mercoledì 13 maggio 2020

LA GUERRA NEL DONBASS DURA PIU’ A LUNGO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE




Anna Dolgareva – Giornalista, poeta, Corrispondente di guerra


Una volta mi è capitato di vedere la sfilata del “Reggimento Immortale” a Donezk. È stato uno spettacolo indimenticabile. Scorreva una fiumana di persone che portavano ritratti dei parenti morti nella Grande Guerra Patriottica.

Passarono ed altri seguirono. Ricordo una donna con una bambina in braccio reggeva un poster con un uomo in uniforme con le date della nascita e della morte. È morto poco prima di quel giorno di maggio. C'erano persone che trasportavano ritratti di coloro che continuavano a morire per il loro paese adesso, proprio come i loro bisnonni morirono settantacinque anni fa. La foto. Le date della nascita e della morte. E la morte è vicina.

Anche il Giorno della Vittoria che si svolgerà quest'anno senza sfilata e senza folla è celebrato anche al fronte. Proprio lì dove le persone non escono fuori dalle trincee da mesi. Per loro questa è una festa-speranza. Il Giorno della Vittoria viene ricordato, celebrato a livello statale.

È come se si fossero dimenticati della guerra nel Donbass. A volte esce quando i canali televisivi centrali iniziano a mostrarla, ma poi questa ondata di attenzione scema e l'interesse della massa ritorna su altre cose. Questa guerra non è vittoriosa, è prolungata, dura da troppo tempo, più a lungo della Grande Guerra Patriottica e spesso puoi sentire: «Quanto sei stanco del tuo Donbass».

Proprio in questo momento, accigliati ragazzi in mimetica sporca e a brandelli si piegano sotto il fuoco di mortaio del nemico, combattono, spesso correndo non sulle medaglie, ma sulla rabbia dei comandanti, perché «Minsk non ha alternative». Il loro compito non è quello di lasciare il nemico più lontano, loro cambiano le loro vite per questo compito di guerra.

Le persone non hanno nemmeno la forza per andare oltre. Non c’è uno stato dietro di loro. Le persone che hanno attraversato la prima e la seconda guerra cecena erano solite andarsene dopo molti combattimenti. Hanno ammesso: è spaventoso combattere quando non c’è lo stato dietro di te. La cosa peggiore.

Eppure questi ragazzi, dai giovanissimi a quelli i cui volti portano già le rughe, non smettono di sperare e di credere. E il Giorno della Vittoria per loro è un giorno non solo di memoria, ma anche di speranza. Il Giorno della Vittoria su per l’Armata Rossa, stordita e piegata all'inizio dalla potenza di ferro del nemico, ha serrato le fila e raggiunto Berlino. Il Giorno della Speranza che anche oggi, con le forze nemiche ovviamente superiori, qualcosa accadrà. E la guerra, a cui sono già abituati, finirà - finirà con la vittoria.

Ora, anche se gli obiettivi delle telecamere dei canali televisivi centrali si sono ritirati dal Donbass, continua la guerra. Sparano alle case di gente pacifica. Proiettili devastanti vengono sparati dai militari, si perdono amici e compagni. Questa è la vita. Questa è la realtà.

Oggi quando celebriamo il Giorno della Vittoria, siamo felici ed orgogliosi, molte persone scrivono sulle loro macchine l'orgoglioso «A Berlino» e «Possiamo ripeterlo». Solo che finora non è stato possibile rifarlo. Ma «questa è una festa con le lacrime agli occhi». Con i capelli grigi alle tempie. E sfila il «Reggimento Immortale», ma la gente dimentica ugualmente quanto sia terribile questa guerra e quanta gente sia morta.

Ma ecco che anche la guerra del Donbass è terribile e si contano molte vittime. Celebriamo il grande momento della nostra storia, spesso dimenticando a quale prezzo è stato ottenuto e distogliamo lo sguardo da un altro processo storico che si svolge proprio sotto i nostri occhi.

E questa gente è andata a combattere anche per il fatto che i monumenti ai soldati sovietici stessero al loro posto. Perché non fosse rinominato Viale Maresciallo Zhukov in modo che anche il suo monumento rimanesse al suo posto. Affinché, alla fin dei conti, non venga deriso il Giorno della Vittoria – non venga abolito il suo simbolismo, non venga cambiata la sua, non venga costretta ad onorare, alla pari con i veri veterani,  i mostri dell’UPA*.

Molti mi hanno detto: «Sono andato in guerra perché il ricordo dei nostri veterani significa molto per me ...». E muoiono per questo ricordo, quando gli impiegati degli uffici scrivono «possiamo ripeterlo». Non potete.
 
Ed ecco che infuria la guerra. Per gli stessi valori, esattamente, di settantacinque anni fa. E dura da sei anni e le vite umane continuano a sgorgare dal popolo russo. Ma tu, orgoglioso impiegato d'ufficio, non hai fatto nulla per fermarla. Ma «a Berlino» e «possiamo ripeterlo». Questo non è solo cattivo gusto, questa è una bugia.

Su, almeno non distogliete lo sguardo dal fatto che una guerra si combatte accanto a noi. E quando ricordiamo i caduti nella Grande Guerra Patriottica - non dimenticate che il popolo russo e sovietico sta morendo di nuovo accanto a noi.



UPA: Esercito insurrezionale ucraino, ala militare dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini, accolse come liberatori i tedeschi. Combatté l’Armata Rossa e dopo aver sterminato, insieme ai tedeschi con il loro consenso, la popolazione ebraica residente, nel 1943 volendo realizzare il piano della costituzione di una Grande Ucraina, rivolse la pulizia etnica contro i polacchi 50.000-100.000 polacchi persero la vita, i rimanenti fuggirono https://it.wikipedia.org/wiki/Esercito_insurrezionale_ucraino



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