Il caos di Kiev cosi’ caro all’Europa
Gli avvenimenti di questa settimana in
Ucraina passeranno alla storia per l’arroganza e la faziosita’ delle
posizioni della cosiddetta Euromaidan e per le azioni di guerriglia
urbana. Saranno anche ricordati per la passivita’ delle autorita’. E
tutto perche’ a Vilnus non e’ stato firmato un documento di 236 pagine e
decine di protocolli che pochi hanno letto fino in fondo.
In piazza i manifestanti ricevono
per la loro partecipazione dieci euro all’ora e non si dice che se quel
documento di associazione fosse stato firmato, nessuno di loro sarebbe
mai andato in Europa.
Perche’ per gli ucraini
rimangono tutte le restrizioni esistenti, mentre il paese si obbliga a
rispettare tutte le condizioni che Bruxelles vorra’ avanzare per
regolare la sua vita. Come e quando abolire le imposte doganali e che
rapporti avere con le Isole Aland.
Ma a Kiev se
qualcuno lo sa, tace. Si continua a diffondere l’illusione che ad
Occidente c’e’ il paradiso terrestre e ad est il regno delle tenebre.
Non
se qualcuno abbia fatto caso al fatto che il nome di Yulia Timoshenko
e’ scomparso dalla bocca dei dimostranti. I suoi piu’ stretti
collaboratori si sono messi in proprio.
I
nazionalisti ucraini, cosi’ gelosi della loro indipendenza, sono
entusiasti del fatto che il ministro degli esteri tedeschi sia arrivato a
Kiev per dire come devono comportarsi.
Dice il professor Bogdan Bespalko:
Il
patto di associazione all’Unione Europea trasformerebbe l’Ucraina in
una colonia. L’Europa promette di migliorare la democrazia nel paese e
forse anche l’economia in una prospettiva molto lontana.
L’Europa
attraversa la fase piu’ dura della sua storia postbellica e non e’ in
grado di aiutare nessuno. Anzi, come dimostra la Grecia, ogni aiuto si
risolve in un disastro nazionale.
La piazza e’ scatenata e il governo non sa cosa fare.
Il
presidente Janukovic non ha ritenuto necessario introdurre lo stato di
emergenza e se ne e’andato all’estero, mentre il primo ministro Azarov
si e’ scusato per i poliziotti ed ha espresso ai manifestanti la sua
comprensione.
L’Occidente non demorde dalla sua
linea. In passato Clinton voleva convincere Eltzin che l’allargamento
della Nato andava a tutto vantaggio della Russia . La stessa cosa ha
ripetuto in questi giorni Barroso, ma a proposito dell’Ucraina.
Per
contrastare la diplomazia occidentale c’e’ solo il metodo della
fermezza. Proprio quella fermezza che manca al gruppo dirigente ucraino.
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