Un raro momento di tregua, ma i bambini giocano vicino al seminterrato. Fotografie di Julija Andrienko
Reportage da uno dei molti villaggi del Donbass che l'Associazione italiana "Aiutateci a Salvare i Bambini ODV" aiuta dal 2014
Qui da lungo
tempo non sperano nei politici, solo nei forti muri dei rifugi e nella
percezione della paura
Il villaggio della Miniera di Glubokoe, detta anche Gagarin, si
trova alla periferia di Gorlovka. La Komsomolskaja si reca sul posto con un
gruppo di volontari che portano pacchi di cibo e dolci ai bambini.
Il cosmonauta Gagarin non poteva neppure sognare il destino del
villaggio che porta il suo nome
Dicono che Jurij Alekseevich facesse parte del personale della
miniera in uno delle gallerie, che gli venisse corrisposto uno stipendio
utilizzato per incoraggiare i lavoratori di prima linea, le attività ricreative
all'aperto per le famiglie dei minatori e persino per acquistare un televisore
a colori per casa. Ma tutto questo fa parte del passato: la piaga della “Indipendenza”
(gioco di parole per definire l’Ucraina ndt) ha messo una croce su questa
miniera, come su molte altre aziende del Donbass.
Dietro la stele "Gorlovka - Città della gloria militare"
le case sono silenziose e serie e lungo i bordi delle strade ci sono pioppi
altrettanto severi. Rari i punti luminosi delle insegne dei negozi. Le strade
sono peggiori di quelle di Donezk, migliori di quelle di Lugansk. La città è
concentrata e tesa, anche nel centro non c'è la diligenza di Donezsk, i
passanti si affrettano da qualche parte, le auto corrono, tra cui attirano l'attenzione
i nuovi autobus "Donbass" con un nastro della nostra bandiera e una
colomba bianca a bordo. Ma più ci si allontana dal centro, più bassi e meno
abitati sono gli edifici.
E i residenti di Horlivka confermano questo titolo quotidianamente
Le file di case a due piani, tipiche dei villaggi minerari, si
allungano. Ci avviciniamo al villaggio della miniera di Glubokoe. Chigary,
recentemente occupato dall'Esercito ucraino, dista 500 metri.
- Non potete immaginare che inferno c'era e c'è ancora a Chigary,
occupata dagli ucraini”, racconta il volontario Andrej Lysenko. - Hanno
immediatamente chiuso tutte le persone nelle baracche, sono iniziate le
epurazioni e gli interrogatori da parte dei servizi ucraini (SBU). La scuola è
stata costretta a cancellare l'anno scolastico in anticipo. Le persone sono
state cacciate dalle loro case e le loro abitazioni sono state occupate
dall'esercito ucraino.
Un tempo qui si viveva, si gioiva, si amava, si crescevano i figli ...
Conversando arriviamo alla strada che volevamo vedere del
villaggio. È praticamente la strada più esterna, seguita da case fatiscenti,
poi dacie ed orti spesso abbandonati e invasi da alte erbacce, più avanti le
postazioni ucraine sono a due passi. Nonostante ciò nel villaggio vivono ancora
molte persone - 800 per l'esattezza, tra cui duecento bambini ed è molto
diverso da Sachanka, mezzo vuoto, nel sud del Donbas, anche se la vicinanza
alle posizioni ucraine è la stessa.
Dove va la tua Bugatti!
Posso immaginare come fosse questo posto prima della guerra:
cortili con panni stesi sulle corde dove i bambini correvano fino a tarda notte
e tutti gli abitanti si conoscevano. O forse è la magia di questi edifici
fatiscenti a due piani? I cortili che formano sembrano proteggere i vecchi
parchi giochi, le auto costruite in casa con vecchie ruote e sedili in
similpelle con un bastone al posto del volante, le piccionaie superstiti e le
panchine per le nonne. I piccioni volano in alto sopra il villaggio e qui si
respira un'atmosfera calda e accogliente. Nelle case private è diverso: si
chiude il cancello e si è soli con qualsiasi problema, ma qui è come una
comune, dove si può sopravvivere anche ad una guerra solo se si sta uniti.
ARTEMKA
Ci stanno già aspettando. I volontari sono circondati dai bambini che
riescono a malapena a distribuire cibo e dolcetti ai più piccoli. Ci sono anche
madri con bambini che ricevono alcune confezioni di pannolini. Nel villaggio
non c'è lavoro, se non nel negozio, nella scuola o nell'asilo; i più giovani
vanno a Gorlovka, mentre gli anziani hanno difficoltà con le loro misere
pensioni. Ma anche questa non è la cosa peggiore, la cosa peggiore è la guerra.
Le sue tracce sono ovunque: la casa accanto che sembra bruciata dall'interno,
le finestre imbottite di compensato, il gambo del razzo all'ingresso della
cantina ed i rifugi sottoterra. Una residente del luogo, Lena, mi offre di
visitare uno di questi.
È difficile dire quante volte abbiano dovuto correre su e giù per quei gradini al fischio delle bombe
Lena sta crescendo da sola il suo nipotino di 5 anni e mezzo, il
piccolo Artemka; il figlio e la nuora non erano sposati ed ora ognuno ha la
propria famiglia, mentre il frutto del loro amore è andato alla nonna.
- Dove mai potrei andare con lui? - una domanda retorica che spesso
i russi rivolgono in modo incomprensibile ai residenti del Donbass. - Non sono
legalmente niente per lui, capisci? Non ho una procura. Ma non lo lascerò.
Naturalmente dobbiamo registrarlo per la tutela. Mio nipote si è chiuso in se
stesso dopo i bombardamenti, dimentica le parole, si perde, rabbrividisce.
Siamo andati dagli psicologi l'anno scorso siamo stati a Pjatigorsk, un
neurologo ci ha prescritto un buon trattamento, abbiamo seguito un corso e la
situazione è migliorata molto. Ma siamo tornati a casa e dopo il primo
bombardamento è tornata la nevrosi: mi guarda con occhi enormi e di nuovo non
riesce a dire nulla. E nessuno ci ha offerto una via d'uscita, diciamo nemmeno una
stanza. Ecco perché tutta la nostra salvezza è in questo rifugio. Sapete cosa
mi ha chiesto alla festa del 1° giugno, quando siamo stati invitati a Donezk in
onore della Giornata dei bambini? Siamo stati portati nel centro sicuro della
città, nel parco Shcherbakov e mio nipote si è appoggiato a me e mi ha chiesto:
"Nonna dov'è la cantina? Dove dobbiamo correre?"
Il rifugio aspetta sempre
I BAMBINI DEGLI SCANTINATI DEL XXI SECOLO
Mi conduce giù per le scale che dal piano terra dell'edificio
portano al seminterrato. Grazie al cielo i costruttori l'hanno previsto. Che
cantina! Non è molto ampia, ma è lunga e può contenere una ventina di persone
sedute. Un tempo qui c'era un magazzino per il carbone, ma nel 2014 le persone
lo hanno imbiancato e vi hanno costruito un rifugio. Alla luce di una lampadina
fioca mi guardo intorno nella cantina. Rimuovo un enorme ragno appeso proprio
davanti a me. Calpesto una buca e quasi cado - il pavimento è di terra battuta.
Lungo le pareti imbiancate a calce ci sono otto letti, ordinatamente infilati
con le coperte, come in un accampamento di pionieri. Una sorta di angolo dei
bambini su una poltrona cadente completa l'impressione: giochi da tavolo,
matite, album, libri. Uno di questi attira l'attenzione con il titolo "Il
soldato intraprendete".
L'angolo per bambini nel seminterrato del villaggio di Glubokaja
Qui tutti sono soldati molto intraprendenti, anche i bambini in
età prescolare. Nel profondo del seminterrato c'è un camino, che è una vera
salvezza per gli abitanti del seminterrato in inverno. Lungo una delle pareti
c'è una catasta di legna da ardere. Le donne asciugano regolarmente i materassi
dall'umidità del seminterrato, gli uomini hanno portato qui l'elettricità pronta
ad accogliere le persone in qualsiasi momento. E negli ultimi giorni devono
correre sempre più nel seminterrato.
- “Negli ultimi tempi siamo arrivati a malapena al rifugio e sono
iniziati a volare oggetti pesanti. I figli dei vicini si sono persino
scontrati, avevano così tanta fretta di raggiungere il seminterrato che sono
caduti”, racconta Lena. - Spesso fanno i compiti a lume di candela. Non
sappiamo mai quando ci saranno ma i bombardamenti sono aumentati negli ultimi
giorni, subito dopo la presa di Chigary da parte dell'Ucraina. Per questo
abbiamo sempre una scorta di candele, fiammiferi e medicinali.
La legna da ardere per l'inverno viene preparata insieme
Coloro che sono rimasti qui e non se ne sono andati dall'inizio
della guerra, sono uniti da preoccupazioni comuni. Dividono anche ciò che i
volontari portano per tutti. Qui non c'è altro modo per sopravvivere.
Riserva obbligatoria
- “E chi se ne è andato non riesce più ad abituarsi. Per loro è
ancora più difficile che per noi. Vengono qui, vivono qui per qualche giorno,
ma i soldati ucraini iniziano a sparare, così la gente abbandona tutto e se ne
va di nuovo”, dice la vicina di casa di Lena.
Dopo che l'Esercito ucraino ha preso Chigary siamo dovuti scendere sempre più spesso qui, a 500 metri dalle loro posizioni
DIRETTAMENTE DAL REPARTO MATERNITA’ ALLO SCANTINATO
Arrancando un piccolo monello si dirige verso di me. Kolja ha 3
anni e mezzo, è nato durante la guerra.
- “Ho partorito a Gorlovka e con lui ci siamo trasferiti
direttamente dalla maternità al seminterrato", racconta la madre in modo
molto banale. - Abbiamo vissuto lì per un mese, finché non sono finiti i
combattimenti più feroci. Volavano talmente tante bombe che le case saltavano
su e giù.
Immaginare cosa significhi vivere con un neonato in uno scantinato
buio e umido, senza le condizioni igieniche più elementari, correndo sotto i
bombardamenti per prendere l'acqua e lavare i pannolini è difficile anche per
la mia fertile immaginazione. Ma Kolja cammina con gambe robuste, stringendo un
sacchetto di biscotti e dolci e tutto il suo sguardo dice:
"Sopravviveremo!".
Il piccolo Kolya si è trasferito direttamente dal repato di maternità allo scantinato
Ma non tutte le case hanno uno scantinato così sicuro
- “Ho partorito mia figlia l'ultimo giorno di pace, il 20 luglio.
Il 21 luglio hanno iniziato a bombardare Gorlovka. Come se lo sapessi, ho
chiamato mia figlia Viktorija. È la nostra vittoria", dice la madre di
molti figli. Il marito mi lasciò e andò con una giovane ragazza. I suoi genitori
sono morti in un incidente stradale nel 2015 mentre si recavano in Ucraina per
riscuotere la pensione. Ma è difficile definirla single: ha tre bambine che
stanno crescendo. - Nella nostra casa non c'è uno scantinato e quello che
abbiamo non è rinforzato con cemento armato. Dio non voglia che diventi una
fossa comune. Per questo quando l'Ucraina inizia a sparare ci nascondiamo con i
bambini nel bagno o nel corridoio, lì non ci sono finestre. Abbiamo messo dei
materassi sul pavimento. Così abbiamo vissuto per un mese sul pavimento del
corridoio, abbiamo portato il tavolo dalla cucina con le ragazze - avevamo una
camera da letto e mangiavamo lì.
Nel villaggio ci sono una scuola ed un asilo. Ma spesso i bambini
non possono andarci a causa dei bombardamenti ed i genitori scrivono note agli
insegnanti dicendo che hanno paura a far uscire di casa i loro figli.
Regalo degli ucraini ...
- “Quando c'è un bombardamento, le ambulanze non arrivano qui",
dice un'anziana donna in vestaglia. – “Mio marito era ammalato di cancro ed ha
avuto un ictus proprio mentre iniziava un bombardamento. I medici non sono potuti
arrivare e lui è morto tra le mie braccia in agonia. Nel 2014 abbiamo portato i
feriti all'ospedale con le nostre auto. Se non fosse stato per i vicini
disponibili, non so come avremmo vissuto. Ma i nostri pompieri, gasisti ed
elettricisti sono quelli a cui dobbiamo tutto. Devono venire qui ogni giorno a
riparare i danni delle bombe. A volte letteralmente sotto tiro. Ridono spesso:
"Avete delle "cimici" sul tubo del gas che sparano sempre
qui?". Non appena i ragazzi lo riparano, il giorno salta via di nuovo.
Poltrona per ragazze
"IL CERCHIO DEL SOLE" AL ROMBO DEL CANNONE
Facciamo un mini-concerto per i bambini. Ci sediamo al parco
giochi e cantiamo "Il Cerchio del Sole", "Mamontenka",
"Sorriso". (famosissime canzoncine per bambini), Non c'è bisogno di
costringere nessuno, nemmeno gli adolescenti scontrosi a cantare. I bambini
mangiano il gelato miracolosamente consegnato dai volontari e si fanno scherzi ma
ho la costante sensazione di trovarmi in un campo di pionieri dove tutti
cantano, mangiano e dormono insieme in questo modo. Questo idillio è disturbato
da occasionali boati ovattati a nord e da case distrutte dalle granate.
Chiedo ai vecchi abitanti del villaggio di farmi fare un giro. Ci
spingiamo fino al limite, oltre ci sono solo case per l’estate. Diverse case
sono diroccate e abbandonate, in una di esse solo una finestra coperta da
compensato, la camicia di un solo uomo si sta asciugando su una corda e il
sentiero non è completamente invaso dalle erbacce: c'è ancora vita.
Cantiamo tuti insieme come al campo estivo
- “Che posto meraviglioso era! Le miniere funzionavano e c'era un
buon ospedale per i cardiopatici. Prima avevamo una fattoria che gestivamo noi",
dice nonna Sveta. – “Ora abbiamo paura persino di pascolare le mucche: non c’è volta
in cui si può incappare in una mina o in un proiettile di un cecchino”.
Verso di noi arriva un abitante di una delle case della strada più
esterna dell'insediamento. L'anziano sembra esausto e malaticcio.
La strada alla perifieria del villaggio
- “Mostrate a tutti come si sopravvive qui!” - mi dice mentre vede
la telecamera al collo. – “Dio non voglia, non sapremmo dove andare. Mio figlio
è stato recentemente ferito da schegge di bomba alla testa, alla spalla ed al
braccio. Ed ogni sera ci colpiscono con i "Grad". Siamo tre famiglie
rimaste in questa strada, non abbiamo un posto dove andare. Sopravvivono solo le
persone anziane, mia suocera è a letto da mesi dopo un ictus. Dove e come vivrò
con lei?
Si vive ancora qui
Non ho parole per rispondergli. Passiamo accanto a delle dacie
abbandonate ed in rovina dove l'uva spina aspra matura come per inerzia e le
ciliegie nere pendono oltre la recinzione, nessuno le raccoglie da anni. La
gente del posto ci avverte di partire presto, prima che ricominci la
"discoteca serale" con il fischio delle bombe ed il rumore delle
granate. Mi ricorda una fiaba della mia infanzia in cui gli abitanti di un regno
miserabile dicono a Ivan lo Zarevich di sbrigarsi ad andarsene, altrimenti il
serpente Gorynych arriverà e distruggerà tutto con il fuoco. Non credono che qualche
eroe possa salvarli, ma che morirà invano. E qui non credono in nulla, se non
nella loro forza e nella loro unità che li ha salvati sinora.
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