venerdì 26 ottobre 2018

Il Parlamento europeo nella sua foga russofobica al limite dell'assurdo

Esecito ucraino sul Mare d'Azov 



Nuove accuse del Parlamento europeo contro la Russia – al limite dell'assurdo



MOSCA, 26 ottobre – RIA Novosti. Il Parlamento europeo ha invitato la UE a introdurre nuove sanzioni contro la Russia se il conflitto nel Mar d'Azov si intensificherà. A Strasburgo è stata adottata una risoluzione che chiede la chiusura delle ispezioni alle navi ucraine. Il Parlamento Europeo ha assunto la posizione di Kiev: dopo il sequestro della nave “Nord” l'Ucraina subisce perdite, trovandosi in un vicolo cieco giuridico a causa degli accordi sottoscritti con la Russia.

Le richieste di Strasburgo

La situazione nel Mar d'Azov può degenerare in un conflitto aperto - questo è ciò che si teme a Strasburgo. "Siamo profondamente preoccupati per la continua militarizzazione del Mar d'Azov e della regione del Mar Nero", hanno detto i parlamentari. In particolare, hanno richiamato l'attenzione sul fatto che la Russia ha schierato un sistema di difesa aerea S-400 nella regione e ha anche trasferito navi dal Mar Caspio.

Anche nel Parlamento Europeo hanno espresso il rammarico per il fatto che il bacino sta diventando "la sfera delle azioni militari della Russia contro l'Ucraina": presumibilmente Mosca intende "trasformare il Mar d'Azov in un suo lago interno" e appropriarsi delle risorse ucraine di petrolio e gas.

Inoltre a Strasburgo hanno condannato "le ispezioni ai cargo commerciali - sia ucraini che sotto le bandiere di paesi terzi". I parlamentari hanno chiesto di non abusare dei controlli e di non eseguirli per motivi politici, poiché ciò contribuirebbe ad "destabilizzare ulteriormente la sicurezza e l'integrità della situazione socioeconomica in Ucraina". Il documento chiede l'immediata cessazione delle "ispezioni intensive e discriminatorie ai cargo". Se ciò non avvenisse la UE potrebbe "prendere in considerazione l'adozione di contromisure appropriate". Le azioni della Russia sono giudicate "eccessive" e “violano” il diritto internazionale del mare.

Allo stesso tempo il Parlamento europeo ha autorizzato l'alto rappresentante della UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza "a dichiarare, d'accordo con gli Stati membri, che le sanzioni contro la Russia saranno rafforzate se il conflitto nel Mar d'Azov si intensificherà".

Non senza un obbligo di menzione del sostegno all'indipendenza e all'integrità territoriale dell'Ucraina. A Strasburgo inoltre, non hanno mancato di "confermare la sovranità dell'Ucraina sulla penisola della Crimea e sulla sua parte del Mar d'Azov". Le condoglianze per la tragedia di Kerch, dove 20 persone sono state uccise durante un attacco ad un college, i parlamentari europei lo hanno espresso non Mosca, ma a Kiev - il tutto secondo un vecchio scenario.

I deputati hanno ricordato anche il ponte di Crimea. La sua costruzione, la posa di un gasdotto e di cavi sottomarini senza il consenso di Kiev sono descritti come "un'ulteriore violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina da parte della Federazione Russa". La risoluzione afferma che questa struttura "ha avuto un impatto negativo sull'ambiente" ed "ha abbassato il livello del mare nello stretto". I parlamentari hanno espresso anche preoccupazione per il fatto che imprese europee abbiano partecipato alla costruzione del ponte.

Tuttavia a Strasburgo è stata prestata attenzione al fatto che Kiev ha avviato il recesso dal trattato di amicizia con la Russia e creato una base militare navale sul Mar d'Azov, trasferendo ulteriori forze armate nella regione.

In un scarna riga i parlamentari hanno chiesto l'estensione del mandato della Missione speciale di monitoraggio dell'OSCE che opera nel Donbass a tutto il territorio dell'Ucraina, comprese le zone costiere. Hanno anche proposto la nomina di un inviato speciale UE per le questioni della Crimea e del Donbass.

Le reazioni di Mosca e Kiev

Il rappresentante del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha descritto la risoluzione del Parlamento europeo come "un'altra carta della propaganda che viene giocata dai nostri colleghi occidentali". "Le dichiarazioni di rappresentanti americani, di rappresentanti europei hanno ora raggiunto i parlamentari europei - sono tutti identici, non si basano su alcuna base fattuale, sono un esempio di propaganda politica" ha osservato. Secondo lei il documento adottato è "un nuovo, fresco (tema propagandistico)".

Leonid Sluzkij, Presidente della Commissione per gli Affari internazionali della Duma, ha definito il documento "la base per nuove sanzioni del Consiglio della UE". "Il Parlamento europeo è da tempo diventato uno strumento familiare nelle mani dei russofobi per la realizzazione della linea, dettata dalle note del piffero americano, dell'emarginazione della Russia nello spazio europeo dell'informazione", ha aggiunto il deputato.

Il presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko ha accolto favorevolmente l'iniziativa di Strasburgo. Nel suo microblog su Twitter, ha espresso gratitudine ai membri del Parlamento Europeo per "aver imposto ulteriori sanzioni a causa delle azioni aggressive del Cremlino nel Mare di Azov e nello Stretto di Kerch". In fondo, niente di nuovo.

Qual è l'essenza della disputa

La situazione nel Mar d'Azov si è aggravata dopo la primavera di quest'anno, quando le autorità ucraine hanno sequestrato la nave russa "Nord". Il capitano della nave è stato accusato di aver visitato la Crimea. Inoltre il Gabinetto dei ministri dell'Ucraina ha vietato alle navi russe il trasporto di merci nelle acque ucraine. Le restrizioni riguardavano anche le imbarcazioni straniere che entravano nei porti della Repubblica di Crimea e di Sebastopoli.

A seguito di questo fatto la Russia ha iniziato ad ispezionare le navi verso i porti dell'Ucraina sul Mar d'Azov. Mosca agisce conformemente all'accordo di cooperazione tra l'Ucraina e la Federazione Russa nel mare di Azov e lo stretto di Kerch firmato nel 2004. Secondo il Trattato il Mar d’Azov è collegato alle acque interne di entrambi gli Stati. Ciò significa che sia Kiev che Mosca hanno l'autorità per fermare e ispezionare le imbarcazioni.

Le navi da guerra di paesi terzi possono entrare nel Mar d'Azov per attraccare in Ucraina, ma solo previo accordo con la Russia - e viceversa.

Nella Verkhovna Rada si è ripetutamente chiesto una rottura dell'Trattato sul mare d’Azov. La scorsa estate è stato anche presentato un disegno di legge a riguardo. In risposta il ministero degli esteri ucraino ha spiegato che la denuncia dell'accordo non era nell'interesse di Kiev: "Ciò consentirà alla Russia di dichiarare una disputa territoriale".

Petro Poroshenko ha poi disposto affinché Kiev non sostenesse "il sequestro di navi che si muovevano verso i porti ucraini, tra cui Mariupol", ordinando al ministro della Difesa e al comandante della Marina di risolvere in qualche modo la situazione. Tuttavia il comandante della Marina ucraina, Igor Voronchenko, è stato in grado solamente di confermare che le azioni "dell'FSB e della flotta del Mar Nero della Federazione Russa per fermare e ispezionare le navi [...] non sono illegali". Allo stesso tempo, Kiev ha rafforzato il suo raggruppamento di navi trasferendo la nave da ricerca e soccorso Donbass e il rimorchiatore Korez da Odessa. Inoltre, le autorità ucraine hanno iniziato a creare una base navale a Berdjansk.

Anche il ministero degli esteri dell’Ucraina è statao costretto a riconoscere la legittimità della posizione di Mosca. "Secondo tutti i canoni del diritto marittimo internazionale, le navi da guerra hanno il diritto di fermare le navi civili per essere ispezionate e per questo non è necessario alcun mandato", ha detto il vice ministro del ministero Elena Zerkal.

Nello scorso agosto, la polizia di frontiera ucraina ha informato che i marinai russi avevano ispezionato un totale di 150 imbarcazioni. Secondo i rappresentanti dei ministeri alcune imbarcazioni devono aspettare le autorizzazioni per il passaggio sotto il ponte di Crimea per un paio di giorni. Il ministro delle infrastrutture dell'Ucraina Vladimir Omeljan ha stimato che i porti ucraini, a causa di ciò, subiscono perdite di centinaia di milioni di grivne.

Nel frattempo, nonostante i reclami, Kiev continua a fare di tutto per aggravare la situazione della navigazione nel Mar d’Azov e nel Mar Nero. Così, in ottobre, l’imbarcazione sequestrata "Nord" è stata messa all'asta. E nel porto di Kherson, la nave "Mechanic Pogodin", irragionevolmente sequestrata ad agosto dalle autorità ucraine, è ancora ferma.

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