giovedì 31 gennaio 2019

Intervento del Presidente del Senato alla seduta plenaria del Consiglio della Federazione russa



30 Gennaio 2019


Signora Presidente, signori membri del Consiglio della Federazione,

è con particolare emozione che prendo la parola oggi in quest'aula così illustre e autorevole, per portare il saluto del mio Paese e dell'istituzione che ho l'onore di presiedere. Il Senato della Repubblica nell'ordinamento italiano è un'assemblea rappresentativa che svolge una funzione in qualche modo analoga alla vostra, specialmente per quanto riguarda la specifica vocazione alla rappresentanza dei territori, pur nelle profonde differenze fra gli ordinamenti costituzionali e i meccanismi elettorali dei due paesi.

La mia presenza qui oggi si inserisce nel quadro degli eccellenti rapporti che legano il vostro paese al mio: politici economici, culturali ai quali ritengo che la diplomazia parlamentare possa dare un utile contributo.

Sono relazioni che affondano le loro radici nella storia: non solo nei frequentissimi scambi fra letterati, pensatori, artisti dei due paesi, ma anche sul piano dei rapporti strettamente politici.
Se mi consentite una notazione di carattere personale, a tali rapporti sono in qualche modo costretta a pensare ogni mattina quando vado nel mio ufficio a Palazzo Giustiniani. È un palazzo storico di Roma nel quale furono scritte pagine importanti della storia italiana, nel quale fu promulgata la Costituzione della Repubblica, e che oggi ospita la Presidenza del Senato. Ebbene, salendo le scale del palazzo ogni giorno mi accoglie una lapide, scritta in russo e in latino, che ricorda che in quel palazzo soggiornò lo Zar Nicola I, in visita a Roma nel 1845, dal papa Gregorio XVI; due anni dopo, nel 1847, lo Zar sottoscrisse un concordato con lo Stato Pontificio, uno fra i primi nella storia per un paese non cattolico.

La tradizione di visite e incontri al più alto livello è dunque antica, precedente addirittura all'Unità nazionale italiana, e deve le sue origini alla comune appartenenza a una cultura, una civiltà, un sistema di valori che vorrei definire semplicemente europeo.

Mi permetto di dirlo proprio da rappresentante istituzionale di uno Stato membro dell'Unione Europea, un paese nel quale, voglio sottolinearlo con soddisfazione, è praticamente unanime fra le forze politiche la convinzione della necessità di un rapporto più costruttivo fra l'UE e l'Alleanza Atlantica da un lato e la Federazione Russa dall'altro, del ripristino delle condizioni che consentano il superamento di un sistema sanzionatorio dannoso per entrambe le parti, in nome di un dialogo basato sul tanto che ci unisce e non su ciò che ci divide.

Ne sono convinta per due ragioni profonde, che illustrerò rapidamente.

La prima ragione sta nel fatto che la Russia è parte integrante dell'identità europea. Certo, il vostro è un grande paese, il più grande del mondo, si estende in due continenti ed è profondamente integrato nella realtà di entrambi.

Non vi è dubbio però che esiste non un semplice legame, ma un insieme di tratti d'identità comune fra la Russia e l'Europa: non si può davvero parlare di civiltà europea, di cultura europea, senza la Russia.

Che cosa sarebbe la letteratura europea senza Puskin, Tolstòj, Bulgàkov, che cosa sarebbe la musica senza Cajkovskij, Rachmaninov, che cosa sarebbe la pittura senza le memorabili icone di Andrej Rublév, senza Siskin, senza Brjullov che tanto visse e lavorò anche nel nostro paese?

C'è di più: che cosa sarebbe l'Europa senza il decisivo contributo della Russia alla sconfitta della Germania nazista nella seconda guerra mondiale? Il tanto sangue versato e le innumerevoli sofferenze del popolo russo nella "Grande Guerra Patriottica" sono stati decisivi per liberare l'Europa dal totalitarismo nazista.

Per questo voglio rendere omaggio commossa ai milioni di russi, in particolare ai ragazzi e alle donne in divisa, che hanno dato la vita per la loro patria e per la vittoria degli alleati.

Mi consentirete, signori senatori, di rendere nel contempo omaggio - da Presidente del Senato - ai tanti soldati italiani caduti, feriti, prigionieri in quella guerra sul fronte russo. Combattevano una guerra ingiusta, che non avevano deciso loro, ma seppero battersi con valore e con onore, spesso scrivendo pagine di autentico eroismo con profondo amor di patria e commovente spirito di sacrificio.

Ai caduti dell'una e dell'altra parte dobbiamo una promessa e un impegno: mai più la guerra. Mai più conflitti fra popoli che possono essere fratelli, che in larga parte sono uniti dalle comuni radici cristiane, che nel rispetto delle diversità delle proprie variegate componenti sono chiamati dalla storia a un destino di amicizia e non di conflitti.

La seconda ragione per la quale consideriamo fondamentale una stretta collaborazione fra Russia e Italia, fra Russia ed Europa, fra Russia ed occidente è la consapevolezza del ruolo fondamentale che il Vostro paese svolge nei delicati equilibri mondiali, un ruolo che può essere decisivo di fronte ai grandi pericoli per la pace mondiale.

In tutte queste realtà la Russia, ha un ruolo di essenziale per la stabilizzazione delle varie aree di conflitto così come nella lotta al terrorismo in tutte le sue molteplici manifestazioni.

Ritengo fondamentale che grandi potenze mondiali come la Russia e gli Stati Uniti - insieme con altri grandi soggetti politici mondiali come l'Unione Europea - sappiano collaborare in modo costruttivo e cordiale per la stabilità e la sicurezza planetaria e per contrastare i pericoli vecchi e nuovi che possono insidiare la pace e la libertà dei popoli, per garantire lo sviluppo delle aree più deboli del pianeta, disinnescando problemi drammatici e complessi come quelli legati ai flussi migratori in fuga dall'Africa e dal Vicino Oriente.

Il mio paese, lo rivendico con orgoglio, ha svolto in diversi momenti una funzione importante in questo senso: voglio ricordare l'accordo di Pratica di Mare, quando nel 2002, venne sottoscritto uno storico accordo di collaborazione rafforzata tra la Federazione Russa e l'Alleanza Atlantica con la creazione del Consiglio Nato-Russia che suggellava simbolicamente la fine di mezzo secolo di guerra fredda. Lo spirito di Pratica di Mare sfortunatamente negli anni successivi è in buona parte venuto meno, io però ritengo che a quello spirito si debba tornare nell'interesse dei nostri popoli e del mondo intero.

Signora Presidente, signori membri del Consiglio,

il dialogo fra le nostre assemblee non è solo una utile occasione di conoscenza reciproca, è uno strumento efficace per compiere progressi sulla strada di un rapporto sempre più stretto e sempre più cordiale fra le nostre nazioni e i nostri popoli.

Ogni passo in questa direzione è un passo verso la pace, verso la sicurezza e la prosperità in Europa e nel mondo.

Sono certa che questa sia la volontà del Parlamento e del Popolo russo come lo è di quello italiano.
Due grandi Popoli, due grandi civiltà con tanti aspetti in comune, hanno nel loro destino di incontrarsi, come è avvenuto tante volte nella storia, di conoscersi sempre meglio, di collaborare in modo costruttivo.

Oggi io spero e credo che abbiamo compiuto un altro passo in questa direzione.

Vi ringrazio



sabato 26 gennaio 2019

Commento del Ministero degli Affari Esteri della Russia in merito alla situazione in Venezuela




Gli eventi in Venezuela stanno diventando sempre più allarmanti.

Le informazioni ricevute da un certo numero di capitali europee riguardano la richiesta di ultimatum alle autorità legittime di Caracas di organizzare, entro otto giorni, di elezioni "democratiche, pulite e trasparenti". Questi requisiti sono accompagnati dalla minaccia di riconoscimento del leader dell'opposizione H. Guaidó  da parte del nuovo capo dello stato.

Hanno attirato l’attenzione la sincronicità e l'intensità di queste "farciture" poche ore prima che gli Stati Uniti convocassero una discussione sulla situazione in Venezuela nel Consiglio di sicurezza dell'ONU. Dietro tutto questo il "bastone conduttore" di Washington è chiaramente visibile.

Ciò che sta accadendo non fa altro che enfatizzare la situazione politica interna nell’amichevole Venezuela. La situazione viene artificialmente riscaldata dall'esterno, gli stati d'animo più radicali vengono stimolati. La cinica, evidente interferenza negli affari interni di uno stato sovrano continua. Questo deve finire.

Da parte nostra, riaffermiamo la nostra disponibilità a contribuire a trovare una comprensione reciproca tra le forze politiche responsabili del Venezuela, nell'interesse di assicurare la pace e la tranquillità interne e di risolvere prontamente i problemi sociali ed economici urgenti. Siamo pronti a interagire con gli altri stati che condividono questo approccio.






giovedì 24 gennaio 2019

Dichiarazione del ministero degli esteri russo sugli eventi in Venezuela




Gli eventi in Venezuela sono arrivati a un punto pericoloso.


Gli avversari estremisti del governo legittimo del Venezuela, dopo aver fallito nel tentativo di sloggiare N. Maduro anche attraverso la sua eliminazione fisica, hanno scelto lo scenario di un conflitto ancora più duro. Il giuramento dell'opposizione del "Presidente del Venezuela ad interim" e il suo immediato riconoscimento come tale da parte degli Stati Uniti e di un certo numero di paesi della regione mirava ad esacerbare la spaccatura nella società venezuelana, la crescita dello scontro frontale, ad una radicale destabilizzazione della situazione politica interna e ad un'ulteriore escalation del conflitto. Tali passi sono intenzionali ed ovviamente ben ponderati di un "doppio potere" in Venezuela, volto a formare un centro alternativo decisionale - una ricetta per il caos, la distruzione delle fondamenta dello stato venezuelano. Sono apparse le prime vittime. Condanniamo fermamente coloro che spingono la società venezuelana nell'abisso di un sanguinoso conflitto civile.


Vediamo nelle azioni senza cerimonie di Washington una nuova dimostrazione di totale disprezzo per le norme e i principi del diritto internazionale, un tentativo di svolgere il ruolo di arbitro autoproclamato dei destini di altre nazioni. C'è il desiderio di trasformare il Venezuela con gli scenari già testati di cambiamento dei governi indesiderati.


Particolarmente inquietanti sono i segnali di un arrivo da un certo numero di capitali estere, di un possibile non esclusione di un intervento armato esterno. Mettiamo in guardia contro tali avventure, piene di conseguenze catastrofiche.


Facciamo appello ai politici venezuelani sensibili che sono all’opposizione del governo legittimo di N. Maduro, con una sollecitazione a non diventare pedine nel gioco degli scacchi di qualcun altro.


Partiamo dal fatto che qualsiasi attività politica debba essere svolta rigorosamente nel quadro costituzionale ed in conformità con la legislazione nazionale. Certamente i cittadini di questo paese possono esprimere apertamente la propria posizione, anche attraverso manifestazioni, ma solo in modo pacifico, senza ricorso alla violenza ed inoltre, non metta in pericolo la sicurezza dei cittadini.


Solo i venezuelani hanno il diritto di determinare il loro futuro. Un intervento esterno distruttivo, specialmente nell'attuale situazione estremamente tesa, è inaccettabile. L'istigazione non ha nulla a che fare con il processo democratico. Questa è una via diretta verso l'illegalità ed un bagno di sangue.


Il compito della comunità internazionale è di aiutare a trovare una comprensione reciproca tra le varie forze politiche in Venezuela, che ponga gli interessi nazionali prima di tutto. Siamo pronti a cooperare in questo con tutti gli Stati che condividono questi obiettivi.



giovedì 17 gennaio 2019

LA MAMMA DI VANJA CI INFORMA DELLE CONDIZIONI DEL BAMBINO





Il bambino di 11 mesi, Vanja F., estratto dalle macerie del crollo di un edificio residenziale a Magnitogorsk, si trova ancora presso l'Istituto di Chirurgia pediatrica di Emergenza e Traumatologia di Mosca.
I medici ancora non si esprimono riguardo alla guarigione e su quali saranno le conseguenze delle sue ferite. 
La sua mamma, Ol'ga ci parla delle condizioni del bambino ad Izvestija.
"Vanechka è diventato più capriccioso di prima. Forse perché ci sono sempre molte persone intorno a lui ed è in un ambiente non familiare" ha detto Ol'ga.
A causa del fatto che il bambino sia è ancora in terapia intensiva, può rimanere accanto a lui solamente durante il giorno e la notte la deve passare in un hotel. Quando Vanja verrà trasferito dalla terapia intensiva ad un reparto di degenza non è ancora dato sapere.
Il figlio maggiore di Vanja, Dima, è rimasto a Magnitogorsk. Ha solo 3 anni e mezzo e quindi non gli sono stati raccontati tutti i dettagli di quello che è successo.
Il 16 gennaio è stato reso noto che la loro casa squarciata dall'esplosione sarà oggetto di abbattimento e tutte le famiglie riceveranno un nuovo appartamento. Per questo il marito di Olga è ora impegnato nelle pratiche burocratiche del caso.
Lo scorso 12 gennaio i medici avevano annunciato un significativo miglioramento delle condizioni di Vanja, sono riusciti a ripristinare la circolazione del sangue nel piede congelato del bambino ed a evitare complicazioni.
Il bambino è stato trovato grazie al suo pianto sotto le macerie della casa crollata il 1° gennaio. Ha trascorso più di un giorno sotto le macerie ma è sopravvissuto grazie al fatto di essere avvolto nella sua culla
Vanja ha subito un trauma cranico, fratture, un principio di congelamento della gamba e la sua funzione renale è stata compromessa.
Il crollo del condominio si è verificato a Magnitogorsk la mattina del 31 dicembre a causa di una fuga di gas domestico. Dalle macerie sono stati rimossi i corpi di 39 persone. Sei, compresi due bambini, sono riusciti a salvarsi.