Relazioni
bilaterali
Noi presidenti di Russia e Turchia sviluppiamo
relazioni bilaterali in vari campi sulla base del rispetto reciproco. La
messa in funzione odierna del gasdotto Turkish Stream, che stiamo eseguendo qui
ad Istanbul, è un esempio concreto di queste relazioni reciprocamente
vantaggiose. Siamo soddisfatti del fatto che la nostra collaborazione non solo
serve gli interessi dei nostri due popoli, ma contribuisce anche a risolvere i
problemi regionali.
Iran
Siamo profondamente preoccupati per l'escalation
delle tensioni tra Stati Uniti e Iran, così come i suoi effetti negativi
sull'Iraq. Consideriamo l'operazione degli Stati Uniti contro il comandante
delle forze speciali «Quds», il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica
Кasema Solejmani e delle persone che rano con lui a Baghdad il 3 gennaio 2020
come un atto che mina la sicurezza e la stabilità nella regione.
Alla luce degli attacchi dell'Iran che hanno colpito
con missili balistici le basi militari della coalizione in Iraq, l'8 gennaio
2020, crediamo che lo scambio di colpi e l'uso della forza da qualsiasi parte non
favorisca la ricerca di soluzioni a problemi complessi del Medio Oriente e porti
ad un nuovo ciclo di instabilità, non rispondendo a nessun interesse. Ci siamo
sempre opposti alle interferenze straniere ed ai conflitti fra comunità.
Dichiariamo a questo proposito il nostro impegno alla de-escalation delle
tensioni esistenti nella regione e incoraggiamo tutte le parti ad agire con
moderazione, esprimendo buon senso e dando priorità alla diplomazia.
Siria
Ribadiamo il nostro impegno a preservare la sovranità,
l'indipendenza, l'unità politica e l'integrità territoriale della Siria.
Sottolineiamo la nostra determinazione a combattere il
terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni e ad opporci ai mandati separatisti
in Siria; al riguardo, confermiamo l'importanza della piena attuazione del
Memorandum del 17 settembre 2018 e del Memorandum del 22 ottobre 2019.
Sottolineiamo la necessità di stabilire la pace nella
zona di de-escalation di Idlib, ottemperando completamente a tutti gli accordi su
Idlib.
Ci impegniamo ad operare nell'ambito del meccanismo di
Astana al fine di trovare una soluzione politica duratura conformemente alla
risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nonché a
sostenere il Comitato costituzionale.
Sottolineiamo la necessità di una maggiore assistenza
umanitaria a tutti i siriani senza alcuna discriminazione, politicizzazione o
condizione preliminare.
Libia
Stiamo seguendo con grande preoccupazione gli ultimi
sviluppi, in particolare, gli intensi combattimenti intorno a Tripoli, nella martoriata
Libia. Il deterioramento della situazione in Libia mina
la sicurezza e la stabilità nello spazio circostante la Libia, in tutta la
regione del Mediterraneo, così come nel continente africano con conseguenti
migrazioni irregolare, ulteriore diffusione delle armi, terrorismo ed altre
attività criminali, compreso il contrabbando.
Riconfermiamo
il nostro forte impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'integrità
territoriale e l'unità nazionale della Libia. La pace duratura e la stabilità
in questo paese possono essere raggiunte solo attraverso un processo politico
guidato e attuato dai libici e basato su un dialogo sincero e inclusivo tra loro.
La scommessa sulla soluzione militare del conflitto in corso in Libia porta
solo a ulteriori sofferenze e approfondisce le controversie tra i libici.
Garantire un cessate il fuoco immediato è una priorità immediata per l'inizio
di un processo politico intra-libico inclusivo sotto l'egida delle Nazioni
Unite, sulla base dell'accordo politico sulla Libia del 2015, nonché della
risoluzione 2259 e delle altre decisioni pertinenti del Consiglio di Sicurezza
dell’ONU.
Sosteniamo il processo di Berlino in corso, volto a
creare un'atmosfera favorevole per la ripresa del processo politico con
l'assistenza delle Nazioni Unite e ricordiamo che può dare risultati tangibili
con la partecipazione e il contributo dei libici e dei paesi limitrofi.
Nelle
attuali condizioni critiche ed alla luce degli obiettivi delle pertinenti risoluzioni
del Consiglio di sicurezza dell'ONU abbiamo preso la decisione di prendere
l'iniziativa e come intermediari incoraggiare tutte le parti in Libia a cessare
i combattimenti alle ore 00 del 12 gennaio 2020, di dichiarare sostenibile il cessate
il fuoco sostenuto da misure necessarie da adottare al fine di stabilizzare la
situazione «sul campo» e la normalizzazione della vita quotidiana Tripoli ed in
altre città, nonché sedersi immediatamente al tavolo dei negoziati con
l'obiettivo di porre fine alle sofferenze dei libici e riportare la pace e la
prosperità in questo paese. Siamo fiduciosi che i libici possano prendere
decisioni in modo indipendente sul futuro della loro patria nel quadro del
dialogo nazionale, tenendo conto degli interessi di tutti i cittadini del
paese, senza eccezioni.
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