Nell’udienza
del Tribunale della città di Mosca il 15 giugno, è stato annunciato il verdetto
a carico di Paul Whelan, cittadino americano, nonché del Regno Unito, Irlanda e
Canada. E’ stato condannato alla pena di 16 anni di carcere
in una colonia di massima sicurezza.
Ricordiamo
che P. Whelan fu arrestato il 29 dicembre 2018 a Mosca in flagrante mentre
conduceva un'operazione di intelligence.
Riteniamo
assurde e infondate le accuse mosse dai media occidentali di "allungamento"
del processo iniziato il 30 marzo. Come noto P. Whelan stesso ha ritardato la
familiarizzazione degli atti giudiziari di sei mesi, leggendoli senza troppa
fretta da settembre dell'anno scorso a marzo di quest'anno. Tuttavia,
nonostante le difficili condizioni sanitarie ed epidemiologiche causate
dall'infezione da coronavirus, il processo è stato condotto nei termini, in piena
conformità con la legge russa e nel rispetto di tutte le norme e procedure
procedurali richieste.
Regolarmente
P.Wilan è stato fatto visita da personale delle missioni diplomatiche di tutti
e quattro i paesi di cui è cittadino. I diplomatici delle
ambasciate di Gran Bretagna, Irlanda, Canada e Stati Uniti hanno potuto sfruttare
appieno il diritto alle visite consolari. All’imputato è
stata data l'opportunità di comunicare per telefono con i famigliari.
Durante
la sua permanenza nel carcere di custodia cautelare P. Whelan ha ricevuto le necessarie
cure mediche qualificate. Il 28 maggio, in relazione con
il deterioramento della salute a causa di una esacerbazione di una malattia preesistente,
ha subito un’operazione chirurgica non complessa che aveva precedentemente
rifiutato.
Per
quanto riguarda le accuse di ingiustizia o eccessiva severità della pena, va
sottolineato che negli Stati Uniti ed in altri paesi occidentali, la pena per reati
simili prevede decenni di reclusione, fino all’ergastolo e senza il diritto alla
grazia.
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