Salve, mi chiamo Kazakova Elena Igor’evna, insegnante di letteratura e lingua russa, originaria del villaggio Zajtsevo.
Prima della guerra insegnavo la lingua ucraina, ma anno dopo anno diventava sempre più complicato.
I nostri bambini non capivano per quale motivo dovevano studiare la lingua del Paese che li uccide, la lingua di quel governo responsabile della morte dei loro cari e dei loro parenti
Sono nata ai tempi dell’Unione sovietica, mia madre è nata a Zajtsevo mentre mio padre è originario della lontana Kursk; la madre di mio marito è originaria di Gorlovka, mentre il padre proviene dal governatorato di Archangel’sk, villaggio Bereznik.
Abbiamo sempre saputo di essere russi, abbiamo sempre parlato russo, pensato in russo.
Nel 2015 quando la mia famiglia, mio marito, mia figlia con in braccio la mia nipotina di un anno e mio figlio che aveva appena compiuto i 16 anni ci siamo ritrovati a dover scappare dalle bombe nello scantinato di casa nostra, che sembrava ormai una tomba, mi sono chiesta: perché ci stanno uccidendo?
Perché siamo russi! Non avrei mai pensato che nel ventunesimo secolo potessero uccidere, costringerci a scendere negli scantinati a causa del solo fatto di che siamo russi.
Scuola n. 15, la scuola culla della mia infanzia .. nel 1977 ho varcato la soglia di quella scuola che oggi non esiste più.
Nel 2015 è stata colpita per la prima volta da un colpo di carro armato, diretto verso la sala d’informatica. Grazie a Dio non all’interno non c’erano bambini.
Dopo sono iniziati i bombardamenti contro i bambini. Loro non piangevano e non avevano paura. Eravamo tutti insieme al piano terra.
La cosa più spaventosa era vedere i genitori correre verso l’autobus per evacuare i loro figli.
Nel 2015 abbiamo dovuto abbandonare il villaggio per poi ritornarci. C’ è stata la prima tregua, poi la seconda, la terza, la quarta ... Ogni volta sapevamo che saremmo tornati. Ma quando i nostri vicini hanno cominciato a morire abbiamo capito che sarebbe stato impossibile.
La mia casa è stata completamente distrutta nel febbraio 2021
Io credo che il nostro popolo abbia il diritto di decidere autonomamente, io voglio vivere nella mia terra russa e parlare la mia lingua madre, il russo.
Voglio essere orgogliosa di mio nonno che a suo tempo ha dato la vita per il nostro futuro di pace.
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