Perché studiare russo?
25 settembre 2013 Aleksandra Kulikova
Dmitri Petrov, famoso politologo, traduttore, psicolinguista e conduttore televisivo riflette sulla linguistica, considerata sentinella della globalizzazione
Dmitri Petrov, famoso politologo, traduttore, psicolinguista e conduttore televisivo riflette sul perché studiare russo.
Quale ruolo gioca la psicologia nell’apprendimento di una nuova lingua?
Lo studio di una lingua è psicologia e matematica. La matematica in una lingua è rappresentata da un gruppo di algoritmi di base, mentre la psicologia è data dall’abbattimento di barriere, da una sensazione di agio, libertà e piacere. Molti di coloro che studiano una lingua hanno il terrore di commettere un errore. Questo spesso crea maggiori ostacoli delle difficoltà oggettive legate all’assimilazione di nuove informazioni.
Quali possono essere le motivazioni che spingono una persona a studiare il russo?
Ho fatto esperienza come insegnante di russo per stranieri con diplomatici e uomini d’affari di vari Paesi. La motivazione per queste persone è evidente: per loro la lingua è indispensabile per lavorare. Sono individui per cui la carriera o gli affari sono la cosa più importante nella vita ed è proprio in Russia che hanno avuto occasione di ampliarli. Capita però non di rado che a interessarsi del russo siano persone che non sono mai state nel nostro Paese. In questo caso di solito si tratta dell’interesse per la cultura russa e attraverso il prisma della cultura nasce quello per la lingua. A questo proposito molti stranieri sono piacevolmente sorpresi dalla piena e relativamente accessibile vita culturale della Russia. Scoprono che in questo Paese ci sono milioni di posti interessanti oltre al Cremlino di Mosca e all’Ermitage di San Pietroburgo e giustamente si stupiscono che la Russia non promuova con maggiore zelo il turismo sul proprio territorio.
Tra gli stranieri si è ormai diffuso lo stereotipo che il russo sia una lingua difficilissima da imparare. È così?
Nello studio di qualsiasi lingua se ne devono individuare i punti forti e la ricchezza. È vero, il russo ha un sistema di declinazione con i casi, però non ha gli articoli. Nel russo ci sono le coniugazioni, ma l’articolazione temporale è di gran lunga più semplice di quella, per esempio, dell’inglese. Il russo si basa sull’alfabeto cirillico, ma l’ortografia si discosta pochissimo dalla fonetica della lingua, molto meno di quanto accada in altre lingue europee. Insomma, ciascuno ha i suoi pro e i suoi contro, bisogna partire dai primi!
C’è qualche metodo per semplificare lo studio del russo?
È molto importante studiare la lingua per gradi. All’inizio bisogna rafforzare il livello base. Agli stranieri non si devono spiegare subito i participi che, peraltro, nel russo parlato non si usano ormai da tempo. In altre parole, se non siete ancora arrivati a leggere Dostoevskij potete farvene benissimo una ragione. Non c’è niente di riprovevole, in fondo nemmeno tutti i russi lo leggono, così come non tutti gli inglesi leggono Shakespeare.
Imparare il russo può avere un’applicazione pratica? Ora in inglese si può parlare con le persone più diverse, compresi i russi.
Sono sicuro che l’interesse per il russo crescerà. E ci sono cause oggettivi per cui lo penso: la Russia è un Paese di grande rilevanza non soltanto per l’estensione geografica. D’altro canto l’inglese come strumento universale di comunicazione continuerà senza dubbio a semplificarsi, pagando un alto prezzo per essere diventata la lingua della globalizzazione economica e culturale.
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