giovedì 8 maggio 2014

Intervista esclusiva di Oleg Tsarev per “Russkaja Vesna” sulla dichiarazione di Putin 

 


Oleg Anatol’evich, e’ stupito dalla dichiarazione di Putin?

No, non sono stupito. La Russia e’ un grandissimo giocatore internazionale e la quantita’ di “input” che influenza il processo decisionale di Putin e’ sicuramente maggiore della nostra. Percio’ tutti i politici ragionevoli del Sud Est hanno capito che la Russia, appoggiandoci, cerca di raggiungere i propri obiettivi con il minimo delle perdite. Le trattative tra Kiev e il Sud Est come partecipante alla pari e a pieno titolo rappresentano una soluzione logica. Ma non in qualita’ di negoziati tra governo e opposizione, e nemmeno tra centro e periferia. Si tratta di un dialogo tra due entita’ politiche, e non e’ ancora chiaro quale delle due sia piu’ legittima. Le attuali autorita’ di Kiev sono giunte al potere per mezzo di un colpo di stato, cioe’ infrangendo tutte le leggi possibili dell’Ucraina, Costituzione compresa, mentre noi, basandoci sulla Costituzione e mettendo in pratica i nostri diritti costituzionali, ci siamo opposti alle autorita’ illegittime. Percio’ la dichiarazione di Putin non ci ha colti di sorpresa, e gli siamo riconoscenti per avere riconfermato lo status del Sud Est di partecipante alla pari nel processo di negoziazione, anche nell’arena internazionale. Oggi, dopo queste dichiarazioni, un incontro a quattro a Ginevra sarebbe soltanto un’inutile perdita di tempo per tutti i partecipanti, poiche’ noi del Sud Est non riconosciamo le decisioni e le “tabelle di marcia” che vengono adottate in tale sede.

In che modo verra’ formulata la risposta all’esortazione di Putin e quale sara’, secondo Lei, questa risposta?

Per rimandare questo referendum, al quale ci si sta preparando a pieno ritmo, bisogna attuare gli stessi procedimenti che sono serviti ad avviarlo. Cio’ significa che nelle Oblast’ di Luhans’k e di Donec’k vanno di nuovo riuniti i consigli popolari, i quali accetteranno o meno la proposta di rinvio. Ritengo opportuna l’organizzazione di raduni popolari, per ascoltare l’opinione della gente. Bisogna chiedere anche alle milizie che cosa ne pensano. Lei comprende che le persone stanno GIA’ dando la vita per questo referendum. Non si tratta di giochetti politici, per la maggioranza degli abitanti del Donbass il referendum e’ una questione di guerra o pace.

Per quanto riguarda i parametri della risposta, io conosco gia' l'opinione della gente nel Sud Est, poiche’ mi trovo sempre in mezzo a loro, dalla mattina alla sera. Gli abitanti delle regioni sudorientali non rinunceranno alle proprie richieste e soltanto in seguito al loro adempimento potranno darci un “mandato” condizionato per lo svolgimento dei negoziati. Le condizioni sono le seguenti: l’immediata cessazione dell’operazione militare nell’Est e il ritorno di tutte le truppe in caserma; il disarmo di tutti i gruppi armati irregolari e il ripristino dell’ordine elementare nel paese, sarebbe a dire togliere dalle strade i nazionalisti radicali armati; la liberazione di tutti i prigionieri politici. Sono molto felice che Pavel Gubarev e due mebri della milizia cittadina siano stati liberati. Tuttavia noi pretendiamo la liberta’ per tutti i prigionieri politici, compresi coloro che in questo momento si trovano in prigione con false accuse penali, come Konstantin Dolgov.

Dopo l’espletamento di queste semplici condizioni saremo pronti a rivolgerci al popolo per chiedere il rinvio della data del referendum, e se ci dara’ il suo appoggio ci siederemo al tavolo delle trattative e daremo voce alle richieste del Sud Est.





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