Abbiamo letto
a Ginevra il 28° rapporto della Missione degli osservatori delle Nazioni Unite
sui diritti umani in Ucraina dal 16 agosto 2019 al 15 novembre 2019.
Nonostante
una diminuzione del numero di vittime rispetto al precedente periodo di
riferimento, la situazione rimane tesa. I bambini
continuano a morire o ferirsi, anche a seguito di esplosioni di mine. Dall'aprile 2014 il conflitto armato interno ha causato la morte di
147 bambini.
Per cinque
anni, decine di migliaia di famiglie hanno perso la loro casa. Solo un numero limitato di loro ha ricevuto un risarcimento o un
alloggio temporaneo. L'esercito ucraino continua ad
occupare spudoratamente (e in molti casi distruggere) le case dei civili ed usa
i servizi di pubblica utilità a spese dei proprietari. Le
persone che vivono lungo la linea di contatto nei territori controllati da
Kiev, a causa delle restrizioni ai loro movimenti, incontrano serie difficoltà
con la realizzazione dei loro diritti socio-economici.
È
sorprendente come gli esperti continuino ad accogliere positivamente e credere
alle promesse dei parlamentari di Kiev in merito al pagamento incondizionato
delle pensioni a tutti i cittadini ucraini. In realtà un
tale diritto non è anca garantito: centinaia di migliaia di pensionati non
possono ricevere le pensioni che spettano loro.
Condividiamo
le preoccupazioni della Missione di osservazione in merito alle continue e
gravi violazioni sistematiche da parte delle autorità ucraine. In particolare,
il rapporto menziona casi di omicidi extragiudiziali, detenzioni arbitrarie,
reclusione isolata, tortura e maltrattamenti di civili nei territori
controllati da Kiev. Il diritto ad un processo equo non viene rispettato nei
casi di conflitto armato. La libertà di riunione e di espressione sono ancora
violate e giornalisti e difensori dei diritti umani vengono perseguitati.
Condividiamo anche le
preoccupazioni della Missione di osservazione in merito ai processi in corso per
gli omicidi ad Odessa del maggio 2014. La presenza di rappresentanti di gruppi
di destra alle riunioni mina l'indipendenza del processo, esercitando una
pressione psicologica sui giudici. Non siamo sorpresi
dalla mancanza di progressi nell'individuazione degli autori dell'uccisione di
manifestanti e funzionari delle forze dell'ordine a Majdan.
Tutti questi fatti
testimoniano l'incapacità di Kiev di mostrare volontà politica e condurre
indagini, approfondite ed imparziali, sulle violazioni dei diritti umani da
parte dei membri delle forze armate e del servizio di sicurezza dell'Ucraina.
Ci
rammarichiamo per l'impreparazione e la chiara riluttanza delle autorità
ucraine a garantire i diritti delle minoranze linguistiche. Speriamo che Kiev accolga finalmente le richieste dell'Ufficio
dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e terrà anche
conto delle raccomandazioni formulate nelle conclusioni della Commissione di
Venezia del Consiglio d'Europa sulla legge "Sull’uso della lingua ucraina
come lingua di Stato" e riveda i suoi approcci alla vita delle minoranze
nazionali in Ucraina.
Le stime
della Missione di osservazione dei risultati del 7 settembre di quest'anno
sullo scambio di prigionieri sono sconcertanti. Respingiamo
le accuse di presunti maltrattamenti di cittadini ucraini da parte del Servizio
di Sicurezza federale della Federazione Russa. Sollecitiamo
gli esperti a fare affidamento sulle fonti ufficiali di informazioni durante la
preparazione dei rapporti.
Siamo
nuovamente costretti a ricordare che il mandato della Missione di osservazione
dei diritti umani in Ucraina non include l'esame della situazione nei paesi
terzi. La Repubblica di Crimea e la città di rilevanza federale
Sevastopoli sono il territorio della Federazione Russa e l'ennesimo tentativo
di includere una valutazione della situazione dei diritti umani in questa
regione russa nel rapporto sull'Ucraina è illegittimo.
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