lunedì 26 febbraio 2018

CI AMMAZZANO






CI AMMAZZANO

Una volta ogni due mesi mi nascondo e mi metto a piangere, come una bestia ferita.

Comincio a maledire lo sfortunato nastro con gatti e palme. Mi torco le mani, piagnucolando che la guerra non interessa a nessuno. Dopo di che di solito arrivano commenti di persone non indifferenti che ogni minuto ricordano e si preoccupano. Qualcuno scrive che è impossibile vivere in questo tress tre anni e che hanno bisogno di riposarsi. E che non ho il diritto di pretendere dalla gente preoccupazione ed empatia permanente. Ed in fondo, che cosa si può fare?

Scrivo ogni volta rendendosi conto che scrivo infondo per me. Dalla disperazione - sì e come non scrivere quando vedi tutto questo con i tuoi occhi?

Che posso fare? Un mese fa, ho esortato a non rimanere in silenzio, a scrivere e a parlare.
E nel frattempo non è successo niente e questo mi fa incazzare di più.

Mi fa incazzare il fatto che io personalmente non posso fare nulla. Mi fa incazzare la mia impotenza, oltre allo scrivere.

E non accade nulla.





Quando avevo 12 anni, mi ricordo bene come era seduta in una stanza con le cuffie ed improvvisamente ho smesso di respirare da quanto ingiusto c’era tutto intorno. Ero avvolta dall’imperfezione di questo mondo e non sono nemmeno riuscita a piangere. Ho smesso di respirare e sono rimasta impietrita. Ma poi ho pensato ecco è possibile dare la propria vita, darla per salvare gli altri. Era la solita generica auto-consapevolezza da adolescente attraverso la quale quasi tutti passano. Ingenuità di pensiero, che tu possa cambiare qualcosa con la tua morte o con la tua vita.

A dicembre siamo stati nel Donbass per un'altra distribuzione di aiuti alla gente
.
E proprio una settimana prima del nostro arrivo, una granata ha centrato la casa di Inna, vicino al centro di Pervomajsk

Il 13 dicembre 2017 nel mezzo della seconda notte.

Lei dormiva con i suoi due figli nella stanza accanto, quando il proiettile è arrivato.

Centrando la cucina ed il bagno.

Ironia della sorte per tutto l’anno più drammatico per Pervomajsk – l’anno 2014 - lei non era in Donbass.

Era partita con i suoi bambini, in fuga dai bombardamenti. Quando in città tutti venivano uccisi dai bombardamenti di tutti i tipi d’arma, tra cui l'aviazione.

Dopo aver superato il periodo più drammatico è ritornata a casa, dove quasi avevano smesso di volare i proiettili 

E … mi sono svegliata di notte dall’  "arrivo".





Meno di una settimana dopo la casa fu abbandonata. Ora i servizi pubblici reagiscono immediatamente. In realtà il giorno dell’ “arrivo” sul posto erano già arrivati i servizi comunali. Ma non hanno ripristinato l’interno e non hanno riportano né i mobili, ma soprattutto le persone che hanno perso quando in casa è arrivato il proiettile. Questo è qualcosa che resterà per sempre con loro.

Ecco questa paura, quando la notte ti svegli e non sai se qualcuno dei parenti è vivo o no. Non sai nemmeno se sei vivo o morto tu stesso.

Intorno tutto rimbomba e si piove dal cielo.

Voi basta pensiate ed immaginate. Immaginate a colori.

Questo è qualcosa che può accadere a centinaia, migliaia di persone là fuori in Donbass.

Così le persone che sono diventate ostaggio.

Ma no, la guerra da noi non c’è.

Come può essere tutto questo giustificato in qualche modo?



Che devi essere uno stronzo e un figlio di puttana per credere che i bambini e gli anziani meritino di stare nei rifugi antiaerei?

Uccidono le persone, così, solo per niente. Gente normale, gente come noi. Non ci sono "cittadini di un altro paese".

Siamo noi.

Ci uccidono.

Ora non ho più 12 anni.

Ora ne ho 33 e so che la mia morte non cambierà nulla. Ma il mio respiro ancora si sovrappone.

E così sia.

Questo è un bene.

Questo è giusto.

Perché questa è la vita e senza questa io sarò morta.





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