sabato 22 giugno 2019

L'UCRAINA IN DONBASS USA BOMBE AL FOSFORO



L'Ucraina contro il Donbass per la prima volta nel 2019 ha usato bombe al fosforo


L'Ucraina, per la prima volta nel 2019, ha usato nei bombardamenti bombe al fosforo vietate dai trattati internazionali, ha dichiarato il capo della polizia della DNR Eduard Basurin.

Un certo numero di bombe al fosforo di calibro 120-mm è stato trovato vicino al villaggio Dolomitnoe. Frammenti di bogmbe sono stati mostrati alla stampa. Basurin ha sottolineato come l'uso delle bombe al fosforo dimostri l'inadeguatezza delle forze ucraine.



https://www.mk.ru/politics/2019/06/21/ukraina-protiv-donbassa-vpervye-v-2019-godu-primenila-fosfornye-bomby.html



martedì 11 giugno 2019

La storia del villaggio miniera n. 19-20 (Glubokoe)




Il sentimento della madrepatria deve essere coltivato con cura, innaffiato dalla spiritualità domestica. Se non ci manterranno le radici nella località natale, nel luogo nativo, ci saranno moltissime persone che assomiglieranno alla pianta secca rotolacampo. A.S. Lichachev

L'insediamento si trova nel quartiere Nikitovskij della città di Gorlovka. Dagli anni '20 iniziò ad essere applicato lo sviluppo pianificato dell'economia nell'URSS. Dapprima per 10-15 anni e poi dal 1 ottobre 1928 per cinque anni. Una delle principali industrie di Gorlovka è il carbone. Negli anni del primo piano quinquennale le miniere di carbone di Gorlovka subirono una significativa riorganizzazione che le trasformò in imprese industriali avanzate. E anche un certo numero di nuove grandi miniere entrarono in funzione, inclusa la miniera numero 19-20 (1929). Nella vita di tutti i giorni veniva chiamata la Ventesima.
Dal 1930 la miniera prese il nome di Jakira. In onore di Ion Emmanuilovich Jakir, un capo militare sovietico membro del consiglio militare rivoluzionario. Ma il nome non durò a lungo. Nel maggio del 1937 il compagno Jakir fu arrestato e fucilato durante una delle "purghe di Stalin". Nello stesso 1937 il numero della miniera 19-20 del trust "Artemugol" prese il nome del fedele compagno Stalin, il Commissario per gli affari interni. N.I. Jezhov che nell'aprile del 1939 fu anche lui arrestato e condannato alla "punizione estrema": la fucilazione.
Durante la Grande Guerra Patriottica la miniera fu parzialmente distrutta. Subito dopo la liberazione di Gorlovka dagli invasori fascisti, iniziò la sua ristrutturazione.
Una lista aperta dei lavoratori della miniera n. 19-20 rivolta al vice commissario dell'industria carboniera A.F. Zasjadko chiese aiuto per poter riaprire la produzione.
Nei primi giorni della liberazione del Donbass la miniera fu resa famosa in tutta l’URSS dalla diciannovenne Marija Grishutina. Dopo il raduno delle donne minatori nel Donbass l'11 dicembre 1943, un movimento cominciò a diffondersi attorno all'organizzazione delle brigate delle minatrici. La cittadina di Gorlovka Marija Grishutina fece appello alle donne e alle ragazze del Donbass con un invito ad impossessarsi delle professioni minerarie "maschili". Alla chiamata di "Ragazze, all’etrazione!" Furono create 20 squadre di minatori donne che gareggiarono tra loro. Durante i tre anni della loro esistenza le brigate inviarono 55 convogli di carbone alle fabbriche degli Urali che producevano equipaggiamenti militari per il fronte. Dopo la Vittoria alla brigata di Maria Grishutina fu insignita della Bandiera Rossa del Comitato per la difesa dello Stato e del Consiglio centrale dell'unione dei sindacati.
Nel 1961 Nikita Sergeevich Khrushchev proibì alle donne il lavoro della miniera. Attualmente solo le donne ispettrici minerarie possono scendere periodicamente nelle miniere.
Con l'unificazione delle due miniere in una unica, l'obiettivo principale dell'estrazione del carbone venne affidato alla giovane miniera progressiva "Gorlovskaja-Glubokaja”
Dopo la guerra molte miniere distrutte furono riaperte, nuove miniere più profonde e più moderne furono inaugurate. La miniera "Gorlovskaja-Glubokaja" fu messa in funzione nel dicembre 1963. Era speciale e per questo di categoria superiore – per concentrazione di gas metano e pericolosità nelle emissioni improvvise di gas.


Nel 1965 nel paese si è svolto il Forum Internazionale dei minatori. Da quel momento alla miniera «Gorlovkaia-Glubokaja» fu dato il nome di Yu A. Gagarin.
Quando la miniera fu rilanciata, nel 1964-65, era considerata la più prestigiosa dove lavorare. Gli stipendi erano alti e garantiti, e chi lavorava per la miniera riceveva in città una casa nuova. Per questo le "Krusciovke" crebbero come funghi. Per la miniera in breve tempo fu necessario trovare ed addestrare lavoratori per i lavori sotterranei nelle varie professionalità. I reclutatori che andavano nelle varie unità militari furono chiamati scherzosamente "commercianti". La direzione della miniera, in accordo con il Ministero dell'industria carboniera, propose che se una persona avesse già prestato servizio militare per un anno, allora poteva lavorare nella miniera.
Negli anni '70 la miniera n. 19-20 praticamente cessò l'estrazione del carbone e negli anni ’80 fu iniziò il suo smantellamento. Fino a poco tempo rimasero in piedi le rovine storico-industriali dalla miniera.
Un villaggio fu costruito attorno alla miniera, le prime case apparvero verso la fine degli anni '30. I residenti ricordano come le truppe italiane avevano sede nel villaggio e di come i tedeschi irrompevano nelle case. E come si era preoccupati di tutte le difficoltà della guerra.
Nel 1933 fu costruita la scuola numero 6, un edificio ad un piano a forma di baracca. Successivamente sono state aperte altre due scuole, la n. 47 e n. 48. È stato aperto il Palazzo della Cultura. La vita impazzava, i giovani provenienti da diverse parti dell'URSS si misero al lavoro e restarono per sempre!
La strada del villaggio è una tipica strada di miniera. Sembra la stessa di cento anni fa. L'area degli ultimi numeri civici delle strade DivnogorskaJa e Dubinina era un tempo chiamata “Tel Aviv”. Ospitavano comode case di manager dell'amministrazione della miniera.
Negli anni 2012 al 2013 diversi pozzi semi-legali hanno iniziato a operare nel territorio della miniera chiusa, ma uno di questi dopo la morte di un minatore, fu chiuso.
Una seconda miniera divenne legale e gestita dalla azienda “Miniera Sofia”.
Accanto alla miniera c'è una piccola strada con il classico nome di tutte le città minerarie - Terrikonnaja. Se lo percorri puoi vedere molte piccole discariche dei vecchi pozzi della miniera 19-20.
Le miniere sono chiuse ma il villaggio vive. Sì, ogni anno ci vivono meno persone ma questo è in gran parte colpa della guerra e l'orrore che provano i residenti del mio villaggio natale.
Voglio credere che la storia è ciclica e il villaggio delle miniere 19-20 e la miniera Gagarin avranno una seconda vita.
Ci credo!


 


venerdì 7 giugno 2019

SULL'UCRAINA Consiglio permanente OSCE




Intervento del Rappresentante permanente della Federazione Russa presso l’OSCE A.K. Lukashenko alla riunione del Consiglio permanente OSCE sulla situazione in Ucraina e sulla necessità di dare attuazione agli Accordi di Minsk
Vienna, 6 giugno 2019

Egregio Signor Presidente,
In Ucraina orientale non ci sono ancora segni evidenti di miglioramento. Le promesse della nuova leadership dell'Ucraina di fermare le operazioni militari contro il proprio popolo non prendono vita. L'esercito ucraino, a quanto pare, non ha ricevuto ordini e istruzioni per un cessate il fuoco. I residenti del Donbass continuano a soffrire sotto i bombardamenti da parte delle forze armate dell'Ucraina. I rapporti della Missione speciale di monitoraggio dell'OSCE in Ucraina negli ultimi giorni riportano notizie senza gioia. Nel villaggio Golubovka, regione di Luhansk, un bombardamento ha ferito un civile. Nel villaggio Veseloe garage adiacenti gli edifici residenziali sono stati danneggiati un bombardamento di una posizione anticarro "Konkurs" provenienti da occidente ha ferito un civile locale. A Sentjanovka un bombardamento ha danneggiato sei abitazioni vicili. Edifici residenziali sono stati bombardati a Gorlovka. Nel locale ospedale si trovano una donna anziana con ferite da schegge ed una ragazza sotto shock. Anche un edificio residenziale di Jasinovataya è stato danneggiato.
Secondo le informazioni dei media, il 3 giugno, i distretti della stazione di filtraggio di Donezk e la stazione di pompaggio di Vasilevskij sono stati bombardati dalle forze armate ucraine. L'autobus dei turnisti dell’azienda è stato preso di mira. Il 4 giugno una moschea a Donezk è stata bombardata mentre all'interno dell'edificio e nel cortile si trovavano un centinaio di fedeli che celebravano l’Uraza Bayram. L'edificio è stato danneggiato e una persona è rimasta ferita. I bombardamenti sono continuati anche quando i rappresentanti della Speciale Commissione di Monitoraggio sono arrivati sul posto dove hanno registrato nove esplosioni di calibro 82 mm nelle immediate vicinanze della moschea. Contiamo su una pronta indagine da parte della nostra missione speciale di monitoraggio.
A Donezk e Lugansk è stato calcolato il numero di bambini colpiti dal conflitto scatenato dalle autorità di Kiev. Durante le operazioni militari nel Donbass, 119 bambini sono morti e altri 310 sono stati feriti per responsabilità delle forze di sicurezza ucraine. Tale è il prezzo della mancanza di volontà politica a Kiev per risolvere la crisi interna ucraina e l'indifferenza a questa delle capitali occidentali. Pensate a questi numeri! Di nuovo sollecitiamo l'SMM a preparare un rapporto sulle vittime civili dall'inizio del conflitto.
Egregio Signor Presidente,
Ci aspettiamo che il ritorno di Leonid Kuchma come rappresentante dell'Ucraina nel gruppo di contatto di Minsk, così come l'ingresso di altri negoziatori ucraini, contribuirà a far decollare il processo di composizione. Notiamo come il dialogo stia proseguendo meglio. Nel corso della riunione del gruppo di contatto tenutasi ieri è stato raggiunto un accordo sulla preparazione di un nuovo accordo per il cessate il fuoco per essere firmato nella riunione del 19 giugno. Sono state condotte discussioni sostanziali sulla diminuzione delle forze e delle attrezzature a Stanica Luganskaja (prevista per il 10 giugno) e sulla riparazione del locale ponte, nonché sullo scambio di prigionieri ed il ripristino delle relazioni sociali ed economiche del Donbass con il resto dell'Ucraina. Questo è un movimento nella giusta direzione. Speriamo che non rimanga al livello delle dichiarazioni, ma seguano passi concreti che portino la pace nel Donbass.
Nel Gruppo di contatto si sono pretese misure urgenti, da parte delle parti, volte a rafforzare il regime di cessate il fuoco, completare il ritiro delle forze e delle attrezzature belliche in tre siti pilota dapprima e, successivamente, lungo l'intera linea di contatto, il ritiro delle armi pesanti. È necessario realizzare progressi concreti sugli aspetti politici della composizione del conflitto, prima di tutto la sottoscrizione di un accordo sulla "Formula Steinmeier", l’attuazione dell’amnistia e lo scambio dei prigionieri sul principio del "tutti per tutti".
Salutiamo l'inizio del lavoro del nuovo responsabile della Missione speciale di monitoraggio dell'OSCE in Ucraina (SMM), l’Ambasciatore Y.H. Çevik. Speriamo che continui gli sforzi del suo predecessore, l'Ambasciatore E. Apakan, per ridurre le tensioni nel Donbass. La garanzia dell'efficacia della SMM sarà il monitoraggio equilibrato su entrambi i lati della linea di contatto, una chiara determinazione dei responsabili dello scatenamento degli attacchi e della distruzione di obiettivi civili. È anche importante monitorare le conseguenze del persistente blocco socio-economico del Donbass. La missione non dovrebbe trascurare la situazione nel resto dell'Ucraina. Tutti i casi di violazione dei diritti umani, inclusi i diritti delle minoranze nazionali, la persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina, il dilagante nazionalismo aggressivo e il neo-nazismo, il blocco della libertà dei media e la repressione nei confronti dei giornalisti, richiedono un attento monitoraggio. Quest'ultimo aspetto rileva particolare importanza nel contesto della Giornata dei giornalisti in Ucraina, che cade oggi, 6 giugno.
Gli eventi degli ultimi giorni hanno dimostrato che i neonazisti si sentono ancora liberi in Ucraina. Il 2 giugno, un altro atto di dileggio è stato commesso a Kharkov contro la memoria storica della vittoria del popolo sovietico sul nazismo e sulla liberazione dell'Ucraina – contro il quale i poliziotti non hanno mosso un dito -, i nazionalisti hanno distrutto il monumento all'eccezionale comandante sovietico Georgij Zhukov. Su questo sfondo, in questi giorni ad Ivano-Frankovsk è stato posato un monumento a Roman Shukhevich, leader dell’Esercito insurrezionale ucraino (UPA), che si è macchiato di atrocità contro i civili e di collaborazionismo con i nazisti. Una protesta a riguardo è già stata avanzata dalla Polonia e da Israele. Si scopre che, nonostante il cambio di potere, la politica di riscrittura della storia ed il percorso verso la glorificazione dei criminali nazisti continuano. Speriamo che la nuova leadership dell'Ucraina concretizzerà la credibilità ricevuta dagli elettori e cesserà il pericoloso flirt con nazionalisti e radicali.
La base senza alternative per raggiungere una pace a lungo termine in Ucraina rimane il "Set di Misure" di Minsk, approvato dalla risoluzione 2202 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nonché gli accordi concordati nel quadro del gruppo di contatto e del "Formato Normandia". Si tratta della piena attuazione di tutte queste disposizioni del dialogo diretto tra Kiev, Donezk e Lugansk. Esortiamo i partner internazionali a sintonizzare la leadership ucraina esattamente su questa strada.
Vi ringrazio dell’attenzione



mercoledì 5 giugno 2019

SUL GIORNO DELLA VITTORIA




di Sergej Lavrov


Passato maggio, spentisi i fuochi di artificio, il paese e il mondo hanno celebrato il Giorno della Vittoria. La festa dei veterani, dei soldati di prima linea, degli operai delle retrovie, di tutto il nostro popolo e degli altri popoli vittoriosi. La solenne parata sulla Piazza Rossa, la posa delle corone sulla tomba del Milite Ignoto. Ancora una volta - non solo in Russia, ma anche in molti altri paesi - la marcia del Reggimento Immortale - un'iniziativa civile che ha acquisito un respiro veramente globale. Erano presenti centinaia di migliaia di russi, compatrioti e cittadini di altri paesi - tutti coloro che amano la memoria della Vittoria ed il ricordo di coloro che l'hanno vissuta.

Avanti a noi ora c'è un altro appuntamento, il 22 giugno; il giorno della memoria e del dolore per i caduti nella Grande Guerra Patriottica. Ricorderemo quelli che sono caduti nelle battaglie, sono stati torturati in prigionia e nei campi di concentramento, sono morti di fame e a causa dei patimenti della guerra. Inizia anche la preparazione della celebrazione del 75° anniversario della Vittoria del prossimo anno, che, naturalmente, si terrà ad un livello appropriato in relazione al valore e alla grandezza spirituale di tutti gli eroi di quella guerra. E non puoi fare a meno di pensare: cosa significa il giorno del 9 maggio per i popoli che erano sull'orlo dell'annientamento e perché qualcuno non ama questa festa oggi?

Per me, come uomo della prima generazione del dopoguerra, cresciuto con le storie del fronte, le storie di famiglia sulla guerra, le risposte a queste domande sono ovvie. I popoli dell'Unione Sovietica e degli altri paesi erano diventati l'oggetto dell'ideologia che odiava l’uomo del nazismo e quindi la vittima dell'aggressione della macchina militare più potente, organizzata e motivata di quel tempo. A costo di terribili sacrifici l'URSS, ha dato un contributo decisivo alla sconfitta della Germania di Hitler, insieme agli alleati che hanno liberato l'Europa dalla piaga fascista. La vittoria pose le basi per l'ordine mondiale postbellico sulla base della sicurezza collettiva e della cooperazione fra gli Stati aprendo la strada alla creazione delle Nazioni Unite. Questi sono i fatti.

Tuttavia, sfortunatamente, il ricordo della Vittoria è tutt'altro che sacro per molti nel mondo. È triste che in Russia vi siano persone che hanno raccolto i miti diffusi da coloro che vogliono seppellire questo ricordo e che credono sia giunto il momento di abbandonare la solenne celebrazione del Giorno della Vittoria. Più cresce il numero degli anniversari, più spesso si deve affrontare l'incoscienza storica.

Non importa quanto sia amaro rendersene conto vedendo i tentativi di screditare gli eroi, per ingenerare artificialmente dubbi sulla correttezza del percorso intrapreso dai nostri antenati. Sia all'estero che nel nostro paese sentiamo dire che in Russia si sta militarizzando la coscienza pubblica e le parate ed i cortei del Giorno della Vittoria non sono altro che l'imposizione, da parte dello Stato, di sentimenti bellicosi e guerrafondai. Così facendo si insinua che la Russia respinga l'umanesimo ed i valori del mondo “civilizzato" mentre l'Europa - si afferma - ha dimenticato le "rimostranze passate" lasciando "i secoli passati" e costruendo "relazioni lungimiranti" nella tolleranza, “relazioni orientate al futuro".

I nostri malevoli cercano di sminuire il ruolo dell'Unione Sovietica nella seconda guerra mondiale. Rappresentare l'Unione Sovietica, se non come il principale colpevole della guerra almeno come aggressore, insieme alla Germania fascista, amplificando le tesi sulla "eguale responsabilità". L'occupazione nazista è cinicamente collocata su un unico piano di chi ha causato decine di milioni di vite, dei crimini dei collaborazionisti con la missione di liberazione dell'Armata Rossa. Monumenti vengono eretti in onore dei complici nazisti. Allo stesso tempo i monumenti per i soldati-liberatori e le tombe dei soldati caduti in alcuni paesi sono soggetti a profanazione e distruzione. Vorrei ricordare: il Tribunale di Norimberga e le sue decisioni sono diventate parte integrante del diritto internazionale. Questa hanno distintamente definito chi stava dalla parte del bene e chi si trovava dalla parte del male. Nel primo caso questa è l'Unione Sovietica che ha immolato sull'altare della Vittoria milioni di vite dei suoi figli e delle sue figlie ed altri stati della coalizione anti-hitleriana. Nel secondo - il regime del Terzo Reich, le Potenze dell'Asse ed i loro scagnozzi, anche nei territori occupati
Ciò nonostante false interpretazioni della storia vengono introdotte nel sistema educativo occidentale. Nei corsi entrano mistificazioni, teorie pseudo-storiche progettate per sminuire l'impresa dei nostri avi. I giovani sono convinti che il merito principale della vittoria sul fascismo e della liberazione dell'Europa non appartenga alle truppe sovietiche, ma all'Occidente grazie allo sbarco in Normandia - meno di un anno prima della sconfitta del fascismo.

Onoriamo il sacro contributo dato alla vittoria comune da parte di tutti gli alleati in quella guerra, riteniamo vergognoso che si metta un cuneo tra di noi. Ma non importa quanto duramente ci provino i falsificatori della storia: il fuoco della verità non può essere spento. Sono stati i popoli dell'Unione Sovietica a spezzare la spina dorsale al Terzo Reich. Questo è un dato di fatto.

Emergono disgustosi attacchi al Giorno della Vittoria stesso, alle celebrazioni della grande impresa di coloro che hanno vinto la terribile guerra.

In Europa, con la loro famigerata correttezza politica, stanno cercando di appianare gli "angoli storici taglienti", per sostituire gli onori militari ai vincitori con eventi di riconciliazione "neutrali". Non c'è dubbio: dobbiamo guardare avanti, ma non dobbiamo dimenticare le lezioni della storia.

Pochissime persone hanno contezza del fatto che in Ucraina, sforzandosi di introdurre i "valori europei", il regime di Poroshenko abbia dichiarato festa nazionale la data della nascita dell' ”Esercito insurrezionale ucraino”, un'organizzazione criminale responsabile della morte di decine di migliaia di pacifici ucraini, bielorussi, russi, polacchi, ebrei (nella stessa Israele, il cui popolo è sopravvissuto all'Olocausto, il 9 maggio è stato dichiarato festivo - il Giorno della Vittoria). Altri esempi eclatanti dei nostri paesi esteri più vicini: il bagliore, come nella Germania fascista, delle fiaccolate dei Neo-Banderisti lungo le strade principali della città-eroe di Kiev, le marce di veterani e fan delle Waffen-SS a Riga e Tallinn. Vorrei chiedere a coloro a cui non piacciono le lacrime dei nostri veterani nelle parate, che criticano le azioni "militarizzate" in onore della Vittoria: come vi sembra questa "smilitarizzazione" della coscienza all’europea?

Nessuno, ovviamente lo ammette, ma ci sono i fatti: sia gli Stati Uniti, sia la NATO e la UE perdonano molto ai loro giovani partner che fanno carriera grazie ad una chiara spiccata russofobia. Per poterli usare allo scopo di preservare le alleanze occidentali su posizioni anti-russe, allo scopo di respingere il dialogo paritario pragmatico con Mosca, questi ragazzi se la cavano sempre, compresa la glorificazione dei fascisti e lo spietato sciovinismo contro i russi e le altre minoranze nazionali.

Oltre a ciò a volte sembra che lo scopo di una tale connivenza da parte dell'Occidente sia di sollevare dalle responsabilità coloro che, colludendo con Hitler a Monaco nel 1938, cercarono di dirigere l'aggressione fascista verso Oriente. Il desiderio di molti in Europa di riscrivere quella vergognosa pagina della storia può probabilmente essere compreso in questo senso.

Dopo tutto, come risultato, le economie di un certo numero di paesi dell'Europa continentale guadagnarono grazie al Terzo Reich e molti di loro furono coinvolti nel genocidio nazista di russi, ebrei e delle altre nazionalità. Evidentemente non è un caso che i membri della UE e della NATO si rifiutino regolarmente di sostenere la risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite - proposta dalla Russia – sull'inammissibilità della glorificazione del nazismo. E la "visione alternativa" della seconda guerra mondiale tra diplomatici occidentali non deriva chiaramente dall'ignoranza della storia (anche se ci sono anche problemi con questo).

Non è superfluo ricordare come nemmeno durante gli anni della Guerra Fredda, una tale bestemmia si sia avuta, nonostante lo scontro ideologico sembrava portare a questo. Pochi osarono sfidare il ruolo decisivo dell'URSS nella nostra Vittoria comune e l'autorità che il nostro paese aveva acquisito nel periodo postbellico. Cosa che i nostri alleati occidentali hanno riconosciuto incondizionatamente. Furono loro che, tra l'altro, iniziarono la divisione dell'Europa in "aree di responsabilità" - nel 1944, quando, durante i negoziati sovietico-britannici, Churchill sollevò questa questione a I.V. Stalin.

Oggi, distorcendo il passato, i politici ed i propagandisti occidentali vogliono far dubitare la giustizia dell'ordine mondiale approvato nella Carta delle Nazioni Unite dopo la seconda guerra mondiale. Si è intrapresa la strada di indebolire il sistema legale internazionale esistente, sostituendolo con una sorta di "ordine basato sulle regole". Vogliono creare questo ordine secondo il principio "chi è più forte ha ragione", secondo la "legge della giungla".

E questo si riferisce principalmente agli Stati Uniti e alle peculiarità americane della percezione della storia del XX secolo. L'idea di "due buone guerre" è ancora molto diffusa in quel paese, a seguito delle quali l'America ha conquistato il dominio militare in Europa occidentale e in molte altre regioni del mondo, rafforzato la fiducia in loro stessi, sperimentato un boom economico e diventati leader mondiali.

Gli americani e con non meno entusiasmo da parte degli europei creano l'immagine della "Russia militarista". Tuttavia la maggior parte della loro storia è un esempio di infinite guerre di conquista. Per 243 anni “l’esclusività americana", l'interventismo è diventato parte integrante della politica estera di Washington. L'élite politica degli Stati Uniti percepisce l'uso della forza come un elemento naturale della "diplomazia coercitiva" (coercive diplomacy), ideata per risolvere la più ampia gamma di problemi, compresi quelli politici interni.

Non una singola campagna elettorale negli Stati Uniti è completa senza che i candidati assumano le vesti del comandante in capo in azione. La prova della prodezza del politico americano è la prontezza nel ricorrere all'uso della forza per qualsiasi motivo. Ci sono molti esempi di implementazione di tali stereotipi sotto vari pretesti "plausibili": a Grenada nel 1983, a Panama nel 1989, in Jugoslavia nel 1999 o in Iraq nel 2003. Allo stesso tempo in America onorano i loro soldati caduti, indipendentemente dalla causa per la quale hanno combattuto. E a maggio si celebra il Memorial Day e nessuno li accusa di "militarismo" quando parate navali e spettacoli aerei si svolgono in varie città degli Stati Uniti con il dispiegarsi di armamenti.

Siamo, infatti, accusati di ricordare padri e nonni che hanno piegato le loro teste in una santa guerra di liberazione, rendendo loro onori militari e celebrando la Giornata della Vittoria ampiamente e con orgoglio. La Russia o l'Unione Sovietica hanno scatenato le due guerre mondiali? Abbiamo oggi una vasta rete di basi militari create allo scopo di espandere il nostro contro sul mondo intero?

Per i diplomatici ed i politici il 9 maggio è stata anche un'occasione per ricordare che gli Stati della coalizione anti-hitleriana, nel 1945, si sono definiti le Nazioni Unite. Durante gli anni della guerra hanno agito spalla a spalla. Organizzato Convogli artici, fraternizzato sull'Elba. I piloti francesi del reggimento combattente Normandie-Neman sconfissero il nemico sul fronte sovietico-tedesco. La consapevolezza della minaccia comune di fronte all'ideologia che odiava l’uomo del nazionalsocialismo ha aiutato gli Stati con diversi modelli politici e socio-economici a lasciare da parte le contraddizioni. Il fattore unificante era la convinzione che la sconfitta della Germania nazista dovesse segnare il trionfo della giustizia e la vittoria della luce sulle tenebre.

Dopo la fine della guerra gli alleati hanno costruito una nuova architettura di relazioni internazionali attorno all'ideale di una cooperazione equa tra Stati sovrani. La creazione dell'ONU avrebbe dovuto essere una garanzia contro la ripetizione del triste destino del suo predecessore, la Società delle Nazioni. I padri fondatori hanno imparato bene le lezioni della storia: senza il "concerto delle grandi potenze", - il consenso unanime dei principali paesi del mondo che occupavano posti permanenti nel Consiglio di sicurezza - il mondo non può essere stabile. La loro alleanza deve guidarci anche oggi.

Quest'anno, partecipando alle celebrazioni in onore del Giorno della Vittoria abbiamo ancora una volta detto a tutti coloro che vogliono sentire: "Sì, siamo pronti a resistere a qualsiasi aggressore tanto fermamente quanto i nostri avi. Ma i russi non vogliono la guerra, non vogliono una ripetizione di orrori e sofferenze". La missione storica della nostra gente è di essere guardiani della Pace. La Pace che stiamo cercando di salvare. Stendiamo quindi una mano a tutti coloro che vogliono essere nostri buoni partner. I colleghi occidentali conoscono da molto tempo le nostre proposte che offrono modi realistici per superare lo scontro e creare una barriera affidabile per tutti coloro che ammettono la possibilità di una guerra nucleare. Sono stati rafforzati dall'appello degli Stati membri dell'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva all'Alleanza del Nord Atlantico (NATO) nel maggio di quest'anno per avviare un dialogo professionale depoliticizzato sulle questioni della stabilità strategica.

Sono sicuro: è con pensieri di pace che i cittadini della Russia e degli altri paesi il 9 maggio 2020 guarderanno alle parate in onore del 75° anniversario della Grande Vittoria e scenderanno nelle strade delle città nelle file del Reggimento Immortale con i nastri di San Giorgio sul petto. Il ricordo di coloro che sono caduti nella lotta contro i nemici della Patria, i nemici della civiltà umana rimarrà vivo finché si celebrerà la Grande festa delle nazioni vittoriose, la festa della salvezza, la festa della liberazione. E non ci si deve vergognare della portata di questa celebrazione.







sabato 1 giugno 2019

ESCE LA VERITA' SULL'ABBATTIMENTO DEL BOEING MH17




Il primo ministro malese ha definito l'inchiesta sull’abbattimento del volo MH17 politicizzata

Il politico ha sottolineato la mancanza di prove del coinvolgimento della Russia nella tragedia.
 

Il primo ministro malaysiano Mahathir Mohamad ha criticato l'inchiesta sull’abbattimento del Boeing in Ucraina nel 2014 che ha cercato di incolpare la Russia, scrive Malay Mail.

In una conferenza stampa a Tokyo ha espresso l'opinione che l'inchiesta sia politicizzata e ha sottolineato la mancanza di prove che la Russia sia coinvolta nella tragedia.
  "Danno la colpa alla Russia, ma dove sono le prove?" Sappiamo che il razzo che ha colpito l'aereo era di tipo russo, ma potrebbe anche essere stato prodotto in Ucraina", dice la pubblicazione delle sue parole.

Il primo ministro si è anche lamentato del fatto che la Malesia non ha il permesso di accedere alle scatole nere, senza averne ragione.

Ricordiamo il volo Boeing 777 MH17 Malaysia Airlines, in rotta da Amsterdam a Kuala Lumpur, si è schiantato il 17 luglio 2014 nel territorio del Donbass. A bordo c'erano 298 persone. L'Occidente ha accusato senza fondamento la Russia di coinvolgimento nella tragedia.

https://tvzvezda.ru/news/vstrane_i_mire/content/20195311354-dI536.html