Kiev vieta alle
missioni umanitarie russe di fornire assistenza medica agli abitanti del
Donbass
«Lasciate che tirino le cuoia, ci saranno meno terroristi» - così il membro
della Camera pubblica russa, consigliere del Presidente della Duma di Stato, responsabile
della «Missione umanitaria russa» Evgenij Primakov ha descritto l'atteggiamento
di Kiev verso l’aiuto ai residenti del Donbass da parte della Russia.
Primakov ha sottolineato come nel Donbass si stia vivendo una situazione pericolosa
– il numero delle malattie pericolose nella regione a volte superano la
tolleranza massima stabilita dall’OMS.
«Nella parte orientale dell'Ucraina la situazione difficile sfiora l’irreale.
La soglia di HIV, la tubercolosi e l'epatite superano i limiti massimi
dell'OMS, ed a volte si verifica una vera e propria epidemia non gestibile. Un
grande aiuto lo esercita il Ministero della Salute russo, ma non può risolvere
tutti i problemi, ha bisogno di seguire puntualmente i pazienti e farli seguire
da specialisti altamente qualificati.
La possibilità di operare da parte delle organizzazioni umanitarie nella
regione dipende dalla politica. Se facciamo tutto secondo le norme
del diritto internazionale, allora dobbiamo chiedere a Kiev il permesso di
lavorare lì: partiamo formalmente dal fatto che il Donbass è Ucraina. Ma Kiev
non vuole che le organizzazioni russe lavorino lì" ha detto Primakov.
Il parlamentare ha aggiunto che la sua
organizzazione ha fatto domanda a Kiev per ottenere i permessi adeguati, ma le
autorità ucraine hanno sempre rifiutato.
«Abbiamo lavorato con questo tema, ma ci hanno allontanato come fossimo
lebbrosi. Non vogliono che la operino organizzazioni russe, anche se si tratta
di salvare vite umane. L'atteggiamento di Kiev verso la popolazione che vive nella
parte orientale del paese è – i malati di HIV, AIDS e tubercolosi aumentino e che
muoiano tutti, meno «terroristi» ci saranno. Io non esagero le tinte. È mostruoso, ma con
questi non ci si può fare niente» — ha detto Primakov aggiungendo che ora sta
valutando la possibilità di iniziare ad operare nel Donbass direttamente senza
l'autorizzazione di Kiev, come fanno in molti punti caldi del mondo molte
organizzazioni umanitarie internazionali.
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