovich miravano
le richieste degli emissari europei
di rilasciare la
leader dell'opposizione ed ex
primo ministro Julia
Timoshenko. Sullo sfondo
della recessione industriale e di enormi
problemi di bilancio causati
da un accordo di associazione con l'UE, perdere le incombenti
elezioni sembrava
inevitabile. E questo vale
sia per il partito di governo, il Partito delle Regioni che per l'opposizione.
All'ultimo momento il Presidente ucraino è fuggito dalle trappole UE disposte ad arte, sospendendo il cammino del paese pericoloso per la sua salute economica e il futuro politico dello stesso accordo per Janukovich. Non sorprende che la decisione dell'opposizione sventando
i piani dei suoi "consulenti" che erano convinti che Janukovich stesso si trovasse con “il
cappio già in testa", firmasse l’accordo di associazione con l'UE e l'Ucraina rilasciasse la Timoshenko.
Ma nulla di ciò è accaduto. Il
Presidente ucraino è scivolato fuori dalla trappola e ha riacquistato la
libertà di manovra, che come ritenevano i suoi rivali, non avesse. Le dichiarazioni
del Capo dello Stato non hanno confermato che l'Ucraina intende continuare ad
andare alla deriva verso l'Unione doganale. Ma Kiev intende prendere una pausa da
utilizzare per rafforzare i legami economici all'interno della CSI, in cui le
merci ucraine rimangono competitive.
Accettando di partecipare al Summit in programma il
prossimo 28 novembre
sul "Partenariato
orientale" a
Vilnius, Janukovich ha
invitato i
commissari europei
per nuovi colloqui.
Tuttavia, far loro sapere in anticipo che non tollera più diktat. La decisione di sospendere la preparazione di Kiev dell'accordo di associazione con l'UE è uno dei passi che dimostrano la maturità della politica ucraina ed la sua piena "statualità”.
Quello che oggi non dovrebbero accusare Janukovich e che
tali accuse al vento le ascolteranno in molti, sano che ovviamente il Presidente
ucraino ha agito da conoscitore
del prezzo delle sue azioni politiche. L’Europa nelle relazioni con Kiev si
comportava come il
grande impresario Bender,
non esitava a minacciare, imbrogliare, ingannare e lusingare. Ma il Presidente dell'Ucraina ha suggerito a Bruxelles una formula collaudata: "Al mattino i soldi
la sera le sedie" (frase
famosa dal romanzo sovietico “Il mistero delle dodici sedie” NdT). E
si è scoperto che la "ricca"
di idee e di valori morali
Europa non può permettersi di aiutare Kiev a superare le difficoltà del periodo di transizione.
Il "Time-out" dettato
da Janukovich ha dimostrato a Bruxelles che Kiev è stanca di ascoltare i
racconti di una dolce futura vita felice europea. Mentre la Russia propone all'Ucraina
una vera e propria cooperazione economica e non impone condizioni politiche, le
istituzioni europee, al contrario, hanno agganciato il riavvicinamento di Kiev agli
europei fissando contratti geopolitici e sociali a loro favorevoli.
Quando il Presidente Janukovich ha rifiutato il ruolo di distruttore del proprio Stato allo scopo di trasformarlo in una colonia europea, gli emissari europei si sono ribellati a tanta "ingratitudine"
del leader ucraino
e ora lo minacciano con tutti i tipi di sanzione. Mentre è chiaro che: non funziona mandare un paio di mesi inviati dalla Polonia a cambiare giustizia con misericordia e di nuovo iniziare a flirtare con Kiev. Questi signori così vogliono infastidire la Russia, per essere felici di questo sono sempre pronti a ritirarsi dai loro principi logori.
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