Intervento del
Rappresentante permanente della Federazione russa presso l'OSCE D.A. Balakin
durante la riunione del Consiglio permanente dell'OSCE sulla situazione in
Ucraina e la necessità di attuare gli accordi di Minsk, Vienna, 2 maggio 2019
Egregio Signor Presidente,
Il 2 maggio è una data tragica e allo stesso tempo - una pagina vergognosa
nella storia dell'Ucraina moderna. Esattamente cinque anni fa la pacifica città
di Odessa fu invasa da una folla di radicali, sostenitori del Majdan.
Nascondendo i loro volti con passamontagna e maschere, al grido di slogan nazionali,
hanno iniziato ad imporre il proprio ordine usando la violenza. A seguito degli
scontri decine di cittadini di Odessa, residenti locali che si stavano recando
al Kulikovo Pole per un pacifico assembramento, sono stati spinti dai
nazionalisti dentro la vicina Camera dei Sindacati e poi bruciati vivi.
Centinaia di persone sono rimaste ferite. Fotografie di questa tragedia si sono
poi diffuse in tutto il mondo. Il pubblico internazionale ne è rimasto
scioccato.
Le autorità ucraine promisero di investigare e punire i colpevoli. Tuttavia
fino ad oggi, a cinque anni da quegli eventi, la comunità internazionale non ha
appreso la verità. Apparentemente c'è qualcosa da nascondere. Un'indagine
adeguata non è stata assicurata. La vaghezza delle indagini è stata denunciata oggi
dal capo della Missione di monitoraggio sui Diritti umani delle Nazioni Unite
in Ucraina, F. Fraser. L'Ucraina ha anche ignorato i risultati del Gruppo
consultivo internazionale del Consiglio d'Europa che nel 2015 aveva rilevato
gravi violazioni degli standard dell’indagine, il suo ritardo ingiustificato,
il mancato rispetto dei criteri di indipendenza ed efficacia. Inoltre si è
tentato di accusare non gli aggressori, ma coloro che hanno difeso loro stessi
e la loro città e hanno resistito ai radicali. È strano che nessuno in questa
stanza oggi ricordi questa terribile tragedia. Apparentemente la morte di
dozzine di persone è un suono vuoto per Voi. È strano che la stessa OSCE taccia.
Questi eventi hanno spinto gli abitanti delle altre regioni dell'Ucraina a
ripensare il loro rapporto con Kiev, dove il governo che si è formato sotto la
pressione dei radicali del Majdan ha intrapreso il percorso di sostegno al
nazionalismo più sfrenato.
La valutazione delle azioni delle autorità del "Majdan" e la condotta
personale di P. Poroshenko è stata data dalle recenti elezioni presidenziali in
Ucraina. Con tutte le deficienze e le violazioni commesse durante il processo
elettorale una cosa è ovvia: il popolo ucraino ha respinto in modo schiacciante
la linea politica distruttiva basata sulla menzogna, la imperante russofobia, l’incoraggiamento
del nazionalismo radicale, l'eroizzazione dei nazisti e dei loro scagnozzi, la
mancanza di rispetto dei diritti e dei bisogni dei popoli che abitano
l'Ucraina, gli obblighi giuridici internazionali dell'Ucraina. La gente è stata
costretta a vivere in un regime di costante paura. Ovviamente è stato un voto
di protesta nella speranza di un cambiamento.
Gli ultimi cinque anni sono stati anni di opportunità mancate per un confronto
aperto ed onesto tra le autorità ucraine e i cittadini di molte regioni
dell'Ucraina, tra cui con il Donbass. Kiev ha sistematicamente aumentato la
pressione su alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk, spingendole di
fatto a uscire dal comune spazio sociale ed economico con l'Ucraina. In disaccordo
con i risultati del colpo di stato del 2014, gli abitanti del Donbass sono
stati definiti terroristi e separatisti, è stato scagliato contro di loro l'esercito
ed i servizi speciali, i civili sono stati privati dei loro diritti
fondamentali, incluso il diritto alla vita. Appoggiandosi ai nazionalisti radicali
le autorità ucraine hanno imposto il blocco commerciale ed economico, dei
trasporti e dello stato sociale alla regione. La linea di demarcazione
stabilita passa lungo il destino delle persone che là vivono, dividendo le
famiglie e per i molti che devono attraversarla è diventata un ostacolo
insormontabile - secondo la Missione speciale di monitoraggio dell'OSCE in
Ucraina, solo dall'inizio del 2019 sono state 19 le persone decedute in fila ai
posti di blocco. Condividiamo la nostra preoccupazione per il deterioramento
della situazione umanitaria nel Donbass che è stata una conseguenza della
politica di Kiev di accrescere le tensioni, tra le quali quella militare.
La leadership ucraina non ottempera deliberatamente agli accordi di Minsk, pensati
per promuovere una composizione interna. Falsificando le vere cause del
conflitto ed incolpando la Russia di tutti i problemi, Kiev continua
ostinatamente ad evitare la cosa più importante: il dialogo con il Donbass. Non
c'è mai un accenno al desiderio delle autorità ucraine di ascoltare i suoi cittadini,
di costruire un futuro comune con loro. Citerò la dichiarazione dell'attuale
ministro della politica sociale dell'Ucraina, Andrey Reva, fatta da lui alcuni
giorni fa: "Tutti quelli che erano pro-ucraini hanno lasciato il Donbass.
E quelli che vogliono ricevere due pensioni - sia lì che qui - lascia che resistano.
Non sono assolutamente dispiaciuto per nessuno, a dire il vero. È un peccato
che i soldati, i funzionari e le loro famiglie siano morti a causa di questa
feccia ". Si scopre che i residenti nel Donbass per le autorità ucraine
sono semplicemente "feccia". La mancanza di reazione a tali
dichiarazioni da parte dell'attuale Presidente dell'Ucraina P. Poroshenko, del
Primo Ministro V. Grojsman, degli altri funzionari governativi, nonché del
silenzio su questa questione in questa sala da parte del rappresentante
dell'Ucraina, può essere considerato un loro sostegno alla retorica aggressiva
e a questo atteggiamento nei confronti del popolo del Donbass. Vediamo come
anche molti paesi occidentali distolgono timidamente il loro sguardo quando
ascoltano tali dichiarazioni. Ma non le condannano. Ovviamente la convenienza
politica oscura la preoccupazione per le persone. La stessa logica permea
l'atteggiamento nei confronti dei diciassette minatori uccisi il 25 aprile a Jur’evka
vicino a Lugansk. La parte ucraina non ha nemmeno offerto assistenza tecnica ai
soccorritori di Lugansk. In questa situazione la Russia semplicemente non
poteva rimanere indifferente al disastro che ha colpito queste persone.
Le autorità ucraine uscenti si stanno impegnando "sotto silenzio"
a far passare le iniziative più contraddittorie, a "stringere le
viti" in modo più duro. P. Poroshenko ha insistito per accelerare l’approvazione,
da parte della Verchovna Rada, della legge apertamente discriminatoria "Sull’assicurare
l’uso della lingua ucraina come lingua di stato". Questa legge colpisce i
diritti non solo degli ucraini di lingua russa, ma anche di molte altre minoranze
nazionali. La scorsa settimana il parlamento ucraino l'ha adottata in lettura
finale. Dell'opinione dei residenti del Donbass, come al solito, nessuno se n’è
interessato. Questo atto, mirato in realtà alla totale ucrainizzazione, non
solo contraddice la clausola 11 del "Set di misure" di Minsk, che
prevede il diritto all'autodeterminazione della lingua, ma è anche contraria al
diritto internazionale e agli obblighi dei diritti umani dell'Ucraina, tra i
quali quelli di aderente all'OSCE.
Proseguono le violente confische delle parrocchie della Chiesa ortodossa
ucraina (UOC), dei suoi clerici e parrocchiani (il 12, 13, 14 e 17 aprile quattro
chiese sono state confiscate nella regione di Rovno, il 16 aprile un tempio
nella regione di Vinnica, il 14 aprile una chiesa della UOC è stata bruciata nella
zona di Kharkov).
Siamo dispiaciuti nel vedere come Kiev, a causa del loro dissenso, abbia
privato gli abitanti del Donbass di quasi tutti i diritti, escludendoli dai
processi politici e socio-economici dell’Ucraina. Con le loro azioni le
autorità dell'Ucraina hanno reciso unilateralmente i legami con la popolazione
di alcune aree del Donbass, rendendo i suoi abitanti de facto senza diritti nel
loro Stato d'origine. Per tali condizioni attuali la Federazione Russa, guidata
esclusivamente da considerazioni umanitarie, ha deciso di offrire ai residenti
di alcune aree del Donbass l'opportunità di acquisire la cittadinanza russa in
modo semplificato - sul territorio della Federazione Russa e senza rinunciare alla
loro attuale cittadinanza. Nessuna passaportizzazione universale obbligatoria
che dalle dichiarazioni di alcuni rappresentanti si evince la non comprensione
del nocciolo della questione, altre parole non servono.
Signor Presidente,
la situazione nel Donbass rimane tesa. Gli accordi sul cessate il fuoco
esistenti non sono rispettati. Durante la riunione del gruppo di contatto del
24 aprile, così come durante la videoconferenza del sottogruppo sulla sicurezza
della settimana antecedente, le parti non sono riuscite a raggiungere alcun
accordo sul rafforzamento del cessate il fuoco durante le vacanze di Pasqua. I
negoziatori ucraini hanno di nuovo evitato una discussione sostanziale
sull'intero spettro della composizione. La tattica scelta da parte ucraina rasenta
con la totale mancanza di negoziabilità. Ciò che meglio illustra le intenzioni
ucraine si evincono nei commenti pubblici odierni sulla pagina di Facebook del
comandante della cosiddetta "Operazione delle forze combinate", il generale
S. Naev. Lo stesso informa che nell'ultimo anno le forze armate ucraine hanno
stabilito il controllo su oltre 24 km. Quadrati di territorio confinante con la
linea di contatto, compresi tre insediamenti civili - Svobodnij, Juzhnoe e Shumy.
A Kiev quindi sono orientati esclusivamente verso una soluzione militare del
conflitto. Ed ogni nuovo giorno viene ancora accompagnato da bombardamenti e
distruzione.
In questo contesto le forze armate dell'Ucraina continuano la collocazione
di armi pesanti nel Donbass. Armamenti di vario tipo che bombardano obiettivi civili.
Secondo i rapporti della Missione speciale di Monitoraggio, nelle ultime due
settimane sono stati danneggiati edifici residenziali nei distretti della città
di Donezk - Kiev e Petrovskij, di Dokuchaevsk e Trokhizbenka. A Zoloto 5 / Miсhailovka, oltre alle
case anche la locale scuola è stata nuovamente bombardata ed una ragazza di 11
anni è stata ferita nel cortile di casa sua.
Due anni fa un medico della Missione speciale - Joseph Stone - è stato
ucciso da una mina nella regione di Lugansk. Questo è il prezzo dell'assenza di
un dialogo tra Kiev, Lugansk e Donetsk nel gruppo di contatto per quanto
riguarda lo sminamento e le misure supplementari per la de-escalation.
Sfortunatamente non vi sono ancora progressi in questo.
Kiev ha interrotto l'allontanamento di forze e mezzi militari dal villaggio
di Stanica Luganskaja, Petrovskij e Zoloto. C'è bisogno di un impulso, o meglio
della volontà politica di Kiev per permetterebbe di portare a termine questo
processo non solo nelle tre aree menzionate, ma anche nel procedere
all'accettazione degli accordi seguenti. Come risulta dai rapporti della Missione
Speciale all’interno del settore di Zoloto esiste la situazione maggiormente
problematica dove le sparatorie avvengono quasi quotidianamente. Nelle ultime
due settimane sono stati identificati per due volte veicoli blindati dell’Esercito
ucraino.
Signor Presidente,
sullo sfondo della retorica militare dell'uscente P. Poroshenko, la nuova
leadership ucraina ha la possibilità di togliere dal punto morto l'intero
processo di composizione del conflitto. Ci aspettiamo che ascolterà un segnale
dalla società sulla necessità di cambiamento e approfitterà di questa
opportunità. La normalizzazione delle relazioni con il Donbass è possibile
attraverso la piena attuazione del "complesso di misure" di Minsk
sulla base di un dialogo diretto, onesto e responsabile con i suoi
rappresentanti. Tra i passaggi prioritari è necessario garantire l'attuazione
degli accordi dei leader del "Quartetto di Normandia" raggiunto
durante i vertici di Parigi (2015) e Berlino (2016). Stiamo parlando del
completamento del ritiro delle forze armate e dei mezzi dalle zone dei villaggi
di Stanica Luganskaja, Petrovskij e Zoloto, così come la clausola scritta nella
"formula F.F. Steinmeier" sulla procedura per l'entrata in vigore
della legge sullo status speciale del Donbass. Speriamo che in altre capitali
"normanne" siano ben consapevoli della necessità per Kiev di
rispettare gli accordi esistenti.
Partiamo dal presupposto che il "Set di misure" di Minsk del 12
febbraio 2015, approvato con Risoluzione 2202 del Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite, resti l'unica base riconosciuta a livello internazionale per la
composizione del conflitto interno ucraino.
Grazie per l'attenzione.
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