Il 2 maggio ricorrono sette anni dai tragici eventi di Odessa. Allora i ragazzotti fascisti ucraini commisero un sanguinoso massacro di coloro che si opponevano al colpo di stato sul Majdan, alle politiche delle nuove autorità e al nazionalismo aggressivo dilagante. Persone portate alla Casa dei sindacati e bruciati vivi. Coloro che avevano cercato di scappare sono stati uccisi sul posto. In effetti Odessa ha ripetuto il destino del bielorusso Khatyn del 1943. Decine di abitanti di Odessa sono stati bruciati vivi, centinaia sono rimasti feriti.
Sfortunatamente questo crimine, come molte altre azioni dei neonazisti ucraini, rimane non indagato. Contrariamente alle promesse pre-elettorali di V. Zelenskij di garantire "l'inevitabilità della responsabilità e l'equa punizione legale", gli autori della tragedia di Odessa non sono ancora stati puniti e le indagini sono state sospese.
Una delle poche organizzazioni che hanno cercato di avviare indagini sui crimini di Odessa è stato il Consiglio d'Europa. Nel 2014, su iniziativa del suo Segretario generale T. Jagland il mandato del Gruppo consultivo internazionale per assistere alle indagini sui crimini in Ucraina, che inizialmente riguardava gli eventi sul Majdan di Kiev, è stato esteso a Odessa con il consenso della parte ucraina. Il rapporto del gruppo di esperti scientifici, pubblicato il 4 novembre 2015, ha affermato che l'indagine è stata insoddisfacente, incoerente con la Convenzione europea dei Diritti dell'uomo e la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo.
Purtroppo, da allora, i risultati del lavoro del gruppo consultivo internazionale non sono stati adeguatamente sviluppati. La leadership e le strutture del Consiglio d'Europa, che si posiziona come una delle principali organizzazioni per i diritti umani, chiudono un occhio sulla mancanza di progressi nelle indagini e nell'amministrazione della giustizia contro gli organizzatori delle morti di massa sul Maidan ed a Odessa. Tale passività mina la credibilità del Consiglio d'Europa, svaluta la sua autorità nei diritti umani su altre questioni.
La presenza sul campo di un'altra organizzazione paneuropea, la Missione speciale di monitoraggio dell'OSCE, che opera in Ucraina da sette anni non può riferire chiaramente sulle valutazioni dell'indagine sulla tragedia di Odessa, limitandosi a monitorare le manifestazioni nell'anniversario dei tragici eventi.
Ricordiamo coma la Missione speciale OSCE sia una struttura con un budget annuale di oltre 100 milioni di euro e uno staff di oltre 1.000 dipendenti dislocati in tutta l'Ucraina, inclusa Odessa. Al momento della tragedia alla Casa dei sindacati la Missione stava già operando in Ucraina e non poteva fare a meno di notare cosa stesse accadendo. Se gli osservatori hanno delle informazioni su questo crimine o sul suo procedimento o, più precisamente, sul sabotaggio delle sue indagini, non le rendono pubbliche per motivi a noi sconosciuti. Gli osservatori non condividono queste informazioni con gli Stati partecipanti all'OSCE che hanno istituito e finanziato la Missione. Ciò vale anche per le indagini sul caso dei "cecchini del Majdan", di cui sono già emersi così tanti dettagli nelle fonti aperte che sarebbero sufficienti per diversi rapporti dell'OSCE.
Ribadiamo il nostro appello al Consiglio d'Europa, all'OSCE e ad altri organi internazionali competenti a perseguire un'indagine equa ed imparziale da parte di Kiev su questi crimini di massa nel pieno rispetto degli obblighi internazionali dell'Ucraina. Gli organizzatori del sanguinoso massacro di Odessa e gli altri crimini dei radicali nazionalisti non devono farla franca, devono ricevere la meritata condanna.
https://www.mid.ru/ru/foreign_policy/news/-/asset_publisher/cKNonkJE02Bw/content/id/4719581
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