COME LA PICCOLA BAMBINA DELL’ORFANOTROFIO
HA SALVATO LA SUA FUTURA MAMMA
Anna e Nastja due persone che si sono salvate l’un l’altra dall’angoscia e dalla disperazione. Intelligente, capace di sottili riflessioni la mamma lo comprende come
comprende questa bambina agile, divertente, felice. Nastja non lo comprende ancora, ma lo sente e crede nella sua fortuna.
L’esplosione
Volodja è morto il 29 marzo 2010. Stava andando ad una lezione
all'università dove studiava da interprete. L'esplosione nella
stazione della metropolitana "Lubjanka" l’ha privato
della sua vita, e sua madre Anna della
famiglia.
Nastja
dal marzo del 2010, per circa due anni, è stata accudita
dallo Stato.
Cosa sia una famiglia normale non l’ha mai saputo. Per la prima volta questo concetto le è reso chiaro da Anna nel giugno del 2012.
Anna e Nastja sono ora una piccola
famiglia, ma molto
legata. Anna, che solo da due
anni è diventata giuridicamente la mamma di Nastja, racconta:
Nastja non
è un sostituto di Volodja, la vita non
è tornata completamente alla normalità, ma lei le ha
dato un nuovo senso.
«Nastja non è una sostituzione. Ma non volevo rimanere sola, volevo aiutare qualcun altro nella vita -
dice Anna. Ho pensato di essermi salvata per salvare allo stesso tempo qualcun altro. Sapevo che sa
mondo esisteva una persona triste
e sola come me e che mi
stava aspettando da qualche parte».
Ognuno aspetta il proprio
bambino
Anna credeva che il
«suo» bambino
fosse in attesa da qualche parte dei potenziali
genitori. Doveva fare solo lo
sforzo di trovarlo. Anna ha risposto a questa domanda sistemicamente.
Ha osservato moltissimi profili di bambini sul
sito di «Radio Russia» e di altri siti
non ufficiali, cercando anche tra i profili del database federale.
Qui però si è solo spaventata vedendo quello
che ai bambini viene fatto fare senza alcun
desiderio di aiutarli, solo per mostrali.
Ma in Nastja Anna
ha visto subito il «suo», ed anche se per tranquillizzare la propria coscienza ha visitato molti altri profili, aveva già capito che era solamente per tacitare le sua coscienza.
Più tardi, in una piccola cittadina
della regione di Kemerovo, dove stava adottando la figlia,
Anna, su richiesta della curatela ritorna in un orfanotrofio
limitrofo per conoscere un'altra
bambina. Ma per Anna è
un po’ difficile perché dopo l'incontro con Nastja
la fiducia reciproca è cresciuta
moltissimo.
Problemi con la raccolta di documenti Anna
non ne ha avuti. Lei è sicura perché
è molto sistematica e ha approcciato al problema in maniera molto responsabile.
Un problema è sorto solo
con il certificato penale che ha dovuto attendere un
mese intero poiché non è stato possibile accelerare i tempi del suo processo burocratico nonostante
il fatto che Anna trascorso tutta la sua vita a
Mosca e non avesse mai avuto alcun problema con la giustizia.
Ci fu un’altra questione.
All’inizio produsse il certificato «Conclusione sulla possibilità di essere genitore adottivo», ma alla fine venne modificato in
ordine provvisorio di custodia che ha consentito di non dover attendere
la sentenza del Tribunale
locale e prendere subito con sé Nastja
(la procedura di adozione prosegue a
Mosca).
Quando tutti i documenti furono pronti
si pose la questione del viaggio nella
regione di Kemerovo. Naturalmente all’inizio Anna avrebbe voluto trovare il bambino più vicino ma scoprì che
a Mosca e nella sua regione è quasi impossibile trovare
bambini orfani senza problematiche per
l'adozione. E prendere con sé un bambino con una diagnosi seria,
dice Anna che non è sposata, e ha molti impegni di lavoro, sarebbe irresponsabile da parte sua.
Nastja
Così ha iniziato la ricerca nelle regioni
lontane scoprendo che non era necessario andare ad occidente,
ma in Siberia.
Nella città destinata, Anna è stata colpita
dal personale degli orfanotrofi che consigliava
fortemente di scegliere un altro bambino per l’adozione. «Perché ne hai bisogno, sei una donna
così intelligente, perché questa è una bambina che
arriva da una famiglia
in difficoltà» - probabilmente
questo si è sentita dire Anna, arrivata dalla capitale per adottare dai rappresentanti locali della tutela.
Le hanno offerto di vedere
altri bambini avendo paura che la bambina, proveniendo da una famiglia disfunzionale, andrà male
a scuola e che nell’adolescenza perderà
il rapporto con lei. Ed le è
stato fortemente consigliato di non adottarle immediatamente, non prendere una decisione finitiva, lasciandosi
la possibilità di fare marcia indietro e diventare per la bambina solamente una madre tutrice.
A tutti questi
discorsi che, va sottolineato, venute
da persone che dovrebbero essere professionisti, Anna rispose solo: «E se non sarà come voi proponete, che mi dite?»
In generale, il livello di professionalità del
personale e delle assistenti sociali è una questione
separata dalla felice storia di Anna
e Nastja. E non solo i lavoratori della
tutela, di cui è già stato detto, ma anche dei
medici che non hanno notato i problemi
fisici facilmente
curabili
che portano a gravi conseguenze
se non presi in tempo ed il personale dell'orfanotrofio che racconta agli altri bambini che Nastja vivrà a Mosca e che li lascerà.
In molti
amici e parenti l’azione di Anna ha suscitato
vera ammirazione.
«Sei un’eroe» dicono
le persone sostenendola fortemente. Ma Anna non si considera
un eroe. E vuole che gli altri non percepiscano
l'adozione come atto di eroismo.
Questo non è eroismo, è una normale pratica, Anna ne è sicura. Tuttavia,
a suo avviso, l'intero processo adottivo produce
nell’animo del
popolo russo un sacco di dubbi che ne impediscono
la diffusione a livello di massa.
«Anche fra i miei amici, che
in linea di principio sono disposti ad adottare un bambini, questa idea insinua paura» dice Anna.
Questa paura è causata dagli stessi miti senza
fondamento che sono diffusi fra il personale dell'orfanotrofio
e della tutela: e se i geni, e se le malattie, cosa succede se, e se, e se. Sì, i
rischi sono sempre presenti, ma si possono
ridurre al minimo con un approccio competente e razionale. Si deve ricevere prima una quantità sufficiente di informazioni,
consultarsi con professionisti e se necessario
entrare in contatto con organizzazioni pubbliche, crede
Anna.
Ma più di tutto devi ascoltare il tuo
cuore, che dice esattamente chi è questa giovane creatura che ti
aspetta ai confini della terra in attesa di arrivare e
rendere la vostra vita piena di significato.
24.09.2013