mercoledì 27 marzo 2019

Prigioni segrete nel Donbass, il Boeing abbattuto e falsificazione. Cosa ha detto l'ex agente dei Servizi ucraini





Prigioni segrete nel Donbass, il Boeing abbattuto e falsificazione. Cosa ha detto l'ex agente dei Servizi ucraini

L'ex ufficiale della SBU Vasilij Prozorov dal 2014 ha cooperato con i servizi speciali russi


L'ex ufficiale del Servizio di sicurezza dell'Ucraina (SBU) Vasilij Prozorov ha tenuto una conferenza stampa a Mosca. Ha detto che dall'aprile 2014 ha cooperato con i servizi speciali della Russia.

"Dall'aprile 2014 ho volontariamente, per ragioni ideologiche, cooperato con i servizi speciali russi per ottenere informazioni sulle attività degli agenti della sicurezza ucraini, in particolare nell'area della ATO (le operazioni militari di Kiev nel Donbass)", ha dichiarato. Prozorov ha deciso questo dopo gli eventi sul "Maidan".

La TASS cita le più importanti notizie raccontate dall’ex agente dei servizi speciali ucraini.


Vasilij Prozorov ha informato la Russia dell’arresto da parte dell’esercito ucraino dei giornalisti russi di News Life nel maggio 2014. Ha riferito di aver lavorato successivamente nel Servizio di sicurezza dell'Ucraina in uno dei villaggi vicino a Slavjansk dove erano stati detenuti i giornalisti. Ha immediatamente informato la Russia su dove si trovassero "perché c'erano molti che volevano presentare i vostri colleghi (giornalisti) alle forze armate (ucraine) e iniziare i loro interrogatori".

Nell'area dell'operazione militare nel Donbass ci sono prigioni segrete della SBU. Una di queste si trova presso l'aeroporto di Mariupol. La prigione è chiamata "la biblioteca, e i suoi prigionieri - i libri". Secondo lui era possibile entrare in questa prigione per un nonnulla, incluso il sospetto di lavorare nella Federazione Russa, nella DNR o nella LNR.

I leader delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk Motorola e Givi sono stati vittime di operazioni speciali, non di conflitti interni. "Non sono onnisciente, ma sono sicuro al 100% che questa è stata l'operazione del quinto dipartimento speciale del Servizio di sicurezza dell'Ucraina. Secondo lui le Forze operative speciali (SSO) delle Forze armate dell'Ucraina vengono costantemente addestrarti sotto la guida di istruttori del Regno Unito e di altri paesi (occidentali): la loro specificità - atti di terrorismo, lo schieramento di un movimento partigiano (anti Repubbliche).

Nelle strutture della forza ucraine (esercito, servizi, ministero interni, etc. ndt) sono comunemente presenti fascisti e nazisti. Prozorov ha osservato che si parla non solo di battaglioni di volontari, dove questo fenomeno è dappertutto, ma anche di segmenti istituzionali delle Forze armate dell'Ucraina e della Guardia nazionale.

La Formazione "Azov" - formazione militarizzata non è controllata ed è soggetta solamente al suo leader, il ministro degli Interni Arsen Avakov. Prozorov ha ricordato come nel maggio 2017 sia stata una tregua tra le parti in conflitto. Tuttavia il 9-10 maggio i paramilitari della “Azov” bombarono la DNR e Mariupol. Un ex ufficiale dell’esercito notò che questo era il modo in cui il battaglione eseguiva l'ordine del suo capo, senza avvisare la dirigenza ucraina e della guardia nazionale responsabili dall’ATO.

La parte ucraina è coinvolta nell’abbattimento del Boeing malese sul Donbass. "La mia convinzione personale, supportata da ... informazioni, è che l’Ucraina è coinvolta nella catastrofe del Boeing", ha detto Prozorov. Secondo lui due persone sono responsabili di questo: l'attuale vice capo dell'amministrazione di Poroshenko Valerij Kondratjuk e l'attuale capo della direzione dell'Intelligence della Difesa, Vasilij Burba. Ha sottolineato che in tutti i suoi tentativi di scoprire le circostanze della catastrofe, per esempio, in una conversazione con ufficiali dello Stato Maggiore, ha ricevuto la solita risposta: "Non entrare in questo argomento se non vuoi guai".

Il deputato Verchovna Rada Volodjmjr Parasjuk ha partecipato personalmente alle esecuzioni durante gli eventi sul "Maidan", nel centro di Kiev, del febbraio 2014. Parasjuk disse che aiutò con la fornitura di armi al "Maidan" e che sulle sue mani c’è "il sangue di molti morti". Secondo Prozorov anche Parasjuk, essendo ubriaco, ha espresso insoddisfazione per aver fatto così tanto per il "Maidan" ed è stato costretto a combattere nell'est dell'Ucraina.

I Servizi di sicurezza ucraini sono completamente controllati da Poroshenko che sta preparando i brogli nelle prossime elezioni presidenziali. Sotto il suo controllo c'è anche il sistema automatico di voto "Scelta" ed in ogni commissione elettorale territoriale saranno presenti gli ufficiali del servizio speciale. Proteggeranno i risultati elettorali e le schede elettorali e le porteranno alla commissione elettorale centrale. Prozorov ha definito la SBU (I servizi) ed il suo presidente Vasjl Gritsak una struttura sotto il controllo di Poroshenko.

I servizi di sicurezza ucraini hanno creato e controllato il canale dell’opposizione russa di Telegram “Stalingulag”, così come una serie di media. Quindi Prozorov ha detto che "InformNapalm" è il media controllato direttamente dal Ministero della Difesa e dalla Direzione Principale dell'Intelligence. Anche “Tsenzor.net” è tra i nuovi [media] ed secondo Prozorov è stato organizzato, creato e controllato dal Servizio di sicurezza dell'Ucraina.

Il servizio di sicurezza dell'Ucraina potrebbe essere coinvolto nel massacro degli oppositori del "Maidan" a Odessa il 2 maggio 2014 perché sapeva in anticipo della preparazione dell'attacco. Prozorov ha definito gli "ultras" e le organizzazioni nazionaliste la forza trainante di questo crimine.

Funzionari dell'intelligence USA e britannici aiutano il Servizio di sicurezza a pianificare operazioni clandestine ed addestrare il personale per la loro esecuzione. Ci sono anche molti rappresentanti di organizzazioni non governative straniere nelle strutture del potere ucraino. Gli stranieri lavorano come istruttori nei "battaglioni volontari".

L’ex ufficiale della SBU ha sottolineato che ciò che ha raccontato sia una minima parte di ciò che voleva dire. Prozorov ha recentemente terminato di scrivere sugli eventi del 2014 ed il libro sarà presto disponibile. Ha detto che nel volume che ci saranno molte cose che non ha avuto il tempo di raccontare.


sabato 23 marzo 2019

Dichiarazione del Ministero degli Esteri della Russia in occasione del 20° anniversario dell'aggressione NATO contro la Jugoslavia




Il 24 marzo 1999 la NATO iniziava il bombardamento della Jugoslavia che durò 78 giorni. Per la prima volta, dopo la seconda guerra mondiale, l'aggressione fu commessa contro uno stato europeo indipendente e sovrano, un partecipante attivo nella coalizione anti-hitleriana, uno dei fondatori dell'ONU e contro il sistema postbellico di sicurezza internazionale. L'Alleanza non aveva alcun legittimo motivo per tali azioni, principalmente non aveva il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Questo atto di aggressione ha violato i principi fondamentali del diritto internazionale sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, dall'Atto finale di Helsinki e dagli obblighi internazionali degli Stati membri del blocco. Le azioni dell'Alleanza contraddicevano persino il Trattato Nord Atlantico del 1949, in cui i paesi della NATO si impegnavano a non mettere a repentaglio la pace, la sicurezza e la giustizia internazionali e ad astenersi dall'uso della forza o dalla minaccia del suo uso nelle relazioni internazionali se questo contraddicesse gli obiettivi dell'ONU. Fu allora che l'inizio della sostituzione della legge internazionale per "ordine" basato su regole arbitrarie, o piuttosto sul diritto della forza.

Durante il barbaro bombardamento, cinicamente e spudoratamente definito "intervento umanitario per il bene", sono stati uccisi circa 2 mila civili, inclusi almeno 89 bambini. Fra le vittime inoltre vi sono stati molti albanesi del Kosovo, per la cui "salvezza" era impegnata la NATO. Migliaia di obiettivi civili in dozzine di città sono stati distrutti. Come risultato dell'uso di munizioni all'uranio impoverito, il suolo e l'acqua sono stati contaminati in molte aree, portando ad un significativo aumento dei casi di malattie oncologiche.

Con il pretesto propagandistico di prevenire una presunta "catastrofe umanitaria", la Provincia autonoma del Kosovo è stata forzatamente staccata dal paese. Di fatto è stata la NATO a diventare il catalizzatore di una vera tragedia umana, lo schermo dietro al quale si è svolta la pulizia etnica anti-serba, costringendo oltre 200.000 persone non albanesi a lasciare i loro luoghi di residenza. Decine di migliaia di loro proprietà rimangono ancora usurpati da Pristina e dagli albanesi del Kosovo. Il ritorno dei rifugiati e degli sfollati nei fatti non sta accadendo.

Sotto l'ombrello della campagna di bombardamenti della NATO, gli albanesi del Kosovo hanno commesso crimini orrendi, compreso il rapimento di serbi a scopo di traffico di organi umani. Questi fatti sono stati evidenziati dal rapporto del Consiglio d'Europa presentato da D. Marty nel dicembre 2010. Da luglio 2017, sotto l'egida dell'Unione Europea, un tribunale speciale si è insediato per punire i responsabili. Tuttavia, finora, non è stata formulata alcuna accuse. Presumiamo che tutti i leader dei combattenti siano coinvolti in questo crimine. L'Esercito di liberazione del Kosovo deve essere assicurato alla giustizia, a prescindere dai posti che ora detengono a Pristina.

Constatiamo come, a seguito dell'attacco alla Jugoslavia di 20 anni fa, la NATO ha minato i meccanismi che hanno assicurato la pace e la sicurezza in Europa per molti decenni. Inoltre il problema del Kosovo non è stato risolto, al contrario la regione rimane la principale fonte di instabilità e di crisi nei Balcani. Potrebbe essere altrimenti se i membri della NATO hanno aperto del potere a Pristina agli ex militanti dell' «UCK» e che andandosene hanno lasciato il controllo ai loro protetti?

Il pesante fardello delle responsabilità per queste azioni e le loro conseguenze ricade interamente sulla leadership dell'Alleanza e dei suoi stati membri che hanno preso parte all'aggressione contro la Jugoslavia. Questa macchia di vergogna rimarrà per sempre sulla reputazione della NATO. E non sarà spazzata via dal maggior coinvolgimento dei paesi della regione nell'Alleanza, che ulteriormente acuiscono le linee di divisione nei Balcani e le contraddizioni sociali.


24.03.1999 - 24.03.2019




Il 24 marzo 1999 la NATO, ignorando il Consiglio di sicurezza ONU, iniziava l’aggressione contro la Jugoslavia

Ai bombardamenti partecipano USA, GB, Francia, Germania, ITALIA ed altri Paesi NATO

Gli aerei NATO portarono a termine 37mila voli su oltre 1.000 obiettivi in Serbija e Montenegro.

I bombardamenti uccisero oltre 2.000 civili, fra i quali non meno di 89 bambini

Rimasero feriti oltre 12.500 civili 

Oltre 200mila abitanti del Kosovo, prevalentemente serbi, furono cacciati dalle loro case

Nel corso dei bombardamenti NATO furono utilizzati massicciamente bombe all’uranio impoverito 

Nel marzo 2002 l’ONU ha confermato la contaminazione radioattiva causata dai bombardamenti NATO 

L’utilizzo da parte della NATO di bombe all’uranio ha causato un avvelenamento su vasta scala delle acque e del suolo, un altissimo incremento in Serbija e Montenegro di malttie oncologiche 


domenica 17 marzo 2019

Commento del MID russo sul prossimo rapporto della Missione di osservazione dell'ONU sui diritti umani in Ucraina


Commento del Dipartimento informazioni e stampa del ministero degli esteri russo sul prossimo rapporto della Missione di osservazione dell'ONU sui diritti umani in Ucraina

Il ministero degli Esteri russo ha letto attentamente la prossima relazione della missione di osservazione delle Nazioni Unite sui diritti umani in Ucraina.
Prendiamo atto, con grande preoccupazione, delle informazioni sull'aumento del numero di violazioni dei diritti umani in Ucraina. Milioni di persone sopportano il peso del lungo conflitto armato interno - non c'è accesso ai servizi di base, compresi l’aiuto sociale e le cure mediche. Secondo la missione di osservazione, a causa del deterioramento della salute, solo nelle prime settimane del gennaio 2019, 12 persone sono morte.
Consideriamo la situazione inaccettabile quella in cui i civili sono costretti a sostare in lunghe code vicino alla linea di demarcazione per poter parlare con le loro famiglie o andare da un medico. Nelle condizioni delle gelate invernali, una parte significativa della popolazione è stata privata di abitazioni adeguate, della fornitura di acqua e riscaldamento. Abitazioni di semplici cittadini vengono usate dai funzionari della sicurezza di Kiev per scopi militari, mentre, secondo gli esperti delle Nazioni Unite, non esiste alcun risarcimento per i danni materiali e morali. Nelle aree colpite dal conflitto le pensioni sono pagate allo zero.
Condividiamo le preoccupazioni della Missione di osservazione riguardo le continue violazioni sistematiche e grossolane dei diritti umani da parte delle autorità dell'Ucraina. In particolare, la relazione menziona casi di detenzioni arbitrarie, torture e maltrattamenti di civili nei territori controllati da Kiev. La libertà di riunione e di espressione sono ancora violate e giornalisti e attivisti per i diritti umani vengono malmenati.
Gli esperti delle Nazioni Unite sottolineano interferenze regolari da parte delle autorità nel lavoro dei tribunali nella presa in carico delle questioni relative al conflitto armato.
La missione per la prima volta  sottolinea la mancanza di progressi nelle indagini dei reati ad Odessa nel mese di maggio 2014, così come progressi nella definizione dei colpevoli di omicidio contro i manifestanti e le forze dell'ordine in Piazza Majdan.
Segnaliamo le disposizioni del rapporto relative all’aumento nel paese di discriminazioni, compresa un’odiosa retorica, della violenza su base della nazionalità e per lo svolgimento di manifestazioni, ma anche di preoccupazione da parte della Missione di Osservazione a causa di una incapacità della polizia dell'Ucraina di prevenire, indagare efficacemente e coinvolgere nelle responsabilità i gruppi di estrema destra.
Leggiamo con preoccupazione le informazioni della Missione di Osservazione sui casi di intimidazione documentati dalla stessa contro il clero della Chiesa canonica ortodossa ucraina. In particolare gli esperti sottolineano la natura discriminatoria della decisione di rinominare, con la forza, le organizzazioni religiose affiliate a centri religiosi nella Federazione Russa. Il rapporto rileva inoltre che l'ONU ha ricevuto una serie di denunce sull'inclusione forzata di comunità religiose nella nuova chiesa "autocefala" dell'Ucraina. Consideriamo queste palesi azioni da parte delle autorità di Kiev come una grave violazione dei diritti e delle libertà religiose nel paese.
Ancora una volta siamo costretti a ricordare che il mandato della missione di osservazione dei diritti umani in Ucraina non include l'esame della situazione nei paesi terzi. La Repubblica di Crimea e la città di importanza federale Sevastopol’ sono territorio della Federazione Russa e qualsiasi altro tentativo di includere valutazioni sulla situazione dei diritti umani in questa regione russa nella relazione sull'Ucraina è illecita.