"In Ucraina c'è stata
un'aggressione dell'occidente alla Russia". Giulietto Chiesa
"L'Europa ha scelto di aprire una crisi gravissima, che non tiene conto della storia"
di Alessandro Bianchi (con la preziosa collaborazione
del Prof. Paolo Becchi)
Per descrivere la gravità di ciò
ch’è avvenuto basti pensare, come ipotesi scolastica, ad un semplice esempio.
Immaginiamo che la Lega Nord in Italia raggiungesse il 40% dei voti e fosse il
principale partito dell'opposizione. Potremmo noi accettare tranquillamente,
senza protestare, che Francia, gran Bretagna, Stati Uniti, Bangladesh e altri
inviassero a Milano decine di alti rappresentanti politici, diplomatici per
incitare il Nord alla secessione? Ovvio che considereremmo un tale
atteggiamento una patente provocazione e una violazione di ogni norma di
correttezza internazionale. Evidente ingerenza dall’esterno negli affari
interni del nostro paese. Eppure l’Europa ha
fatto esattamente questo con l’Ucraina. E il senatore americano McCain
- Come uscirà l'Europa
dalla crisi ucraina?
Ad un forum russo-europeo
a cui ho partecipato recentemente a Bruxelles, una ricercatrice dell'Istituto
degli affari internazionali di Mosca ha fatto un intervento illuminante per
comprendere le implicazioni possibili della crisi ucraina. All'inizio pensavo
fosse quasi una battuta, ma diceva cose molto serie quando ha invitato pubblicamente il presidente Putin ad
assecondare le richieste di Polonia e dei paesi baltici, ripudiando finalmente
il trattato Ribbentropp-Molotov, che precedette la seconda
guerra mondiale. Le frontiere dell'Ucraina tornerebbero alla fase precedente,
la Galizia tornerebbe in Polonia entrando in Europa, come chiede,
legittimamente di poter fare. Tuttavia si creerebbe un problemino tra due
paesi europei: infatti anche un terzo della Lituania, compresa la
capitale Vilnius, tornerebbe in Polonia. Ci rendiamo conto della posta in gioco
nel voler forzare la mano in questa questione? Da
questa crisi l'Europa subirà inevitabilmente una grave sconfitta ed un
peggioramento dei rapporti con la Russia. E' inevitabile se si
continua a pagirare su questi tasti. E la colpa sarà di politici come il
presidente della Lituania e di Angela Merkel che hanno voluto forzare la
rivolta.
- Riuscirà, secondo Lei,
il presidente Yanukovich nel brevissimo periodo a destreggiarsi tra i due
fuochi del progetto di Unione doganale di Putin e quello dell'Unione Europea,
evitando un peggioramento della crisi?
Non lo so. Credo che la situazione sia ancora estremamente tesa e pericolosa. Yanukovich punterà a vincere le prossime elezioni attraverso il sostegno dei russofoni. Se dall'Europa si deciderà di soffiare sul fuoco, la crisi è ad un livello tale che può preludere all'inizio di un conflitto interno all’Ucraina. Mi auguro di no, chiaramente, ma è il quadro che si delinea attraverso una forzatura prolungata della situazione. Il presidente ucraino se ne torna a Kiev da Mosca con un pacchetto di risultati considerevoli. Però, non bisogna dimenticare che – come ha reso noto Putin - durante i colloqui non è stata affrontata la questione dell’ingresso dell’Ucraina nell'Unione doganale con Russia, Bielorussia e Kazakistan. Il negoziato è servito solo a fronteggiare l'emergenza e dare respiro al paese. Non è escluso che Putin abbia offerto a Yanukovich la possibilità di prendere tempo, senza forzare una decisione immediata. Si tratterebbe di una posizione ragionevole, che permetterebbe al presidente ucraino di presentarsi alle elezioni con una posizione neutrale tra i due blocchi. Una posizione accettabile sia per gli ucraini di lingua russa sia per gli altri che si sentono più vicini all'Europa. Sono stato più volte in Ucraina lo scorso anno ed ho sostenuto, in una serie di incontri ed interviste, come il paese dovrebbe prendere due provvedimenti immediati: in primo luogo, Kiev dovrebbe dichiarare che non entrerà in ogni caso nella Nato. Sarebbe un gesto molto forte.
Non lo so. Credo che la situazione sia ancora estremamente tesa e pericolosa. Yanukovich punterà a vincere le prossime elezioni attraverso il sostegno dei russofoni. Se dall'Europa si deciderà di soffiare sul fuoco, la crisi è ad un livello tale che può preludere all'inizio di un conflitto interno all’Ucraina. Mi auguro di no, chiaramente, ma è il quadro che si delinea attraverso una forzatura prolungata della situazione. Il presidente ucraino se ne torna a Kiev da Mosca con un pacchetto di risultati considerevoli. Però, non bisogna dimenticare che – come ha reso noto Putin - durante i colloqui non è stata affrontata la questione dell’ingresso dell’Ucraina nell'Unione doganale con Russia, Bielorussia e Kazakistan. Il negoziato è servito solo a fronteggiare l'emergenza e dare respiro al paese. Non è escluso che Putin abbia offerto a Yanukovich la possibilità di prendere tempo, senza forzare una decisione immediata. Si tratterebbe di una posizione ragionevole, che permetterebbe al presidente ucraino di presentarsi alle elezioni con una posizione neutrale tra i due blocchi. Una posizione accettabile sia per gli ucraini di lingua russa sia per gli altri che si sentono più vicini all'Europa. Sono stato più volte in Ucraina lo scorso anno ed ho sostenuto, in una serie di incontri ed interviste, come il paese dovrebbe prendere due provvedimenti immediati: in primo luogo, Kiev dovrebbe dichiarare che non entrerà in ogni caso nella Nato. Sarebbe un gesto molto forte.
In secondo luogo, dovrebbe
affermare che intende mantenere buoni rapporti con la Russia e con l'Europa. In
seguito, dovrebbe stipulare accordi favorevoli con entrambe le due realtà
doganali. Ne trarrebbe solo vantaggi, economici e
politici. Perché non pensare ad un'Ucraina che per il suo
passato, la sua storia, cultura e posizione, resti un paese neutrale, con un
rapporto di buon vicinato con entrambi i grandi vicini? Sarebbe il tipo di
politica estera che una Unione Europea ragionevole dovrebbe perseguire ed una
soluzione che a Putin non dispiacerebbe.
- Qual è la peggiore
ipotesi di escalation del conflitto possibile?
Lo scrive oggi (mercoledì,
ndr) anche il New York Times: se l'Ucraina dovesse entrare
nel blocco occidentale, Mosca prenderà misure di ritorsione sia militari che
economiche. Ho letto una parte delle oltre 900 pagine del
documento che si sarebbe dovuto firmare a Vilnius. Prevedevano scelte molto
drastiche, con le imprese ucraine costrette a rompere qualsiasi legame
con quelle russe. Tutte le esportazioni alimentari ucraine verso la Russia
avrebbero avuto seri ostacoli, in quanto l’Ucraina avrebbe dovuto
cambiare il regime di tassazione, di controlli sanitari, di parametri tecnici
di verifica delle merci: tutte modifiche costose a carico di ucraini e russi.
Il cambio di campo dell’Ucraina modificherebbe completamente i rapporti
economici e commerciali con la Russia, che sono oggi assolutamente prevalenti.
Proviamo a metterci nei panni della Russia. Qualunque paese, in una tale
situazione, sarebbe perfino costretto a prendere contromisure.
- La scelta occidentale di
forzare la situazione in Ucraina può essere letta come il tentativo degli Stati
Uniti di mandare un messaggio chiaro alla Russia su altri fronti, soprattutto
per quel che riguarda il Medio Oriente?
Le strategie delle grandi potenze non sono mai monodimensionali. Ci sono tanti fronti che sono aperti simultaneamente e si influenzano vicendevolmente. Magari c'è stata una certa autonomia europea in Ucraina, ma una parte della sua azione dipende da obiettivi strategici e geopolitici che gli Stati Uniti stanno perseguendo: non c'è il minimo dubbio a proposito. La teoria di Brzezinski sull'accerchiamento progressivo della Russia non è mai stata abbandonata: gli europei sono soggetti che seguono ed eseguono queste direttive. La crisi dell'Ucraina è un grande gioco sporco. Non c'era alcun bisogno in questo momento di accelerare sulla questione dell’accesso all’Unione Europea, ed esiste il rischio che anche in Georgia (che invece ha firmato) le tensioni si possano a breve accentuare.
Le strategie delle grandi potenze non sono mai monodimensionali. Ci sono tanti fronti che sono aperti simultaneamente e si influenzano vicendevolmente. Magari c'è stata una certa autonomia europea in Ucraina, ma una parte della sua azione dipende da obiettivi strategici e geopolitici che gli Stati Uniti stanno perseguendo: non c'è il minimo dubbio a proposito. La teoria di Brzezinski sull'accerchiamento progressivo della Russia non è mai stata abbandonata: gli europei sono soggetti che seguono ed eseguono queste direttive. La crisi dell'Ucraina è un grande gioco sporco. Non c'era alcun bisogno in questo momento di accelerare sulla questione dell’accesso all’Unione Europea, ed esiste il rischio che anche in Georgia (che invece ha firmato) le tensioni si possano a breve accentuare.
- L'amicizia personale di
Silvio Berlusconi con Putin è stata una assoluta peculiarità nei rapporti del
presidente russo con un leader europeo. Si può dire a distanza di qualche anno
che i progetti energetici dell'ex premier italiano possano aver dato fastidio a
qualcuno?
Non è certo un grande statista, ma Berlusconi aveva capito che tutta la politica
americana verso la Russia non era in linea con il perseguimento dei suoi
obiettivi. La sua politica estera è così entrata in collisione
con Washington. Come la Germania era riuscita a bypassare Polonia e le repubbliche
baltiche, facendo arrivare il gas russo in modo diretto attraverso il
North Stream, il progetto di Berlusconi con il South Stream era quello di
collegare il sud dell'Europa al gas russo aggirando l'Ucraina. “Un giorno
l'Europa mi sarà grata perché l'energia arriverà attraverso le vie che ho
aiutato ad aprire”, aveva dichiarato Berlusconi, che si candidava a divenire un
partner privilegiato di lungo periodo con la Russia. Questo ha dato fastidio.
Se si vuole una contrapposizione tra Russia ed Europa, si deve trovare il modo
di impedire che i russi vendano il gas all'Europa. In tal modo non solo si
allenta la cooperazione tra Europa e Russia, ma si costringe l’Europa a
comprare l’energia che arriverà dagli Stati Uniti, nel frattempo divenuti nuovamente
esportatori di gas.
Gas
molto più economico di quello russo, ma proveniente dagli scisti bituminosi,
che sono devastanti per il riscaldamento climatico e per gli equilibri
ecologici. Più energia ai danni dell’ecosistema. E un’Europa
sempre più incatenata al carro americano. Poveretti gli ucraini.
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