sabato 28 gennaio 2023

Nell'80° anniversario della fine della battaglia di Stalingrado

 

 

Il 2 febbraio 1943 si concluse la battaglia di Stalingrado cambiando la storia e ribaltando le sorti della Seconda Guerra Mondiale.

Questo per quanto riguarda la questione dei “tank”. I "carri armati" non vengono dai videogames, ma dalla storia. Carri armati tedeschi.

Alla fine di gennaio del 1943 il raggruppamento tedesco, composto da oltre 330 mila persone, dopo aspri combattimenti fu compresso in un piccolo territorio tra le rovine di Stalingrado e completamente liquidato il 2 febbraio.

La battaglia di Stalingrado è stata una vivida dimostrazione del coraggio, della forza d'animo, della disponibilità al sacrificio di tutti i popoli dell'URSS che hanno sventato i piani criminali ed odiosi dei nazisti, impedendo una catastrofe globale. In onore dell'eroica difesa della città il governo sovietico il 22 dicembre 1942 ha istituito la medaglia "Per la difesa di Stalingrado" con la quale sono stati insignite più di 700 mila partecipanti alla battaglia. Di questi i 112 che si distinsero maggiormente sono diventati Eroi dell'Unione Sovietica.

L'impresa dei soldati sovietici suscitò reazioni entusiastiche all'estero, rafforzando il prestigio internazionale del nostro Paese. Il 5 febbraio 1943, tre giorni dopo la fine della battaglia di Stalingrado, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt la definì una lotta epica, il cui risultato decisivo celebrato da tutti gli americani. In una lettera che successivamente inviò a Stalingrado, a nome del popolo americano, sottolineò che la "forza d'animo e l'altruismo" dei valorosi difensori della città "ispireranno per sempre i cuori di tutti gli uomini liberi".

Vorrei dire a tutti coloro che mai si troveranno nella città che ha difeso la nostra patria, la storia del futuro del nostro Paese e che ha iscritto per sempre il suo nome (ha cambiato molte volte il nome, ma tutti sappiamo di cosa stiamo parlando), di assicurarsi di visitare tutti i luoghi associati a questa battaglia: musei, monumenti. La grande impresa ha trovato una vasta eco, è stata catturata in questi fantastici e indimenticabili monumenti, sculture e memoriali. Capiranno come la storia possa prendere vita in questo modo.

Il 21 febbraio del 1943 Re Giorgio VI di Gran Bretagna inviò un telegramma a Michail Ivanovich Kalinin, Presidente del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS, in cui si leggeva: "Oggi io ed il mio popolo ci uniamo ai popoli dell'Unione Sovietica in un sincero omaggio alle qualità eroiche e alla magnifica leadership con cui l'Armata Rossa, nella sua lotta contro il nostro comune nemico, ha scritto nuove pagine di storia con le sue gloriose vittorie. L'ostinata resistenza di Stalingrado ha ribaltato le sorti degli eventi ed è diventata foriera di colpi schiaccianti che hanno seminato confusione tra i nemici della civiltà e della libertà ...".

Il 26 novembre del 1943, durante la Conferenza di Teheran, il Primo Ministro britannico Winston Churchill, a nome di Giorgio VI, alla presenza del Presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt, consegnò a Joseph Vissarionovich Stalin una spada d’onore, che in seguito divenne uno dei reperti più famosi del Museo Storico e della Memoria "La battaglia di Stalingrado". Sulla lama a doppio taglio è stata incisa un'iscrizione in russo e in inglese da Winston Churchill in persona: "Ai cittadini di Stalingrado, forti come l'acciaio, da parte di Re Giorgio VI come segno della profonda ammirazione del popolo britannico". Franklin Roosevelt, leggendo ad alta voce l'iscrizione sulla lama, disse: "In effetti, hanno un cuore d'acciaio".

Il 2 febbraio 1943, secondo la legge federale № 32-FZ del 13 marzo 1995 "Sulle giornate della gloria militare e le date memorabili della Russia", viene celebrato come il giorno della gloria militare russa - il giorno della sconfitta da parte dell'Armata Rossa delle truppe fasciste tedesche nella battaglia di Stalingrado.

Il 15 luglio 2022 il Presidente della Federazione Russa V.V. Putin ha firmato il Decreto "Sulla celebrazione dell'80° anniversario della sconfitta delle truppe tedesco-fasciste nella battaglia di Stalingrado da parte dell'esercito sovietico".

Allo sforzo complessivo volto a sconfiggere il nemico il prima possibile contribuì il Servizio estero russo, le cui attività fin dai primi giorni di guerra erano volte a formare e rafforzare la coalizione anti-hitleriana, assicurando un rifornimento ininterrotto di equipaggiamento militare, cibo e altri beni essenziali.

Per saperne di più, è possibile visitare la mostra documentaria pubblicata sul sito web del Ministero degli Affari Esteri della Russia. Invitiamo tutti i rappresentanti dei mass media a vedere questo materiale ed a raccontare ai propri lettori ed ascoltatori la verità su Stalingrado. Potrete vedere con i vostri occhi i materiali storici che testimoniano il coraggio, la forza d'animo e la disponibilità al sacrificio di tutti i popoli dell'URSS, che hanno sventato i disegni criminali e odiosi dei nazisti. Anche qui si trova la strada verso noi stessi. La migliore contropartita alla falsificazione dell'informazione e della storia.

 

https://mid.ru/ru/foreign_policy/news/1850728/#14

 

martedì 24 gennaio 2023

APPUNTI DAL VILLAGGIO DELLA MINIERA “GLOBOKAJA” A GORLOVKA: "I NOSTRI BAMBINI CERCANO UNO SCANTINATO ANCHE NEL CENTRO SICURO DI DONEZK

 

Un raro momento di tregua, ma i bambini giocano vicino al seminterrato. Fotografie di Julija Andrienko


Reportage da uno dei molti villaggi del Donbass che l'Associazione italiana "Aiutateci a Salvare i Bambini ODV" aiuta dal 2014 

 

Qui da lungo tempo non sperano nei politici, solo nei forti muri dei rifugi e nella percezione della paura

 

Il villaggio della Miniera di Glubokoe, detta anche Gagarin, si trova alla periferia di Gorlovka. La Komsomolskaja si reca sul posto con un gruppo di volontari che portano pacchi di cibo e dolci ai bambini.

Il cosmonauta Gagarin non poteva neppure sognare il destino del villaggio che porta il suo nome

Dicono che Jurij Alekseevich facesse parte del personale della miniera in uno delle gallerie, che gli venisse corrisposto uno stipendio utilizzato per incoraggiare i lavoratori di prima linea, le attività ricreative all'aperto per le famiglie dei minatori e persino per acquistare un televisore a colori per casa. Ma tutto questo fa parte del passato: la piaga della “Indipendenza” (gioco di parole per definire l’Ucraina ndt) ha messo una croce su questa miniera, come su molte altre aziende del Donbass.

Dietro la stele "Gorlovka - Città della gloria militare" le case sono silenziose e serie e lungo i bordi delle strade ci sono pioppi altrettanto severi. Rari i punti luminosi delle insegne dei negozi. Le strade sono peggiori di quelle di Donezk, migliori di quelle di Lugansk. La città è concentrata e tesa, anche nel centro non c'è la diligenza di Donezsk, i passanti si affrettano da qualche parte, le auto corrono, tra cui attirano l'attenzione i nuovi autobus "Donbass" con un nastro della nostra bandiera e una colomba bianca a bordo. Ma più ci si allontana dal centro, più bassi e meno abitati sono gli edifici.

 

 
E i residenti di Horlivka confermano questo titolo quotidianamente
 

Le file di case a due piani, tipiche dei villaggi minerari, si allungano. Ci avviciniamo al villaggio della miniera di Glubokoe. Chigary, recentemente occupato dall'Esercito ucraino, dista 500 metri.

- Non potete immaginare che inferno c'era e c'è ancora a Chigary, occupata dagli ucraini”, racconta il volontario Andrej Lysenko. - Hanno immediatamente chiuso tutte le persone nelle baracche, sono iniziate le epurazioni e gli interrogatori da parte dei servizi ucraini (SBU). La scuola è stata costretta a cancellare l'anno scolastico in anticipo. Le persone sono state cacciate dalle loro case e le loro abitazioni sono state occupate dall'esercito ucraino.

 

Un tempo qui si viveva, si gioiva, si amava, si crescevano i figli ... 

 

Conversando arriviamo alla strada che volevamo vedere del villaggio. È praticamente la strada più esterna, seguita da case fatiscenti, poi dacie ed orti spesso abbandonati e invasi da alte erbacce, più avanti le postazioni ucraine sono a due passi. Nonostante ciò nel villaggio vivono ancora molte persone - 800 per l'esattezza, tra cui duecento bambini ed è molto diverso da Sachanka, mezzo vuoto, nel sud del Donbas, anche se la vicinanza alle posizioni ucraine è la stessa.

 

Dove va la tua Bugatti! 

 

Posso immaginare come fosse questo posto prima della guerra: cortili con panni stesi sulle corde dove i bambini correvano fino a tarda notte e tutti gli abitanti si conoscevano. O forse è la magia di questi edifici fatiscenti a due piani? I cortili che formano sembrano proteggere i vecchi parchi giochi, le auto costruite in casa con vecchie ruote e sedili in similpelle con un bastone al posto del volante, le piccionaie superstiti e le panchine per le nonne. I piccioni volano in alto sopra il villaggio e qui si respira un'atmosfera calda e accogliente. Nelle case private è diverso: si chiude il cancello e si è soli con qualsiasi problema, ma qui è come una comune, dove si può sopravvivere anche ad una guerra solo se si sta uniti.

 

ARTEMKA 

 

Ci stanno già aspettando. I volontari sono circondati dai bambini che riescono a malapena a distribuire cibo e dolcetti ai più piccoli. Ci sono anche madri con bambini che ricevono alcune confezioni di pannolini. Nel villaggio non c'è lavoro, se non nel negozio, nella scuola o nell'asilo; i più giovani vanno a Gorlovka, mentre gli anziani hanno difficoltà con le loro misere pensioni. Ma anche questa non è la cosa peggiore, la cosa peggiore è la guerra. Le sue tracce sono ovunque: la casa accanto che sembra bruciata dall'interno, le finestre imbottite di compensato, il gambo del razzo all'ingresso della cantina ed i rifugi sottoterra. Una residente del luogo, Lena, mi offre di visitare uno di questi.

 

È difficile dire quante volte abbiano dovuto correre su e giù per quei gradini al fischio delle bombe

 

Lena sta crescendo da sola il suo nipotino di 5 anni e mezzo, il piccolo Artemka; il figlio e la nuora non erano sposati ed ora ognuno ha la propria famiglia, mentre il frutto del loro amore è andato alla nonna.

- Dove mai potrei andare con lui? - una domanda retorica che spesso i russi rivolgono in modo incomprensibile ai residenti del Donbass. - Non sono legalmente niente per lui, capisci? Non ho una procura. Ma non lo lascerò. Naturalmente dobbiamo registrarlo per la tutela. Mio nipote si è chiuso in se stesso dopo i bombardamenti, dimentica le parole, si perde, rabbrividisce. Siamo andati dagli psicologi l'anno scorso siamo stati a Pjatigorsk, un neurologo ci ha prescritto un buon trattamento, abbiamo seguito un corso e la situazione è migliorata molto. Ma siamo tornati a casa e dopo il primo bombardamento è tornata la nevrosi: mi guarda con occhi enormi e di nuovo non riesce a dire nulla. E nessuno ci ha offerto una via d'uscita, diciamo nemmeno una stanza. Ecco perché tutta la nostra salvezza è in questo rifugio. Sapete cosa mi ha chiesto alla festa del 1° giugno, quando siamo stati invitati a Donezk in onore della Giornata dei bambini? Siamo stati portati nel centro sicuro della città, nel parco Shcherbakov e mio nipote si è appoggiato a me e mi ha chiesto: "Nonna dov'è la cantina? Dove dobbiamo correre?"

 

Il rifugio aspetta sempre 

 

I BAMBINI DEGLI SCANTINATI DEL XXI SECOLO

 

Mi conduce giù per le scale che dal piano terra dell'edificio portano al seminterrato. Grazie al cielo i costruttori l'hanno previsto. Che cantina! Non è molto ampia, ma è lunga e può contenere una ventina di persone sedute. Un tempo qui c'era un magazzino per il carbone, ma nel 2014 le persone lo hanno imbiancato e vi hanno costruito un rifugio. Alla luce di una lampadina fioca mi guardo intorno nella cantina. Rimuovo un enorme ragno appeso proprio davanti a me. Calpesto una buca e quasi cado - il pavimento è di terra battuta. Lungo le pareti imbiancate a calce ci sono otto letti, ordinatamente infilati con le coperte, come in un accampamento di pionieri. Una sorta di angolo dei bambini su una poltrona cadente completa l'impressione: giochi da tavolo, matite, album, libri. Uno di questi attira l'attenzione con il titolo "Il soldato intraprendete".

 

L'angolo per bambini nel seminterrato del villaggio di Glubokaja

 

Qui tutti sono soldati molto intraprendenti, anche i bambini in età prescolare. Nel profondo del seminterrato c'è un camino, che è una vera salvezza per gli abitanti del seminterrato in inverno. Lungo una delle pareti c'è una catasta di legna da ardere. Le donne asciugano regolarmente i materassi dall'umidità del seminterrato, gli uomini hanno portato qui l'elettricità pronta ad accogliere le persone in qualsiasi momento. E negli ultimi giorni devono correre sempre più nel seminterrato.

- “Negli ultimi tempi siamo arrivati a malapena al rifugio e sono iniziati a volare oggetti pesanti. I figli dei vicini si sono persino scontrati, avevano così tanta fretta di raggiungere il seminterrato che sono caduti”, racconta Lena. - Spesso fanno i compiti a lume di candela. Non sappiamo mai quando ci saranno ma i bombardamenti sono aumentati negli ultimi giorni, subito dopo la presa di Chigary da parte dell'Ucraina. Per questo abbiamo sempre una scorta di candele, fiammiferi e medicinali.

 

                           

La legna da ardere per l'inverno viene preparata insieme

 

Coloro che sono rimasti qui e non se ne sono andati dall'inizio della guerra, sono uniti da preoccupazioni comuni. Dividono anche ciò che i volontari portano per tutti. Qui non c'è altro modo per sopravvivere.

 

                                                  

Riserva obbligatoria

 

 - “E chi se ne è andato non riesce più ad abituarsi. Per loro è ancora più difficile che per noi. Vengono qui, vivono qui per qualche giorno, ma i soldati ucraini iniziano a sparare, così la gente abbandona tutto e se ne va di nuovo”, dice la vicina di casa di Lena.

 

 

Dopo che l'Esercito ucraino ha preso Chigary siamo dovuti scendere sempre più spesso qui, a 500 metri dalle loro posizioni 

 

DIRETTAMENTE DAL REPARTO MATERNITA’ ALLO SCANTINATO

Arrancando un piccolo monello si dirige verso di me. Kolja ha 3 anni e mezzo, è nato durante la guerra.

- “Ho partorito a Gorlovka e con lui ci siamo trasferiti direttamente dalla maternità al seminterrato", racconta la madre in modo molto banale. - Abbiamo vissuto lì per un mese, finché non sono finiti i combattimenti più feroci. Volavano talmente tante bombe che le case saltavano su e giù.

Immaginare cosa significhi vivere con un neonato in uno scantinato buio e umido, senza le condizioni igieniche più elementari, correndo sotto i bombardamenti per prendere l'acqua e lavare i pannolini è difficile anche per la mia fertile immaginazione. Ma Kolja cammina con gambe robuste, stringendo un sacchetto di biscotti e dolci e tutto il suo sguardo dice: "Sopravviveremo!".

 

 

Il piccolo Kolya si è trasferito direttamente dal repato di maternità allo scantinato

 

Ma non tutte le case hanno uno scantinato così sicuro

- “Ho partorito mia figlia l'ultimo giorno di pace, il 20 luglio. Il 21 luglio hanno iniziato a bombardare Gorlovka. Come se lo sapessi, ho chiamato mia figlia Viktorija. È la nostra vittoria", dice la madre di molti figli. Il marito mi lasciò e andò con una giovane ragazza. I suoi genitori sono morti in un incidente stradale nel 2015 mentre si recavano in Ucraina per riscuotere la pensione. Ma è difficile definirla single: ha tre bambine che stanno crescendo. - Nella nostra casa non c'è uno scantinato e quello che abbiamo non è rinforzato con cemento armato. Dio non voglia che diventi una fossa comune. Per questo quando l'Ucraina inizia a sparare ci nascondiamo con i bambini nel bagno o nel corridoio, lì non ci sono finestre. Abbiamo messo dei materassi sul pavimento. Così abbiamo vissuto per un mese sul pavimento del corridoio, abbiamo portato il tavolo dalla cucina con le ragazze - avevamo una camera da letto e mangiavamo lì.

Nel villaggio ci sono una scuola ed un asilo. Ma spesso i bambini non possono andarci a causa dei bombardamenti ed i genitori scrivono note agli insegnanti dicendo che hanno paura a far uscire di casa i loro figli.

 


 Regalo degli ucraini ... 

 

- “Quando c'è un bombardamento, le ambulanze non arrivano qui", dice un'anziana donna in vestaglia. – “Mio marito era ammalato di cancro ed ha avuto un ictus proprio mentre iniziava un bombardamento. I medici non sono potuti arrivare e lui è morto tra le mie braccia in agonia. Nel 2014 abbiamo portato i feriti all'ospedale con le nostre auto. Se non fosse stato per i vicini disponibili, non so come avremmo vissuto. Ma i nostri pompieri, gasisti ed elettricisti sono quelli a cui dobbiamo tutto. Devono venire qui ogni giorno a riparare i danni delle bombe. A volte letteralmente sotto tiro. Ridono spesso: "Avete delle "cimici" sul tubo del gas che sparano sempre qui?". Non appena i ragazzi lo riparano, il giorno salta via di nuovo.

 

 

Poltrona per ragazze 

 

"IL CERCHIO DEL SOLE" AL ROMBO DEL CANNONE

Facciamo un mini-concerto per i bambini. Ci sediamo al parco giochi e cantiamo "Il Cerchio del Sole", "Mamontenka", "Sorriso". (famosissime canzoncine per bambini), Non c'è bisogno di costringere nessuno, nemmeno gli adolescenti scontrosi a cantare. I bambini mangiano il gelato miracolosamente consegnato dai volontari e si fanno scherzi ma ho la costante sensazione di trovarmi in un campo di pionieri dove tutti cantano, mangiano e dormono insieme in questo modo. Questo idillio è disturbato da occasionali boati ovattati a nord e da case distrutte dalle granate.

Chiedo ai vecchi abitanti del villaggio di farmi fare un giro. Ci spingiamo fino al limite, oltre ci sono solo case per l’estate. Diverse case sono diroccate e abbandonate, in una di esse solo una finestra coperta da compensato, la camicia di un solo uomo si sta asciugando su una corda e il sentiero non è completamente invaso dalle erbacce: c'è ancora vita.

 

 Cantiamo tuti insieme come al campo estivo 


- “Che posto meraviglioso era! Le miniere funzionavano e c'era un buon ospedale per i cardiopatici. Prima avevamo una fattoria che gestivamo noi", dice nonna Sveta. – “Ora abbiamo paura persino di pascolare le mucche: non c’è volta in cui si può incappare in una mina o in un proiettile di un cecchino”.

Verso di noi arriva un abitante di una delle case della strada più esterna dell'insediamento. L'anziano sembra esausto e malaticcio.

 

La strada alla perifieria del villaggio

 

- “Mostrate a tutti come si sopravvive qui!” - mi dice mentre vede la telecamera al collo. – “Dio non voglia, non sapremmo dove andare. Mio figlio è stato recentemente ferito da schegge di bomba alla testa, alla spalla ed al braccio. Ed ogni sera ci colpiscono con i "Grad". Siamo tre famiglie rimaste in questa strada, non abbiamo un posto dove andare. Sopravvivono solo le persone anziane, mia suocera è a letto da mesi dopo un ictus. Dove e come vivrò con lei?

 

 Si vive ancora qui


Non ho parole per rispondergli. Passiamo accanto a delle dacie abbandonate ed in rovina dove l'uva spina aspra matura come per inerzia e le ciliegie nere pendono oltre la recinzione, nessuno le raccoglie da anni. La gente del posto ci avverte di partire presto, prima che ricominci la "discoteca serale" con il fischio delle bombe ed il rumore delle granate. Mi ricorda una fiaba della mia infanzia in cui gli abitanti di un regno miserabile dicono a Ivan lo Zarevich di sbrigarsi ad andarsene, altrimenti il serpente Gorynych arriverà e distruggerà tutto con il fuoco. Non credono che qualche eroe possa salvarli, ma che morirà invano. E qui non credono in nulla, se non nella loro forza e nella loro unità che li ha salvati sinora.

 

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