Non
abbiamo potuto fare a meno di prestare attenzione alla situazione di emergenza
negli Stati Uniti dopo l'omicidio del cittadino americano afroamericano George
Floyd da parte della polizia il 25 maggio a Minneapolis.
Al momento dell’arresto è stato
strangolato di fronte a molti passanti. Una registrazione video, pubblicamente
disponibile, dell’accaduto mostra chiaramente che si tratta di un omicidio
brutale. Un'ondata di proteste ha attraversato gli Stati Uniti. Il pubblico è indignato
dalle azioni criminali dei funzionari delle forze dell'ordine e chiede di
consegnare i responsabili alla giustizia.
Questo
incidente è tutt'altro che il primo di una serie di manifestazioni di
illegalità e violenza ingiustificata da parte degli "agenti delle forze
dell'ordine" negli Stati Uniti. Questi crimini, di alto profilo, vengono commessi
troppo spesso dalla polizia americana. Basti ricordare l'omicidio, da parte di
un ufficiale di polizia nel 2016, del minorenne L. MacDonald. Il motivo
dell'uso delle armi da fuoco fu il fatto che MacDonald avrebbe presumibilmente
iniziato a nascondere un coltello che possedeva non appena gli agenti delle
forze dell'ordine gli si avvicinarono. La polizia aprì il fuoco nonostante il
fatto che l'adolescente non avesse tentato di attaccarla.
Il risentimento degli americani è
stato anche causato dall'uccisione, nel settembre 2018 a Dallas, dell’afroamericano
disarmato B. Jean di 26 anni. L'ufficiale di polizia A. Guyger ha spiegato l'uso delle armi da fuoco dal fatto che aveva
scambiato B. Jean, in piedi vicino alla porta della casa del vicino, per un
aggressore che cercava di penetrare in casa sua.
"A
occhio" la sparatoria del 13 marzo 2020 a Louisville, Kentucky, all’operatore
dei un'ambulanza, la 26enne Breonna Taylor.
Negli
Stati Uniti, i problemi sistemici nella sfera dei diritti umani si sono
chiaramente accumulati. Tra questi: la discriminazione
per motivi razziali, etnici e religiosi, l’arbitrarietà della polizia, la distorsione
della giustizia, il sovraffollamento nelle carceri, l’uso incontrollato delle
armi da fuoco e dei "mezzi di autodifesa" da parte di privati cittadini
e molti altri.
È
triste che in questo contesto desolante Washington, anno dopo anno, si rifiuti
di adeguare i suoi obblighi giuridici nella sfera umanitaria, non partecipi
ancora alla maggior parte dei trattati internazionali sui diritti umani,
continui a ignorare le raccomandazioni delle organizzazioni per i diritti umani
portando deliberatamente a limitare la sua partecipazione nelle strutture
specializzate internazionali ed universali. Un esempio di questo è il ritiro
degli Stati Uniti dal Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite, che è
stato percepito da molti stati come la dimostrazione del disprezzo non solo verso
l'HRO, ma anche verso il sistema delle Nazioni Unite nel suo insieme.
Sollecitiamo
le autorità americane ad adottare misure reali ed efficaci per correggere la
situazione, tornare all'adempimento coscienzioso degli obblighi internazionali
e allineare la legislazione nazionale ai principi di base delle Nazioni Unite
sull'uso della forza e delle armi da fuoco da parte delle forze dell'ordine.
E,
naturalmente, indagare a fondo sull'omicidio di George Floyd.
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