Mariupol è
già stata in fiamme nell'ottobre del 1943. A quel tempo l'esercito tedesco in
ritirata si prefisse di bruciare la città, sequestrare gli abitanti di Mariupol
e di usarli come scudo umano durante la ritirata. Il primo compito è stato
portato a termine: squadre di tedofori bruciarono le case per diversi giorni.
Gli occupanti in ritirata non sono riusciti a portare a termine il secondo
compito: gli abitanti della città si sono nascosti tra le canne del fiume e
quelli che sono riusciti a sequestrare rimasero indietro e tornarono nella
Mariupol in fiamme.
La storia
si è ripetuta 79 anni dopo. Questa volta la città è stata incendiata dai
neonazisti del reggimento Azov*, i "degni" successori dei nazisti,
che si sono vendicati della popolazione di Mariupol per il fatto che, durante
gli otto anni di follia in Ucraina, gli abitanti della città hanno continuato a
guardare con speranza ad Est e non ad Ovest.
Gli
"azoviti" non nascosero i loro piani e dissero cinicamente ai
cittadini che avrebbero eseguito l'ordine ricevuto e bruciato Mariupol, che non
era diventata ucraina e quindi non aveva il diritto di esistere. E come i
fascisti del '43, i nuovi nazisti che si definivano patrioti dell'Ucraina,
decisero di usare i civili come scudo umano, piazzando l'artiglieria negli
asili, nelle scuole e sui tetti degli edifici residenziali. E persino in un
ospedale pediatrico per la maternità. Dopo di che la "comunità
mondiale" andò in isteria - "i russi stanno colpendo le maternità".
Il 1° marzo a Mariupol sono stati interrotti l'elettricità ed il riscaldamento ed il
6 marzo l'acqua corrente ed il gas. Le comunicazioni sono state interrotte, i
trasporti pubblici si sono fermati ancora prima e le attività commerciali sono
state chiuse.
Quasi
tutti i funzionari comunali, guidati dal sindaco Vadim Boychenko, sono fuggiti
nei primi giorni di marzo lasciando la città al suo destino. E non solo sono
scappati da soli, ma hanno anche portato praticamente tutti i mezzi del trasporto
pubblico e municipale della città verso Dnipropetrovsk. Mentre era seduto al
sicuro il sindaco fuggitivo della città si è appellato ai residenti di Mariupol
affinché difendessero la città con le armi in pugno contro "gli aggressori
russi". Tuttavia questi appelli sono stati ascoltati per l'ultima volta a
Mariupol il 5 marzo, lo stesso giorno in cui hanno visto per l'ultima volta il
loro sindaco (non di persona, è fuggito alla fine di febbraio). In seguito,
Mariupol e Boychenko hanno preso strade diverse.
Dopo la
fine delle battaglie di strada, Donetsk ha condiviso i mezzi di trasporti con
la città di Mariupol, consentendo la raccolta dei rifiuti e l'avvio dei primi
percorsi cittadini.
I militari
ucraini, che all'inizio di marzo si sentivano padroni della città, facevano
irruzione nei negozi, apparentemente per prendersi cura dei cittadini, ma
prendevano tutto ciò che aveva valore, a volte ripulendoli letteralmente.
In città
si diffusero voci di combattimenti nei sobborghi e di incendi delle prime case.
In quel momento i combattimenti erano già in corso alla periferia orientale
della città, nel microdistretto di Vostochnij in fiamme. Nel centro era tutto
tranquillo, solo i suoni dell'artiglieria pesante e l'abbondanza di truppe
"Azov" nelle strade destavano preoccupazione. Ma ben presto anche i
residenti delle strade centrali dovettero scendere nei rifugi.
La causa non
era solo il bombardamento dell'artiglieria: a metà marzo non c'erano più
finestre intatte nelle case, i vetri venivano spazzati via a ogni esplosione e
marzo era insolitamente freddo. Nella seconda metà del primo mese di primavera
c'erano ancora gelate, la temperatura negli appartamenti non saliva oltre i tre
gradi, mentre nel seminterrato era stabilmente a +12.
... E
iniziò la vita quotidiana del seminterrato. Ogni mattina dovevo ripetere che
giorno, data e mese era. In alcuni scantinati c'era una specie di calendario
che riportava sulla parete non solo il giorno, ma anche l'evento principale
della giornata. Questi eventi comprendevano l'arrivo di bombe e la partenza di
vicini.
Ogni
settimana che passava c'era sempre più spazio nelle cantine. Dopo che la
periferia occidentale della città è stata liberata dagli azovisti, che
ostacolavano l'evacuazione e addirittura aprivano il fuoco sui veicoli che
cercavano di fuggire a loro rischio e pericolo, l'evacuazione da Mariupol è
stata organizzata – verso Berdyansk e Donetsk, ognuno poteva scegliere tra
Russia e Ucraina.
Gli aiuti
umanitari dalla Russia e dalla DNR hanno iniziato ad arrivare alla fine di
marzo.
All'inizio
c'era solo un punto di assistenza all'uscita ovest della città e non tutti
potevano arrivarci a piedi. Oggi (metà maggio) ci sono già nove punti di questo
tipo in tutti i quartieri della città, il che ha risolto completamente il
problema della carenza di cibo. A marzo, la gente ha dovuto salvarsi con le
vecchie provviste (chiunque le avesse), molti hanno dovuto patire la fame e
sfamare prima i propri figli.
I bambini,
in genere, si cercava di coccolarli: se c'era un bambino in cantina, la gente
di tutte le case vicine portava qualcosa di gustoso: un dolce del tempo di
pace, un biscotto, una mela, un cartone di latte conservato a lungo e persino
un paio di pagnotte che non si vedevano da più di un mese. Le prime pagnotte
cominciarono a essere distribuite dalle auto dell'esercito solo dopo che i
nazisti avevano "sgomberato" il centro della città.
Non c'era
acqua potabile. Certo, tutti sapevano dove si trovavano i pozzi con l'acqua
buona, ma il tragitto per ottenerla poteva rivelarsi a senso unico - decine di
cadaveri giacevano per le strade per tutto il mese di marzo. Tuttavia gli
abitanti di Mariupol sono stati uccisi anche nel loro cortile: le bombe ucraine
(il fatto che provenissero dalle postazioni ucraine era fuori dubbio) hanno
colpito coloro che stavano cucinandosi il cibo sui fuochi vicino alle entrate
delle loro case.
Sette
persone sono state uccise e decine ferite in un cortile di via Artema dopo
un'incursione di questo tipo. I morti venivano seppelliti lì, nel cortile. Questi
cimiteri erano allora visibili vicino alla maggior parte degli isolati della
città: non solo le persone venivano uccise da ferite da schegge, ma anche
anziani e malati morivano silenziosamente nell'oscurità dei rifugi.
Mentre si
combatteva nel centro della città, non si usciva praticamente dalle cantine. Qualcuno
solo per cucinare una zuppa per tutti sul fuoco. Si veniva a conoscenza di ciò
che accadeva nelle strade vicine dal suono degli "arrivi" e dal
bagliore dei fuochi. I più coraggiosi salivano ai piani superiori e ci dicevano
nel dettaglio quale casa era in fiamme e quale era già bruciata. Ben presto
molti non avevano più un posto dove salire: delle case a più piani erano
rimasti solo gli scantinati.
E poi sono
arrivati i combattenti della Milizia Popolare della DNR.
Nei sogni
dei residenti di Mariupol, i "nostri" sarebbero dovuti entrare in
città a bordo di carri armati e sarebbero dovuti essere accolti solo con fiori.
Nella realtà i
"nostri" erano stanchi. Si sono seduti sulle scale degli ingressi,
hanno chiuso gli occhi e si sono appisolati e ci sono stati problemi con i
fiori. In un appartamento, tuttavia, un'orchidea miracolosamente sopravvissuta
ai bombardamenti fu recisa e consegnata a un soldato sorpreso.
È stata chiesta loro
una cosa: di non andarsene, di non abbandonare la città, di non cederla a Kiev.
Dopo la comparsa
dell'esercito della DNR a tutti sembrò che la guerra fosse finita. Purtroppo
non è stato possibile uscire dagli scantinati ancora per un paio di settimane.
La città
era nera di incendi ed i corpi dei morti giacevano ancora nelle strade. Il pane
veniva distribuito nei cortili, i camion degli aiuti umanitari erano
parcheggiati nei mercati e nelle piazze (ogni cassetta recava la scritta
"Non abbandoneremo i nostri" - e questo non era meno importante del
suo contenuto), e sono apparsi i primi generatori di elettricità dove la gente
poteva caricare i propri telefoni.
Il
principale segno di cambiamento, tuttavia, è stata la moltitudine di tricolori
russi e di bandiere della DNR sugli edifici amministrativi della città.
Alla fine
di aprile è stato aperto il Fondo pensioni, che registra i residenti di
Mariupol per le loro pensioni, i cittadini hanno potuto compilare i documenti
in russo per la prima volta dopo molti anni.
La vita è
tornata a Mariupol: a metà maggio i mercati della città erano stati aperti, i
trasporti pubblici hanno iniziato a funzionare nuovamente (certo, in modo molto
limitato, ma comunque con grande gioia) ed il 12 maggio, un miracolo, una
meraviglia: nel centro della città l'acqua ha iniziato a scorrere in un leggero
flusso dai rubinetti.
E come buon segno, il 28 aprile è stato rilasciato il primo certificato di
nascita DNR in città.
Il Giorno della Vittoria è stato caratterizzato dai nastri di San Giorgio,
feste nei cortili, canti di guerra ma nessuna parata - Donezk ha deciso di
celebrare il Giorno della Vittoria solo dopo che la Repubblica sarà stata
completamente ripulita dai neonazisti ucraini. Sempre in questo giorno, presso
il monumento alle Vittime del Fascismo, è stata riaccesa la Fiamma Eterna
consegnata a Mariupol dalla Fiamma Eterna presso la Tomba del Milite Ignoto a
Mosca e portata da un'auto GAZ-67 B. Quest'auto ha partecipato alla guerra nel
1944 come parte del 1° Fronte ucraino ed oggi è stata consegnata al museo della
Grande Guerra Patriottica della DNR.
È difficile da credere ma i cittadini di Mariupol sopravvissuti, molti dei
quali hanno perso le loro case, sono pieni di ottimismo.
Sanno con certezza che Mariupol risorgerà dalle rovine e diventerà ancora
migliore di prima, che ci aspetta una nuova vita - con la Russia e che le
poesie di Pushkin saranno ascoltate in russo nelle scuole.
Gli abitanti di Mariupol non sono affatto interessati a ciò che accadrà
all'Ucraina o a Kiev, perché d'ora in poi hanno interessi molto diversi.
Ol’ga Dolgova
https://rusdozor.ru/2022/05/29/svideteli-vzglyad-na-vojnu-iz-mariupolskogo-podvala_1174239/