I Paesi baltici subiscono le sanzioni contro la Russia
Le sanzioni contro la Russia hanno già un impatto sulle economie delle
repubbliche baltiche. Dopo la crisi del 2008 la crescita economica appena
iniziata è nuovamente minacciata. Si chiudono i mercati di vendita, si riduce
significativamente il transito delle merci russe. Alcune imprese sono costrette
a ridurre il numero dei lavoratori, altre chiudono.
C'è un dato di fatto che la storia ufficiale sta
cercando di mettere a tacere: lo sviluppo delle economie delle
repubbliche baltiche dipende e dipenderà dalla Russia. I Paesi Baltici
già ai tempi di Pietro I erano una zona di transito per il "vicino
orientale" e rimangono tali, nonostante l'ingresso di Estonia, Lettonia e
Lituania nel blocco militare anti-russo e nell'alleanza occidentale. Le
recenti sanzioni dell'UE contro la Russia hanno già colpito i Paesi
baltici. La maggior parte dei carichi russi passano attraverso i porti
di Riga, Tallinn, Ventspils. Il primo ministro lituano ha riconosciuto
che il porto di Klaipeda ha sospeso le esportazioni e le riesportazioni
di merci verso la Russia, che è pari a circa un milione di tonnellate.
Oltre ai lavoratori portuali, sono seriamente interessati i vettori la
cui dipendenza sui transiti arriva fino all'80%. Le ferrovie lettoni
sono quasi completamente occupate dal servizio di carico di transito
russo.
In difficoltà sono stati anche altri settori. In
Lituania la quota delle esportazioni di prodotti alimentari verso la
Russia ammonta a circa il 30%, in Lettonia circa il 45%. Ora il
fatturato sugli scambi commerciali è notevolmente ridotto, costringendo
molte aziende a ridurre il loro business e quindi a licenziare i
lavoratori. In Lettonia, secondo alcune stime, potrebbe esserci una
riduzione del 20% delle esportazioni totali, ha dichiarato il ministro
Vyacheslav Dombrowski:
Ci
aspettiamo una riduzione di oltre il 20%. Non importa cosa succederà
dopo, ma vi è ragione di credere che tale situazione resterà per un
pungo periodo di tempo. A questo punto è chiaro che la quantità dei
prodotti che esportiamo in Russia, si ridurrà ed aumenterà il prezzo.
Conseguentemente la rispettiva domanda diminuirà.
Sempre
più spesso, nei Paesi baltici i politici parlano della ricerca di
mercati alternativi. Tuttavia, gli esperti ritengono che il settore
agricolo, per esempio, non può competere con i produttori europei.
L'Europa non necessita di merci dei Paesi baltici.
I
politici fanno buon viso a cattivo gioco sostenendo che l'UE compensa le
perdite per l'economia per effetto dell'introduzione delle sanzioni. Ma
l'ambiente imprenditoriale è seriamente allarmato. La maggior parte
degli imprenditori ritiene che tali azioni possono distruggere le
piccole e medie imprese, che stanno attraversando tempi difficili da
tempo e senza soluzione di continuità. Pertanto l'opinione pubblica fa
sentire sempre più la propria irritazione. Gli interessi di Bruxelles e
Washington come nostri partner vanno rispettati, ma i nostri interessi
vengono prima e di questo ne è sicura l'ex capo della Confederazione dei
datori di lavoro di Lettonia Elina Egle:
Penso
che in questo momento abbiamo bisogno di proteggere i nostri interessi e
conservare i nostri legami economici. Per la maggior parte dei Paesi
dell'UE la Russia non è un Paese vicino, non è un partner importante
economico come per la Lettonia.
Gli investitori
sono seriamente preoccupati. Nonostante il fatto che alle élite baltiche
piaccia parlare di valori europei, d'integrazione europea e di aiuti
europei allo sviluppo di questi Paesi, inesorabilmente i dati ufficiali
indicano che la maggior parte del denaro investito nel baltico è russo.
Stesso contesto nel mercato immobiliare. Se si aggiunge inoltre il
business turistico, il quadro sembra del tutto triste. Sostenendo i
desiderata di Washington Lettonia, Lituania ed Estonia stanno segando il
ramo su cui sono seduti.
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