lunedì 30 settembre 2013

 

COME LA PICCOLA BAMBINA DELL’ORFANOTROFIO HA SALVATO LA SUA FUTURA MAMMA

 


Anna e Nastja due persone che si sono salvate l’un l’altra dall’angoscia e dalla disperazione. Intelligente, capace di sottili riflessioni la mamma lo comprende come comprende questa  bambina agile, divertente, felice. Nastja non lo comprende ancora, ma lo sente e crede nella sua fortuna.

 


 

L’esplosione
 


Volodja è morto il 29 marzo 2010. Stava andando ad una lezione all'università dove studiava da interprete. L'esplosione nella stazione della metropolitana "Lubjanka" l’ha privato della sua vita, e sua madre Anna della famiglia.
 
Nastja dal marzo del 2010, per circa due anni, è stata accudita dallo Stato. Cosa sia una famiglia normale non l’ha mai saputo. Per la prima volta questo concetto le è reso chiaro da Anna nel giugno del 2012. Anna e Nastja sono ora una piccola famiglia, ma molto legata. Anna, che solo da due anni è diventata giuridicamente la mamma di Nastja, racconta: Nastja non è un sostituto di Volodja, la vita non è tornata completamente alla normalità, ma lei le ha dato un nuovo senso.
 
«Nastja non è una sostituzione. Ma non volevo rimanere sola, volevo aiutare qualcun altro nella vita - dice Anna. Ho pensato di essermi salvata per salvare allo stesso tempo qualcun altro. Sapevo che sa mondo esisteva una persona triste e sola come me e che mi stava aspettando da qualche parte».
 
Ognuno aspetta il proprio bambino
 
Anna credeva che il «suo» bambino fosse in attesa da qualche parte dei potenziali genitori. Doveva fare solo lo sforzo di trovarlo. Anna ha risposto a questa domanda sistemicamente. Ha osservato moltissimi profili di bambini sul sito di «Radio Russia» e di altri siti non ufficiali, cercando anche tra i profili del database federale.
 
Qui però si è solo spaventata vedendo quello che ai bambini viene fatto fare senza alcun desiderio di aiutarli, solo per mostrali. Ma in Nastja Anna ha visto subito il «suo», ed anche se per tranquillizzare la propria coscienza ha visitato molti altri profili, aveva già capito che era solamente per tacitare le sua coscienza.
 
Più tardi, in una piccola cittadina della regione di Kemerovo, dove stava adottando la figlia, Anna, su richiesta della curatela ritorna in un orfanotrofio limitrofo per conoscere un'altra bambina. Ma per Anna è un po’ difficile perché dopo l'incontro con Nastja la fiducia reciproca è cresciuta moltissimo.
 
Problemi con la raccolta di documenti Anna non ne ha avuti. Lei è sicura perché è molto sistematica e ha approcciato al problema in maniera molto responsabile. Un problema è sorto solo con il certificato penale che ha dovuto attendere un mese intero poiché non è stato possibile accelerare i tempi del suo processo burocratico nonostante il fatto che Anna trascorso tutta la sua vita a Mosca e non avesse mai avuto alcun problema con la giustizia.
 
Ci fu unaltra questione. All’inizio produsse il certificato «Conclusione sulla possibilità di essere genitore adottivo», ma alla fine venne modificato in ordine provvisorio di custodia che ha consentito di non dover attendere la sentenza del Tribunale locale e prendere subito con sé Nastja (la procedura di adozione prosegue a Mosca).
 
Quando tutti i documenti furono pronti si pose la questione del viaggio nella regione di Kemerovo. Naturalmente all’inizio Anna avrebbe voluto trovare il bambino più vicino ma scoprì che a Mosca e nella sua regione è quasi impossibile trovare bambini orfani senza problematiche per l'adozione. E prendere con sé un bambino con una diagnosi seria, dice Anna che non è sposata, e ha molti impegni di lavoro, sarebbe irresponsabile da parte sua.
 
 
Nastja
 
Così ha iniziato la ricerca nelle regioni lontane scoprendo che non era necessario andare ad occidente, ma in Siberia.
 
Nella città destinata, Anna è stata colpita dal personale degli orfanotrofi che consigliava fortemente di scegliere un altro bambino per l’adozione. «Perché ne hai bisogno, sei una donna così intelligente, perché questa è una bambina che arriva da una famiglia in difficoltà» - probabilmente questo si è sentita dire Anna, arrivata dalla capitale per adottare dai rappresentanti locali della tutela.
 
Le hanno offerto di vedere altri bambini avendo paura che la bambina, proveniendo da una famiglia disfunzionale, andrà male a scuola e che nell’adolescenza perde il rapporto con lei. Ed le è stato fortemente consigliato di non adottarle immediatamente, non prendere una decisione finitiva, lasciandosi la possibilità di fare marcia indietro e diventare per la bambina solamente una madre tutrice.
 
A tutti questi discorsi che, va sottolineato, venute da persone che dovrebbero essere professionisti, Anna rispose solo: «E se non sarà come voi proponete, che mi dite?»
 
In generale, il livello di professionalità del personale e delle assistenti sociali è una questione separata dalla felice storia di Anna e Nastja. E non solo i lavoratori della tutela, di cui è già stato detto, ma anche dei medici che non hanno notato i problemi fisici facilmente curabili che portano a gravi conseguenze se non presi in tempo ed il personale dell'orfanotrofio che racconta agli altri bambini che Nastja vivrà a Mosca e che li lascerà.
 
In molti amici e parenti l’azione di Anna ha suscitato vera ammirazione. «Sei un’eroe» dicono le persone sostenendola fortemente. Ma Anna non si considera un eroe. E vuole che gli altri non percepiscano l'adozione come atto di eroismo.
 
Questo non è eroismo, è una normale pratica, Anna ne è sicura. Tuttavia, a suo avviso, l'intero processo adottivo produce nell’animo del popolo russo un sacco di dubbi che ne impediscono la diffusione a livello di massa.
 
«Anche fra i miei amici, che in linea di principio sono disposti ad adottare un bambini, questa idea insinua paura» dice Anna.
 
Questa paura è causata dagli stessi miti senza fondamento che sono diffusi fra il personale dell'orfanotrofio e della tutela: e se i geni, e se le malattie, cosa succede se, e se, e se. Sì, i rischi sono sempre presenti, ma si possono ridurre al minimo con un approccio competente e razionale. Si deve ricevere prima una quantità sufficiente di informazioni, consultarsi con professionisti e se necessario entrare in contatto con organizzazioni pubbliche, crede Anna.
 
Ma più di tutto devi ascoltare il tuo cuore, che dice esattamente chi è questa giovane creatura che ti aspetta ai confini della terra in attesa di arrivare e rendere la vostra vita piena di significato.
 
24.09.2013
 

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