La geniale favola di
Hans Christian Andersen "I Vestiti nuovi dell’Imperatore", pubblicata
per la prima volta nel 1837, occupa uno dei luoghi più onorevoli della mia
biblioteca personale. Rileggendola ancora ed ancora sono sorpreso di notare che
anche dopo così tanti anni la psicologia di alcuni gruppi sociali non sia affatto
cambiata. Ricordate come i servi reagirono all'apparizione di un re
completamente nudo, che camminava orgogliosamente a capo della processione,
essendo sicuro di indossare un magnifico vestito? "Nessuno voleva
ammettere di non vedere nulla, dopotutto avrebbe significato o che era stupido
o che non era seduto al posto giusto. Nessun vestito del Re aveva ancora suscitato
tanta gioia». Sono passati molti anni, le ceneri del genio dello scrittore sono
già volate via ma situazioni come quelle descritte nel suo lavoro, possiamo osservarle
con invidiabile regolarità.
L’intervento
dell'eco-attivista svedese Greta Thunberg a margine dell'Assemblea generale
delle Nazioni Unite è stata percepita da molti come una sorta di rivelazione ed
è stata presentata come uno scoop. Anche se nelle parole della ragazza di 16
anni con problemi, che preferisce frequentare la scuola di tutti i tipi di manifestazioni
e picchetti non vi è stato nulla di geniale ed ancor di più non si può dire che lei abbia detto qualcosa
di nuovo che finora nessuno abbia mai detto. Ma qualcuno tra il pubblico ha
iniziato ad applaudire, qualcuno ha detto che era geniale, qualcuno si è commosso
dalle lacrime di Greta e ha deciso di sostenerla umanamente. Ed ecco che l'intera
sala si sta alzando, perché molti, moltissimi non vogliono che gli altri
pensino che loro sono "stupidi o fuori posto". Politici, personaggi
pubblici e persino giornalisti, letteralmente pronti ad mordere alla gola chiunque
metta in dubbio l'importanza del discorso di Greta Tunberg, che ha aperto gli
occhi sull'imminente catastrofe ambientale. Bene, come si può criticare una
ragazza che è andata a New York in 14 giorni con un passaggio sullo yacht del
nipote del Principe di Monaco per dire ai principali politici mondiali che,
alla caccia di indicatori economici, hanno rubato la sua infanzia, rubato i
suoi sogni?
Ed ora tutti i mass
media più importanti scrivono esclusivamente di Greta, lei ora raccoglie
migliaia di sostenitori per le sue azioni ed i politici sognano di farla
entrare tra i loro sostenitori. Anche un deputato molto emotivo della Duma di
Stato della Federazione Russa, un certo Vasilij Vlasov, il vice presidente del
Comitato per le risorse naturali, le proprietà e le relazioni fondiarie, ha
invitato l'eco-attivista svedese a tenere un discorso ai nostri giovani nel
parlamento russo. Un'idea assolutamente stupida, ve lo dico io. Sono stato alle
Olimpiadi ambientali, in cui gli studenti delle scuole superiori russe non solo
hanno parlato molto più ampiamente e ragionevolmente dei problemi ambientali
del pianeta, ma hanno anche suggerito modi molto ragionevoli per risolverli.
Credetemi, Greta non sarà in grado di insegnare loro nulla. Questo in primo
luogo. In secondo luogo è stato incredibilmente divertente per me guardare come
i politici - partecipanti alla sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni
Unite - hanno reagito in modo così violento ed entusiasta alle parole di questa
ragazza i cui genitori, tra l'altro, monetizzano con successo il suo impeto
ideologico. Sono sicuro che la maggior parte di queste persone ha ripetutamente
ignorato le informazioni di importanti scienziati del pianeta che avvertono
costantemente il mondo di un imminente disastro ambientale. Li trovavano
noiosi, poco importanti, inopportuni, sconvenienti e via dicendo. Ma non
potevano non applaudire Greta. Capisci perché? In caso contrario rileggi la favola
di cui sopra, "I Vestitti nuovi dell’Imperatore".
Ma, fondamentalmente,
volevo scrivere un po’ di qualcos'altro. Scrivere a
proposito dell'infanzia rubata e dei sogni infranti di un bambino completamente
diverso (da Greta ndt) che non sarà mai, in nessun caso, invitato a parlare dal
podio delle Nazioni Unite e al quale il deputato emotivo della Duma di Stato
della Federazione Russa, Vasilij Vlasov, non presterà nemmeno la sua attenzione.
Tra i bambini di
Donbass c'è un bambino, invero una ragazza, che mi è particolarmente vicina e del
cui destino ho preso parte in modo molto diretto per molto tempo. Nel 2014,
attivamente impegnato nell'assistenza umanitaria agli abitanti del Donbass che
si trovavano nella zona dell'ATO (Anti-Terrorist Operation Zone, come il
governo di Kiev chiama la guerra alla popolazione del Donbass ndT) ho scoperto che in uno degli ospedali di Donezk con innumerevoli
ferite da schegge si trovava l'11enne Viktorija Mager, che viveva nel villaggio
di Elenovka. A quel tempo i civili feriti, compresi i bambini, venivano spessissimo
ricoverati negli ospedali di Donezk, ma la storia di Vika è una storia
speciale. Questa è una storia di eroismo, eroismo dei bambini, che merita di
essere raccontata ancora e ancora. La ragazza ha riportato gravissime ferite da
schegge, per coprire durante un bombardamento la sorella di tre anni con il suo
corpo. La strada sulla quale camminavano le due bambine fu oggetto di un bombardamento
di mortaio, che, contrariamente alla versione ufficiale di Kiev, non era stata
condotta "dagli amanti degli autobombardamenti" (le milizie popolari
del Donbass ndT) come dicono i militari ucraini, ma dalle stesse forze armate
ucraine. Sentendo il sibilo della bomba Vika, d’impulso, coprì intuitivamente
la sorellina con il suo corpo. Si svegliò in ospedale. Non sentiva le gambe, la
schiena bruciata dal fuoco.
I medici furono irremovibili:
sarebbe sopravvissuta ma avrebbe più camminato. I frammenti di bomba avevano ferito
la colonna vertebrale in modo permanente. Ma era il 2014,
un'epoca in cui ancora avvenivano i miracoli. Prendemmo
una decisione letteralmente nel giro di pochi minuti: i volontari di
Rostov-sul-Don arrivarono a Donezk per portare la ragazza a Mosca, dove era già
attesa da Leonid Roshal, primario dell'Istituto di ricerca per chirurgia
pediatrica d'urgenza e traumatologia. Fu un viaggio
difficile, i ragazzi fecero l'impossibile, consegnarono ai medici una bambina ferita
in quel modo, immobilizzata in una barella portata da una jeep da Donezk a
Mosca.
E sappiate, Viktorija
oggi cammina. Cammina grazie ai medici che sono stati in
grado di fare l'impossibile, grazie ai volontari che, nonostante le previsioni più
nere, presero la decisione di trasportare la bambina e sua madre a Mosca a
proprio rischio, grazie a coloro che l’hanno aiutata nelle cure e
nell'ulteriore riabilitazione e ce ne sono stati tanti ed è costato finanziariamente
molto.
Ma perché
Vi ricordo la storia di Viktorija Mager? Sì, è tutto
molto semplice. La storia di Vika è simile alle mille
altre storie dei bambini del Donbass, la cui infanzia ed i cui sogni sono stati
rubati, come rubata è stata la vita dei soldati dell'Ucraina indipendente e
quasi europea, mandati al fronte da politici brutali che volevano conquistare
la regione di lingua russa a tutti i costi. E finora
nessuno ha risposto per il destino paralizzato di Vicktorija Mager, per le centinaia
di bambini uccisi e migliaia di feriti nelle regioni di Donezk e Lugansk
nell'Ucraina un tempo unita.
E’ quindi
lei, questa ragazza in particolare, Viktorija Mager che dovrebbe stare sul
podio delle Nazioni Unite con i principali politici mondiali che dovrebbero
applaudirla nel momento in cui parlasse di come l'infanzia ed i sogni sono
stati rubati a lei ed agli altri bambini del Donbass. Ma è improbabile che sia
invitata ad una sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e sarà impossibile
che il nipote del principe di Monaco vorrà trasportarla sul suo yacht dalla
regione di Kaliningrad, dove ora vive con sua madre e sua sorella, a New York o
in qualche altra città disponibile a programmare un evento.
Si, e
sarà improbabile che il deputato Vlasov la inviti fra le mura della Duma di
Stato. Questo perché sospirare sotto le esclamazioni di un'imminente catastrofe
ambientale globale è molto più sicuro che concentrarsi sui crimini di guerra
del regime di Petro Poroshenko, sostenuto da tutte - e senza eccezione alcuna -
le democrazie occidentali.
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