Continua a destare preoccupazione la situazione nel sud-est dell'Ucraina, dove non è ancora possibile iniziare a dare piena attuazione agli accordi sul rafforzamento del cessate il fuoco del 22 luglio 2020. Proprio ieri le forze armate ucraine hanno nuovamente bombardato con mortai da 120 mm i sobborghi di Donezk.
Su questo sfondo, le attività di sabotaggio dell'esercito ucraino si sono intensificate in violazione dell'accordo raggiunto nel gruppo di contatto nel luglio dello scorso anno su ulteriori misure per regolamentare il regime del cessate il fuoco. Nella notte dell'11 giugno scorso un gruppo del reparto del Centro operativo speciale "Occidente" (ex 8° reggimento per le operazioni speciali delle forze speciali delle forze armate dell'Ucraina) si è infiltrato in un posto di osservazione della milizia popolare della LPR, vicino all'insediamento di Golubovskoe, ed a sangue freddo ha ucciso cinque miliziani presenti. Uno di loro è stato colpito con un fucile da cecchino, mentre altri sono stati colpiti alla testa. Tutte le vittime non erano soldati regolari e una di loro ha prestato servizio nella milizia popolare solo per un giorno e mezzo. Come risultato di questo vile attacco, quattro bambini sono rimasti senza padre.
Il 9 giugno si è conclusa nuovamente, senza risultati, la riunione periodica del Gruppo di contatto. Kiev ne rallenta costantemente l’attività evitando in ogni modo il dialogo diretto con Donezk e Lugansk. La "novità" è stata la dichiarazione del capo della delegazione ucraina, Leonid Kravchuk, di non essere autorizzato a sottoscrivere alcun documento a nome dell'Ucraina. Anche in questo caso le parti non sono riuscite a mettersi d'accordo sulla verifica delle violazioni del cessate il fuoco a causa della posizione ostruzionistica della delegazione di Kiev per cui il sottogruppo politico non riesce ad operare.
A tutto ciò si aggiunga l'incredibile attività di Kiev in ambito legislativo, dove vengono lanciate iniziative contrarie agli accordi di Minsk e capaci di creare nuove divisioni nella società ucraina.
La decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell'Ucraina (SNBO) "Su alcune questioni relative all'attivazione del processo di risoluzione pacifica della situazione nelle regioni di Donezk e Luhansk", attuata con decreto del presidente V.A. Zelenskij, contraddice direttamente il "Pacchetto di misure" di Minsk.
Non solo non si fa menzione dello Status speciale del Donbass, ma in realtà si indica una purificazione, una "ripulitura" della regione dai cittadini di lingua russa ed al posto dell'amnistia – apertura di azioni giudiziarie contro le milizie popolari nei tribunali internazionali.
Il progetto di legge "Sui popoli indigeni dell'Ucraina", presentato alla Verkhovna Rada, propone di considerare come tali le comunità etniche autoctone che si sono formate sul territorio dell'Ucraina e portatrici di una lingua e una cultura distintive, riconosciute come un popolo indigeno dell'Ucraina ma senza avere diritto ad alcuna formazione statale al di fuori dell'Ucraina. Ciò viola una serie di trattati internazionali fondamentali sui diritti umani, come la Convenzione internazionale del 1965 sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966 e la Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali. Inoltre discrimina milioni di russi, bielorussi, moldavi, bulgari, ungheresi, rumeni, greci, ebrei e rappresentanti di altri popoli che storicamente hanno abitato il territorio dell'Ucraina moderna.
Approvata di recente dal governo ucraino, la bozza della nuova Strategia per la politica estera del Paese è pienamente intessuta di contraddizioni. Sembra che sia stata scritta da una persona con sintomi di dissonanza cognitiva. Si legge, ad esempio, il contrastare la glorificazione delle ideologie totalitarie. Ma di fatto Kiev si rifiuta di aderire alla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che condanna la glorificazione del nazismo e le strade e gli stadi del Paese, con il suo tacito consenso, prendono il nome da coloro che hanno combattuto dalla parte di Hitler. Come per una delle sue direttrici prioritarie nella politica estera l'Ucraina proclama il sostegno alle sue esportazioni, ma allo stesso tempo dichiara la necessità di ridurre le relazioni commerciali con uno dei suoi maggiori partner commerciali: la Russia. Il mantra sulla necessità di restituire i territori presumibilmente "occupati" da Mosca si ripete costantemente, ma non si fa parola sugli obblighi internazionali per risolvere il conflitto in Donbass che Kiev ha ostinatamente ignorato per più di sei anni. Anche l'obiettivo dell'adesione del Paese all'UE e alla NATO si spiega non con il desiderio di un proprio sviluppo ma esclusivamente con il compito di contenere la Russia.
Con il pretesto di combattere gli oligarchi, V.A. Zelenskij ha recentemente presentato un progetto di legge "Sulla prevenzione delle minacce alla sicurezza nazionale associate all'eccessiva influenza di persone che hanno un peso economico o politico significativo nella vita pubblica (oligarchi)." Se approvato, il presidente avrà ampie possibilità di applicazione selettiva o, per meglio dire, volontaria, delle nuove “norme legali”. Anche i poteri del NSDC si espanderanno in modo significativo. Tutto questo sembra più uno strumento di rappresaglia contro politici e uomini d'affari malvisti dalle autorità di Kiev.
Apparentemente, i metodi di governo autoritari stanno rapidamente guadagnando slancio in Ucraina. Kiev scivola ostinatamente nell'abisso del nichilismo legale e della dittatura
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