venerdì 21 febbraio 2020

SUL 6° ANNIVERSARIO DEL COLPO DI STATO IN UCRAINA – MID RUSSIA




Commento del Dipartimento Informazione e stampa del MID della Russia in merito al sesto anniversario del colpo di stato armato in Ucraina

Sei anni fa, siamo stati tutti testimoni dei tragici eventi nel centro di Kiev. Il loro culmine fu un sanguinoso colpo di stato che scosse sin alle fondamenta l'Ucraina, portò alla secessione della Crimea ed al conflitto armato in corso nel Donbass. Una crisi sistemica su larga scala è arrivata nel paese. E’ stata provocata e sostenuta in molti modi attivamente da Stati occidentali - principalmente dagli Stati Uniti. Tutto ciò che è accaduto in Ucraina in seguito non può essere descritto diversamente da caos politico senza fine, nichilismo giuridico, ultranazionalismo dilagante. Allo stesso tempo sono stati fatti energici tentativi volti a distorcere la verità, nascondere fatti reali dietro accuse infondate. Tuttavia la verità è testarda. Non puoi nasconderla. Prima o poi, diventa pubblica.

Alla fine dell'anno scorso è scoppiato uno scandalo in Ucraina a causa dei materiali pubblicati dall'ex ministro della giustizia Elena Lukash sulla falsificazione degli elenchi delle vittime del Majdan - gli eroi delle cosiddette "Centurie celesti." Si è scoperto che tra loro c'erano persone che non sono morte per le ferite da arma da fuoco ricevute durante i disordini, ma a causa di problemi di salute e nemmeno a Kiev.

Giorni fa negli Stati Uniti è stato mostrato il documentario di Michael Caputo “The Ukraine Hoax: impeachment, Biden Cash, Mass Murder” (La Bufala dell’Ucraina, Impeachment, Cash Biden, Uccisioni di massa) che racconta in dettaglio i cosiddetti "burattinai" della "Rivoluzione della dignità" ed il suo dietro le quinte. In Ucraina, si sono già affrettati a vietare la sua visione e distribuzione sui social network. Altri film, che raccontano le pagine sconosciute del Majdan, il film dei registi italiani "Ucraina, segreti nascosti" sui cecchini georgiani e il film "Ucraina sul fuoco" di Oliver Stone, hanno fatto la stessa fine.

Un'indagine obiettiva su tutte le circostanze degli eventi aiuterebbe a far luce sui tristi avvenimenti del febbraio 2014. Ma quelli che sono saliti al potere a seguito del rovesciamento illegittimo del Presidente V.F. Janukovich hanno qualcosa da nascondere. Letteralmente “inseguiti”, hanno iniziato a distruggere prove e tessere miti sulla "rivolta popolare".

Nei giorni precedenti  - 21 febbraio 2014 - i "vincitori" del Majdan, avendo appena firmato un accordo con la mediazione di Germania, Francia e Polonia con V.F. Janukovich, "calpestavano" nei fatti questo documento. Ma una sua attuazione avrebbe aperto la prospettiva ad una soluzione pacifica della situazione e una via d'uscita dalla crisi. Invece di trovare un compromesso e formare un governo di unità nazionale, l'allora opposizione ha scelto la strada dello scontro e della violenza. Tutto ciò è avvenuto con la tacita approvazione dei paesi europei garanti dell'accordo. Di conseguenza questi sforzi di "mantenimento della pace" dell’Occidente si sono trasformati in gravi conseguenze per l'Ucraina. Tutti ben noti.

L'elettore ucraino ha dato una valutazione del governo delle autorità del “Majdan" lo scorso anno alle elezioni presidenziali e parlamentari, esprimendo un voto di sfiducia e votando per un cambiamento in meglio. La nuova leadership del paese è riuscita quindi a catturare correttamente l'umore nella società, ma finora non può offrirgli un'alternativa e, di fatto, continua il corso fallitementare dei suoi predecessori.

Molti in Ucraina speravano che, attraverso riforme profonde ed attive, sarebbero stati in grado di recuperare il ritardo in breve. Tali aspettative non si sono materializzate. Nessun miracolo è accaduto. Le trasformazioni vengono attuate così lentamente che si può parlare di una loro limitazione. Non vi sono progressi tangibili nella lotta alla corruzione. Si è verificata una deindustrializzazione. Continua l'impoverimento, lo sfaldamento sociale ed il declino totale della popolazione. La politica economica è dominata dal populismo. Conseguentemente, nell'arco di sei anni, l'Ucraina da uno stato prospero nel suo complesso si è trasformata in uno dei paesi più poveri d'Europa. Ed il degrado continua. Se ricordiamo che lo slogan principale del Majdan era l'accelerazione dell'integrazione europea, il risultato parla da solo. Nessuno sta aspettando l'Ucraina nella UE o nella NATO.

La norma per l'Ucraina è la massiccia violazione dei diritti umani e delle libertà, la discriminazione dei suoi cittadini su principi etnici e linguistici. Molti media e giornalisti indipendenti ucraini vengono perseguitati. Sotto lo slogan della decomunistizzazione è stata lanciata una guerra spietata con il passato eroico del paese, la sua storia viene gravemente distorta e falsificata.

La stanchezza si sta accumulando tra la popolazione, la frustrazione e l'apatia stanno crescendo. Tutto ciò diventa un ambiente fertile per la coltivazione delle idee neonaziste, xenofobe ed antisemite. I veri padroni dell'Ucraina sono diventati i nazionalisti che, avendo creduto nella propria impunità, dettano le loro condizioni alle autorità reagendo duramente ai passi degli ufficiali Kiev negli affari interni e all'estero che non soddisfano le loro pretese. Questa situazione solleva seri dubbi sulla capacità dell'attuale leadership del paese di mantenere le promesse della campagna elettorale di porre fine alla guerra nel Donbass e di superare la divisione esistente nella società.

Oggi è palese che gli eventi sul Majdan del 2014 non hanno portato all'Ucraina nulla di positivo, hanno solo esacerbato i problemi esistenti. Per risolverli è necessario abbandonare la lotta contro i nemici immaginari e procedere al processo di unificazione. Se Kiev prosegue l'attuale politica di scontro, il paese dovrà  affrontare un'inevitabile autodistruzione.


giovedì 20 febbraio 2020

LA GRAN BRETAGNA HA ESORTATO LA RUSSIA A NON INVIARE CONVOGLI UMANITARI IN DONBASS




19.02.2020 - Il rappresentante permanente della Gran Bretagna presso l'ONU Karen Pearce ha invitato la Russia a smettere di inviare convogli umanitari imprevedibili nel Donbass. Lo ha riferito il 19 febbraio Interfax-Ucraina.

"Sollecitiamo la Russia a interrompere immediatamente l'invio di convogli umanitari imprevedibili oltre il confine e concentrarsi invece sull'agevolazione della fornitura sicura di assistenza internazionale basata su un meccanismo internazionale concordato, come previsto dagli accordi di Minsk" ha affermato Pierce.

Il rappresentante permanente britannico ha sottolineato che Londra sostiene pienamente gli accordi di Minsk e si compiace degli obblighi del presidente ucraino Vladimir Zelenskij di terminare il conflitto nel Donbass con mezzi diplomatici.



mercoledì 19 febbraio 2020

«Il tuo caso non è uno su un milione, è su qualche miliardo»





Zaur Kozyrev è un giovane cardiochirurgo. Lavora a Mosca nel Centro Bakulev. Desiderava diventare medico e imparare a salvare i cuori umani da bambino, quando lui stesso era un paziente di Leo Bokeria.
Quindici anni fa il piccolo Zaur arrivò per festa del Primo giorno di scuola nella sua città natale - Beslan. Nei tre giorni seguenti, il bambino, come tutti i suoi compagni di classe, fu tenuto prigioniero dai terroristi. Da scuola è uscito a malapena vivo, con una grossa scheggia nel cuore. Il fatto che il bambino sia riuscito a sopravvivere con un tale problema è un vero miracolo. "Il tuo caso non è uno su un milione, è uno su qualche miliardo", ha detto Bokeria quando è venuto a visitare il paziente dopo l'intervento chirurgico. Il dottore mostrò a Zaur il frammento che sino al giorno prima si trovava nel suo cuore ed era lì sul suo palmo. Fu allora che Zaur pensò: "Voglio diventare come lui".
Oggi Zaur Kozyrev opera già le persone e collabora con i suoi soccorritori. Questa storia ci è stata raccontata da lui stesso: come è riuscito a realizzare il suo sogno più grande e diventare un chirurgo in memoria di coloro che non sono tornati dalla scuola n. 1 di Beslan.
2004 BESLAN

«Era un giorno qualunque»

Era un giorno qualunque. Al mattino, come al solito, non volevo alzarmi. Non mi piace alzarmi la mattina, ma devo. Come allora anche adesso. Non vorrei, ma mi alzo. Ricordo che venne la mamma, le dissi che non volevo andare da nessuna parte. E lei: "Si deve". Ricordo che ho anche detto: "Non ha senso, è solo una festa - niente lezioni, niente". Ma ho una zia - insegnante in un'altra scuola, per questo sono stata costretto ad andare a scuola. Così era nella mia famiglia.

Ero passato in terza elementare, avevo circa dieci anni. Come al solito a scuola ci sono andato da solo, in giacca e cravatta, a parte in prima non mi hanno mai accompagnato.

Arrivato a scuola ho visto degli amici, abbiamo iniziato a parlare in fila, tutti si stavano preparando. Abbiamo deciso di andare in classe, dove si tenevano le lezioni, dal nostro insegnante. Entrati - tutte le porte si sono chiuse. Ad essere sinceri, siamo rimasti un po’ sorpresi, perché erano sempre rimaste aperte. Questo ci è sembrato molto insolito. D’accordo. Siamo usciti nel cortile, ho incontrato i miei compagni di classe. Poi le file si aprirono ed iniziarono a dire qualcosa al microfono, varie parole di circostanza.

I palloncini volarono in cielo - e tutto ebbe inizio ...

Improvvisamente spari, tutti correvano, nessuno capiva cosa stesse succedendo. Sapete quale sensazione ebbi? Come se fossi da qualche parte nello spazio. Non capivo cosa stesse succedendo. In uno spazio in cui c'è una cornice sfocata di fronte a te, non è chiaro cosa fare. Come molti altri, ho avuto la sensazione di dover correre dietro alla folla, verso dove tutti correvano, verso la palestra. Avevamo due ingressi e due uscite a scuola. I terroristi provenivano dal lato della ferrovia, una delle uscite, quindi era necessario cercarne un'altra. Un terrorista è apparso di fronte a me, ha iniziato a sparare in aria. Ho capito: se mi muovevo mi avrebbe sparato. Ho dovuto correre verso la palestra. C'erano finestre alte, erano già state rotte dalla calca. Ho iniziato a raggiungere le finestre. Qualcuno mi sta spingendo da dietro, mi arrampico, ma invano: i terroristi hanno iniziato a entrare nella scuola e attraverso le finestre della palestra. Una tempesta, una marea di gente intorno.

Hanno iniziato a spargerci per la sala. I terroristi mi hanno messo non lontano dalla bomba – all’uscita della palestra, letteralmente a cinque metri dalla bomba. Accanto a me c'erano studenti delle ultime classi. Ho sentito - dicono che si tratta di una specie di scherzo, sembra che qualcuno ci prenda in giro. Questo è uno scherzo.

Nessuno credeva che potesse essere vero. Ho ascoltato e pensato: questo succede solo nei film, nei film d'azione. Pensavo che i ragazzi finiscono e ci lasciano andare.

Il calore in quei giorni era insopportabile. Il secondo giorno cominciò a piovere, attraverso le finestre rotte superiori entrò un po’ in palestra. Non mi hanno lasciato entrare in bagno, mi hanno portato lì solo una volta ogni tre giorni.

Mentre ero seduto lì, tenuto in ostaggio, ho avuto un pensiero: grazie a Dio, sono qui da solo. Grazie a Dio non sono venuto con i miei genitori, con mia sorella. Non voglio che i miei genitori vengano uccisi, che veda la loro morte. Che muoia io piuttosto che i miei genitori. Sono contento che fossero a casa. Ma lì c’era una mia cugina. L'ho vista a scuola, mi sono seduto con lei, ci siamo seduti insieme per un po’. Poi l'ho persa di vista. Alla fine è morta.

«Scheggia nel cuore»

Mi sono svegliato solo in ospedale. Un ragazzo venne da me e mi chiese se ricordavo il numero di telefono - per chiamare i miei genitori. Ho dettato il numero, anche se non ero nelle piene facoltà. I genitori furono felici, arrivarono urlando, in lacrime. Mi guardai il corpo, senza graffi, senza bruciature, senza sangue, senza abrasioni - assolutamente niente. Solo dal lato del cuore - solo una garza bianca come la neve. Ho pensato: non c'è sangue, vuol dire che è una piccola abrasione. Ora capisco questo: poche persone sopravvivono con una tale ferita.

I medici non riuscivano a capire quale diagnosi fare: sulla radiografia era visibile una macchia nera. Ciò che è strano - non avevo alcun dolore, vertigini, ma solo quando stavo sdraiato. Se avessi iniziato a camminare, dopo 20-30 metri la testa avrebbe cominciato a girare e sarei svenuto.

Ho visitato tutti gli ospedali di Vladikavkaz, sono stato trasferito da uno all'altro. Da qualche parte il 9 settembre, sono arrivati dei professori da Mosca e ci hanno informato che ci avrebbero trasportato nella capitale. Siamo stati portati il giorno stesso. Ho volato con la mamma - papà in quel momento rimase a Beslan per aiutare la gente. Continuavo a cercare di alzarmi, per guardare Mosca. All'ospedale il dottore mi disse: "Non possiamo aiutarti con nulla, non possiamo operarti. Verso le nove di sera sono finito all'ospedale Bakulev. Alle dieci arrivarono i medici e mi portarono in sala operatoria. La mamma piangeva.

La mattina mi sono svegliato con un'enorme cicatrice sul mio petto.

Ho trascorso più di un mese nel centro Bakulev. Il secondo giorno dopo l'operazione, un cardiochirurgo Leo Bokeria venne da me. È bello che non sia volato al Congresso europeo dei cardiochirurghi a Lipsia quella sera quando c'è stata l'operazione. Aveva una scheggia tra le mani, me l’hanno levata dal mio cuore. L'ho esaminata: enorme, affilata, pesante, di ferro. Era più grande di qualsiasi proiettile. Sono stato molto sorpreso che il mio cuore sia sopravvissuto. Con questi frammenti, le persone non sopravvivono ...

Leo Antonovich ha letteralmente detto: "Il tuo caso non è uno su un milione, è uno su qualche miliardo". I medici in Germania non hanno visto mai nulla di simile nella loro vita.

 «Volevo diventare come lui»

Dopo l'operazione la mia vita è cambiata radicalmente. Ero un bambino in buona salute, atletico, giocavo a calcio, facevo kickboxing, basket, wrestling. Dopo l'attacco terroristico tutto è stato cancellato. C'è una placca nel mio petto, danneggiarla equivale ad uccidermi. Poco dopo ho nuovamente iniziato a giocare a calcio con i miei amici, ma avevo un terribile respiro affannoso, vertigini.

In terza media decisi di studiare medicina. Venivo da Leo Antonovich quasi ogni anno, gli facevo sempre gli auguri per il suo compleanno e per la Giornata del Medico. Questo è un grande uomo.

Penso che nessuna specializzazione sia paragonabile a quella del cardiochirurgo. Quando vai in sala operatoria e vedi che davanti a te c'è un uomo la cui vita dipende da te...

Volevo diventare come lui. Più parlavamo, più mi rendevo conto di essere attratto dalla medicina, dalla cardiochirurgia. Mi sono diplomato al liceo, ho superato gli esami e sono entrato all'Accademia medica statale dell'Ossezia del Nord (SOGMA). Tutti e sei gli anni sapevo che sarei diventato un cardiochirurgo. Dopo la laurea ho fatto domanda per il Centro di ricerca medica nazionale A.N. Bakulev. E da nessun'altra parte.

Grazie a Leo Antonovich, sono entrato in reparto. Ed ora, col passare del tempo, lo assisto: mi porta in sala operatoria, mi insegna, mi mostra tutto. Da parte mia per operare i pazienti, prescrivere loro le terapie. Ora lavoro in reparto e mi sto specializzando. Sembra che non ci sia affatto vita personale, ma non sono arrabbiato - al contrario, mi piace moltissimo. Spesso resto qui fino a mezzanotte, potrei non andare affatto a casa, rimanere per diversi giorni di fila. Avanti - scuola di specializzazione e vita, indissolubilmente legata al centro Bakulevskij.