lunedì 30 settembre 2013

 
RINNOVIAMO L’AIUTO PER ZLATA

30.09.2013 “Caro Presidente, Cari Amici di Aiutateci a Salvare i Bambini combattiamo contro gli acciacchi ma non retrocedono. Schiettamente ogni tipo di guai. Ma bisogna conviverci ed incominciano a mancare le forze.
 
Qui a Mosca è nevicato. L’estate di San Martino, a quanto pare, quest’anno non arriverà. Nel mese di novembre andremo a Budapest nell'Istituto Peto Andràs Pete per un altro ciclo di terapie.
 
Vi scrivo con una preghiera. Il prossimi febbraio potreste sostenerci per un successivo ciclo di terapie a Budapest? Ve ne saremo grati. Potrei organizzare la sola il viaggio risparmiando su tutto. La somma che ci servirebbe si attesta a 3mila Euro. Un grazie di cuore la mamma Lilija con Zlata”.

A te che leggi questa breve lettera chiediamo di fermarti e riflettere. Ti chiediamo un piccolo aiuto per inviare Zlata a Budapest in febbraio. Assieme a tutti coloro che leggeranno questa lettera riusciremo a dare una nuova positiva risposta di solidarietà a questa meravigliosa bambina così duramente colpita dal un destino infausto.
 
 
 
 
AIUTACI AD AIUTARLA !
 

COME LA PICCOLA BAMBINA DELL’ORFANOTROFIO HA SALVATO LA SUA FUTURA MAMMA

 


Anna e Nastja due persone che si sono salvate l’un l’altra dall’angoscia e dalla disperazione. Intelligente, capace di sottili riflessioni la mamma lo comprende come comprende questa  bambina agile, divertente, felice. Nastja non lo comprende ancora, ma lo sente e crede nella sua fortuna.

 


 

L’esplosione
 


Volodja è morto il 29 marzo 2010. Stava andando ad una lezione all'università dove studiava da interprete. L'esplosione nella stazione della metropolitana "Lubjanka" l’ha privato della sua vita, e sua madre Anna della famiglia.
 
Nastja dal marzo del 2010, per circa due anni, è stata accudita dallo Stato. Cosa sia una famiglia normale non l’ha mai saputo. Per la prima volta questo concetto le è reso chiaro da Anna nel giugno del 2012. Anna e Nastja sono ora una piccola famiglia, ma molto legata. Anna, che solo da due anni è diventata giuridicamente la mamma di Nastja, racconta: Nastja non è un sostituto di Volodja, la vita non è tornata completamente alla normalità, ma lei le ha dato un nuovo senso.
 
«Nastja non è una sostituzione. Ma non volevo rimanere sola, volevo aiutare qualcun altro nella vita - dice Anna. Ho pensato di essermi salvata per salvare allo stesso tempo qualcun altro. Sapevo che sa mondo esisteva una persona triste e sola come me e che mi stava aspettando da qualche parte».
 
Ognuno aspetta il proprio bambino
 
Anna credeva che il «suo» bambino fosse in attesa da qualche parte dei potenziali genitori. Doveva fare solo lo sforzo di trovarlo. Anna ha risposto a questa domanda sistemicamente. Ha osservato moltissimi profili di bambini sul sito di «Radio Russia» e di altri siti non ufficiali, cercando anche tra i profili del database federale.
 
Qui però si è solo spaventata vedendo quello che ai bambini viene fatto fare senza alcun desiderio di aiutarli, solo per mostrali. Ma in Nastja Anna ha visto subito il «suo», ed anche se per tranquillizzare la propria coscienza ha visitato molti altri profili, aveva già capito che era solamente per tacitare le sua coscienza.
 
Più tardi, in una piccola cittadina della regione di Kemerovo, dove stava adottando la figlia, Anna, su richiesta della curatela ritorna in un orfanotrofio limitrofo per conoscere un'altra bambina. Ma per Anna è un po’ difficile perché dopo l'incontro con Nastja la fiducia reciproca è cresciuta moltissimo.
 
Problemi con la raccolta di documenti Anna non ne ha avuti. Lei è sicura perché è molto sistematica e ha approcciato al problema in maniera molto responsabile. Un problema è sorto solo con il certificato penale che ha dovuto attendere un mese intero poiché non è stato possibile accelerare i tempi del suo processo burocratico nonostante il fatto che Anna trascorso tutta la sua vita a Mosca e non avesse mai avuto alcun problema con la giustizia.
 
Ci fu unaltra questione. All’inizio produsse il certificato «Conclusione sulla possibilità di essere genitore adottivo», ma alla fine venne modificato in ordine provvisorio di custodia che ha consentito di non dover attendere la sentenza del Tribunale locale e prendere subito con sé Nastja (la procedura di adozione prosegue a Mosca).
 
Quando tutti i documenti furono pronti si pose la questione del viaggio nella regione di Kemerovo. Naturalmente all’inizio Anna avrebbe voluto trovare il bambino più vicino ma scoprì che a Mosca e nella sua regione è quasi impossibile trovare bambini orfani senza problematiche per l'adozione. E prendere con sé un bambino con una diagnosi seria, dice Anna che non è sposata, e ha molti impegni di lavoro, sarebbe irresponsabile da parte sua.
 
 
Nastja
 
Così ha iniziato la ricerca nelle regioni lontane scoprendo che non era necessario andare ad occidente, ma in Siberia.
 
Nella città destinata, Anna è stata colpita dal personale degli orfanotrofi che consigliava fortemente di scegliere un altro bambino per l’adozione. «Perché ne hai bisogno, sei una donna così intelligente, perché questa è una bambina che arriva da una famiglia in difficoltà» - probabilmente questo si è sentita dire Anna, arrivata dalla capitale per adottare dai rappresentanti locali della tutela.
 
Le hanno offerto di vedere altri bambini avendo paura che la bambina, proveniendo da una famiglia disfunzionale, andrà male a scuola e che nell’adolescenza perde il rapporto con lei. Ed le è stato fortemente consigliato di non adottarle immediatamente, non prendere una decisione finitiva, lasciandosi la possibilità di fare marcia indietro e diventare per la bambina solamente una madre tutrice.
 
A tutti questi discorsi che, va sottolineato, venute da persone che dovrebbero essere professionisti, Anna rispose solo: «E se non sarà come voi proponete, che mi dite?»
 
In generale, il livello di professionalità del personale e delle assistenti sociali è una questione separata dalla felice storia di Anna e Nastja. E non solo i lavoratori della tutela, di cui è già stato detto, ma anche dei medici che non hanno notato i problemi fisici facilmente curabili che portano a gravi conseguenze se non presi in tempo ed il personale dell'orfanotrofio che racconta agli altri bambini che Nastja vivrà a Mosca e che li lascerà.
 
In molti amici e parenti l’azione di Anna ha suscitato vera ammirazione. «Sei un’eroe» dicono le persone sostenendola fortemente. Ma Anna non si considera un eroe. E vuole che gli altri non percepiscano l'adozione come atto di eroismo.
 
Questo non è eroismo, è una normale pratica, Anna ne è sicura. Tuttavia, a suo avviso, l'intero processo adottivo produce nell’animo del popolo russo un sacco di dubbi che ne impediscono la diffusione a livello di massa.
 
«Anche fra i miei amici, che in linea di principio sono disposti ad adottare un bambini, questa idea insinua paura» dice Anna.
 
Questa paura è causata dagli stessi miti senza fondamento che sono diffusi fra il personale dell'orfanotrofio e della tutela: e se i geni, e se le malattie, cosa succede se, e se, e se. Sì, i rischi sono sempre presenti, ma si possono ridurre al minimo con un approccio competente e razionale. Si deve ricevere prima una quantità sufficiente di informazioni, consultarsi con professionisti e se necessario entrare in contatto con organizzazioni pubbliche, crede Anna.
 
Ma più di tutto devi ascoltare il tuo cuore, che dice esattamente chi è questa giovane creatura che ti aspetta ai confini della terra in attesa di arrivare e rendere la vostra vita piena di significato.
 
24.09.2013
 

venerdì 27 settembre 2013



ALEKSEJ GOLOVAN' : LA LEGGE CHE VIETA LE ADOZIONI INTERNAZIONALI NELLA REGIONE DI KEMEROVO DEVE ESSERE ABROGATA

Regione di Kemerovo I Deputati del parlamento regionale della Regione di Kemerovo hano adottato una legge per la quale nessun cittadino straniero o apolide che risieda stabilmente all’estero non può adottare un orfano del Kuzbass – informa il sito dell’Assemblea dei Deputati del popolo della Regione di Kemerovo.

«La legge prevede il divieto nella Regione di Kemerovo di adozioni internazionali di orfani e bambini rimasti senza la cura dei genitori per tutti i cittadini stranieri e gli apolidi che risiedano in modo permanente al di fuori della Federazione Russa» è detto in una dichiarazione».

Nel parlamento regionale è stato dichiarato che «la soluzione dei problemi delle adozioni dei suoi giovani cittadini è un affare interno della Russia».

«La presentazione del disegno di legge è derivata dalla presentazione al potere esecutivo e legislativo della regione di Kemerovo di numerosi appelli riguardanti le violazioni dei diritti dei bambini e di testimonianze su casi di abusi su minori» informa l’Assemblea dei Deputati.

In precedenza, i Deputati della Regione di Kemerovo avevano approvato una legge che vietava le adozioni da parte di cittadini degli Stati Uniti.

«I legislatori regionali non hanno il diritto di imporre ulteriori restrizioni rispetto a quelle normate dalla legislazione federale. Il diritto di famiglia è disciplinato in via principale dalla legge federale e solo in pochi casi, non normati, può essere regolamentata dai Soggetti della Federazione. Ma in nessun altro caso i Soggetti della Federazione possono legiferare che limitano la legislazione federale. Per questo la legge adottata deve essere abrogata» ha detto al sito «Miloserdie» il direttore esecutivo del Centro «Uniti nel destino» Aleksej Golovan’.
Valerija Grechin

25.09.2013

giovedì 26 settembre 2013




LA RUSSIA HA CONCLUSO L'ITER DI ADESIONE ALLA CONVENZIONE SUI DIRITTI DEL FANCIULLO 
25 settembre 2013


Il processo di adesione della Russia alla Convenzione sui diritti del fanciullo è stata completato. Il 24 settembre il Ministro degli Affari Esteri Sergej Lavrov ha consegnato al Segretario generale delle Nazioni Unite la ratifica del Protocollo sulla Convenzione sui diritti del fanciullo, la vendita di bambini, la prostituzione e la pornografia infantile, informa il servizio stampa del Ministero degli Esteri della Russia.

Ricordiamo come questo protocollo è stato sottoscritto da parte della Federazione Russa il 26 settembre 2012 e ratificato dalla Legge federale del 7 maggio, 2013 № 75 - RF.

"Questo passo dimostra ancora una volta l'impegno della Federazione russa nella piena protezione e nel rispetto dei diritti dei bambini, per combattere la violenza contro i minori e lo sfruttamento sessuale. Risponde pienamente ala volontà della dirigenza russa di dare attenzione prioritaria al benessere dei bambini e dei giovani consentendo loro una crescita sicura" - ha sottolineato il comunicato del Ministero degli Esteri russo.

Si noti che nel territorio della Federazione Russa il Protocollo entrerà in vigore fra un mese come stabilisce l’art. 14 della Convenzione che precisa che ogni Stato che ratificherà il Protocollo o vi aderirà dopo la sua entrata in vigore, esso entrerà in vigore un mese dopo la ratifica di adesione. Il Protocollo è entrato in vigore il 18 gennaio 2002.

Inoltre, secondo il documento, la Russia dovrà entro due  anni dall’adesione istituire il Comitato sui diritti del fanciullo per attuare le sue disposizioni.

 



NESSUN POTERE, NESSUNA MINACCIA: ALLORA PERCHE' TUTTO QUESTO RISENTIMENTO IN OCCIDENTE ?
20 settembre 2013 Richard Sakwa, speciale per Russia Oggi

Richard Sakwa, docente di Politica russa ed europea presso l'Università di Kent, parla del ruolo della Russia sulla scena internazionale

Malgrado i tentativi intrapresi da Vladimir Putin, fin dai primi giorni della sua leadership, per “normalizzare” le relazioni tra Russia e Occidente, i rapporti restano in linea generale anomali. La definizione di Putin di normalità del resto era chiara e contemplava che la Russia non fosse più trattata come un caso speciale, ma come un altro Paese sovrano e indipendente.

Con  questo obiettivo, alla prima occasione egli ha ripagato la maggior parte del debito sovrano e ha posto fine a varie forme di dipendenza, che si erano venute ad accumulare negli anni Novanta, per esempio nei confronti del Fondo Monetario Internazionale. Al tempo stesso, Putin ha accelerato le dinamiche di integrazione che negli anni della presidenza di Eltsin si erano affievolite. Ciò ha incluso anche allacciare più intensi rapporti con l’Unione Europea e, dopo l’11 settembre 2001, il tentativo di creare una partnership alla pari con gli Stati Uniti.

Tuttavia, è stato subito evidente che questa strategia della “normalizzazione” nella pratica non funzionava. La Russia non è stata capace di diventare un’altra grande potenza. Le richieste politiche formulate al Paese sono consistenti, in parte perché la Russia stessa le ha accolte nell’ambito del processo finalizzato a diventare uno Stato-nazione nel 1991, e in parte per essersi auto-identificata come uno Stato europeo, un membro di spicco della comunità internazionale delle nazioni.

Le contraddizioni identitarie e di sistema che sussistono irrisolte in Russia implicano che questi aspetti “anomali” resteranno a far parte dei rapporti della Russia con il mondo occidentale nell’immediato futuro. Il fatto che le potenze occidentali e gli attivisti parlino di boicottaggi e di minacce non fa che esasperare le contraddizioni della politica russa, invece di  contribuire a risolverle.

L’accettazione della Russia nella comunità transatlantica è stata problematica fin dall’inizio: ecco spiegate le parole del discorso del presidente Boris Eltsin, quando, già nel dicembre 1994, parlò di  una “pace fredda”. Uno degli aspetti di questa sindrome della pace fredda è l’assurdo linguaggio dei resettaggi e delle interruzioni. Nessun Paese normale parlerebbe agli altri in questi termini, ed è umiliante per tutte le parti in causa che il discorso sia degenerato al punto che così oggi avvenga. Queste parole sono il segnale di quanto ancora si dovrà attendere prima che siano instaurate relazioni normali.

È giunta l’ora che da entrambe le parti si decida a favore di un rapporto più maturo. Per l’Occidente, malgrado si parli tanto della relativa marginalità e insignificanza della Russia, un solido rapporto con Mosca è essenziale per ragioni strategiche, economiche e semplicemente diplomatiche. Malgrado molti senatori americani e attivisti della società civile cerchino di acquisire notorietà e uscire dall’anonimato a colpi di critiche contro la Russia – e ci sarebbe ancora molto da dire dal punto di vista politico in merito a questa attività – questo tipo di politica è sterile e azzardato.

La vera tragedia degli ultimi anni è che l’Ue non si è rivelata capace di trovare una sua voce distintiva, che le fosse peculiare, essendo uno dei rappresentanti più importanti delle nazioni europee e mediatrice nel processo di trasformazione della comunità transatlantica. Quando l’Europa ha una propria voce, la sua incapacità di contestare gli errori della potenza dominante nell’egemonia occidentale al riguardo di molteplici questioni, compresa la guerra in Iraq, mette a repentaglio la sua credibilità di potenza legale a tutti gli effetti.

Naturalmente, ciò consente alla Russia di rivelarsi all’altezza della situazione, e invece di ribadire la marginalità che i suoi avversari vorrebbero imporre al paese, la Russia può intervenire in maniera positiva per contribuire a risolvere alcune delle situazioni di stallo create dall’Occidente stesso. Una sottomissione passiva del tipo di quella britannica nei confronti dell’egemonia americana non giova a  nessuno. Compito dell’amico è segnalare gli errori che commettono gli altri amici. Pertanto, la Russia può a giusto titolo ricollocarsi come  risolutrice di problemi, da creatrice di problemi come era percepita.

Sia Barack Obama sia Vladimir Putin capiscono che tra la Russia e l’Occidente non sussiste alcune reale lacerazione ideologica e, di conseguenza, parlare di una nuova Guerra Fredda è assolutamente fuori luogo. Ciò nonostante, esistono tensioni che alimentano il clima della pace fredda.

Dalla Siria a Snowden non c’è fine alle questioni sulle quali la Russia non abbia proprie opinioni. Anche se un informatore non è naturalmente ben visto da Putin, la Russia aveva il diritto dal punto di vista normativo di offrirgli asilo, se non altro per un anno. Nello stesso modo, l’analisi russa della crisi siriana è stata fin dall’inizio molto più accurata di quella delle potenze occidentali.

La questione fondamentale è capire se queste sono normali divergenze di opinione o se stanno a indicare un’incompatibilità di fondo negli interessi strategici. Ma ci sono poche prove che sia vera la seconda ipotesi. Perfino i tentativi più accaniti dell’Occidente di alimentare una disintegrazione geopolitica dello spazio euroasiatico non possono essere presi come la conseguenza di un conflitto di fondo.

Questo è semplicemente ciò che le potenze imperiali hanno sempre fatto e continueranno a fare fino a quando l’Occidente stesso non passerà a una forma autenticamente “postmoderna” di politica internazionale. Dare alle ambizioni imperiali tradizionali l’aspetto di governance democratiche avanzate convince pochissime persone.

La fonte più importante dell’influenza russa oggi è il fatto di agire come una forza moderatrice nella politica internazionale. L’Occidente si ritrova in guai non indifferenti e la Russia può sicuramente agire da intermediaria per attenuare alcuni di questi conflitti e le contraddizioni della politica occidentale.

Richard Sakwa è docente di Politica russa ed europea all’Università del Kent

mercoledì 25 settembre 2013

Perché studiare russo?

 
25 settembre 2013 Aleksandra Kulikova, Russia Oggi 
      
Dmitri Petrov, famoso politologo, traduttore, psicolinguista e conduttore televisivo riflette sulla linguistica, considerata sentinella della globalizzazione
 
 
Dmitri Petrov, famoso politologo, traduttore, psicolinguista e conduttore televisivo riflette sul perché studiare russo.
 
Quale ruolo gioca la  psicologia nell’apprendimento di una nuova lingua?
Lo studio di una lingua è psicologia e matematica. La matematica in una lingua è rappresentata da un gruppo di algoritmi di base, mentre la psicologia è data dall’abbattimento di barriere, da una sensazione di agio, libertà e piacere. Molti di coloro che studiano una lingua hanno il terrore di commettere un errore. Questo spesso crea maggiori ostacoli delle difficoltà oggettive legate all’assimilazione di nuove informazioni.
 
Quali possono essere le motivazioni che spingono una persona a studiare il russo?
Ho fatto esperienza come insegnante di russo per stranieri con diplomatici e uomini d’affari di vari Paesi. La motivazione per queste persone è evidente: per loro la lingua è indispensabile per lavorare. Sono individui per cui la carriera o gli affari sono la cosa più importante nella vita ed è proprio in Russia che hanno avuto occasione di ampliarli. Capita però non di rado che a interessarsi del russo siano persone che non sono mai state nel nostro Paese. In questo caso di solito si tratta dell’interesse per la cultura russa e attraverso il prisma della cultura nasce quello per la lingua. A questo proposito molti stranieri sono piacevolmente sorpresi dalla piena e relativamente accessibile vita culturale della Russia. Scoprono che in questo Paese ci sono milioni di posti interessanti oltre al Cremlino di Mosca e all’Ermitage di San Pietroburgo e giustamente si stupiscono che la Russia non promuova con maggiore zelo il turismo sul proprio territorio.
 
Tra gli stranieri si è ormai diffuso lo stereotipo che il russo sia una lingua difficilissima da imparare. È così?
Nello studio di qualsiasi lingua se ne devono individuare i punti forti e la ricchezza. È vero, il russo ha un sistema di declinazione con i casi, però non ha gli articoli. Nel russo ci sono le coniugazioni, ma l’articolazione temporale è di gran lunga più semplice di quella, per esempio, dell’inglese. Il russo si basa sull’alfabeto cirillico, ma l’ortografia si discosta pochissimo dalla fonetica della lingua, molto meno di quanto accada in altre lingue europee. Insomma, ciascuno ha i suoi pro e i suoi contro, bisogna partire dai primi!
 
C’è qualche metodo per semplificare lo studio del russo?
È molto importante studiare la lingua per gradi. All’inizio bisogna rafforzare il livello base. Agli stranieri non si devono spiegare subito i participi che, peraltro, nel russo parlato non si usano ormai da tempo. In altre parole, se non siete ancora arrivati a leggere Dostoevskij potete farvene benissimo una ragione. Non c’è niente di riprovevole, in fondo nemmeno tutti i russi lo leggono, così come non tutti gli inglesi leggono Shakespeare.
 
Imparare il russo può avere un’applicazione pratica? Ora in inglese si può parlare con le persone più diverse, compresi i russi.
Sono sicuro che l’interesse per il russo crescerà. E ci sono cause oggettivi per cui lo penso: la Russia è un Paese di grande rilevanza non soltanto per l’estensione geografica. D’altro canto l’inglese come strumento universale di comunicazione continuerà senza dubbio a semplificarsi, pagando un alto prezzo per essere diventata la lingua della globalizzazione economica e culturale.