TAJMURAZ MAMSUROV: BESLAN NON E’ DIVENTATA UNA LEZIONE PER
L’UMANITA’
Il Senatore, i cui
figli 13 anni fa erano tra gli ostaggi della scuola numero 1, dopo la tragedia
smise di parlare con i media stranieri.
I primi giorni di settembre in Russia non sono solo
eventi festosi legati al Giorno della Conoscenza (il Primo giorno di scuola).
Questi rappresentano anche la memoria della tragedia senza precedenti di
Beslan. Il nome di questa città in Ossezia del Nord fino ad oggi è strettamente
legato con la data del 1° settembre 2004. Alle 9:15, la locale scuola numero 1 fu
presa in ostaggio da un gruppo di terroristi formato da oltre 30 elementi. Gli
ostaggi dei terroristi, oltre mille, furono tenuti per tre giorni senza cibo,
acqua e medicinali. Tra di essi c’erano anche i figli di Tajmuraz Mamsurov – allora
Presidente del Parlamento della Repubblica dell’Ossezia del Nord - Alania, ora
membro del Consiglio della Federazione in rappresentanza della Repubblica. Del
tema di Beslan il Senatore, con i rappresentanti dei media, ne discute con molta
riluttanza. Una delle rare eccezioni l’ha fatta per il corrispondente del
"Quotidiano parlamentare" Nikita Vjatchanin.
-
Tajmuraz
Dzambekovich, Vostra figlia e Vostro figlio quel giorno furono presi in
ostaggio nella Scuola n.1. Il generale Ruslan Aushev, quando entrò nella scuola
per negoziare con i terroristi, suggerì di trovare i suoi bambini nell'edificio
e di farli uscire, ma lei oppose un immediato rifiuto. I bambini sopravvissero,
anche se furono feriti: suo figlio di Zelimchan - alla gamba, sua figlia Zamira
alla coscia e al petto. Oggi ci può dire perché prese questa decisione?
- Prima di tutto una
decisione viene presa quando c'è il tempo, la possibilità di analizzare la
situazione. Allora tutto accadde all'improvviso. Nel momento in cui ebbi una brevissima
conversazione con Ruslan Aushev, già sapevamo quanti bambini erano nella scuola,
sapevano che questa situazione coinvolgeva praticamente ogni famiglia della
nostra piccola città. Ed il rapporto che c’era con tutti i bambini che erano
stati presi in ostaggio era come se fossero tutti nostri parenti
Quando ho ricevuto la
proposta di far uscire solo i miei figli, è bastato un minuto. Non so cosa
avrei risposto a Ruslan Aushev se la stessa situazione si fosse complicata, Dio
non lo voglia che si ripeta oggi. Ma poi per tutti noi genitori che siamo stati
uniti dalla sventura, fu semplicemente impossibile far uscire qualcuno. E come
vivere dopo se la terribile, comune tragedia per un intera comunità tu, solamente
tu l’ha puoi scampare? Non mentirò: il mio rifiuto fu una reazione fulminea,
non l'ho ragionata.
- Che impronta ha lasciato quegli avvenimenti sui Vostri
figli ?
-
Purtroppo
molti Suoi colleghi successivamente li hanno ripetutamente tormentati di
domande - non ritieni di essere stato offeso da Tuo padre che avrebbe potuto
farti uscire dalla scuola ma non lo ha fatto?
I miei figli hanno
sempre risposto: nostro padre prende sempre le decisioni giuste. E su questo
argomento oggi, ed in genere, non ne vogliono parlare. Posso solo dire che sono
diventati saggi prima del tempo - non parlano, soprattutto osservano e operano.
Essi sono diventati più intolleranti verso qualsiasi ingiustizia e crudeltà
anche se non li tocca personalmente - a differenza di quelli che oggi ipocritamente
discutono di atti ed azioni delle quali essi stessi non ne sarebbero capaci. Ho
notato che i miei figli discutono proprio come tutte le persone che hanno
vissuto gli eventi del 2004 a Beslan.
- Come la loro vita oggi?
- Mia figlia Zamira lavora
come dentista a Vladikavkaz. Mio figlio Zelimchan si è laureato all’Università
"Bauman" quest'anno - ora riflette su come proseguire. Posso dire che
nella nostra Repubblica abbiamo cercato di aiutare a ricostruire la vita di
ciascuno dei bambini di Beslan. Molti di loro studiano nelle università e sono
convinto che l’attuale dirigenza dell’Ossezia sarà in grado di aiutarli anche
nel futuro. Ma una cosa voglio sottolineare: i bambini di Beslan sono persone
molto coscienziose. So che ognuno di loro ha reagito intensamente alla tragedia
degli scolari della Carelia, hanno inviato una lettera di condoglianze, ha
risposto tra i primi nel paese. Secondo me queste persone che sono uscite dalla
terribile tragedia non fermandosi a "lamentarsi" in un angolo ma,
viceversa, pronti ad agire energicamente, dovranno assumere posizioni chiave nella
responsabilità del potere.
- Si
rivolgono a Voi spesso i giornalisti per ricordare questi avvenimenti?
-
No,
non molto spesso. E con i media stranieri di questo argomento non parlo
affatto. Ricordo molto bene come si sono comportati durante la tragedia -
qualcuno ha subito girato le antenne dall’altra parte, qualcuno, come gli americani
hanno inventato favole di come "casualmente" è apparso un video di come
è stata minata la palestra... A loro non interessa il destino dei nostri figli,
l'importante è migliorare il rating della loro Media corporation. Per questo la
questione, avere rapporti con loro o meno, per me è chiusa. Loro peraltro questo
lo sanno e per questo motivo non mi cercano più
- Dicono che il tempo guarisca. Nei confronti della
tragedia di Beslan è così?
- Non credo che
questo detto sia valido per gli abitanti di Beslan. Io ora vivo a Beslan, in
una piccola strada, dove quasi tutti - bambini e adulti sono stati colpiti da
quegli eventi. Ecco adesso parlo con te e vedo dalla finestra i miei vicini – in
tutte quelle famiglie qualcuno è stato ferito, qualcuno è rimasto traumatizzato.
Ma ci sosteniamo l’un
l’altro e Dio ci offre l'opportunità di vivere anche cose così terribili come la
morte di bambini piccoli. Non contiamo quanti anni sono trascorsi da quegli
eventi - questo è per noi ogni giorno. Nonostante ogni settembre riceviamo
tanti messaggi, condoglianze, tante persone vengano alla scuola, al cimitero
dove sono state sepolte le vittime di Beslan. Per questo è difficile affermare
che il dolore si sia ridotto.
- Beslan, secondo Lei, è diventata una lezione per
l’umanità?
- Dopo Beslan abbiamo
ascoltato opinioni che affermavano che dall'era del massacro di bambini di
Erode una tale tragedia, l'umanità non aveva mai visto. Noi, gli abitanti di
Beslan, pensavamo che quel colpo sfrontato alla moralità universale, quando degli
adulti arrivano per uccidere bambini, non sarà stato vano. Noi credemmo che una
tale crudeltà avrebbe scosso il mondo e non sarebbe mai più accaduto. Purtroppo
ci eravamo sbagliati: vediamo che se in passato (il mondo) si fosse occupato dei
gruppi terroristici ora in Medio Oriente il terrorismo non si dichiarerebbero
Stato
Vediamo come i
bambini siano stati uccisi e continuino ad essere uccisi in Serbia, Siria, nel
Donbass. L'Europa che ci insegnava la tolleranza verso i banditi, alla fine oggi
anche lei stessa debba fuggire da loro. E quei paesi che oggi stanno organizzando
la guerra in territori pacifici solo per i loro interessi, non hanno mai capito
nulla dopo Beslan. I bambini vengono uccisi e ci viene detto che queste sono
"perdite collaterali" - questo è mostruoso! Ricordo come Madeleine
Albright, quando le era stato chiesto il perché gli Stati Uniti bombardavano
Belgrado, rispose che era "un sacrificio in nome della democrazia”.
Credo che pensassero
questo solo nel medio Evo!
La conclusione è
triste: le possibilità che un’altra Beslan si ripeta in qualche altro luogo del
mondo non sono diminuite, ma sono cresciute – contro ogni buon senso. Temo che
la tragedia della scuola n. 1 sia entrata nella storia ma non sia diventata una
lezione, amara, per tutta l'umanità. Allo stesso tempo, in risposta a tutti gli
appelli della Russia per una cooperazione fra gli Stati per opporsi al
terrorismo internazionale, le risposte ad avere semplicemente fiducia nell'Occidente
siano borbottii incoerenti. E noi, credo dobbiamo pensare oggi, prima di ogni
altra cosa, che un’altra Beslan non deve più accadere sul territorio della
Russia
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