CI AMMAZZANO
Una
volta ogni due mesi mi nascondo e mi metto a piangere, come una bestia ferita.
Comincio
a maledire lo sfortunato nastro con gatti e palme. Mi torco le mani,
piagnucolando che la guerra non interessa a nessuno. Dopo di che di solito
arrivano commenti di persone non indifferenti che ogni minuto ricordano e si
preoccupano. Qualcuno scrive che è impossibile vivere in questo tress tre anni
e che hanno bisogno di riposarsi. E che non ho il diritto di pretendere dalla
gente preoccupazione ed empatia permanente. Ed in fondo, che cosa si può fare?
Scrivo
ogni volta rendendosi conto che scrivo infondo per me. Dalla disperazione - sì
e come non scrivere quando vedi tutto questo con i tuoi occhi?
Che
posso fare? Un mese fa, ho esortato a non rimanere in silenzio, a scrivere e a
parlare.
E
nel frattempo non è successo niente e questo mi fa incazzare di più.
Mi
fa incazzare il fatto che io personalmente non posso fare nulla. Mi fa
incazzare la mia impotenza, oltre allo scrivere.
E
non accade nulla.
Quando
avevo 12 anni, mi ricordo bene come era seduta in una stanza con le cuffie ed
improvvisamente ho smesso di respirare da quanto ingiusto c’era tutto intorno.
Ero avvolta dall’imperfezione di questo mondo e non sono nemmeno riuscita a piangere.
Ho smesso di respirare e sono rimasta impietrita. Ma poi ho pensato ecco è
possibile dare la propria vita, darla per salvare gli altri. Era la solita generica
auto-consapevolezza da adolescente attraverso la quale quasi tutti passano.
Ingenuità di pensiero, che tu possa cambiare qualcosa con la tua morte o con la
tua vita.
A
dicembre siamo stati nel Donbass per un'altra distribuzione di aiuti alla
gente
.
E
proprio una settimana prima del nostro arrivo, una granata ha centrato la casa di
Inna, vicino al centro di Pervomajsk
Il
13 dicembre 2017 nel mezzo della seconda notte.
Lei
dormiva con i suoi due figli nella stanza accanto, quando il proiettile è
arrivato.
Centrando
la cucina ed il bagno.
Ironia
della sorte per tutto l’anno più drammatico per Pervomajsk – l’anno 2014 - lei
non era in Donbass.
Era
partita con i suoi bambini, in fuga dai bombardamenti. Quando in città tutti
venivano uccisi dai bombardamenti di tutti i tipi d’arma, tra cui l'aviazione.
Dopo
aver superato il periodo più drammatico è ritornata a casa, dove quasi avevano
smesso di volare i proiettili
E
… mi sono svegliata di notte dall’ "arrivo".
Meno
di una settimana dopo la casa fu abbandonata. Ora i servizi pubblici reagiscono
immediatamente. In realtà il giorno dell’ “arrivo” sul posto erano già arrivati
i servizi comunali. Ma non hanno ripristinato l’interno e non hanno riportano
né i mobili, ma soprattutto le persone che hanno perso quando in casa è
arrivato il proiettile. Questo è qualcosa che resterà per sempre con loro.
Ecco
questa paura, quando la notte ti svegli e non sai se qualcuno dei parenti è
vivo o no. Non sai nemmeno se sei vivo o morto tu stesso.
Intorno
tutto rimbomba e si piove dal cielo.
Voi
basta pensiate ed immaginate. Immaginate a colori.
Questo
è qualcosa che può accadere a centinaia, migliaia di persone là fuori in Donbass.
Così
le persone che sono diventate ostaggio.
Ma
no, la guerra da noi non c’è.
Come
può essere tutto questo giustificato in qualche modo?
Che
devi essere uno stronzo e un figlio di puttana per credere che i bambini e gli
anziani meritino di stare nei rifugi antiaerei?
Uccidono
le persone, così, solo per niente. Gente normale, gente come noi. Non ci sono
"cittadini di un altro paese".
Siamo
noi.
Ci
uccidono.
Ora
non ho più 12 anni.
Ora
ne ho 33 e so che la mia morte non cambierà nulla. Ma il mio respiro ancora si
sovrappone.
E
così sia.
Questo
è un bene.
Questo
è giusto.
Perché
questa è la vita e senza questa io sarò morta.
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