domenica 31 maggio 2020

Commento del ministero del Dipartimento stampa del Ministero degli esteri russo sulle proteste di massa contro gli abusi della polizia statunitense



Non abbiamo potuto fare a meno di prestare attenzione alla situazione di emergenza negli Stati Uniti dopo l'omicidio del cittadino americano afroamericano George Floyd da parte della polizia il 25 maggio a Minneapolis.
Al momento dell’arresto è stato strangolato di fronte a molti passanti. Una registrazione video, pubblicamente disponibile, dell’accaduto mostra chiaramente che si tratta di un omicidio brutale. Un'ondata di proteste ha attraversato gli Stati Uniti. Il pubblico è indignato dalle azioni criminali dei funzionari delle forze dell'ordine e chiede di consegnare i responsabili alla giustizia.
Questo incidente è tutt'altro che il primo di una serie di manifestazioni di illegalità e violenza ingiustificata da parte degli "agenti delle forze dell'ordine" negli Stati Uniti. Questi crimini, di alto profilo, vengono commessi troppo spesso dalla polizia americana. Basti ricordare l'omicidio, da parte di un ufficiale di polizia nel 2016, del minorenne L. MacDonald. Il motivo dell'uso delle armi da fuoco fu il fatto che MacDonald avrebbe presumibilmente iniziato a nascondere un coltello che possedeva non appena gli agenti delle forze dell'ordine gli si avvicinarono. La polizia aprì il fuoco nonostante il fatto che l'adolescente non avesse tentato di attaccarla.
Il risentimento degli americani è stato anche causato dall'uccisione, nel settembre 2018 a Dallas, dell’afroamericano disarmato B. Jean di 26 anni. L'ufficiale di polizia A. Guyger ha spiegato l'uso delle armi da fuoco dal fatto che aveva scambiato B. Jean, in piedi vicino alla porta della casa del vicino, per un aggressore che cercava di penetrare in casa sua.
"A occhio" la sparatoria del 13 marzo 2020 a Louisville, Kentucky, all’operatore dei un'ambulanza, la 26enne Breonna Taylor.
Negli Stati Uniti, i problemi sistemici nella sfera dei diritti umani si sono chiaramente accumulati. Tra questi: la discriminazione per motivi razziali, etnici e religiosi, l’arbitrarietà della polizia, la distorsione della giustizia, il sovraffollamento nelle carceri, l’uso incontrollato delle armi da fuoco e dei "mezzi di autodifesa" da parte di privati cittadini ​​e molti altri.
È triste che in questo contesto desolante Washington, anno dopo anno, si rifiuti di adeguare i suoi obblighi giuridici nella sfera umanitaria, non partecipi ancora alla maggior parte dei trattati internazionali sui diritti umani, continui a ignorare le raccomandazioni delle organizzazioni per i diritti umani portando deliberatamente a limitare la sua partecipazione nelle strutture specializzate internazionali ed universali. Un esempio di questo è il ritiro degli Stati Uniti dal Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite, che è stato percepito da molti stati come la dimostrazione del disprezzo non solo verso l'HRO, ma anche verso il sistema delle Nazioni Unite nel suo insieme.
Sollecitiamo le autorità americane ad adottare misure reali ed efficaci per correggere la situazione, tornare all'adempimento coscienzioso degli obblighi internazionali e allineare la legislazione nazionale ai principi di base delle Nazioni Unite sull'uso della forza e delle armi da fuoco da parte delle forze dell'ordine.
E, naturalmente, indagare a fondo sull'omicidio di George Floyd.





sabato 23 maggio 2020

INTERVENTO DEL RAPPRESENTANTE RUSSO ALL’OSCE SULL’UCRAINA





Intervento di A.K. Lukashevich, rappresentante permanente della Russia presso l'OSCE, nella riunione online del Consiglio permanente dell'OSCE sulla situazione in Ucraina e sulla necessità di attuare gli accordi di Minsk


Vienna, 21 maggio 2020

Egregio Signor Presidente,
è passato un anno esatto da quando V. Zelenskij è entrato in carica come presidente dell'Ucraina. Il potenziale emerso nel 2019 nel processo di risoluzione, che potrebbe diventare punto di appoggio per un movimento fiducioso verso la pace, non è stato ancora realizzato. I molti impulsi che il formato Normandia ha cercato di dare al processo di risoluzione, tra cui la maggior parte delle decisioni seguite al vertice del Quartetto del 9 dicembre 2019 a Parigi, non hanno ricevuto alcun sviluppo. Il processo di negoziazione tra i rappresentanti di Kiev, Donezk e Lugansk si sta gradualmente arrestando a causa della linea distruttiva di Kiev per la demolizione degli accordi di Minsk e la revisione dei suoi obblighi.
Nell'ultimo anno, le operazioni militari disumane di Kiev contro i civili del Donbass non sono state fermate. Nella situazione di un bombardamento quotidiano, del blocco socioeconomico e dei trasporti effettuato dalle autorità ucraine, la popolazione continua a lottare per il diritto alla vita. Il numero di vittime dei bombardamenti, confermate dalla Missione speciale di monitoraggio dell'OSCE (SMM), nella prima metà di maggio si è avvicinato al massimo degli ultimi due anni. Tutte le vittime, compresi cinque bambini, sono state registrate nel territorio di alcune regioni del Donbass. Dall'inizio di maggio la SMM ha ricevuto oltre 20 segnalazioni di vittime. Spesso si devono ascoltare cinici tentativi di giustificare tale violenza dal fatto che la milizia, dicono, dispiega equipaggiamento militare vicino ad edifici residenziali. Tali giustificazioni sono insostenibili.
È sufficiente esaminare le circostanze del recente incidente nel villaggio di Sachanka, nel sud della regione di Donezk, che ha causato il ferimento di due bambini. Il 7 maggio un gruppo di civili ha riordinato il monumento ai soldati dell'Armata Rossa che sono morti nella lotta contro il nazismo durante la Grande Guerra Patriottica. Inoltre, non lontano dal memoriale, nell'ambito dei preparativi alla vigilia del Giorno della Vittoria erano in corso delle riparazioni all'edificio della locale Casa della Cultura. Vicino a queste strutture non c'erano né equipaggiamenti militari, né posizioni delle milizie, né le stesse milizie. Tuttavia dalle postazioni delle forze armate ucraine (APU) su civili disarmati sono stati sparati proiettili. Il bersaglio è stato pianificato consapevolmente. Le persone colpite, compresi bambini, hanno subito gravi lesioni multiple. Queste lesioni, e non solo quelle fisiche, ci metteranno molto a guarire. E quindi si scopre che non solo i neonazisti, ma anche l'esercito ucraino stanno colpendo i monumenti ai combattenti contro il fascismo e coloro che si prendono cura di loro?
Tutto questo è il risultato della riluttanza di Kiev a porre fine alla violenza. Nell'ambito del gruppo di contatto, i rappresentanti ucraini evitano ostinatamente accordi scritti con Donezk e Lugansk, la conferma dell'impegno per il "regime del silenzio" e il coordinamento delle misure a sostegno di questo. Queste misure dovrebbero includere, tra l'altro, la promulgazione di ordini di cessate il fuoco e l'applicazione di misure disciplinari per le loro violazioni, l'istituzione di contatti telefonici diretti tra le parti in guerra al fine di evitare incidenti. I rappresentanti di Donezk e Lugansk, nel processo negoziale, hanno espresso a lungo tale disponibilità ma a Kiev non esiste una volontà politica di farlo.
Non ci sono progressi sulla via politica della regolamentazione del conflitto. Non è stato ancora pienamente attuato l’unico impegno politico di Kiev sul "Set di misure" di Minsk. Oltre a ciò la rappresentanza ucraina chiede di riconcordare la composizione del gruppo di contatto e di cacciare gli attuali rappresentanti del Donbass, rifiutando il dialogo diretto prescritto dagli accordi di Minsk sottoscritti con loro.
A quanto pare la fase di stallo dei negoziati a Minsk è dovuta al fatto che la leadership ucraina non intende scartare l'opzione di una soluzione militare del conflitto. Ciò è dimostrato dalle azioni dell'esercito ucraino. Come si evince dalle relazioni della Missione il coinvolgimento di Kiev nell'uso di nodi ferroviari per l'ulteriore militarizzazione della regione non si ferma. Le pattuglie della SMM registrano la consegna di artiglieria pesante e sistemi missilistici antiaerei. Solo un esempio recente: il 16 maggio, presso la stazione Konstantinovka nella regione di Donezk, l'SMM ha rilevato sei sistemi di difesa aerea Buk (ndt il sistema indicato da molti usato per l’abbattimento del volo della Malaysia Arilines Mh-177) . La domanda sorge spontanea: a quali scopi le forze armate ucraine nel Donbass userebbero la forza distruttiva di questi complessi progettati per colpire obiettivi aerei? Riteniamo necessario aumentare il monitoraggio della SMM nei nodi ferroviari vicino alla linea di contatto del Donbass. Innanzitutto per quelli che sono stati più volte menzionati nei rapporti della Missione in relazione all'identificazione di dozzine di carri armati e cannoni di artiglieria di grosso calibro delle forze armate ucraine: Konstantinovka, Chlebodarovka, Bachmut, Druzhkovka, Rubezhnoe ed altri.
Non sorprende che, in questo contesto, si osservino aumenti dell'attività militare e la tensione generale stia crescendo. Il bombardamento del 16 maggio da parte delle forze armate ucraine della periferia del villaggio di Berezovskoe di Lugansk, che ha danneggiato le linee elettriche, ha quasi portato ad una catastrofe umanitaria. Vi sono gravi problemi per le forniture di elettricità e acqua per molte famiglie, una seria criticità per infrastrutture ed industrie. Nonostante gli sforzi della SMM di organizzare una "finestra silenziosa" per la riparazione delle linee elettriche danneggiate, la parte ucraina non è stata in grado di fornire garanzie di un cessate il fuoco stabile. Dapprima l’esercito ucraino l’aveva data ma presto era stata improvvisamente ritirata mettendo in pericolo, tra l'altro, la sicurezza degli osservatori della Missione nell'area.
Siamo seriamente preoccupati per altri incidenti in cui la sicurezza degli osservatori è stata compromessa. Un esempio recente è il bombardamento del 18 maggio a Jasinovataja vicino a Donezk, quando una granata è esplosa a 500 metri da una pattuglia della Missione. Anche a quella distanza, l'SMM ha sentito l'esplosione. Ciò indica l'uso sul terreno vicino alla posizione della pattuglia di pesanti armi di grosso calibro, che indica chiaramente il coinvolgimento dell’esercito ucraino in questo incidente. A questo proposito, recentemente questo non è il primo caso a Jasinovataja quando conseguenze dei bombardamenti sono state registrate nelle immediate vicinanze dagli osservatori SMM. Il 13 aprile inoltre gli osservatori si sono trovati nelle vicinanze del fuoco vicino all'edificio della stazione ferroviaria - la direzione del fuoco stabilita dalla Missione indica la responsabilità delle forze armate ucraine. Non meno preoccupanti sono i recenti incidenti a Elenovka, Molodezhnom e Berezovskij.
A tale proposito, durante una riunione online del Consiglio permanente della scorsa settimana, illustri rappresentanti del Canada e degli Stati Uniti hanno cercato di accusare le milizie di Donezk di azioni aggressive contro gli osservatori dell'OSCE. Hanno espresso l’invenzione che l'8 maggio ufficiali della SMM che hanno lanciato un aereo senza pilota vicino a Gorlovka presumibilmente "sono stati afferrati, sono stati fatti mettere viso a terra, sono state messe le mani dietro la schiena e puntato armi contro di loro". Durante un briefing il 15 maggio, tutte queste invenzioni sono state confutate personalmente dal capo della SMM, J.Kh. Chevik. Ha spiegato che i suoi collaboratori si sentono generalmente a proprio agio nel Donbass - la popolazione locale non mostra aggressività nei loro confronti e che il comportamento della milizia vicino a Gorlovka l'8 maggio non può essere definito minaccioso. In effetti la situazione si è ridotta a fraintendimento tra milizie ed osservatori, che ha portato ad un ritardo di circa tre ore della pattuglia. Sentendo questi fatti i nostri colleghi nordamericani hanno iniziato ad accusare chiunque, ma non se stessi, di condurre "campagne di disinformazione". Li esortiamo ad astenersi dall'utilizzare voci incontrollate ed altri avvenimenti non confermati da fatti che rapidamente si trasformano in "fake" di propaganda. È necessario concentrarsi su attività costruttive per facilitare la risoluzione del conflitto intraucraino nel Donbass.
Stimato Signor Presidente,
Nel corso delle discussioni in seno al Consiglio permanente ascoltiamo costantemente le parole dei nostri colleghi stranieri che sostengono la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina. Come esattamente immaginino questa indipendenza è difficile da comprendere dopo quanto svelato dal colloquio fra P. Poroshenko quando era presidente del paese con i tutori americani, in particolare l'ex vicepresidente americano J. Biden, pubblicato il giorno prima da un parlamentare ucraino. Queste registrazioni abbondano di ulteriori particolari dell'intervento diretto degli Stati Uniti negli affari interni ucraini, del comando della loro mano nei suoi processi politici interni e del lavoro delle principali agenzie governative (americane ndt), incluso il sistema di applicazione della legge, le istruzioni dirette alla massima leadership del paese per quanto riguarda le nomine dei quadri statali e persino le conferme della fornitura a Washington di report sull'esecuzione segreta degli impegni personali pubblici della leadership ucraina. Dopo tutto questo sorge una domanda perfettamente logica: esiste una linea indipendente di Kiev per risolvere il conflitto in Oriente?
E oggi la posizione assunta da un certo numero di paesi volta ad incitare l'esercito ucraino in azioni aggressive contro la popolazione civile del Donbass continua a essere sconcertante. Gli Stati Uniti, il Canada, la Gran Bretagna ed un certo numero di Stati membri della UE continuano a istruire e fornire armi e munizioni ai militari ucraini. Non meno preoccupante è l'indulgenza nell’alimentare  in Ucraina, a livello statale, le idee del nazionalismo radicale e del neonazismo le cui manifestazioni influenzano negativamente la situazione generale della sicurezza nel paese.
Siamo costretti a dichiarare ancora una volta che la crisi in corso in Ucraina è il risultato di un colpo di stato, organizzato, finanziato e organizzato dall'estero nel febbraio 2014 che ha portato allo scontro armato nel Donbass e alle enormi sofferenze di milioni di civili ucraini. È importante che il popolo ucraino possa gestire autonomamente il proprio futuro senza alcuna gestione esterna imposta loro dagli Stati Uniti.
L'unica base riconosciuta a livello internazionale per risolvere la crisi intraucraina continua ad essere la piena attuazione del "Set di misure" di Minsk approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 febbraio 2015. Esortiamo l'OSCE a contribuire il più possibile a questo processo e ad esercitare pressioni su Kiev affinché la "road map" di Minsk per la pace in Ucraina venga attuata il più presto possibile.
Vi ringrazio dell’attenzione 

domenica 17 maggio 2020

MID della Federazione Russa sugli aiuti alla Bosnia Herzogovina





Sui Piani per un'operazione medica e umanitaria russa a Mostar (Bosnia ed Herzegovina)



Alla fine di aprile di quest'anno la Russia ha ricevuto una richiesta di aiuto dalla Bosnia-Erzegovina (BiH) volta a aiutarla nella disinfezione e nella consulenza presso l'ospedale clinico universitario di Mostar. E’ stato proposto di applicare l'esperienza di lavoro nella regione colpita dalla diffusione della pandemia di coronavirus delle squadre specializzate di medici militari russi che dal 3 aprile aiutano a far fronte alla pandemia la Serbija, dal 9 al 23 aprile hanno svolto compiti simili nella Repubblica Serba della Bosnia-Erzegovina ed in precedenza, sulla base degli accordi raggiunti, l’Italia.

Questa richiesta è stata presa in considerazione e su istruzioni della massima leadership del nostro paese, un contingente di specialisti medici militari del Ministero della Difesa della Russia, con le attrezzature necessarie, era stata approntata all'inizio di maggio di quest'anno per raggiungere rapidamente Mostar. Sfortunatamente l'attuazione di questi piani è stata ostacolata dall'impreparazione o dall'incoerenza delle azioni dell'amministrazione bosniaco-erzegovina: i necessari permessi militari non sono stati rilasciati ai medici militari russi. Di conseguenza gli abitanti della BiH sono stati lasciati senza l'aiuto tanto atteso. Vorremmo credere che nella lotta contro il coronavirus, il motivo principale per prendere le delicate decisioni da parte tutte le parti interessate ed i circoli politici sia salvare vite umane.

Per il raggiungimento di questo obiettivo non possiamo fare a meno di raccogliere ogni risorsa. Non c'è posto per giochi geopolitici senza scrupoli.

La Russia, che ha ripetutamente dimostrato nella pratica la sua disponibilità all’attuazione di sforzi congiunti, rimane impegnata su questa posizione di principio di fronte a una minaccia infettiva ancora pericolosa.

 

https://www.mid.ru/ru/foreign_policy/news/-/asset_publisher/cKNonkJE02Bw/content/id/4129810