Lavrov all'Agi: "Ecco perché le crisi nel
Mediterraneo sono una minaccia globale"
Intervista esclusiva al ministro degli Esteri russo, a Roma
per incontrare il premier Conte. Un'analisi dalla Libia alla Siria. Agli
Usa: "Non guardiamoci attraverso il mirino nucleare". E sulle
elezioni europee dice: "Speriamo in un cambiamento, ma non ci
immischiamo"
di marta allevato 22 novembre 2018
Le crisi del
Mediterraneo del sud come fattore di “seria minaccia alla sicurezza mondiale” e
la necessità per questo di lanciare per la regione una “collaborazione
internazionale imperniata sui valori del partenariato”; la collaborazione
“intensa” con l’Italia sul dossier libico e l’apprezzamento per la mai
interrotta cooperazione con il nostro Paese, con cui la Russia ritiene che le
relazioni siano in “fase di evoluzione e crescita”.
E poi le
aspettative di Mosca sulle elezioni europee di maggio e i rapporti con gli Usa
che “continuano a deteriorarsi”. Sono alcuni dei temi affrontati dal ministro
degli Esteri russo, Serghei Lavrov, in un’ampia intervista esclusiva rilasciata
ad Agi (le risposte alle domande sono prevenute in forma scritta e qui
riportate integralmente), nel giorno del suo arrivo a Roma, per una visita di
lavoro, durante la quale incontrerà il premier Giuseppe Conte, l’omologo Enzo
Moavero Milanesi e interverrà, domani, al Forum Rome Med 2018 - Mediterranean
Dialogues, a cui partecipa in modo regolare fin dal suo inizio, quattro anni
fa.
Signor
ministro, come giudica lo stato dei rapporti bilaterali e quali sono le sue
aspettative verso l’Italia nel contesto delle sanzioni Ue contro la Russia?
"Le
nostre relazioni con l'Italia hanno per tradizione un carattere costruttivo e
poliedrico. Oggi sono in una fase di evoluzione e crescita e i negoziati al
vertice, svoltisi a Mosca nel mese di ottobre, hanno dato ulteriore impulso al
lavoro complessivo".
"I due
Stati hanno rapporti stretti in campo economico, commerciale, scientifico e
culturale. Circa 500 aziende e istituti di credito italiani continuano a
operare in Russia nonostante la spirale sanzionatoria innescata da Bruxelles.
Per parte nostra offriamo loro pieno sostegno. Per esempio il 24 ottobre a
Mosca si è tenuto l’importante incontro di V.V. Putin e G. Conte con i
dirigenti delle maggiori aziende italiane (ENEL, Pirelli, Maire Tecnimont,
SNAM, ANAS ecc…) al termine del quale è stato firmato un corposo pacchetto di
accordi tra imprese. Oggi all'ordine del giorno c'è la realizzazione concreta
dei progetti ideati".
"Apprezziamo
il fatto che i partner italiani non interrompano la collaborazione con la
Russia, nonostante l'attuale non semplice situazione in Europa. Questa
impostazione di principio obiettivamente aiuta a mantenere il clima di fiducia
e a migliorare la situazione nel nostro continente comune".
Quale è il
significato e l’importanza della regione del Mediterraneo per la Russia?
"Il
Mediterraneo occupa un posto importante nella politica estera russa. Il che si
lega sia alle relazioni tradizionalmente strette che la Russia intrattiene con
una intera serie di Stati, sia alla presenza di moltissimi focolai di tensione
quali Siria, Libia e conflitto israelo-palestinese. A seguito di azioni
miopi, compiute per sostituire regimi indesiderati e imporre ai popoli della
regione ricette di sviluppo a loro estranee, una parte significativa del
Mediterraneo meridionale si è trasformata in una fonte di terrorismo e di
migrazione clandestina. Questa è una minaccia seria alla sicurezza di tutta la
comunità mondiale e quindi anche del nostro Paese".
"La
Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu, in cooperazione
con altri attori regionali, compie passi concreti per risolvere in maniera
efficace i problemi accumulatisi. In particolare, grazie agli sforzi dei nostri
militari e dei nostri diplomatici, è stato possibile annientare i terroristi in
Siria, Paese che oggi sta gradualmente tornando alla vita pacifica e nel quale
si stanno creando le condizioni per un massiccio rientro dei profughi alle
proprie case. Tale questione è particolarmente attuale e importante per
l'Italia che ha dovuto affrontare un enorme flusso migratorio. Rivolgiamo un
appello a Roma e agli altri partner europei, affinché partecipino più
attivamente e senza condizioni pregiudiziali al processo di ricostruzione delle
infrastrutture distrutte nella Repubblica Araba di Siria".
"Noi
siamo coerenti fautori della costruzione di un'ampia collaborazione
internazionale nel Mediterraneo imperniata sui valori del partenariato, sulla
considerazione e il rispetto dei reciproci interessi, sulla ricerca collettiva
delle risposte alle sfide comuni e sulla composizione politico-diplomatica
delle divergenze esistenti. Vediamo in questo la garanzia di uno sviluppo
stabile, del benessere e della prosperità di tutti gli Stati e i popoli della
regione, senza eccezioni".
Quali sono
le priorità della Russia nell'ambito della collaborazione energetica con
l'Italia? Quali conseguenze potrebbe avere l'eventuale interruzione del
transito del gas attraverso l'Ucraina dopo il 2019?
"L’energia
è un settore strategico della nostra multiforme cooperazione. Questo argomento
è stato discusso nei dettagli durante l'incontro del presidente V.V. Putin con
il primo ministro G. Conte, il 24 ottobre. La Russia rimane il più importante
fornitore di gas naturale dell’Italia, alla quale garantisce circa il 35% del
fabbisogno di ‘combustibile azzurro’".
"L’imprenditoria
italiana è interessata a partecipare ai progetti di fornitura del gas russo in
Europa. L'azienda Saipem è coinvolta nel progetto ‘Nord Stream 2’. A livello
societario si stanno studiando le possibilità di coinvolgere aziende italiane
nella costruzione dell'infrastruttura per il trasporto del gas nell'ambito della
‘rotta meridionale’ delle forniture di gas russo ai Paesi europei".
"L'accordo
sul transito del gas naturale attraverso il territorio dell'Ucraina scade
l'anno prossimo. Il presidente V. V. Putin ha incaricato i dirigenti del
ministero dell'Energia della Russia e di Gazprom di studiare la questione di un
suo eventuale prolungamento. Nei mesi di settembre e ottobre c.a., si sono
tenute a Bruxelles consultazioni degli esperti di Russia, Ucraina e Ue. In
questo contesto, vorrei sottolineare che la parte russa non ha mai parlato di
interruzione del transito del gas attraverso l'Ucraina dopo il 2019. In ogni
caso volumi e condizioni devono essere concordati nell'ambito di pertinenti
negoziati improntati al pragmatismo e al mercato".
Quali
iniziative vengono adottate per ricomporre la situazione in Libia e quali sono
i filoni di collaborazione con l'Italia su tale questione? Esistono progetti
per creare in Libia basi militari come è stato fatto per esempio in Siria?
"Fin
dall'inizio della crisi, la Russia ha prestato un vigoroso sostegno agli sforzi
compiuti sotto l'egida dell'Onu per avviare un processo politico interno alla
Libia, mirato a mettere fine al conflitto civile. Il nostro obiettivo è quello
di aiutare i libici a superare le divergenze esistenti e trovare accordi solidi
sui criteri della riconciliazione nazionale. Al contempo, siamo fermamente
convinti dell'inammissibilità di un intervento esterno, tanto più se armato,
nel conflitto libico".
"Salutiamo
con favore le iniziative adottate da diversi ‘sponsor’ internazionali e
regionali della riconciliazione libica, in particolare quelle dell'Italia con
la quale abbiamo intensi contatti sul tema Libia. Abbiamo sostenuto
l'iniziativa del presidente del Consiglio dei ministri G. Conte di
convocare una conferenza internazionale per la Libia a Palermo il 12 e 13
novembre, dove la Russia è stata rappresentata dal presidente del governo della
Federazione russa, D. A. Medvedev".
"La
Russia non si è schierata a favore di nessuna delle parti del conflitto interno
alla Libia. Noi partiamo dal presupposto che la sorte del paese deve essere
determinata dai libici stessi. Siamo convinti che non ci sia alternativa al
dialogo inclusivo interno e che l'accordo politico libico, firmato nel dicembre
2015 a Skhirat, pur con tutti i suoi difetti, resti l'unica base possibile
perché il paese cominci a guardare al futuro. Costruiamo la nostra azione in
questa chiave, partendo dal presupposto che non esiste alternativa al
mantenimento della sovranità e dell'integrità territoriale della Libia".
"Di
questo si è parlato durante le conversazioni ai margini della conferenza di
Palermo con il presidente del Consiglio di presidenza e Primo Ministro del
governo di Accordo nazionale F. Sarraj e con il Comandante delle forze armate
libiche K. Haftar".
"In
questo senso, ogni parallelismo con la Siria è infondato. La presenza militare
russa in terra siriana è assolutamente conforme alle norme del diritto
internazionale, in quanto richiesta dal potere legittimo di quel paese. In
Libia per ora è necessario ripristinare lo Stato".
Quali sono
le previsioni sull’evoluzione della situazione negli Usa, alla luce dell'esito
delle elezioni di medio termine del 6 novembre, ma anche sulla creazione di una
vera partnership con la Russia?
"Noi
naturalmente seguiamo la situazione interna degli Usa, in quanto influenza
direttamente la politica estera di Washington e fa da sfondo ai rapporti
bilaterali. Il risultato delle elezioni al Congresso del 6 novembre non è stato
una sorpresa. Gli esiti, sembra, riflettono quei processi complessi e
contraddittori che si verificano nella società americana. Ritengo sarebbe fuori
luogo esprimermi più dettagliatamente in merito. Si tratta degli affari interni
di uno Stato sovrano nei quali, per principio, non ci immischiamo, nonostante
ci si accusi costantemente e senza fondamento di farlo".
"Noterò
solo che Mosca mantiene la sua propensione a intrattenere rapporti regolari e
costruttivi con Washington. Tuttavia per ora, loro rimangono ostaggi delle rese
dei conti all'interno dell'élite politica americana, molti rappresentanti della
quale non si vergognano di giocare la ‘carta russa’ per i propri fini, anche
elettorali. Da loro istigati, i mass media alimentano la sfiducia nei confronti
del nostro paese, stimolano gli umori russofobici. Per non parlare dei divieti
sempre crescenti alla cooperazione con la Russia. L'ossessione delle sanzioni
ha assunto negli Usa caratteristiche paranoiche".
"Di
conseguenza, le fondamenta delle nostre relazioni, costruite nei decenni
precedenti, ma già fortemente minate durante la presidenza di B. Obama,
continuano a deteriorarsi. Rimangono inutilizzate grandi potenzialità di
collaborazione, frenando in questo modo la soluzione di molte questioni urgenti
non solo a livello bilaterale, ma anche internazionale".
"Tra
l'altro, Russia e Usa, disponendo dei maggiori potenziali nucleari, hanno una
particolare responsabilità nella tutela della sicurezza globale. L'intento
della dirigenza americana di resettare e di fatto annullare il vigente regime
internazionale di limitazione degli armamenti, suscita in noi incomprensione e
allarme".
"In
ottobre il presidente D. Trump, nel tentativo di assicurare agli Usa ‘mano
libera’ nella proiezione di potenza militare, ha dichiarato l'intenzione di
uscire dal Trattato sulla liquidazione dei missili a medio e corto raggio
(Inf). Qualcuno dell'establishement politico americano mette in dubbio anche il
prolungamento del New Start, che scade nel 2021. Noi consideriamo questa scuola
di pensiero miope e pericolosa".
"Un
ritorno alla filosofia della tutela della pace, basata sul principio della
distruzione reciprocamente assicurata, non risponde alla realtà del XXI secolo.
Crescerebbe forse la sicurezza degli Usa (e della Nato) e della Russia se
riprendessimo a guardarci l'un l'altro attraverso il mirino nucleare?"
"Nel
frattempo non diminuisce l'insieme di minacce e sfide che richiedono il lavoro
congiunto dei nostri Paesi: dalla lotta al terrorismo alla composizione delle
crisi regionali alle questioni climatiche".
"Lo
ripeto: Mosca è aperta a costruire una partnership reciprocamente vantaggiosa
con Washington. Tuttavia questo partenariato dovrebbe fondarsi sui principi del
reciproco rispetto e della considerazione degli interessi di entrambi. Per ora
non troviamo condivisione nei partner americani. E comunque noi riteniamo che
alla fine a Washington trionferà il buon senso nell'interesse non solo dei
popoli di Russia e Stati Uniti, ma anche di tutta la comunità mondiale".
In che
misura un probabile successo delle forze populiste al Parlamento europeo nel
2019 potrebbe favorire la prospettiva di una collaborazione più costruttiva tra
la Russia e i Paesi della Ue?
"I
risultati delle elezioni al Parlamento europeo nel maggio del prossimo anno saranno
espressione della volontà degli elettori europei. Sono loro a dover decidere a
quali forze politiche dare il loro voto. Non ci immischiamo in questi
processi".
"Purtroppo
l'attuale Parlamento europeo, nella sua maggioranza, ha una posizione estremamente
negativa nei confronti del nostro Paese. La cooperazione interparlamentare a
pieno formato è stata congelata (il Comitato per la collaborazione parlamentare
Russia-Ue non si riunisce dal gennaio 2014). Nell'ambito dell'Europarlamento
vengono organizzate numerose iniziative indirizzate contro la Russia.
Regolarmente vengono adottate risoluzioni che spacciano assurde accuse
antirusse".
"Voglio
sperare che il futuro Parlamento europeo rifletta gli interessi fondamentali
degli elettori degli Stati della Ue. A mio giudizio si tratta, in primo luogo,
della volontà di instaurare un rapporto di reale buon vicinato nella nostra
comune casa europea".
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