Intervento
di
A.K. Lukashevich, rappresentante permanente della Russia presso l'OSCE, nella riunione
online del Consiglio permanente dell'OSCE sulla situazione in Ucraina e sulla
necessità di attuare gli accordi di Minsk
Vienna,
21 maggio 2020
Egregio Signor Presidente,
è
passato un anno esatto da quando V. Zelenskij è entrato in carica come
presidente dell'Ucraina. Il potenziale emerso nel 2019 nel processo di
risoluzione, che potrebbe diventare punto di appoggio per un movimento
fiducioso verso la pace, non è stato ancora realizzato. I molti impulsi che il
formato Normandia ha cercato di dare al processo di risoluzione, tra cui la
maggior parte delle decisioni seguite al vertice del Quartetto del 9 dicembre
2019 a Parigi, non hanno ricevuto alcun sviluppo. Il processo di negoziazione
tra i rappresentanti di Kiev, Donezk e Lugansk si sta gradualmente arrestando a
causa della linea distruttiva di Kiev per la demolizione degli accordi di Minsk
e la revisione dei suoi obblighi.
Nell'ultimo
anno, le operazioni militari disumane di Kiev contro i civili del Donbass non sono
state fermate. Nella situazione di un bombardamento quotidiano, del blocco
socioeconomico e dei trasporti effettuato dalle autorità ucraine, la
popolazione continua a lottare per il diritto alla vita. Il numero di vittime dei
bombardamenti, confermate dalla Missione speciale di monitoraggio dell'OSCE
(SMM), nella prima metà di maggio si è avvicinato al massimo degli ultimi due
anni. Tutte le vittime, compresi cinque bambini, sono state registrate nel
territorio di alcune regioni del Donbass. Dall'inizio di maggio la SMM ha
ricevuto oltre 20 segnalazioni di vittime. Spesso si devono ascoltare cinici
tentativi di giustificare tale violenza dal fatto che la milizia, dicono,
dispiega equipaggiamento militare vicino ad edifici residenziali. Tali giustificazioni sono insostenibili.
È
sufficiente esaminare le circostanze del recente incidente nel villaggio di Sachanka,
nel sud della regione di Donezk, che ha causato il ferimento di due bambini. Il
7 maggio un gruppo di civili ha riordinato il monumento ai soldati dell'Armata
Rossa che sono morti nella lotta contro il nazismo durante la Grande Guerra
Patriottica. Inoltre, non lontano dal memoriale, nell'ambito dei preparativi alla
vigilia del Giorno della Vittoria erano in corso delle riparazioni all'edificio
della locale Casa della Cultura. Vicino a queste strutture non c'erano né
equipaggiamenti militari, né posizioni delle milizie, né le stesse milizie.
Tuttavia dalle postazioni delle forze armate ucraine (APU) su civili disarmati
sono stati sparati proiettili. Il bersaglio è stato pianificato consapevolmente.
Le persone colpite, compresi bambini, hanno subito gravi lesioni multiple.
Queste lesioni, e non solo quelle fisiche, ci metteranno molto a guarire. E quindi
si scopre che non solo i neonazisti, ma anche l'esercito ucraino stanno colpendo
i monumenti ai combattenti contro il fascismo e coloro che si prendono cura di
loro?
Tutto
questo è il risultato della riluttanza di Kiev a porre fine alla violenza.
Nell'ambito del gruppo di contatto, i rappresentanti ucraini evitano
ostinatamente accordi scritti con Donezk e Lugansk, la conferma dell'impegno
per il "regime del silenzio" e il coordinamento delle misure a
sostegno di questo. Queste misure dovrebbero includere, tra l'altro, la
promulgazione di ordini di cessate il fuoco e l'applicazione di misure
disciplinari per le loro violazioni, l'istituzione di contatti telefonici
diretti tra le parti in guerra al fine di evitare incidenti. I rappresentanti
di Donezk e Lugansk, nel processo negoziale, hanno espresso a lungo tale disponibilità
ma a Kiev non esiste una volontà politica di farlo.
Non
ci sono progressi sulla via politica della regolamentazione del conflitto. Non
è stato ancora pienamente attuato l’unico impegno politico di Kiev sul
"Set di misure" di Minsk. Oltre a ciò la rappresentanza
ucraina chiede di riconcordare la composizione del gruppo di contatto e di cacciare
gli attuali rappresentanti del Donbass, rifiutando il dialogo diretto
prescritto dagli accordi di Minsk sottoscritti con loro.
A
quanto pare la fase di stallo dei negoziati a Minsk è dovuta al fatto che la
leadership ucraina non intende scartare l'opzione di una soluzione militare del
conflitto. Ciò è dimostrato dalle azioni dell'esercito ucraino. Come si evince
dalle relazioni della Missione il coinvolgimento di Kiev nell'uso di nodi
ferroviari per l'ulteriore militarizzazione della regione non si ferma. Le
pattuglie della SMM registrano la consegna di artiglieria pesante e sistemi
missilistici antiaerei. Solo un esempio recente: il 16 maggio, presso la
stazione Konstantinovka nella regione di Donezk, l'SMM ha rilevato sei sistemi
di difesa aerea Buk (ndt il sistema indicato da molti usato per l’abbattimento
del volo della Malaysia Arilines Mh-177) . La
domanda sorge spontanea: a quali scopi le forze armate ucraine nel Donbass userebbero
la forza distruttiva di questi complessi progettati per colpire obiettivi
aerei? Riteniamo necessario aumentare il monitoraggio della SMM nei nodi ferroviari
vicino alla linea di contatto del Donbass. Innanzitutto per quelli che sono
stati più volte menzionati nei rapporti della Missione in relazione
all'identificazione di dozzine di carri armati e cannoni di artiglieria di
grosso calibro delle forze armate ucraine: Konstantinovka, Chlebodarovka, Bachmut,
Druzhkovka, Rubezhnoe ed altri.
Non
sorprende che, in questo contesto, si osservino aumenti dell'attività militare
e la tensione generale stia crescendo. Il bombardamento del 16 maggio da parte
delle forze armate ucraine della periferia del villaggio di Berezovskoe di
Lugansk, che ha danneggiato le linee elettriche, ha quasi portato ad una
catastrofe umanitaria. Vi sono gravi problemi per le forniture di elettricità e
acqua per molte famiglie, una seria criticità per infrastrutture ed industrie.
Nonostante gli sforzi della SMM di organizzare una "finestra
silenziosa" per la riparazione delle linee elettriche danneggiate, la
parte ucraina non è stata in grado di fornire garanzie di un cessate il fuoco
stabile. Dapprima l’esercito ucraino l’aveva data ma presto era stata
improvvisamente ritirata mettendo in pericolo, tra l'altro, la sicurezza degli
osservatori della Missione nell'area.
Siamo
seriamente preoccupati per altri incidenti in cui la sicurezza degli
osservatori è stata compromessa. Un esempio recente è il bombardamento del 18
maggio a Jasinovataja vicino a Donezk, quando una granata è esplosa a 500 metri
da una pattuglia della Missione. Anche a quella distanza, l'SMM ha sentito l'esplosione.
Ciò indica l'uso sul terreno vicino alla posizione della pattuglia di pesanti
armi di grosso calibro, che indica chiaramente il coinvolgimento dell’esercito
ucraino in questo incidente. A questo proposito, recentemente questo non è il
primo caso a Jasinovataja quando conseguenze dei bombardamenti sono state
registrate nelle immediate vicinanze dagli osservatori SMM. Il 13 aprile
inoltre gli osservatori si sono trovati nelle vicinanze del fuoco vicino
all'edificio della stazione ferroviaria - la direzione del fuoco stabilita
dalla Missione indica la responsabilità delle forze armate ucraine. Non meno
preoccupanti sono i recenti incidenti a Elenovka, Molodezhnom e Berezovskij.
A tale proposito, durante una
riunione online del Consiglio permanente della scorsa settimana, illustri
rappresentanti del Canada e degli Stati Uniti hanno cercato di accusare le
milizie di Donezk di azioni aggressive contro gli osservatori dell'OSCE. Hanno
espresso l’invenzione che l'8 maggio ufficiali della SMM che hanno lanciato un aereo
senza pilota vicino a Gorlovka presumibilmente "sono stati afferrati, sono
stati fatti mettere viso a terra, sono state messe le mani dietro la schiena e puntato
armi contro di loro". Durante un briefing il 15 maggio, tutte queste invenzioni
sono state confutate personalmente dal capo della SMM, J.Kh. Chevik. Ha
spiegato che i suoi collaboratori si sentono generalmente a proprio agio nel
Donbass - la popolazione locale non mostra aggressività nei loro confronti e
che il comportamento della milizia vicino a Gorlovka l'8 maggio non può essere
definito minaccioso. In effetti la situazione si è ridotta a fraintendimento
tra milizie ed osservatori, che ha portato ad un ritardo di circa tre ore della
pattuglia. Sentendo questi fatti i nostri colleghi nordamericani hanno iniziato
ad accusare chiunque, ma non se stessi, di condurre "campagne di
disinformazione". Li esortiamo ad astenersi dall'utilizzare voci incontrollate
ed altri avvenimenti non confermati da fatti che rapidamente si trasformano in
"fake" di propaganda. È necessario concentrarsi su attività costruttive
per facilitare la risoluzione del conflitto intraucraino nel Donbass.
Stimato Signor Presidente,
Nel
corso delle discussioni in seno al Consiglio permanente ascoltiamo
costantemente le parole dei nostri colleghi stranieri che sostengono la sovranità
e l'indipendenza dell'Ucraina. Come esattamente immaginino questa indipendenza è
difficile da comprendere dopo quanto svelato dal colloquio fra P. Poroshenko
quando era presidente del paese con i tutori americani, in particolare l'ex
vicepresidente americano J. Biden, pubblicato il giorno prima da un parlamentare
ucraino. Queste registrazioni abbondano di ulteriori particolari dell'intervento
diretto degli Stati Uniti negli affari interni ucraini, del comando della loro mano
nei suoi processi politici interni e del lavoro delle principali agenzie
governative (americane ndt), incluso il sistema di applicazione della legge, le
istruzioni dirette alla massima leadership del paese per quanto riguarda le
nomine dei quadri statali e persino le conferme della fornitura a Washington di
report sull'esecuzione segreta degli impegni personali pubblici della
leadership ucraina. Dopo tutto questo sorge una domanda perfettamente logica:
esiste una linea indipendente di Kiev per risolvere il conflitto in Oriente?
E
oggi la posizione assunta da un certo numero di paesi volta ad incitare l'esercito
ucraino in azioni aggressive contro la popolazione civile del Donbass continua
a essere sconcertante. Gli Stati Uniti, il Canada, la
Gran Bretagna ed un certo numero di Stati membri della UE continuano a istruire
e fornire armi e munizioni ai militari ucraini. Non meno preoccupante
è l'indulgenza nell’alimentare in
Ucraina, a livello statale, le idee del nazionalismo radicale e del neonazismo
le cui manifestazioni influenzano negativamente la situazione generale della
sicurezza nel paese.
Siamo
costretti a dichiarare ancora una volta che la crisi in corso in Ucraina è il
risultato di un colpo di stato, organizzato, finanziato e organizzato
dall'estero nel febbraio 2014 che ha portato allo scontro armato nel Donbass e
alle enormi sofferenze di milioni di civili ucraini. È
importante che il popolo ucraino possa gestire autonomamente il proprio futuro
senza alcuna gestione esterna imposta loro dagli Stati Uniti.
L'unica
base riconosciuta a livello internazionale per risolvere la crisi intraucraina
continua ad essere la piena attuazione del "Set di misure" di Minsk
approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 febbraio 2015.
Esortiamo l'OSCE a contribuire il più possibile a questo
processo e ad esercitare pressioni su Kiev affinché la "road map" di
Minsk per la pace in Ucraina venga attuata il più presto possibile.
Vi ringrazio dell’attenzione