MOSCA, 12 marzo – Ria Novosti Gli Stati Uniti ei loro alleati stanno pianificando una campagna di informazione su larga scala contro il vaccino Sputnik V, ha detto una fonte di alto livello del Cremlino, citando i dati delle agenzie di intelligence russe.
Secondo la stessa fonte Washington "attraverso le organizzazioni non governative controllate - l'Agenzia americana per lo sviluppo internazionale, la Fondazione J. Soros, la Fondazione Thomson Reuters - e le strutture dei media - BBC, Reuters, Internews" per formare un pregiudizio nei confronti della produzione scientifica russa.
"Allo stesso tempo gli Stati Uniti ed i loro alleati pianificano di far circolare "materiale divulgativo" sull'incompetenza degli specialisti russi nel campo della vaccinazione e dell'immunologia", ha aggiunto la fonte.
Gli organizzatori dell'attacco informativo stanno per "sostenere la promozione di tesi” sull'inefficacia e il pericolo del vaccino "mettendo in scena morti di massa di persone presumibilmente a causa dell'uso del farmaco", ha aggiunto il Cremlino.
I destinatari della campagna anti-russa saranno i paesi europei che hanno registrato lo Sputnik V per l'uso di emergenza: Ungheria, Slovacchia, Serbia, Montenegro, San Marino e Macedonia del Nord.
In Occidente il riconoscimento del nostro vaccino da parte di questi paesi ha causato un'ondata di propaganda anti-russa. In particolare i media olandesi stanno presentando il nostro Sputnik V non come un rimedio per COVID-19, ma come una "leva del Cremlino per spaccare le fila dell'Unione Europea", "uno strumento della propaganda di Mosca". Un esempio è dato proprio dall'Ungheria, che "ha ceduto ai trucchi della Russia" e senza accordo con Bruxelles ha iniziato a vaccinare i suoi cittadini con il nostro vaccino", ha detto una fonte di alto rango.
Ha sottolineato, uno degli obiettivi della campagna di propaganda pianificata è quello di promuovere il vaccino Pfizer unito al tentativo di liberarsi "non solo dal riconoscimento di un possibile risarcimento ai cittadini in cause legali in caso di effetti collaterali, ma anche dalla responsabilità finanziaria per la negligenza del produttore diretto, compresi i difetti di fabbrica e la violazione delle condizioni di conservazione ".
Come notato al Cremlino, secondo l'indagine dell'organizzazione britannica Bureau of Investigating Journalism, l'Argentina, in particolare, ha accettato queste condizioni ma poi gli Stati Uniti hanno avanzato nuove richieste - "per dar loro garanzie sovrane volte a coprire i costi fornendo beni del governo come garanzia, comprese le riserve della Banca federale, edifici delle missioni diplomatiche argentine e persino basi militari".
Si sottolinea che in seguito Buenos Aires si è rifiutata di firmare il contratto, definendo tali tattiche "una presa in giro" ed "un ricatto di alto livello".
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