Lavrov: Vi spiego tutte le bugie della propaganda occidentale
Non
vi è alcuna intenzione da parte di Mosca di inviare le sue truppe in
Ucraina Orientale, il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov lo ha
dichiarato chiaramente, e si augura che una maggior comprensione
occidentale della posizione Russa consentirà una de-escalation della tensione. In un’intervista con Rossiya TV,
Lavrov ha parlato dei futili tentativi occidentali di isolare la Russia
diplomaticamente, la crescente presa di coscienza della necessità di
una riforma costituzionale – che Mosca propone in forma di Federazione –
le prospettive di espansione della NATO in Ucraina ed il potenziale
esistente per una presenza della Marina russa in tutto il globo.
Nessun isolamento della Russia nel voto delle Nazioni Unite
Domanda: Dopo che i Paesi del G7 hanno annunciato la loro decisione di ritirarsi dal G8, si è detto che la Russia è ora isolata sulla scena internazionale. Nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 100 Paesi hanno votato contro la Russia. Esiste dunque questo «isolamento»?
Sergey Lavrov: Isolation è un termine inventato dai nostri partner occidentali che agiscono con nostalgiche ambizioni neo-imperiali. Appena qualcosa non è di loro gradimento se ne escono minacciando sanzioni. I tempi in cui tale strategia potrebbe essere impiegata brillantemente sono ormai lontani. Dovrebbero pensare di ottenere da tutti, senza eccezioni, di lavorare insieme e non di isolare i loro partner.
Sono sorpreso di come, ossessivamente, stiano cercando di creare, piuttosto che trovare, una prova di isolamento della Russia. Ho visto di tutto durante la mia carriera; secondo voi è accettabile voler utilizzare, come strumento di pressione per i principali Paesi (inclusi i nostri partner più vicini), tante risorse diplomatiche per far sì che tutti concordino con la loro propaganda circa l’integrità territoriale dell’Ucraina — ignorando oltretutto il resto dei princìpi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite? Rimango stupito di tanta alacrità. Istituzioni governative “chiave” spendono così tante energie su tali obbiettivi…
È il caso del voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tali risultati sono conseguiti grazie alla combinazione di diversi mezzi. In primo luogo, i nostri vicini ucraini sono stati invitati a mantenere il tono del loro progetto di risoluzione «non conflittuale» ed «equilibrato» così da inviare un messaggio positivo sulla necessità di rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina. Chi potrebbe opporvisi? Ma non è nemmeno una mezza verità di come sono andate le cose realmente; è solo un frammento di essa. Tu ed i nostri telespettatori capite bene di cosa stiamo parlando...
Poi, ad alcuni Paesi (sufficientemente ingenui) viene detto: «Guardate, è un grande risoluzione la nostra!, perché non firmare e ne diventate un co-sponsor». Quelli più esperti, che si rendono ben conto di quello realmente sta accadendo, vengono invece minacciati con un: «se non supportate questa risoluzione ci saranno delle conseguenze»... poi vengono descritte loro queste conseguenze. Noi sappiamo bene quali sono. Alcuni nostri partner vengono da noi e ci confidano il perché questo o quel Paese relativamente piccolo è crollato davanti a queste minacce: contratti non firmati, dividendi politici negati, etc. Se prendiamo in considerazione che l’Occidente (in senso lato), tra cui Australia, Nuova Zelanda, Giappone etc., conta circa di 40 Paesi… praticamente 50 Stati sono stati costretti o in qualche modo convinti a votare a favore.
Noi non porteremo alcun rancore verso queste delegazioni. Non influenzerà le nostre relazioni con loro. E non posso non sottolineare un altro numero: circa 70 Paesi hanno rifiutato di sostenere la risoluzione.
D: E se contiamo i Paesi che non hanno un voto… si salirebbe a 93.
SL: Quindi, fondamentalmente, si tratta di un pareggio. La «propaganda della macchina occidentale» – non c’è davvero altro modo per definirla – la saluterà come una grande vittoria nei suoi media, ma noi conosciamo il vero valore di questa “vittoria”.
D: 100 Paesi hanno votato contro la Russia. Il numero dei Paesi che hanno votato per la Russia include i Paesi coraggiosi che, nonostante la pressione esercitata, hanno fatto questa scelta.
SL: Una decisione senz’altro coraggiosa! Non è anti-occidentale o anti-ucraina. Essa riflette una profonda comprensione di quello che sta accadendo, da parte dei Paesi che non hanno votato a favore e soprattutto quelli che hanno votato contro
La Cina comprende i legittimi interessi Russi e sue preoccupazioni in Ucraina
D: Tre settimane fa, al nostro programma è intervenuto l’Ambasciatore Russo Vitaly Churkin presso le Nazioni Unite, sostenendo che la Russia si aspetta di vedere unsupporto morale dalla Cina. La Cina si è astenuta dal voto sulla risoluzione. In seguito, durante una riunione tra il presidente Obama e quello cinese Xi Jinping, i miei colleghi occidentali mi ha riferito che gli americani stavano cercando di convincere la Cina ad abolire i contratti di fornitura di gas con la Russia. Poi anche lei si è incontrato con Xi Jinping. Cosa sta accadendo tra Cina e Russia?
SL: La Cina è un partner stretto del Russia. Nei nostri documenti congiunti le nostre relazioni sono definite come «partenariato strategico globale di cooperazione». Tutte le azioni della Cina ribadiscono il loro impegno nei princìpi che abbiamo concordato insieme. Se, come dici tu, gli americani hanno cercato di convincere la Cina a rivedere i propri accordi economici con noi – e al più alto livello –, si tratterebbe di un atteggiamento fuori da ogni schema accettabile; ingenuo o sfrontato che dir si voglia. E tale atteggiamento dimostra ignoranza di quale sia l’essenza della politica cinese come della loro mentalità.
La Cina, fin dall’inizio, ha dichiarato di essere ben conscia della situazione e prende in forte considerazione ogni combinazione di fattore storico-politico e si oppone vivamente all’utilizzo di misure non-diplomatiche e minacce di sanzioni per risolvere la situazione. I contatti con i nostri partner cinesi dimostrano quanto abbiano compreso non solo gli interessi legittimi della Russia in questo caso, ma quanto siano altresì vicinissimi a noi nella comprensione di quali siano le vere cause della crisi in Ucraina. Non vi è alcun dubbio. Il Presidente Putin e il presidente Xi Jinping hanno parlato al telefono. Il 24 marzo mi sono incontrato con il presidente Xi Jinping a margine del vertice sulla sicurezza nucleare a L’Aia. Mi sono incontrato anche con i Ministri degli Esteri delle nazioni BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).
L’Ucraina (non la Russia) ha ostacolato lo spiegamento della missione OSCE
D: Sabato scorso abbiamo informato i nostri telespettatori che l’OSCE aveva approvato il mandato per una missione da inviare in Ucraina. Perché la Russia lo ha inizialmente contestato? Cosa c’è dietro questa missione?
SL: Veramente direi che sono stati i nostri partner occidentali e ucraini che inizialmente si opponevano a questa missione.
D: Ma come al solito è stato fatto intendere il contrario: Russia contro il resto d’Europa…
SL: Siamo abituati a questo. I trucchi orwelliani vengono ancora ampiamente utilizzati. La Russia era disposto a far inviare una missione OSCE addirittura una settimana prima che tale decisione fosse finalmente presa. Anche se tutto era già chiaro fin da allora, i nostri partner hanno chiesto – con una determinazione assurda – che la Crimea fosse inclusa nel mandato come parte dell’Ucraina. Si può essere completamente in disaccordo con le nostre decisioni sovrane; si può rifiutare di riconoscere le decisioni prese dalla Russia sulla base della volontà del popolo di Crimea e sostenute poi da una maggioranza schiacciante. Siamo consapevoli che questo, ovviamente, può avvenire. Ma è impudenza diplomatica – o totale incompetenza – non riuscire a comprendere la reale situazione politica che c’è in ballo e la totale inutilità di quelle richieste dopo che abbiamo chiaramente detto che avremmo dato seguito a qualsiasi esito del referendum in Crimea.
D: Mosca insisteva che la missione dovesse riguardare le regioni occidentali dell’Ucraina come quelle orientali. È stato fatto?
SL: Tenendo conto dei talenti comprovati dei nostri colleghi occidentali nel torcere le parole e interpretare male le nostre disposizioni, stavamo insistendo affinché nel mandato fossero elencate città e regioni piuttosto che ricadessero senza precisazioni sotto il termine «Missione in Ucraina». Naturalmente l’elenco comprendeva le città situate sia nella parte occidentali che orientale dell’Ucraina, ma escludeva quelle situate sul territorio della Repubblica di Crimea, Federazione Russa.
L’estremismo Ucraino da tempo denunciato dalla Russia
D: Si deve registrare qualche progresso non solo in termini di invio di una missione OSCE in Ucraina, ma anche in merito alla capacità delle nuove autorità ucraine – loro legittimità a parte – nell’affrontare il problema dell’estremismo di destra, come dimostrano le ultime 36-48 ore?
SL: Ci hanno messo troppo; ma «meglio tardi che mai». Oltre un mese fa ho sollevato la questione e la necessità di dissociarsi dalle forze radicali con i nostri partner occidentali. Ho posto loro una domanda molto semplice: «Se siamo d’accordo che abbiamo bisogno di ‘sdrammatizzare’ la situazione, perché non si vuol dire pubblicamente ciò che rappresentano davvero questi settori di estrema destra?». Lo stesso vale per il partito Svoboda, che si rifà alla dichiarazione del 30 giugno 1941 che espresse il sostegno alla Germania nazista ed ai suoi sforzi per stabilire un Nuovo Ordine Mondiale. Secondo la Carta del partito, sono tuttora impegnati su questo principio.
I nostri colleghi hanno reagito abbastanza stranamente alle nostre richieste di esprimere almeno pubblicamente il loro parere su queste forze ed esercitare la loro influenza sulla gente di Kiev che li hanno accettati come loro nuove autorità in modo che facciano lo stesso. In un primo momento hanno evitato il problema; poi, in uno dei recenti incontri il segretario di Stato americano John Kerry mi ha detto che, dopo attento esame, hanno concluso che quel settore stava cercando di diventare un movimento politico. In sostanza: è una buona cosa per loro, e Svoboda «si sta muovendo verso la politica mainstream». Questa è una citazione. Molte persone erano presenti alla riunione, quindi non sto rivelando un segreto. Io ho cercato di portare esempi contrari della tendenza di questi gruppi, partendo dal loro esortare il pubblico a sparare in testa ai Russi per ucciderli, fino ai pestaggi che avvengono soprattutto nelle parti orientali dell’Ucraina, dove i membri di questi gruppi si considerano a casa loro.
Per quanto riguarda ciò che sta accadendo in questi ultimi giorni, speriamo che le dichiarazioni del Governo ucraino siano il risultato di qualche campagna di sensibilizzazione condotta dai nostri partner occidentali. Come ho già detto, «meglio tardi che mai».
Vediamo cosa accade. I recenti avvenimenti (mercoledì norre, svariate centinaia di attivisti neo-nazisti di Pravij Sektor e i loro fiancheggiatori hanno assediato l'edificio del parlamento, facendo pressione sui legislatori per dare il benservito all'appena appuntato Ministro degli Interni Arsen Avakov), sono molto eloquenti. Qualunque cosa si possa pensare in merito alle circostanze della sua morte, che, come in qualsiasi caso, dovrebbe essere studiata a fondo, non si può non notare la spinta motivazionale che questo avvenimento ha dato a queste persone. È un segnale molto allarmante.
Mi ha sorpreso vedere che, mentre la televisione Russa, tra cui il vostro canale, ha mostrato l’assedio, riportando un commento completo sugli eventi e possibili conseguenze, Euronews non ha detto una parola, parlando dell’Ucraina solo in merito alla transazione con il FMI, nella terza o quarta notizia. Purtroppo, questo è quello a cui alludevo prima. Cercheremo di stabilire la verità attraverso i canali alternativi ai media occidentali «tradizionali». Mi auguro che i vostri canali alternativi diventano mainstream.
La OSCE giustifica la censura dei media Ucraini
Q: Canali alternativi — questo è un altro discorso, in quanto fornitori di tv via cavo sono stati impediti di trasmettere i canali televisivi russi. In un primo momento l’OSCE ha condannato la cosa. Per quanto ho capito, la questione è stata sollevata anche ai vostri colloqui con i partner occidentali. Poi, il tutto è stato lentamente spostato verso il fondo della lista della priorità. Come ha dichiarato il rappresentante OSCE, “esistono interessi nazionali che consentono la censura TV”.
SL: Sì, sono state le dichiarazioni di Dunja Mijatović. Diciamo che essendo il Rappresentante OSCE per la libertà dei media, dovrebbe mostrare maggiore libertà nelle sue sentenze. Chi poteva immaginare che interi canali per proteggere i valori fondamentali potessero essere vietati? Tuttavia, la stessa Mijatović ha respinto in passato i nostri numerosi appelli sull’inaccettabilità delle manifestazioni con slogan fascisti e neo-nazisti in un buon numero di Paesi OSCE. Quindi, secondo il parere della signora Mijatović, quattro canali sono più pericolosi di numerose manifestazioni neo-naziste negli Stati baltici (come in altri Paesi, tra cui la Germania)…
L’idea di una Federazione Ucraina non è più un tabù per i diplomatici occidentali
D: Che tipo di compromesso è possibile con l’Occidente? La Russia si trova da un lato della barricata, gli Stati Uniti e l’Occidente dall’altro; su quali basi si può lavorare?
SL: Non credo che si sia poi tanto divisi. Stiamo lavorando per allineare le nostre posizioni. Sulla base del mio recente incontro con il Segretario di Stato John Kerry a L’Aia ed i miei contatti con la Germania, la Francia e un certo numero di altri Paesi – posso dire che c’è una possibilità di elaborare un’iniziativa comune che possiamo offrire ai nostri colleghi ucraini.
È una considerazione molto importante, perché fino ad ora i nostri partner hanno solo offerto di istituire un gruppo di contatto, con cui la Russia e le persone che hanno preso il potere in Kiev avrebbero negoziato, ma sotto la loro supervisione. Tale piattaforma è assolutamente inaccettabile per noi; ma non è questo il problema. Quello che sta accadendo oggi in Ucraina è il risultato della profonda crisi del sistema politico, innescato dall’incapacità dei leader avvicendatisi in questi anni: tutti si sono rivelati incapaci di conciliare gli interessi delle regioni occidentali e del sud-est Ucraino. Non può andare avanti così.
Siamo convinti che l’Ucraina abbia bisogno di una riforma costituzionale fondamentale. Per essere onesti, non vediamo altra via che garantisca uno sviluppo sostenibile dell’Ucraina, tranne il diventare una federazione. Forse qualcuno conosce una soluzione migliore, ed esiste una formuletta magica tale da poter impiantare un solido sistema unitario di Governo in uno Stato in cui, nelle regioni occidentali, orientali e meridionali, le persone celebrano feste diverse, onorano eroi diversi, hanno una struttura economica differente, parlano lingue diverse e pensano in modo diverso e gravitare verso diverse culture... mi pare difficile.
Ecco perché il 10 marzo abbiamo consegnato un documento ufficiale – che delinea la nostra visione delle cose – ai nostri partner americani, europei e cinesi e di altri colleghi, compresi i Paesi BRICS.
D: Quindi, una riforma costituzionale, le elezioni ...
SL: No. Prima di tutto, si afferma che il còmpito più urgente è quello di fermare la violenza dei gruppi armati, disarmare i militanti e liberare tutti gli edifici illegalmente sequestrati così come piazze, strade, città, paesi e villaggi. E a partire da Maidan. È solo una vergogna per un Paese europeo e una delle più belle città in Europa avere questo tipo di manifestazioni per un anno e mezzo e di fronte a visitatori occidentali. Ci è stato detto che Maidan rimarrà così fino a quando si svolgeranno le elezioni presidenziali, con il risultato che soddisfi Maidan. È una vergogna per tutti.
Abbiamo proposto di cominciare con lo smaltimento di questi problemi, soprattutto perché era una precisa responsabilità di Klichko, Yatsenyuk e Tyagnibok nel momento in cui hanno firmato il documento con i Tedeschi, i Ministri degli Esteri francese e polacco. Un’altra cosa che abbiamo proposto è stato quello di iniziare una riforma costituzionale generale, con tutte le forze politiche e le regioni aventi pari voce per discutere l’istituzione di una Federazione, che conceda ad ogni regione ampi poteri nei settori dell’economia, della cultura, della lingua, dell’istruzione, dei legami economici e culturali con i Paesi o le regioni confinanti, e a garanzia dei diritti delle minoranze.
Prendendo in considerazione il numero di Russi che vivono in Ucraina, proponiamo e siamo convinti che non ci sia altra scelta – come alcuni candidati alla presidenza hanno detto in numerose occasioni – che rendere la lingua Russa la seconda lingua ufficiale dell’Ucraina, e assicuriamo i diritti delle minoranze in ogni soggetto costituente, in conformità con la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie.
D: Ci sono ungheresi e romeni che vivono lì.
SL: Ungheresi, cechi, tedeschi — tutti lamentano ai rispettivi Governi che non hanno più una vita confortevole in Ucraina. I Cechi vogliono tornare a casa, ma il Governo Ceco ha detto «No, abbiamo osservato le condizioni in cui vivete e pensiamo che siano accettabili». Questo indica che si preoccupano maggiormente di questioni geopolitiche e di convenienza politica che dei diritti umani.
Una riforma costituzionale dev’essere approvato da un referendum. Si dovrebbe tener conto degli interessi di tutte le regioni. E una volta che questa costituzione viene approvata con un voto a livello nazionale, non ci dovrebbero essere le elezioni presidenziali e parlamentari; nuove assemblee legislative dovrebbero essere elette in tutte le regioni, e non ci dovrebbero essere nuovi governatori. I Governatori dovrebbero essere eletti, non nominati. Le regioni orientali e meridionali insistono su questo punto.
Crediamo fortemente che questa sia la strada giusta da percorrere. Come tutta risposta, ci viene detto attraverso il Ministero degli Esteri che le proposte russe sono una provocazione e che ci stiamo intromettendo negli affari interni dell’Ucraina, perché le nostre idee sono in contrasto con le basi dello Stato ucraino. Quali idee? In primo luogo: federalizzazione, e poi: il russo come seconda lingua ufficiale. Non vedo come questo possa essere in contrasto con le basi dello Stato ucraino francamente...
D: I partner occidentali hanno ascoltato queste proposte?
SL: Sì. Posso dirvi che federalizzazione non è più una parola tabù nei nostri colloqui. Credo davvero che dovremmo insistere su questa forma di rappresentanza — non perché è un nostro capriccio, ma perché le regioni meridionali e orientali la vogliono!
Q: Si aspetta che queste idee alla fine raggiungeranno Kiev, almeno attraverso le capitali occidentali?
SL: Questo è quello in cui spero, perché il Governo ucraino attuale difficilmente può essere considerato “indipendente”...
La neutralità militare dell’Ucraina dev’essere dichiarata senza ambiguità
D: Mosca e Washington parlano di «status di non blocco» dell’Ucraina?
SL: Questa idea è presente nelle nostre proposte. Pensiamo certamente che la nuova costituzione dovrebbe chiaramente dire che l’Ucraina non può essere parte di nessun blocco.
D: Gli americani lo hanno capito?
SL: Lo hanno capito, e possiamo determinare se lo capiscono o no ascoltando le loro dichiarazioni pubbliche. Parlando a Bruxelles la scorsa settimana, il presidente Obama ha detto che né l’Ucraina né la NATO erano pronti e che non aveva senso parlare di questo.
D: A proposito, Yatsenyuk dice che al momento non sta prendendo in considerazione questa opzione.
SL:. «Al momento». Siamo convinti non ci debba essere ambiguità su questo tema. Ci sono troppi di questo genere di avvertimenti, «al momento» e «nessuna intenzione». Le intenzioni possono cambiare e si finisce per avere nuove realtà sul terreno.
Q: Soprattutto negli ultimi due mesi.
SL: Non solo nell’ultimo paio di mesi — ma negli ultimi 25 anni. Ci viene detto che l’Occidente mantiene distesa la mano in segno di amicizia e che la Russia mantiene la scelta di un gioco a somma zero. Pochi giorni fa, il mio collega, il Ministro degli Esteri britannico William Hague, ha pubblicato un articolo nel quale scrive che la Russia affronta di nuovo l’isolamento globale, perché, scrive, «si arriva in Russia a braccia aperte e lei ti evita, perseguendo una mentalità a somma zero». Ma questo è assolutamente ingiusto. Al contrario, siamo sempre desiderosi di impegnarci in partnership giuste. Ciò si riflette nelle nostre proposte in merito al principio dell’indivisibilità della sicurezza che dovrebbe valere per tutti. Per i membri della NATO è sbagliato essere protetti con la una sicurezza indivisibile e per chiunque altro di essere trattati come nazioni di secondo piano; così la NATO può agire come una calamita per attirare nuovi membri e continuare a spingere la linea di demarcazione più ad est.
Ci avevano promesso che questo non sarebbe accaduto — e siamo stati ingannati. Ci avevano promesso che la NATO non avrebbe portato la sua infrastruttura militare più vicina ai nostri confini — e ci hanno ingannato. Ci avevano promesso che non ci sarebbero state installazioni militari sul territorio dei nuovi membri della NATO. All’inizio ci siamo limitati ad ascoltare quelle promesse e vi abbiamo creduto. Poi abbiamo iniziato a metterle su carta come obblighi politici e i leader occidentali hanno firmato tali documenti. Ma quando abbiamo chiesto loro come mai tali obblighi politici erano stati ignorati e se potevamo considerarli giuridicamente vincolanti, ci hanno detto, «No, gli obblighi politici sono sufficienti, e comunque, non preoccupatevi qualsiasi cosa facciamo non è contro di voi».
L’occidente gioca la carta dell’aut-aut con il partenariato orientale
SL: Parlando dei giochi a somma zero di cui veniamo accusati, il progetto di partenariato orientale dell’Unione europea fin dall’inizio si è basato sul concetto di aut-aut: o sei con noi o sei contro di noi. In realtà, i nostri partner occidentali hanno parlato di questo fin dalle elezioni del 2004 in Ucraina. Allora non c’erano unione doganale e partenariato orientale; c’era un’incostituzionale, artificiosamente inventato terzo turno delle elezioni presidenziali. Karel de Gucht, che poi era il Ministro degli Esteri del Belgio e che ora è, tra l’altro, il commissario europeo per il Commercio, chiese pubblicamente che gli Ucraini votassero e decidessero se volevano essere con l’Europa o con la Russia. Questo è da dove tale mentalità proviene.
Il partenariato orientale – come pure l’espansione della NATO – era semplicemente uno strumento utilizzato per prendere rapidamente il controllo sul territorio geopolitico. La UE era pronta a mandare avanti questo progetto ad ogni costo. Ha completamente ignorato i legittimi interessi economici di entrambi i Paesi vicini all’Ucraina, come la Russia ed altri Paesi, e anche delle nazioni che facevano parte di questo programma. Ci sono stati molti studi su questo tema. Non c’è da stupirsi che Yatsenyuk dica ora che l’Ucraina ha bisogno di dare un’occhiata più da vicino alla sezione economica del presente accordo.
Lo stesso accadrà con la Moldavia. Stanno facendo del loro meglio per firmare un accordo simile con la Moldavia la prossima estate, prima delle prossime elezioni. E questo accordo che intendono firmare con la Moldavia ignora completamente la questione della Transnistria. Ignora l’accordo del 1997 tra Chisinau e Tiraspol che diede il diritto alla Transnistria al commercio internazionale. Ignora ciò che sta accadendo con la Transnistria oggi: Chisinau e le nuove autorità ucraine hanno sostanzialmente bloccato il territorio. Ma i nostri partner europei continuano a non commentare s. In effetti, l’Unione europea e, credo, gli Stati Uniti approvano questa politica.
Su questo vogliamo parlare molto seriamente con loro, perché si stanno intensificando le tensioni sulla Transnistria; e dicono che sarà la prossima. Questo è scandaloso, retorica provocatoria. In realtà, vogliono creare condizioni insopportabili per Tiraspol in violazione, lo ripeto, degli accordi che autorizzano gli Transnistriani a certi diritti di viaggio, transito e commercio. Questo è scandaloso. Non imparano mai. Ancora una volta, cercano di creare punti di attrito nelle nostre relazioni.
La Russia non ha alcuna intenzione di inviare truppe al confine con l’Ucraina
D: Quasi tutte le dichiarazioni relative a sanzioni, comprese quelle compiuti dall’UE e dalle istituzioni politiche ufficiali statunitensi, contengono la frase «ulteriore escalation». Per «ulteriore escalation»i miei colleghi occidentali intendono, per esempio, che le forze militari Russe possono varcare i confini dell’Ucraina e muoversi verso Kharkov. Questo può accadere?
SL: Il Presidente della Russia Vladimir Putin nel suo discorso tenuto il 18 marzo nella Georgievsky Hall ha detto chiaramente che siamo molto preoccupati della situazione della popolazione di lingua russa dell’Ucraina orientale e meridionale, soprattutto dopo che vari gruppi di destra, un certo Beletsky e il Fronte Orientale si sono precipitati lì. Quelle sono persone assolutamente pericolose. Non è necessario essere un fisiognomo per essere in grado di dire quali siano le loro intenzioni. Di questo parlano apertamente. Molte telefonate trapelate indicano come i russi saranno trattati in Ucraina non solo dai membri della destra.
Il Presidente russo ha chiesto che le autorità ucraine e i loro padroni occidentali agiscano immediatamente per fermare la violenza. Ha detto che proteggeremo i diritti dei russi e russofoni in Ucraina utilizzando tutti i metodi politici, diplomatici e legali. A questo non ho nulla da aggiungere.
Dobbiamo essere onesti. Non si può semplicemente dire, come tante volte in passato – per la Siria, l’Iran, etc. – che siamo giunti ad una crisi e che dobbiamo solo accettare la realtà. La Russia risolverà la crisi siriana, risolverà il problema iraniano e risolverà la situazione in Ucraina attraverso colloqui diretti con le autorità ucraine. L’Occidente sta costantemente cercando di evitare la responsabilità di trattare con coloro che hanno nutrito e continuano a sostenere per i loro scopi geopolitici.
Non abbiamo assolutamente alcuna intenzione di attraversare le frontiere ucraine. Questo non è nel nostro interesse. Vogliamo semplicemente che tutti lavorino insieme, vogliamo che si fermi la violenza e vogliamo che i Paesi occidentali che stanno cercando di occultare i casi di violenza e di dipingere la situazione Ucraina sotto una luce positiva, realizzino che devono assumersi le loro responsabilità.
Secondo il Ministro dell’Interno dell’Ucraina Arsen Avakov, le autorità ucraine hanno recentemente cercato di disarmare tutti coloro che possiedono illegalmente armi da fuoco — cioè i criminali. Se questo è il risultato degli sforzi dei nostri partner occidentali, ripeto, siamo soddisfatti di questo. Siamo pronti a continuare a fornire consigli agli Ucraini per fermare tutte le illegalità e per avviare un profondo processo costituzionale per riformare il loro Paese.
Non sono in programma basi navali USA-style
D: Ci sono ipotesi che la Russia possa rispondere a tutti questi eventi impostando le proprie basi militari nelle Seychelles, in Vietnam, nel Nicaragua, a Cuba e persino in Argentina?
SL: Questa è una completa bugia. Non abbiamo nessuna intenzione di costruire basi navali e militari all’estero, nel senso che intendono loro. La Marina russa è ora molto più forte di prima. Credo che dopo che la Crimea si è unita alla Russia, avrà molte più opportunità di sviluppo e sbocco. Insieme con la Flotta del Mar Nero, abbiamo anche il Pacifico, la Flotta del Nord, etc.
È molto importante per un Paese avere una Marina altamente qualificata, soprattutto perché oggi la Marina non deve solo viaggiare per mare per la formazione, ma anche per completare compiti specifici, come operazioni anti-pirateria nel Golfo di Aden e altrove. Le navi devono viaggiare in luoghi lontani. Abbiamo accordi con alcuni Paesi che autorizzano le nostre navi e le navi da guerra ad utilizzare l’infrastruttura esistente per la manutenzione, piccole riparazioni, acqua e rifornimenti alimentari e per il ristoro dell’equipaggio.
Non stiamo assolutamente pensando di costruire basi simili a quelle che impianta l’America. E, naturalmente, a differenza degli Stati Uniti, non avremo alcun accordo, il che renderebbe il nostro personale immune da procedimenti penali nei Paesi in cui sono presenti.
A tal proposito, di recente ho visto un’interessante foto su internet: una mappa della Federazione russa e basi militari americane intorno ad essa. È impressionante. Ce ne sono oltre un centinaio. E c’è una citazione di un soldato americano: «Come osano i russi essere così vicino alle nostre basi?».
D: State parlando con i Paesi che ho menzionato sulla possibilità che le nostre navi da guerra entrino nei loro porti marittimi?
SL: Stiamo parlando con alcuni Paesi, ma questi argomenti sono gestiti dai Ministeri della Difesa.
Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Lorenzo de Vita
Fonte > RT.com
Nessun isolamento della Russia nel voto delle Nazioni Unite
Domanda: Dopo che i Paesi del G7 hanno annunciato la loro decisione di ritirarsi dal G8, si è detto che la Russia è ora isolata sulla scena internazionale. Nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 100 Paesi hanno votato contro la Russia. Esiste dunque questo «isolamento»?
Sergey Lavrov: Isolation è un termine inventato dai nostri partner occidentali che agiscono con nostalgiche ambizioni neo-imperiali. Appena qualcosa non è di loro gradimento se ne escono minacciando sanzioni. I tempi in cui tale strategia potrebbe essere impiegata brillantemente sono ormai lontani. Dovrebbero pensare di ottenere da tutti, senza eccezioni, di lavorare insieme e non di isolare i loro partner.
Sono sorpreso di come, ossessivamente, stiano cercando di creare, piuttosto che trovare, una prova di isolamento della Russia. Ho visto di tutto durante la mia carriera; secondo voi è accettabile voler utilizzare, come strumento di pressione per i principali Paesi (inclusi i nostri partner più vicini), tante risorse diplomatiche per far sì che tutti concordino con la loro propaganda circa l’integrità territoriale dell’Ucraina — ignorando oltretutto il resto dei princìpi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite? Rimango stupito di tanta alacrità. Istituzioni governative “chiave” spendono così tante energie su tali obbiettivi…
È il caso del voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tali risultati sono conseguiti grazie alla combinazione di diversi mezzi. In primo luogo, i nostri vicini ucraini sono stati invitati a mantenere il tono del loro progetto di risoluzione «non conflittuale» ed «equilibrato» così da inviare un messaggio positivo sulla necessità di rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina. Chi potrebbe opporvisi? Ma non è nemmeno una mezza verità di come sono andate le cose realmente; è solo un frammento di essa. Tu ed i nostri telespettatori capite bene di cosa stiamo parlando...
Poi, ad alcuni Paesi (sufficientemente ingenui) viene detto: «Guardate, è un grande risoluzione la nostra!, perché non firmare e ne diventate un co-sponsor». Quelli più esperti, che si rendono ben conto di quello realmente sta accadendo, vengono invece minacciati con un: «se non supportate questa risoluzione ci saranno delle conseguenze»... poi vengono descritte loro queste conseguenze. Noi sappiamo bene quali sono. Alcuni nostri partner vengono da noi e ci confidano il perché questo o quel Paese relativamente piccolo è crollato davanti a queste minacce: contratti non firmati, dividendi politici negati, etc. Se prendiamo in considerazione che l’Occidente (in senso lato), tra cui Australia, Nuova Zelanda, Giappone etc., conta circa di 40 Paesi… praticamente 50 Stati sono stati costretti o in qualche modo convinti a votare a favore.
Noi non porteremo alcun rancore verso queste delegazioni. Non influenzerà le nostre relazioni con loro. E non posso non sottolineare un altro numero: circa 70 Paesi hanno rifiutato di sostenere la risoluzione.
D: E se contiamo i Paesi che non hanno un voto… si salirebbe a 93.
SL: Quindi, fondamentalmente, si tratta di un pareggio. La «propaganda della macchina occidentale» – non c’è davvero altro modo per definirla – la saluterà come una grande vittoria nei suoi media, ma noi conosciamo il vero valore di questa “vittoria”.
D: 100 Paesi hanno votato contro la Russia. Il numero dei Paesi che hanno votato per la Russia include i Paesi coraggiosi che, nonostante la pressione esercitata, hanno fatto questa scelta.
SL: Una decisione senz’altro coraggiosa! Non è anti-occidentale o anti-ucraina. Essa riflette una profonda comprensione di quello che sta accadendo, da parte dei Paesi che non hanno votato a favore e soprattutto quelli che hanno votato contro
La Cina comprende i legittimi interessi Russi e sue preoccupazioni in Ucraina
D: Tre settimane fa, al nostro programma è intervenuto l’Ambasciatore Russo Vitaly Churkin presso le Nazioni Unite, sostenendo che la Russia si aspetta di vedere unsupporto morale dalla Cina. La Cina si è astenuta dal voto sulla risoluzione. In seguito, durante una riunione tra il presidente Obama e quello cinese Xi Jinping, i miei colleghi occidentali mi ha riferito che gli americani stavano cercando di convincere la Cina ad abolire i contratti di fornitura di gas con la Russia. Poi anche lei si è incontrato con Xi Jinping. Cosa sta accadendo tra Cina e Russia?
SL: La Cina è un partner stretto del Russia. Nei nostri documenti congiunti le nostre relazioni sono definite come «partenariato strategico globale di cooperazione». Tutte le azioni della Cina ribadiscono il loro impegno nei princìpi che abbiamo concordato insieme. Se, come dici tu, gli americani hanno cercato di convincere la Cina a rivedere i propri accordi economici con noi – e al più alto livello –, si tratterebbe di un atteggiamento fuori da ogni schema accettabile; ingenuo o sfrontato che dir si voglia. E tale atteggiamento dimostra ignoranza di quale sia l’essenza della politica cinese come della loro mentalità.
La Cina, fin dall’inizio, ha dichiarato di essere ben conscia della situazione e prende in forte considerazione ogni combinazione di fattore storico-politico e si oppone vivamente all’utilizzo di misure non-diplomatiche e minacce di sanzioni per risolvere la situazione. I contatti con i nostri partner cinesi dimostrano quanto abbiano compreso non solo gli interessi legittimi della Russia in questo caso, ma quanto siano altresì vicinissimi a noi nella comprensione di quali siano le vere cause della crisi in Ucraina. Non vi è alcun dubbio. Il Presidente Putin e il presidente Xi Jinping hanno parlato al telefono. Il 24 marzo mi sono incontrato con il presidente Xi Jinping a margine del vertice sulla sicurezza nucleare a L’Aia. Mi sono incontrato anche con i Ministri degli Esteri delle nazioni BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).
L’Ucraina (non la Russia) ha ostacolato lo spiegamento della missione OSCE
D: Sabato scorso abbiamo informato i nostri telespettatori che l’OSCE aveva approvato il mandato per una missione da inviare in Ucraina. Perché la Russia lo ha inizialmente contestato? Cosa c’è dietro questa missione?
SL: Veramente direi che sono stati i nostri partner occidentali e ucraini che inizialmente si opponevano a questa missione.
D: Ma come al solito è stato fatto intendere il contrario: Russia contro il resto d’Europa…
SL: Siamo abituati a questo. I trucchi orwelliani vengono ancora ampiamente utilizzati. La Russia era disposto a far inviare una missione OSCE addirittura una settimana prima che tale decisione fosse finalmente presa. Anche se tutto era già chiaro fin da allora, i nostri partner hanno chiesto – con una determinazione assurda – che la Crimea fosse inclusa nel mandato come parte dell’Ucraina. Si può essere completamente in disaccordo con le nostre decisioni sovrane; si può rifiutare di riconoscere le decisioni prese dalla Russia sulla base della volontà del popolo di Crimea e sostenute poi da una maggioranza schiacciante. Siamo consapevoli che questo, ovviamente, può avvenire. Ma è impudenza diplomatica – o totale incompetenza – non riuscire a comprendere la reale situazione politica che c’è in ballo e la totale inutilità di quelle richieste dopo che abbiamo chiaramente detto che avremmo dato seguito a qualsiasi esito del referendum in Crimea.
D: Mosca insisteva che la missione dovesse riguardare le regioni occidentali dell’Ucraina come quelle orientali. È stato fatto?
SL: Tenendo conto dei talenti comprovati dei nostri colleghi occidentali nel torcere le parole e interpretare male le nostre disposizioni, stavamo insistendo affinché nel mandato fossero elencate città e regioni piuttosto che ricadessero senza precisazioni sotto il termine «Missione in Ucraina». Naturalmente l’elenco comprendeva le città situate sia nella parte occidentali che orientale dell’Ucraina, ma escludeva quelle situate sul territorio della Repubblica di Crimea, Federazione Russa.
L’estremismo Ucraino da tempo denunciato dalla Russia
D: Si deve registrare qualche progresso non solo in termini di invio di una missione OSCE in Ucraina, ma anche in merito alla capacità delle nuove autorità ucraine – loro legittimità a parte – nell’affrontare il problema dell’estremismo di destra, come dimostrano le ultime 36-48 ore?
SL: Ci hanno messo troppo; ma «meglio tardi che mai». Oltre un mese fa ho sollevato la questione e la necessità di dissociarsi dalle forze radicali con i nostri partner occidentali. Ho posto loro una domanda molto semplice: «Se siamo d’accordo che abbiamo bisogno di ‘sdrammatizzare’ la situazione, perché non si vuol dire pubblicamente ciò che rappresentano davvero questi settori di estrema destra?». Lo stesso vale per il partito Svoboda, che si rifà alla dichiarazione del 30 giugno 1941 che espresse il sostegno alla Germania nazista ed ai suoi sforzi per stabilire un Nuovo Ordine Mondiale. Secondo la Carta del partito, sono tuttora impegnati su questo principio.
I nostri colleghi hanno reagito abbastanza stranamente alle nostre richieste di esprimere almeno pubblicamente il loro parere su queste forze ed esercitare la loro influenza sulla gente di Kiev che li hanno accettati come loro nuove autorità in modo che facciano lo stesso. In un primo momento hanno evitato il problema; poi, in uno dei recenti incontri il segretario di Stato americano John Kerry mi ha detto che, dopo attento esame, hanno concluso che quel settore stava cercando di diventare un movimento politico. In sostanza: è una buona cosa per loro, e Svoboda «si sta muovendo verso la politica mainstream». Questa è una citazione. Molte persone erano presenti alla riunione, quindi non sto rivelando un segreto. Io ho cercato di portare esempi contrari della tendenza di questi gruppi, partendo dal loro esortare il pubblico a sparare in testa ai Russi per ucciderli, fino ai pestaggi che avvengono soprattutto nelle parti orientali dell’Ucraina, dove i membri di questi gruppi si considerano a casa loro.
Per quanto riguarda ciò che sta accadendo in questi ultimi giorni, speriamo che le dichiarazioni del Governo ucraino siano il risultato di qualche campagna di sensibilizzazione condotta dai nostri partner occidentali. Come ho già detto, «meglio tardi che mai».
Vediamo cosa accade. I recenti avvenimenti (mercoledì norre, svariate centinaia di attivisti neo-nazisti di Pravij Sektor e i loro fiancheggiatori hanno assediato l'edificio del parlamento, facendo pressione sui legislatori per dare il benservito all'appena appuntato Ministro degli Interni Arsen Avakov), sono molto eloquenti. Qualunque cosa si possa pensare in merito alle circostanze della sua morte, che, come in qualsiasi caso, dovrebbe essere studiata a fondo, non si può non notare la spinta motivazionale che questo avvenimento ha dato a queste persone. È un segnale molto allarmante.
Mi ha sorpreso vedere che, mentre la televisione Russa, tra cui il vostro canale, ha mostrato l’assedio, riportando un commento completo sugli eventi e possibili conseguenze, Euronews non ha detto una parola, parlando dell’Ucraina solo in merito alla transazione con il FMI, nella terza o quarta notizia. Purtroppo, questo è quello a cui alludevo prima. Cercheremo di stabilire la verità attraverso i canali alternativi ai media occidentali «tradizionali». Mi auguro che i vostri canali alternativi diventano mainstream.
La OSCE giustifica la censura dei media Ucraini
Q: Canali alternativi — questo è un altro discorso, in quanto fornitori di tv via cavo sono stati impediti di trasmettere i canali televisivi russi. In un primo momento l’OSCE ha condannato la cosa. Per quanto ho capito, la questione è stata sollevata anche ai vostri colloqui con i partner occidentali. Poi, il tutto è stato lentamente spostato verso il fondo della lista della priorità. Come ha dichiarato il rappresentante OSCE, “esistono interessi nazionali che consentono la censura TV”.
SL: Sì, sono state le dichiarazioni di Dunja Mijatović. Diciamo che essendo il Rappresentante OSCE per la libertà dei media, dovrebbe mostrare maggiore libertà nelle sue sentenze. Chi poteva immaginare che interi canali per proteggere i valori fondamentali potessero essere vietati? Tuttavia, la stessa Mijatović ha respinto in passato i nostri numerosi appelli sull’inaccettabilità delle manifestazioni con slogan fascisti e neo-nazisti in un buon numero di Paesi OSCE. Quindi, secondo il parere della signora Mijatović, quattro canali sono più pericolosi di numerose manifestazioni neo-naziste negli Stati baltici (come in altri Paesi, tra cui la Germania)…
L’idea di una Federazione Ucraina non è più un tabù per i diplomatici occidentali
D: Che tipo di compromesso è possibile con l’Occidente? La Russia si trova da un lato della barricata, gli Stati Uniti e l’Occidente dall’altro; su quali basi si può lavorare?
SL: Non credo che si sia poi tanto divisi. Stiamo lavorando per allineare le nostre posizioni. Sulla base del mio recente incontro con il Segretario di Stato John Kerry a L’Aia ed i miei contatti con la Germania, la Francia e un certo numero di altri Paesi – posso dire che c’è una possibilità di elaborare un’iniziativa comune che possiamo offrire ai nostri colleghi ucraini.
È una considerazione molto importante, perché fino ad ora i nostri partner hanno solo offerto di istituire un gruppo di contatto, con cui la Russia e le persone che hanno preso il potere in Kiev avrebbero negoziato, ma sotto la loro supervisione. Tale piattaforma è assolutamente inaccettabile per noi; ma non è questo il problema. Quello che sta accadendo oggi in Ucraina è il risultato della profonda crisi del sistema politico, innescato dall’incapacità dei leader avvicendatisi in questi anni: tutti si sono rivelati incapaci di conciliare gli interessi delle regioni occidentali e del sud-est Ucraino. Non può andare avanti così.
Siamo convinti che l’Ucraina abbia bisogno di una riforma costituzionale fondamentale. Per essere onesti, non vediamo altra via che garantisca uno sviluppo sostenibile dell’Ucraina, tranne il diventare una federazione. Forse qualcuno conosce una soluzione migliore, ed esiste una formuletta magica tale da poter impiantare un solido sistema unitario di Governo in uno Stato in cui, nelle regioni occidentali, orientali e meridionali, le persone celebrano feste diverse, onorano eroi diversi, hanno una struttura economica differente, parlano lingue diverse e pensano in modo diverso e gravitare verso diverse culture... mi pare difficile.
Ecco perché il 10 marzo abbiamo consegnato un documento ufficiale – che delinea la nostra visione delle cose – ai nostri partner americani, europei e cinesi e di altri colleghi, compresi i Paesi BRICS.
D: Quindi, una riforma costituzionale, le elezioni ...
SL: No. Prima di tutto, si afferma che il còmpito più urgente è quello di fermare la violenza dei gruppi armati, disarmare i militanti e liberare tutti gli edifici illegalmente sequestrati così come piazze, strade, città, paesi e villaggi. E a partire da Maidan. È solo una vergogna per un Paese europeo e una delle più belle città in Europa avere questo tipo di manifestazioni per un anno e mezzo e di fronte a visitatori occidentali. Ci è stato detto che Maidan rimarrà così fino a quando si svolgeranno le elezioni presidenziali, con il risultato che soddisfi Maidan. È una vergogna per tutti.
Abbiamo proposto di cominciare con lo smaltimento di questi problemi, soprattutto perché era una precisa responsabilità di Klichko, Yatsenyuk e Tyagnibok nel momento in cui hanno firmato il documento con i Tedeschi, i Ministri degli Esteri francese e polacco. Un’altra cosa che abbiamo proposto è stato quello di iniziare una riforma costituzionale generale, con tutte le forze politiche e le regioni aventi pari voce per discutere l’istituzione di una Federazione, che conceda ad ogni regione ampi poteri nei settori dell’economia, della cultura, della lingua, dell’istruzione, dei legami economici e culturali con i Paesi o le regioni confinanti, e a garanzia dei diritti delle minoranze.
Prendendo in considerazione il numero di Russi che vivono in Ucraina, proponiamo e siamo convinti che non ci sia altra scelta – come alcuni candidati alla presidenza hanno detto in numerose occasioni – che rendere la lingua Russa la seconda lingua ufficiale dell’Ucraina, e assicuriamo i diritti delle minoranze in ogni soggetto costituente, in conformità con la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie.
D: Ci sono ungheresi e romeni che vivono lì.
SL: Ungheresi, cechi, tedeschi — tutti lamentano ai rispettivi Governi che non hanno più una vita confortevole in Ucraina. I Cechi vogliono tornare a casa, ma il Governo Ceco ha detto «No, abbiamo osservato le condizioni in cui vivete e pensiamo che siano accettabili». Questo indica che si preoccupano maggiormente di questioni geopolitiche e di convenienza politica che dei diritti umani.
Una riforma costituzionale dev’essere approvato da un referendum. Si dovrebbe tener conto degli interessi di tutte le regioni. E una volta che questa costituzione viene approvata con un voto a livello nazionale, non ci dovrebbero essere le elezioni presidenziali e parlamentari; nuove assemblee legislative dovrebbero essere elette in tutte le regioni, e non ci dovrebbero essere nuovi governatori. I Governatori dovrebbero essere eletti, non nominati. Le regioni orientali e meridionali insistono su questo punto.
Crediamo fortemente che questa sia la strada giusta da percorrere. Come tutta risposta, ci viene detto attraverso il Ministero degli Esteri che le proposte russe sono una provocazione e che ci stiamo intromettendo negli affari interni dell’Ucraina, perché le nostre idee sono in contrasto con le basi dello Stato ucraino. Quali idee? In primo luogo: federalizzazione, e poi: il russo come seconda lingua ufficiale. Non vedo come questo possa essere in contrasto con le basi dello Stato ucraino francamente...
D: I partner occidentali hanno ascoltato queste proposte?
SL: Sì. Posso dirvi che federalizzazione non è più una parola tabù nei nostri colloqui. Credo davvero che dovremmo insistere su questa forma di rappresentanza — non perché è un nostro capriccio, ma perché le regioni meridionali e orientali la vogliono!
Q: Si aspetta che queste idee alla fine raggiungeranno Kiev, almeno attraverso le capitali occidentali?
SL: Questo è quello in cui spero, perché il Governo ucraino attuale difficilmente può essere considerato “indipendente”...
La neutralità militare dell’Ucraina dev’essere dichiarata senza ambiguità
D: Mosca e Washington parlano di «status di non blocco» dell’Ucraina?
SL: Questa idea è presente nelle nostre proposte. Pensiamo certamente che la nuova costituzione dovrebbe chiaramente dire che l’Ucraina non può essere parte di nessun blocco.
D: Gli americani lo hanno capito?
SL: Lo hanno capito, e possiamo determinare se lo capiscono o no ascoltando le loro dichiarazioni pubbliche. Parlando a Bruxelles la scorsa settimana, il presidente Obama ha detto che né l’Ucraina né la NATO erano pronti e che non aveva senso parlare di questo.
D: A proposito, Yatsenyuk dice che al momento non sta prendendo in considerazione questa opzione.
SL:. «Al momento». Siamo convinti non ci debba essere ambiguità su questo tema. Ci sono troppi di questo genere di avvertimenti, «al momento» e «nessuna intenzione». Le intenzioni possono cambiare e si finisce per avere nuove realtà sul terreno.
Q: Soprattutto negli ultimi due mesi.
SL: Non solo nell’ultimo paio di mesi — ma negli ultimi 25 anni. Ci viene detto che l’Occidente mantiene distesa la mano in segno di amicizia e che la Russia mantiene la scelta di un gioco a somma zero. Pochi giorni fa, il mio collega, il Ministro degli Esteri britannico William Hague, ha pubblicato un articolo nel quale scrive che la Russia affronta di nuovo l’isolamento globale, perché, scrive, «si arriva in Russia a braccia aperte e lei ti evita, perseguendo una mentalità a somma zero». Ma questo è assolutamente ingiusto. Al contrario, siamo sempre desiderosi di impegnarci in partnership giuste. Ciò si riflette nelle nostre proposte in merito al principio dell’indivisibilità della sicurezza che dovrebbe valere per tutti. Per i membri della NATO è sbagliato essere protetti con la una sicurezza indivisibile e per chiunque altro di essere trattati come nazioni di secondo piano; così la NATO può agire come una calamita per attirare nuovi membri e continuare a spingere la linea di demarcazione più ad est.
Ci avevano promesso che questo non sarebbe accaduto — e siamo stati ingannati. Ci avevano promesso che la NATO non avrebbe portato la sua infrastruttura militare più vicina ai nostri confini — e ci hanno ingannato. Ci avevano promesso che non ci sarebbero state installazioni militari sul territorio dei nuovi membri della NATO. All’inizio ci siamo limitati ad ascoltare quelle promesse e vi abbiamo creduto. Poi abbiamo iniziato a metterle su carta come obblighi politici e i leader occidentali hanno firmato tali documenti. Ma quando abbiamo chiesto loro come mai tali obblighi politici erano stati ignorati e se potevamo considerarli giuridicamente vincolanti, ci hanno detto, «No, gli obblighi politici sono sufficienti, e comunque, non preoccupatevi qualsiasi cosa facciamo non è contro di voi».
L’occidente gioca la carta dell’aut-aut con il partenariato orientale
SL: Parlando dei giochi a somma zero di cui veniamo accusati, il progetto di partenariato orientale dell’Unione europea fin dall’inizio si è basato sul concetto di aut-aut: o sei con noi o sei contro di noi. In realtà, i nostri partner occidentali hanno parlato di questo fin dalle elezioni del 2004 in Ucraina. Allora non c’erano unione doganale e partenariato orientale; c’era un’incostituzionale, artificiosamente inventato terzo turno delle elezioni presidenziali. Karel de Gucht, che poi era il Ministro degli Esteri del Belgio e che ora è, tra l’altro, il commissario europeo per il Commercio, chiese pubblicamente che gli Ucraini votassero e decidessero se volevano essere con l’Europa o con la Russia. Questo è da dove tale mentalità proviene.
Il partenariato orientale – come pure l’espansione della NATO – era semplicemente uno strumento utilizzato per prendere rapidamente il controllo sul territorio geopolitico. La UE era pronta a mandare avanti questo progetto ad ogni costo. Ha completamente ignorato i legittimi interessi economici di entrambi i Paesi vicini all’Ucraina, come la Russia ed altri Paesi, e anche delle nazioni che facevano parte di questo programma. Ci sono stati molti studi su questo tema. Non c’è da stupirsi che Yatsenyuk dica ora che l’Ucraina ha bisogno di dare un’occhiata più da vicino alla sezione economica del presente accordo.
Lo stesso accadrà con la Moldavia. Stanno facendo del loro meglio per firmare un accordo simile con la Moldavia la prossima estate, prima delle prossime elezioni. E questo accordo che intendono firmare con la Moldavia ignora completamente la questione della Transnistria. Ignora l’accordo del 1997 tra Chisinau e Tiraspol che diede il diritto alla Transnistria al commercio internazionale. Ignora ciò che sta accadendo con la Transnistria oggi: Chisinau e le nuove autorità ucraine hanno sostanzialmente bloccato il territorio. Ma i nostri partner europei continuano a non commentare s. In effetti, l’Unione europea e, credo, gli Stati Uniti approvano questa politica.
Su questo vogliamo parlare molto seriamente con loro, perché si stanno intensificando le tensioni sulla Transnistria; e dicono che sarà la prossima. Questo è scandaloso, retorica provocatoria. In realtà, vogliono creare condizioni insopportabili per Tiraspol in violazione, lo ripeto, degli accordi che autorizzano gli Transnistriani a certi diritti di viaggio, transito e commercio. Questo è scandaloso. Non imparano mai. Ancora una volta, cercano di creare punti di attrito nelle nostre relazioni.
La Russia non ha alcuna intenzione di inviare truppe al confine con l’Ucraina
D: Quasi tutte le dichiarazioni relative a sanzioni, comprese quelle compiuti dall’UE e dalle istituzioni politiche ufficiali statunitensi, contengono la frase «ulteriore escalation». Per «ulteriore escalation»i miei colleghi occidentali intendono, per esempio, che le forze militari Russe possono varcare i confini dell’Ucraina e muoversi verso Kharkov. Questo può accadere?
SL: Il Presidente della Russia Vladimir Putin nel suo discorso tenuto il 18 marzo nella Georgievsky Hall ha detto chiaramente che siamo molto preoccupati della situazione della popolazione di lingua russa dell’Ucraina orientale e meridionale, soprattutto dopo che vari gruppi di destra, un certo Beletsky e il Fronte Orientale si sono precipitati lì. Quelle sono persone assolutamente pericolose. Non è necessario essere un fisiognomo per essere in grado di dire quali siano le loro intenzioni. Di questo parlano apertamente. Molte telefonate trapelate indicano come i russi saranno trattati in Ucraina non solo dai membri della destra.
Il Presidente russo ha chiesto che le autorità ucraine e i loro padroni occidentali agiscano immediatamente per fermare la violenza. Ha detto che proteggeremo i diritti dei russi e russofoni in Ucraina utilizzando tutti i metodi politici, diplomatici e legali. A questo non ho nulla da aggiungere.
Dobbiamo essere onesti. Non si può semplicemente dire, come tante volte in passato – per la Siria, l’Iran, etc. – che siamo giunti ad una crisi e che dobbiamo solo accettare la realtà. La Russia risolverà la crisi siriana, risolverà il problema iraniano e risolverà la situazione in Ucraina attraverso colloqui diretti con le autorità ucraine. L’Occidente sta costantemente cercando di evitare la responsabilità di trattare con coloro che hanno nutrito e continuano a sostenere per i loro scopi geopolitici.
Non abbiamo assolutamente alcuna intenzione di attraversare le frontiere ucraine. Questo non è nel nostro interesse. Vogliamo semplicemente che tutti lavorino insieme, vogliamo che si fermi la violenza e vogliamo che i Paesi occidentali che stanno cercando di occultare i casi di violenza e di dipingere la situazione Ucraina sotto una luce positiva, realizzino che devono assumersi le loro responsabilità.
Secondo il Ministro dell’Interno dell’Ucraina Arsen Avakov, le autorità ucraine hanno recentemente cercato di disarmare tutti coloro che possiedono illegalmente armi da fuoco — cioè i criminali. Se questo è il risultato degli sforzi dei nostri partner occidentali, ripeto, siamo soddisfatti di questo. Siamo pronti a continuare a fornire consigli agli Ucraini per fermare tutte le illegalità e per avviare un profondo processo costituzionale per riformare il loro Paese.
Non sono in programma basi navali USA-style
D: Ci sono ipotesi che la Russia possa rispondere a tutti questi eventi impostando le proprie basi militari nelle Seychelles, in Vietnam, nel Nicaragua, a Cuba e persino in Argentina?
SL: Questa è una completa bugia. Non abbiamo nessuna intenzione di costruire basi navali e militari all’estero, nel senso che intendono loro. La Marina russa è ora molto più forte di prima. Credo che dopo che la Crimea si è unita alla Russia, avrà molte più opportunità di sviluppo e sbocco. Insieme con la Flotta del Mar Nero, abbiamo anche il Pacifico, la Flotta del Nord, etc.
È molto importante per un Paese avere una Marina altamente qualificata, soprattutto perché oggi la Marina non deve solo viaggiare per mare per la formazione, ma anche per completare compiti specifici, come operazioni anti-pirateria nel Golfo di Aden e altrove. Le navi devono viaggiare in luoghi lontani. Abbiamo accordi con alcuni Paesi che autorizzano le nostre navi e le navi da guerra ad utilizzare l’infrastruttura esistente per la manutenzione, piccole riparazioni, acqua e rifornimenti alimentari e per il ristoro dell’equipaggio.
Non stiamo assolutamente pensando di costruire basi simili a quelle che impianta l’America. E, naturalmente, a differenza degli Stati Uniti, non avremo alcun accordo, il che renderebbe il nostro personale immune da procedimenti penali nei Paesi in cui sono presenti.
A tal proposito, di recente ho visto un’interessante foto su internet: una mappa della Federazione russa e basi militari americane intorno ad essa. È impressionante. Ce ne sono oltre un centinaio. E c’è una citazione di un soldato americano: «Come osano i russi essere così vicino alle nostre basi?».
D: State parlando con i Paesi che ho menzionato sulla possibilità che le nostre navi da guerra entrino nei loro porti marittimi?
SL: Stiamo parlando con alcuni Paesi, ma questi argomenti sono gestiti dai Ministeri della Difesa.
Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Lorenzo de Vita
Fonte > RT.com
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