Esecito ucraino sul Mare d'Azov
Nuove accuse del Parlamento europeo
contro la Russia – al limite dell'assurdo
MOSCA, 26 ottobre – RIA Novosti. Il Parlamento europeo ha invitato la
UE a introdurre nuove sanzioni contro la Russia se il conflitto nel Mar d'Azov
si intensificherà. A Strasburgo è stata adottata una risoluzione che chiede la
chiusura delle ispezioni alle navi ucraine. Il Parlamento Europeo ha assunto la
posizione di Kiev: dopo il sequestro della nave “Nord” l'Ucraina subisce
perdite, trovandosi in un vicolo cieco giuridico a causa degli accordi sottoscritti
con la Russia.
Le
richieste di Strasburgo
La
situazione nel Mar d'Azov può degenerare in un conflitto aperto - questo è ciò
che si teme a Strasburgo. "Siamo
profondamente preoccupati per la continua militarizzazione del Mar d'Azov e
della regione del Mar Nero", hanno detto i parlamentari. In
particolare, hanno richiamato l'attenzione sul fatto che la Russia ha schierato
un sistema di difesa aerea S-400 nella regione e ha anche trasferito navi dal
Mar Caspio.
Anche
nel Parlamento Europeo hanno espresso il rammarico per il fatto che il bacino sta
diventando "la sfera delle azioni militari della Russia contro
l'Ucraina": presumibilmente Mosca intende "trasformare il Mar d'Azov in
un suo lago interno" e appropriarsi delle risorse ucraine di petrolio e gas.
Inoltre
a Strasburgo hanno condannato "le ispezioni ai cargo commerciali - sia
ucraini che sotto le bandiere di paesi terzi". I
parlamentari hanno chiesto di non abusare dei controlli e di non eseguirli per
motivi politici, poiché ciò contribuirebbe ad "destabilizzare ulteriormente
la sicurezza e l'integrità della situazione socioeconomica in Ucraina". Il
documento chiede l'immediata cessazione delle "ispezioni intensive e
discriminatorie ai cargo". Se
ciò non avvenisse la UE potrebbe "prendere in considerazione l'adozione di
contromisure appropriate". Le
azioni della Russia sono giudicate "eccessive" e “violano” il diritto
internazionale del mare.
Allo
stesso tempo il Parlamento europeo ha autorizzato l'alto rappresentante della UE
per gli affari esteri e la politica di sicurezza "a dichiarare, d'accordo
con gli Stati membri, che le sanzioni contro la Russia saranno rafforzate se il
conflitto nel Mar d'Azov si intensificherà".
Non senza
un obbligo di menzione del sostegno all'indipendenza e all'integrità
territoriale dell'Ucraina. A Strasburgo inoltre, non hanno mancato di
"confermare la sovranità dell'Ucraina sulla penisola della Crimea e sulla
sua parte del Mar d'Azov". Le condoglianze per la tragedia di Kerch, dove
20 persone sono state uccise durante un attacco ad un college, i parlamentari europei
lo hanno espresso non Mosca, ma a Kiev - il tutto secondo un vecchio scenario.
I
deputati hanno ricordato anche il ponte di Crimea. La sua costruzione, la posa
di un gasdotto e di cavi sottomarini senza il consenso di Kiev sono descritti
come "un'ulteriore violazione della sovranità e dell'integrità
territoriale dell'Ucraina da parte della Federazione Russa". La
risoluzione afferma che questa struttura "ha avuto un impatto negativo
sull'ambiente" ed "ha abbassato il livello del mare nello
stretto". I parlamentari hanno espresso anche preoccupazione per il fatto
che imprese europee abbiano partecipato alla costruzione del ponte.
Tuttavia
a Strasburgo è stata prestata attenzione al fatto che Kiev ha avviato il
recesso dal trattato di amicizia con la Russia e creato una base militare navale
sul Mar d'Azov, trasferendo ulteriori forze armate nella regione.
In
un scarna riga i parlamentari hanno chiesto l'estensione del mandato della
Missione speciale di monitoraggio dell'OSCE che opera nel Donbass a tutto il
territorio dell'Ucraina, comprese le zone costiere. Hanno anche proposto la
nomina di un inviato speciale UE per le questioni della Crimea e del Donbass.
Le
reazioni di Mosca e Kiev
Il
rappresentante del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha descritto
la risoluzione del Parlamento europeo come "un'altra carta della
propaganda che viene giocata dai nostri colleghi occidentali". "Le dichiarazioni
di rappresentanti americani, di rappresentanti europei hanno ora raggiunto i
parlamentari europei - sono tutti identici, non si basano su alcuna base
fattuale, sono un esempio di propaganda politica" ha osservato. Secondo
lei il documento adottato è "un nuovo, fresco (tema propagandistico)".
Leonid
Sluzkij, Presidente della Commissione per gli Affari internazionali della Duma,
ha definito il documento "la base per nuove sanzioni del Consiglio della UE".
"Il Parlamento europeo è da tempo diventato uno strumento familiare nelle
mani dei russofobi per la realizzazione della linea, dettata dalle note del
piffero americano, dell'emarginazione della Russia nello spazio europeo
dell'informazione", ha aggiunto il deputato.
Il
presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko ha accolto favorevolmente l'iniziativa
di Strasburgo. Nel suo microblog su Twitter, ha espresso gratitudine ai membri
del Parlamento Europeo per "aver imposto ulteriori sanzioni a causa delle
azioni aggressive del Cremlino nel Mare di Azov e nello Stretto di Kerch".
In fondo, niente di nuovo.
Qual è l'essenza della
disputa
La
situazione nel Mar d'Azov si è aggravata dopo la primavera di quest'anno, quando
le autorità ucraine hanno sequestrato la nave russa "Nord". Il
capitano della nave è stato accusato di aver visitato la Crimea. Inoltre il Gabinetto
dei ministri dell'Ucraina ha vietato alle navi russe il trasporto di merci
nelle acque ucraine. Le restrizioni riguardavano anche le imbarcazioni
straniere che entravano nei porti della Repubblica di Crimea e di Sebastopoli.
A
seguito di questo fatto la Russia ha iniziato ad ispezionare le navi verso i
porti dell'Ucraina sul Mar d'Azov. Mosca agisce conformemente all'accordo di
cooperazione tra l'Ucraina e la Federazione Russa nel mare di Azov e lo stretto
di Kerch firmato nel 2004. Secondo il Trattato il Mar d’Azov è collegato alle
acque interne di entrambi gli Stati. Ciò significa che sia Kiev che Mosca hanno
l'autorità per fermare e ispezionare le imbarcazioni.
Le
navi da guerra di paesi terzi possono entrare nel Mar d'Azov per attraccare in
Ucraina, ma solo previo accordo con la Russia - e viceversa.
Nella
Verkhovna Rada si è ripetutamente chiesto una rottura dell'Trattato sul mare d’Azov.
La scorsa estate è stato anche presentato un disegno di legge a riguardo. In
risposta il ministero degli esteri ucraino ha spiegato che la denuncia
dell'accordo non era nell'interesse di Kiev: "Ciò consentirà alla Russia
di dichiarare una disputa territoriale".
Petro
Poroshenko ha poi disposto affinché Kiev non sostenesse "il sequestro di
navi che si muovevano verso i porti ucraini, tra cui Mariupol", ordinando
al ministro della Difesa e al comandante della Marina di risolvere in qualche
modo la situazione. Tuttavia
il comandante della Marina ucraina, Igor Voronchenko, è stato in grado solamente
di confermare che le azioni "dell'FSB e della flotta del Mar Nero della
Federazione Russa per fermare e ispezionare le navi [...] non sono
illegali". Allo
stesso tempo, Kiev ha rafforzato il suo raggruppamento di navi trasferendo la
nave da ricerca e soccorso Donbass e il rimorchiatore Korez da Odessa. Inoltre,
le autorità ucraine hanno iniziato a creare una base navale a Berdjansk.
Anche
il ministero degli esteri dell’Ucraina è statao costretto a riconoscere la
legittimità della posizione di Mosca. "Secondo tutti i canoni del diritto
marittimo internazionale, le navi da guerra hanno il diritto di fermare le navi
civili per essere ispezionate e per questo non è necessario alcun mandato",
ha detto il vice ministro del ministero Elena Zerkal.
Nello
scorso agosto, la polizia di frontiera ucraina ha informato che i marinai russi
avevano ispezionato un totale di 150 imbarcazioni. Secondo i rappresentanti dei
ministeri alcune imbarcazioni devono aspettare le autorizzazioni per il
passaggio sotto il ponte di Crimea per un paio di giorni. Il ministro delle
infrastrutture dell'Ucraina Vladimir Omeljan ha stimato che i porti ucraini, a
causa di ciò, subiscono perdite di centinaia di milioni di grivne.
Nel
frattempo, nonostante i reclami, Kiev continua a fare di tutto per aggravare la
situazione della navigazione nel Mar d’Azov e nel Mar Nero. Così, in ottobre, l’imbarcazione
sequestrata "Nord" è stata messa all'asta. E nel porto di Kherson, la
nave "Mechanic Pogodin", irragionevolmente sequestrata ad agosto
dalle autorità ucraine, è ancora ferma.