giovedì 22 novembre 2018

Lavrov all'Agi: "Ecco perché le crisi nel Mediterraneo sono una minaccia globale"


Lavrov all'Agi: "Ecco perché le crisi nel Mediterraneo sono una minaccia globale"

Intervista esclusiva al ministro degli Esteri russo, a Roma per incontrare il premier Conte. Un'analisi dalla Libia alla Siria. Agli Usa: "Non guardiamoci attraverso il mirino nucleare". E sulle elezioni europee dice: "Speriamo in un cambiamento, ma non ci immischiamo"

di marta allevato 22 novembre 2018


Le crisi del Mediterraneo del sud come fattore di “seria minaccia alla sicurezza mondiale” e la necessità per questo di lanciare per la regione una “collaborazione internazionale imperniata sui valori del partenariato”; la collaborazione “intensa” con l’Italia sul dossier libico e l’apprezzamento per la mai interrotta cooperazione con il nostro Paese, con cui la Russia ritiene che le relazioni siano in “fase di evoluzione e crescita”.

E poi le aspettative di Mosca sulle elezioni europee di maggio e i rapporti con gli Usa che “continuano a deteriorarsi”. Sono alcuni dei temi affrontati dal ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, in un’ampia intervista esclusiva rilasciata ad Agi (le risposte alle domande sono prevenute in forma scritta e qui riportate integralmente), nel giorno del suo arrivo a Roma, per una visita di lavoro, durante la quale incontrerà il premier Giuseppe Conte, l’omologo Enzo Moavero Milanesi e interverrà, domani, al Forum Rome Med 2018 - Mediterranean Dialogues, a cui partecipa in modo regolare fin dal suo inizio, quattro anni fa.


Signor ministro, come giudica lo stato dei rapporti bilaterali e quali sono le sue aspettative verso l’Italia nel contesto delle sanzioni Ue contro la Russia?

"Le nostre relazioni con l'Italia hanno per tradizione un carattere costruttivo e poliedrico. Oggi sono in una fase di evoluzione e crescita e i negoziati al vertice, svoltisi a Mosca nel mese di ottobre, hanno dato ulteriore impulso al lavoro complessivo".

"I due Stati hanno rapporti stretti in campo economico, commerciale, scientifico e culturale. Circa 500 aziende e istituti di credito italiani continuano a operare in Russia nonostante la spirale sanzionatoria innescata da Bruxelles. Per parte nostra offriamo loro pieno sostegno. Per esempio il 24 ottobre a Mosca si è tenuto l’importante incontro di V.V. Putin e G. Conte con i dirigenti delle maggiori aziende italiane (ENEL, Pirelli, Maire Tecnimont, SNAM, ANAS ecc…) al termine del quale è stato firmato un corposo pacchetto di accordi tra imprese. Oggi all'ordine del giorno c'è la realizzazione concreta dei progetti ideati".

"Apprezziamo il fatto che i partner italiani non interrompano la collaborazione con la Russia, nonostante l'attuale non semplice situazione in Europa. Questa impostazione di principio obiettivamente aiuta a mantenere il clima di fiducia e a migliorare la situazione nel nostro continente comune".


Quale è il significato e l’importanza della regione del Mediterraneo per la Russia?

"Il Mediterraneo occupa un posto importante nella politica estera russa. Il che si lega sia alle relazioni tradizionalmente strette che la Russia intrattiene con una intera serie di Stati, sia alla presenza di moltissimi focolai di tensione quali Siria, Libia e conflitto israelo-palestinese.  A seguito di azioni miopi, compiute per sostituire regimi indesiderati e imporre ai popoli della regione ricette di sviluppo a loro estranee, una parte significativa del Mediterraneo meridionale si è trasformata in una fonte di terrorismo e di migrazione clandestina. Questa è una minaccia seria alla sicurezza di tutta la comunità mondiale e quindi anche del nostro Paese".

"La Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu, in cooperazione con altri attori regionali, compie passi concreti per risolvere in maniera efficace i problemi accumulatisi. In particolare, grazie agli sforzi dei nostri militari e dei nostri diplomatici, è stato possibile annientare i terroristi in Siria, Paese che oggi sta gradualmente tornando alla vita pacifica e nel quale si stanno creando le condizioni per un massiccio rientro dei profughi alle proprie case. Tale questione è particolarmente attuale e importante per l'Italia che ha dovuto affrontare un enorme flusso migratorio. Rivolgiamo un appello a Roma e agli altri partner europei, affinché partecipino più attivamente e senza condizioni pregiudiziali al processo di ricostruzione delle infrastrutture distrutte nella Repubblica Araba di Siria".

"Noi siamo coerenti fautori della costruzione di un'ampia collaborazione internazionale nel Mediterraneo imperniata sui valori del partenariato, sulla considerazione e il rispetto dei reciproci interessi, sulla ricerca collettiva delle risposte alle sfide comuni e sulla composizione politico-diplomatica delle divergenze esistenti. Vediamo in questo la garanzia di uno sviluppo stabile, del benessere e della prosperità di tutti gli Stati e i popoli della regione, senza eccezioni".


Quali sono le priorità della Russia nell'ambito della collaborazione energetica con l'Italia? Quali conseguenze potrebbe avere l'eventuale interruzione del transito del gas attraverso l'Ucraina dopo il 2019?

"L’energia è un settore strategico della nostra multiforme cooperazione. Questo argomento è stato discusso nei dettagli durante l'incontro del presidente V.V. Putin con il primo ministro G. Conte, il 24 ottobre. La Russia rimane il più importante fornitore di gas naturale dell’Italia, alla quale garantisce circa il 35% del fabbisogno di ‘combustibile azzurro’".

"L’imprenditoria italiana è interessata a partecipare ai progetti di fornitura del gas russo in Europa. L'azienda Saipem è coinvolta nel progetto ‘Nord Stream 2’. A livello societario si stanno studiando le possibilità di coinvolgere aziende italiane nella costruzione dell'infrastruttura per il trasporto del gas nell'ambito della ‘rotta meridionale’ delle forniture di gas russo ai Paesi europei".

"L'accordo sul transito del gas naturale attraverso il territorio dell'Ucraina scade l'anno prossimo. Il presidente V. V. Putin ha incaricato i dirigenti del ministero dell'Energia della Russia e di Gazprom di studiare la questione di un suo eventuale prolungamento. Nei mesi di settembre e ottobre c.a., si sono tenute a Bruxelles consultazioni degli esperti di Russia, Ucraina e Ue. In questo contesto, vorrei sottolineare che la parte russa non ha mai parlato di interruzione del transito del gas attraverso l'Ucraina dopo il 2019. In ogni caso volumi e condizioni devono essere concordati nell'ambito di pertinenti negoziati improntati al pragmatismo e al mercato".


Quali iniziative vengono adottate per ricomporre la situazione in Libia e quali sono i filoni di collaborazione con l'Italia su tale questione? Esistono progetti per creare in Libia basi militari come è stato fatto per esempio in Siria?

"Fin dall'inizio della crisi, la Russia ha prestato un vigoroso sostegno agli sforzi compiuti sotto l'egida dell'Onu per avviare un processo politico interno alla Libia, mirato a mettere fine al conflitto civile. Il nostro obiettivo è quello di aiutare i libici a superare le divergenze esistenti e trovare accordi solidi sui criteri della riconciliazione nazionale. Al contempo, siamo fermamente convinti dell'inammissibilità di un intervento esterno, tanto più se armato, nel conflitto libico".

"Salutiamo con favore le iniziative adottate da diversi ‘sponsor’ internazionali e regionali della riconciliazione libica, in particolare quelle dell'Italia con la quale abbiamo intensi contatti sul tema Libia. Abbiamo sostenuto l'iniziativa del presidente del Consiglio dei ministri G. Conte di convocare una conferenza internazionale per la Libia a Palermo il 12 e 13 novembre, dove la Russia è stata rappresentata dal presidente del governo della Federazione russa, D. A. Medvedev".

"La Russia non si è schierata a favore di nessuna delle parti del conflitto interno alla Libia. Noi partiamo dal presupposto che la sorte del paese deve essere determinata dai libici stessi. Siamo convinti che non ci sia alternativa al dialogo inclusivo interno e che l'accordo politico libico, firmato nel dicembre 2015 a Skhirat, pur con tutti i suoi difetti, resti l'unica base possibile perché il paese cominci a guardare al futuro. Costruiamo la nostra azione in questa chiave, partendo dal presupposto che non esiste alternativa al mantenimento della sovranità e dell'integrità territoriale della Libia".

"Di questo si è parlato durante le conversazioni ai margini della conferenza di Palermo con il presidente del Consiglio di presidenza e Primo Ministro del governo di Accordo nazionale F. Sarraj e con il Comandante delle forze armate libiche K. Haftar".

"In questo senso, ogni parallelismo con la Siria è infondato. La presenza militare russa in terra siriana è assolutamente conforme alle norme del diritto internazionale, in quanto richiesta dal potere legittimo di quel paese. In Libia per ora è necessario ripristinare lo Stato".


Quali sono le previsioni sull’evoluzione della situazione negli Usa, alla luce dell'esito delle elezioni di medio termine del 6 novembre, ma anche sulla creazione di una vera partnership con la Russia?

"Noi naturalmente seguiamo la situazione interna degli Usa, in quanto influenza direttamente la politica estera di Washington e fa da sfondo ai rapporti bilaterali. Il risultato delle elezioni al Congresso del 6 novembre non è stato una sorpresa. Gli esiti, sembra, riflettono quei processi complessi e contraddittori che si verificano nella società americana. Ritengo sarebbe fuori luogo esprimermi più dettagliatamente in merito. Si tratta degli affari interni di uno Stato sovrano nei quali, per principio, non ci immischiamo, nonostante ci si accusi costantemente e senza fondamento di farlo".

"Noterò solo che Mosca mantiene la sua propensione a intrattenere rapporti regolari e costruttivi con Washington. Tuttavia per ora, loro rimangono ostaggi delle rese dei conti all'interno dell'élite politica americana, molti rappresentanti della quale non si vergognano di giocare la ‘carta russa’ per i propri fini, anche elettorali. Da loro istigati, i mass media alimentano la sfiducia nei confronti del nostro paese, stimolano gli umori russofobici. Per non parlare dei divieti sempre crescenti alla cooperazione con la Russia. L'ossessione delle sanzioni ha assunto negli Usa caratteristiche paranoiche".

"Di conseguenza, le fondamenta delle nostre relazioni, costruite nei decenni precedenti, ma già fortemente minate durante la presidenza di B. Obama, continuano a deteriorarsi. Rimangono inutilizzate grandi potenzialità di collaborazione, frenando in questo modo la soluzione di molte questioni urgenti non solo a livello bilaterale, ma anche internazionale".

"Tra l'altro, Russia e Usa, disponendo dei maggiori potenziali nucleari, hanno una particolare responsabilità nella tutela della sicurezza globale. L'intento della dirigenza americana di resettare e di fatto annullare il vigente regime internazionale di limitazione degli armamenti, suscita in noi incomprensione e allarme".

"In ottobre il presidente D. Trump, nel tentativo di assicurare agli Usa ‘mano libera’ nella proiezione di potenza militare, ha dichiarato l'intenzione di uscire dal Trattato sulla liquidazione dei missili a medio e corto raggio (Inf). Qualcuno dell'establishement politico americano mette in dubbio anche il prolungamento del New Start, che scade nel 2021. Noi consideriamo questa scuola di pensiero miope e pericolosa".

"Un ritorno alla filosofia della tutela della pace, basata sul principio della distruzione reciprocamente assicurata, non risponde alla realtà del XXI secolo. Crescerebbe forse la sicurezza degli Usa (e della Nato) e della Russia se riprendessimo a guardarci l'un l'altro attraverso il mirino nucleare?"

"Nel frattempo non diminuisce l'insieme di minacce e sfide che richiedono il lavoro congiunto dei nostri Paesi: dalla lotta al terrorismo alla composizione delle crisi regionali alle questioni climatiche".

"Lo ripeto: Mosca è aperta a costruire una partnership reciprocamente vantaggiosa con Washington. Tuttavia questo partenariato dovrebbe fondarsi sui principi del reciproco rispetto e della considerazione degli interessi di entrambi. Per ora non troviamo condivisione nei partner americani. E comunque noi riteniamo che alla fine a Washington trionferà il buon senso nell'interesse non solo dei popoli di Russia e Stati Uniti, ma anche di tutta la comunità mondiale".


In che misura un probabile successo delle forze populiste al Parlamento europeo nel 2019 potrebbe favorire la prospettiva di una collaborazione più costruttiva tra la Russia e i Paesi della Ue?

"I risultati delle elezioni al Parlamento europeo nel maggio del prossimo anno saranno espressione della volontà degli elettori europei. Sono loro a dover decidere a quali forze politiche dare il loro voto. Non ci immischiamo in questi processi".

"Purtroppo l'attuale Parlamento europeo, nella sua maggioranza, ha una posizione estremamente negativa nei confronti del nostro Paese. La cooperazione interparlamentare a pieno formato è stata congelata (il Comitato per la collaborazione parlamentare Russia-Ue non si riunisce dal gennaio 2014). Nell'ambito dell'Europarlamento vengono organizzate numerose iniziative indirizzate contro la Russia. Regolarmente vengono adottate risoluzioni che spacciano assurde accuse antirusse".

"Voglio sperare che il futuro Parlamento europeo rifletta gli interessi fondamentali degli elettori degli Stati della Ue. A mio giudizio si tratta, in primo luogo, della volontà di instaurare un rapporto di reale buon vicinato nella nostra comune casa europea".


 



Nessun commento:

Posta un commento