sabato 23 maggio 2020

INTERVENTO DEL RAPPRESENTANTE RUSSO ALL’OSCE SULL’UCRAINA





Intervento di A.K. Lukashevich, rappresentante permanente della Russia presso l'OSCE, nella riunione online del Consiglio permanente dell'OSCE sulla situazione in Ucraina e sulla necessità di attuare gli accordi di Minsk


Vienna, 21 maggio 2020

Egregio Signor Presidente,
è passato un anno esatto da quando V. Zelenskij è entrato in carica come presidente dell'Ucraina. Il potenziale emerso nel 2019 nel processo di risoluzione, che potrebbe diventare punto di appoggio per un movimento fiducioso verso la pace, non è stato ancora realizzato. I molti impulsi che il formato Normandia ha cercato di dare al processo di risoluzione, tra cui la maggior parte delle decisioni seguite al vertice del Quartetto del 9 dicembre 2019 a Parigi, non hanno ricevuto alcun sviluppo. Il processo di negoziazione tra i rappresentanti di Kiev, Donezk e Lugansk si sta gradualmente arrestando a causa della linea distruttiva di Kiev per la demolizione degli accordi di Minsk e la revisione dei suoi obblighi.
Nell'ultimo anno, le operazioni militari disumane di Kiev contro i civili del Donbass non sono state fermate. Nella situazione di un bombardamento quotidiano, del blocco socioeconomico e dei trasporti effettuato dalle autorità ucraine, la popolazione continua a lottare per il diritto alla vita. Il numero di vittime dei bombardamenti, confermate dalla Missione speciale di monitoraggio dell'OSCE (SMM), nella prima metà di maggio si è avvicinato al massimo degli ultimi due anni. Tutte le vittime, compresi cinque bambini, sono state registrate nel territorio di alcune regioni del Donbass. Dall'inizio di maggio la SMM ha ricevuto oltre 20 segnalazioni di vittime. Spesso si devono ascoltare cinici tentativi di giustificare tale violenza dal fatto che la milizia, dicono, dispiega equipaggiamento militare vicino ad edifici residenziali. Tali giustificazioni sono insostenibili.
È sufficiente esaminare le circostanze del recente incidente nel villaggio di Sachanka, nel sud della regione di Donezk, che ha causato il ferimento di due bambini. Il 7 maggio un gruppo di civili ha riordinato il monumento ai soldati dell'Armata Rossa che sono morti nella lotta contro il nazismo durante la Grande Guerra Patriottica. Inoltre, non lontano dal memoriale, nell'ambito dei preparativi alla vigilia del Giorno della Vittoria erano in corso delle riparazioni all'edificio della locale Casa della Cultura. Vicino a queste strutture non c'erano né equipaggiamenti militari, né posizioni delle milizie, né le stesse milizie. Tuttavia dalle postazioni delle forze armate ucraine (APU) su civili disarmati sono stati sparati proiettili. Il bersaglio è stato pianificato consapevolmente. Le persone colpite, compresi bambini, hanno subito gravi lesioni multiple. Queste lesioni, e non solo quelle fisiche, ci metteranno molto a guarire. E quindi si scopre che non solo i neonazisti, ma anche l'esercito ucraino stanno colpendo i monumenti ai combattenti contro il fascismo e coloro che si prendono cura di loro?
Tutto questo è il risultato della riluttanza di Kiev a porre fine alla violenza. Nell'ambito del gruppo di contatto, i rappresentanti ucraini evitano ostinatamente accordi scritti con Donezk e Lugansk, la conferma dell'impegno per il "regime del silenzio" e il coordinamento delle misure a sostegno di questo. Queste misure dovrebbero includere, tra l'altro, la promulgazione di ordini di cessate il fuoco e l'applicazione di misure disciplinari per le loro violazioni, l'istituzione di contatti telefonici diretti tra le parti in guerra al fine di evitare incidenti. I rappresentanti di Donezk e Lugansk, nel processo negoziale, hanno espresso a lungo tale disponibilità ma a Kiev non esiste una volontà politica di farlo.
Non ci sono progressi sulla via politica della regolamentazione del conflitto. Non è stato ancora pienamente attuato l’unico impegno politico di Kiev sul "Set di misure" di Minsk. Oltre a ciò la rappresentanza ucraina chiede di riconcordare la composizione del gruppo di contatto e di cacciare gli attuali rappresentanti del Donbass, rifiutando il dialogo diretto prescritto dagli accordi di Minsk sottoscritti con loro.
A quanto pare la fase di stallo dei negoziati a Minsk è dovuta al fatto che la leadership ucraina non intende scartare l'opzione di una soluzione militare del conflitto. Ciò è dimostrato dalle azioni dell'esercito ucraino. Come si evince dalle relazioni della Missione il coinvolgimento di Kiev nell'uso di nodi ferroviari per l'ulteriore militarizzazione della regione non si ferma. Le pattuglie della SMM registrano la consegna di artiglieria pesante e sistemi missilistici antiaerei. Solo un esempio recente: il 16 maggio, presso la stazione Konstantinovka nella regione di Donezk, l'SMM ha rilevato sei sistemi di difesa aerea Buk (ndt il sistema indicato da molti usato per l’abbattimento del volo della Malaysia Arilines Mh-177) . La domanda sorge spontanea: a quali scopi le forze armate ucraine nel Donbass userebbero la forza distruttiva di questi complessi progettati per colpire obiettivi aerei? Riteniamo necessario aumentare il monitoraggio della SMM nei nodi ferroviari vicino alla linea di contatto del Donbass. Innanzitutto per quelli che sono stati più volte menzionati nei rapporti della Missione in relazione all'identificazione di dozzine di carri armati e cannoni di artiglieria di grosso calibro delle forze armate ucraine: Konstantinovka, Chlebodarovka, Bachmut, Druzhkovka, Rubezhnoe ed altri.
Non sorprende che, in questo contesto, si osservino aumenti dell'attività militare e la tensione generale stia crescendo. Il bombardamento del 16 maggio da parte delle forze armate ucraine della periferia del villaggio di Berezovskoe di Lugansk, che ha danneggiato le linee elettriche, ha quasi portato ad una catastrofe umanitaria. Vi sono gravi problemi per le forniture di elettricità e acqua per molte famiglie, una seria criticità per infrastrutture ed industrie. Nonostante gli sforzi della SMM di organizzare una "finestra silenziosa" per la riparazione delle linee elettriche danneggiate, la parte ucraina non è stata in grado di fornire garanzie di un cessate il fuoco stabile. Dapprima l’esercito ucraino l’aveva data ma presto era stata improvvisamente ritirata mettendo in pericolo, tra l'altro, la sicurezza degli osservatori della Missione nell'area.
Siamo seriamente preoccupati per altri incidenti in cui la sicurezza degli osservatori è stata compromessa. Un esempio recente è il bombardamento del 18 maggio a Jasinovataja vicino a Donezk, quando una granata è esplosa a 500 metri da una pattuglia della Missione. Anche a quella distanza, l'SMM ha sentito l'esplosione. Ciò indica l'uso sul terreno vicino alla posizione della pattuglia di pesanti armi di grosso calibro, che indica chiaramente il coinvolgimento dell’esercito ucraino in questo incidente. A questo proposito, recentemente questo non è il primo caso a Jasinovataja quando conseguenze dei bombardamenti sono state registrate nelle immediate vicinanze dagli osservatori SMM. Il 13 aprile inoltre gli osservatori si sono trovati nelle vicinanze del fuoco vicino all'edificio della stazione ferroviaria - la direzione del fuoco stabilita dalla Missione indica la responsabilità delle forze armate ucraine. Non meno preoccupanti sono i recenti incidenti a Elenovka, Molodezhnom e Berezovskij.
A tale proposito, durante una riunione online del Consiglio permanente della scorsa settimana, illustri rappresentanti del Canada e degli Stati Uniti hanno cercato di accusare le milizie di Donezk di azioni aggressive contro gli osservatori dell'OSCE. Hanno espresso l’invenzione che l'8 maggio ufficiali della SMM che hanno lanciato un aereo senza pilota vicino a Gorlovka presumibilmente "sono stati afferrati, sono stati fatti mettere viso a terra, sono state messe le mani dietro la schiena e puntato armi contro di loro". Durante un briefing il 15 maggio, tutte queste invenzioni sono state confutate personalmente dal capo della SMM, J.Kh. Chevik. Ha spiegato che i suoi collaboratori si sentono generalmente a proprio agio nel Donbass - la popolazione locale non mostra aggressività nei loro confronti e che il comportamento della milizia vicino a Gorlovka l'8 maggio non può essere definito minaccioso. In effetti la situazione si è ridotta a fraintendimento tra milizie ed osservatori, che ha portato ad un ritardo di circa tre ore della pattuglia. Sentendo questi fatti i nostri colleghi nordamericani hanno iniziato ad accusare chiunque, ma non se stessi, di condurre "campagne di disinformazione". Li esortiamo ad astenersi dall'utilizzare voci incontrollate ed altri avvenimenti non confermati da fatti che rapidamente si trasformano in "fake" di propaganda. È necessario concentrarsi su attività costruttive per facilitare la risoluzione del conflitto intraucraino nel Donbass.
Stimato Signor Presidente,
Nel corso delle discussioni in seno al Consiglio permanente ascoltiamo costantemente le parole dei nostri colleghi stranieri che sostengono la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina. Come esattamente immaginino questa indipendenza è difficile da comprendere dopo quanto svelato dal colloquio fra P. Poroshenko quando era presidente del paese con i tutori americani, in particolare l'ex vicepresidente americano J. Biden, pubblicato il giorno prima da un parlamentare ucraino. Queste registrazioni abbondano di ulteriori particolari dell'intervento diretto degli Stati Uniti negli affari interni ucraini, del comando della loro mano nei suoi processi politici interni e del lavoro delle principali agenzie governative (americane ndt), incluso il sistema di applicazione della legge, le istruzioni dirette alla massima leadership del paese per quanto riguarda le nomine dei quadri statali e persino le conferme della fornitura a Washington di report sull'esecuzione segreta degli impegni personali pubblici della leadership ucraina. Dopo tutto questo sorge una domanda perfettamente logica: esiste una linea indipendente di Kiev per risolvere il conflitto in Oriente?
E oggi la posizione assunta da un certo numero di paesi volta ad incitare l'esercito ucraino in azioni aggressive contro la popolazione civile del Donbass continua a essere sconcertante. Gli Stati Uniti, il Canada, la Gran Bretagna ed un certo numero di Stati membri della UE continuano a istruire e fornire armi e munizioni ai militari ucraini. Non meno preoccupante è l'indulgenza nell’alimentare  in Ucraina, a livello statale, le idee del nazionalismo radicale e del neonazismo le cui manifestazioni influenzano negativamente la situazione generale della sicurezza nel paese.
Siamo costretti a dichiarare ancora una volta che la crisi in corso in Ucraina è il risultato di un colpo di stato, organizzato, finanziato e organizzato dall'estero nel febbraio 2014 che ha portato allo scontro armato nel Donbass e alle enormi sofferenze di milioni di civili ucraini. È importante che il popolo ucraino possa gestire autonomamente il proprio futuro senza alcuna gestione esterna imposta loro dagli Stati Uniti.
L'unica base riconosciuta a livello internazionale per risolvere la crisi intraucraina continua ad essere la piena attuazione del "Set di misure" di Minsk approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 febbraio 2015. Esortiamo l'OSCE a contribuire il più possibile a questo processo e ad esercitare pressioni su Kiev affinché la "road map" di Minsk per la pace in Ucraina venga attuata il più presto possibile.
Vi ringrazio dell’attenzione 

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