domenica 8 dicembre 2013

Il caos di Kiev cosi’ caro all’Europa

 

Gli avvenimenti di questa settimana in Ucraina passeranno alla storia per l’arroganza e la faziosita’ delle posizioni della cosiddetta Euromaidan e per le azioni di guerriglia urbana. Saranno anche ricordati per la passivita’ delle autorita’. E tutto perche’ a Vilnus non e’ stato firmato un documento di 236 pagine e decine di protocolli che pochi hanno letto fino in fondo.

In piazza i manifestanti ricevono per la loro partecipazione dieci euro all’ora e non si dice che se quel documento di associazione fosse stato firmato, nessuno di loro sarebbe mai andato in Europa.

Perche’ per gli ucraini rimangono tutte le restrizioni esistenti, mentre il paese si obbliga a rispettare tutte le condizioni che Bruxelles vorra’ avanzare per regolare la sua vita. Come e quando abolire le imposte doganali e che rapporti avere con le Isole Aland.

Ma a Kiev se qualcuno lo sa, tace. Si continua a diffondere l’illusione che ad Occidente c’e’ il paradiso terrestre e ad est il regno delle tenebre.

Non se qualcuno abbia fatto caso al fatto che il nome di Yulia Timoshenko e’ scomparso dalla bocca dei dimostranti. I suoi piu’ stretti collaboratori si sono messi in proprio.

I nazionalisti ucraini, cosi’ gelosi della loro indipendenza, sono entusiasti del fatto che il ministro degli esteri tedeschi sia arrivato a Kiev per dire come devono comportarsi.

Dice il professor Bogdan Bespalko:

Il patto di associazione all’Unione Europea trasformerebbe l’Ucraina in una colonia. L’Europa promette di migliorare la democrazia nel paese e forse anche l’economia in una prospettiva molto lontana.

L’Europa attraversa la fase piu’ dura della sua storia postbellica e non e’ in grado di aiutare nessuno. Anzi, come dimostra la Grecia, ogni aiuto si risolve in un disastro nazionale.

La piazza e’ scatenata e il governo non sa cosa fare.

Il presidente Janukovic non ha ritenuto necessario introdurre lo stato di emergenza e se ne e’andato all’estero, mentre il primo ministro Azarov si e’ scusato per i poliziotti ed ha espresso ai manifestanti la sua comprensione.

L’Occidente non demorde dalla sua linea. In passato Clinton voleva convincere Eltzin che l’allargamento della Nato andava a tutto vantaggio della Russia . La stessa cosa ha ripetuto in questi giorni Barroso, ma a proposito dell’Ucraina.

Per contrastare la diplomazia occidentale c’e’ solo il metodo della fermezza. Proprio quella fermezza che manca al gruppo dirigente ucraino.

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