sabato 5 ottobre 2019

LA PASSIONE PER GRETA (THUNBERG)






La geniale favola di Hans Christian Andersen "I Vestiti nuovi dell’Imperatore", pubblicata per la prima volta nel 1837, occupa uno dei luoghi più onorevoli della mia biblioteca personale. Rileggendola ancora ed ancora sono sorpreso di notare che anche dopo così tanti anni la psicologia di alcuni gruppi sociali non sia affatto cambiata. Ricordate come i servi reagirono all'apparizione di un re completamente nudo, che camminava orgogliosamente a capo della processione, essendo sicuro di indossare un magnifico vestito? "Nessuno voleva ammettere di non vedere nulla, dopotutto avrebbe significato o che era stupido o che non era seduto al posto giusto. Nessun vestito del Re aveva ancora suscitato tanta gioia». Sono passati molti anni, le ceneri del genio dello scrittore sono già volate via ma situazioni come quelle descritte nel suo lavoro, possiamo osservarle con invidiabile regolarità.

L’intervento dell'eco-attivista svedese Greta Thunberg a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite è stata percepita da molti come una sorta di rivelazione ed è stata presentata come uno scoop. Anche se nelle parole della ragazza di 16 anni con problemi, che preferisce frequentare la scuola di tutti i tipi di manifestazioni e picchetti non vi è stato nulla di geniale ed ancor di più non si può dire che lei abbia detto qualcosa di nuovo che finora nessuno abbia mai detto. Ma qualcuno tra il pubblico ha iniziato ad applaudire, qualcuno ha detto che era geniale, qualcuno si è commosso dalle lacrime di Greta e ha deciso di sostenerla umanamente. Ed ecco che l'intera sala si sta alzando, perché molti, moltissimi non vogliono che gli altri pensino che loro sono "stupidi o fuori posto". Politici, personaggi pubblici e persino giornalisti, letteralmente pronti ad mordere alla gola chiunque metta in dubbio l'importanza del discorso di Greta Tunberg, che ha aperto gli occhi sull'imminente catastrofe ambientale. Bene, come si può criticare una ragazza che è andata a New York in 14 giorni con un passaggio sullo yacht del nipote del Principe di Monaco per dire ai principali politici mondiali che, alla caccia di indicatori economici, hanno rubato la sua infanzia, rubato i suoi sogni?

Ed ora tutti i mass media più importanti scrivono esclusivamente di Greta, lei ora raccoglie migliaia di sostenitori per le sue azioni ed i politici sognano di farla entrare tra i loro sostenitori. Anche un deputato molto emotivo della Duma di Stato della Federazione Russa, un certo Vasilij Vlasov, il vice presidente del Comitato per le risorse naturali, le proprietà e le relazioni fondiarie, ha invitato l'eco-attivista svedese a tenere un discorso ai nostri giovani nel parlamento russo. Un'idea assolutamente stupida, ve lo dico io. Sono stato alle Olimpiadi ambientali, in cui gli studenti delle scuole superiori russe non solo hanno parlato molto più ampiamente e ragionevolmente dei problemi ambientali del pianeta, ma hanno anche suggerito modi molto ragionevoli per risolverli. Credetemi, Greta non sarà in grado di insegnare loro nulla. Questo in primo luogo. In secondo luogo è stato incredibilmente divertente per me guardare come i politici - partecipanti alla sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite - hanno reagito in modo così violento ed entusiasta alle parole di questa ragazza i cui genitori, tra l'altro, monetizzano con successo il suo impeto ideologico. Sono sicuro che la maggior parte di queste persone ha ripetutamente ignorato le informazioni di importanti scienziati del pianeta che avvertono costantemente il mondo di un imminente disastro ambientale. Li trovavano noiosi, poco importanti, inopportuni, sconvenienti e via dicendo. Ma non potevano non applaudire Greta. Capisci perché? In caso contrario rileggi la favola di cui sopra, "I Vestitti nuovi dell’Imperatore".

Ma, fondamentalmente, volevo scrivere un po’ di qualcos'altro. Scrivere a proposito dell'infanzia rubata e dei sogni infranti di un bambino completamente diverso (da Greta ndt) che non sarà mai, in nessun caso, invitato a parlare dal podio delle Nazioni Unite e al quale il deputato emotivo della Duma di Stato della Federazione Russa, Vasilij Vlasov, non presterà nemmeno la sua attenzione.

Tra i bambini di Donbass c'è un bambino, invero una ragazza, che mi è particolarmente vicina e del cui destino ho preso parte in modo molto diretto per molto tempo. Nel 2014, attivamente impegnato nell'assistenza umanitaria agli abitanti del Donbass che si trovavano nella zona dell'ATO (Anti-Terrorist Operation Zone, come il governo di Kiev chiama la guerra alla popolazione del Donbass ndT) ho scoperto che in uno degli ospedali di Donezk con innumerevoli ferite da schegge si trovava l'11enne Viktorija Mager, che viveva nel villaggio di Elenovka. A quel tempo i civili feriti, compresi i bambini, venivano spessissimo ricoverati negli ospedali di Donezk, ma la storia di Vika è una storia speciale. Questa è una storia di eroismo, eroismo dei bambini, che merita di essere raccontata ancora e ancora. La ragazza ha riportato gravissime ferite da schegge, per coprire durante un bombardamento la sorella di tre anni con il suo corpo. La strada sulla quale camminavano le due bambine fu oggetto di un bombardamento di mortaio, che, contrariamente alla versione ufficiale di Kiev, non era stata condotta "dagli amanti degli autobombardamenti" (le milizie popolari del Donbass ndT) come dicono i militari ucraini, ma dalle stesse forze armate ucraine. Sentendo il sibilo della bomba Vika, d’impulso, coprì intuitivamente la sorellina con il suo corpo. Si svegliò in ospedale. Non sentiva le gambe, la schiena bruciata dal fuoco.

I medici furono irremovibili: sarebbe sopravvissuta ma avrebbe più camminato. I frammenti di bomba avevano ferito la colonna vertebrale in modo permanente. Ma era il 2014, un'epoca in cui ancora avvenivano i miracoli. Prendemmo una decisione letteralmente nel giro di pochi minuti: i volontari di Rostov-sul-Don arrivarono a Donezk per portare la ragazza a Mosca, dove era già attesa da Leonid Roshal, primario dell'Istituto di ricerca per chirurgia pediatrica d'urgenza e traumatologia. Fu un viaggio difficile, i ragazzi fecero l'impossibile, consegnarono ai medici una bambina ferita in quel modo, immobilizzata in una barella portata da una jeep da Donezk a Mosca.

E sappiate, Viktorija oggi cammina. Cammina grazie ai medici che sono stati in grado di fare l'impossibile, grazie ai volontari che, nonostante le previsioni più nere, presero la decisione di trasportare la bambina e sua madre a Mosca a proprio rischio, grazie a coloro che l’hanno aiutata nelle cure e nell'ulteriore riabilitazione e ce ne sono stati tanti ed è costato finanziariamente molto.


Ma perché Vi ricordo la storia di Viktorija Mager? Sì, è tutto molto semplice. La storia di Vika è simile alle mille altre storie dei bambini del Donbass, la cui infanzia ed i cui sogni sono stati rubati, come rubata è stata la vita dei soldati dell'Ucraina indipendente e quasi europea, mandati al fronte da politici brutali che volevano conquistare la regione di lingua russa a tutti i costi. E finora nessuno ha risposto per il destino paralizzato di Vicktorija Mager, per le centinaia di bambini uccisi e migliaia di feriti nelle regioni di Donezk e Lugansk nell'Ucraina un tempo unita.

E’ quindi lei, questa ragazza in particolare, Viktorija Mager che dovrebbe stare sul podio delle Nazioni Unite con i principali politici mondiali che dovrebbero applaudirla nel momento in cui parlasse di come l'infanzia ed i sogni sono stati rubati a lei ed agli altri bambini del Donbass. Ma è improbabile che sia invitata ad una sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e sarà impossibile che il nipote del principe di Monaco vorrà trasportarla sul suo yacht dalla regione di Kaliningrad, dove ora vive con sua madre e sua sorella, a New York o in qualche altra città disponibile a programmare un evento. 

Si, e sarà improbabile che il deputato Vlasov la inviti fra le mura della Duma di Stato. Questo perché sospirare sotto le esclamazioni di un'imminente catastrofe ambientale globale è molto più sicuro che concentrarsi sui crimini di guerra del regime di Petro Poroshenko, sostenuto da tutte - e senza eccezione alcuna - le democrazie occidentali.



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