mercoledì 14 maggio 2014

 

I Paesi baltici subiscono le sanzioni contro la Russia

 





Le sanzioni contro la Russia hanno già un impatto sulle economie delle repubbliche baltiche. Dopo la crisi del 2008 la crescita economica appena iniziata è nuovamente minacciata. Si chiudono i mercati di vendita, si riduce significativamente il transito delle merci russe. Alcune imprese sono costrette a ridurre il numero dei lavoratori, altre chiudono.

C'è un dato di fatto che la storia ufficiale sta cercando di mettere a tacere: lo sviluppo delle economie delle repubbliche baltiche dipende e dipenderà dalla Russia. I Paesi Baltici già ai tempi di Pietro I erano una zona di transito per il "vicino orientale" e rimangono tali, nonostante l'ingresso di Estonia, Lettonia e Lituania nel blocco militare anti-russo e nell'alleanza occidentale. Le recenti sanzioni dell'UE contro la Russia hanno già colpito i Paesi baltici. La maggior parte dei carichi russi passano attraverso i porti di Riga, Tallinn, Ventspils. Il primo ministro lituano ha riconosciuto che il porto di Klaipeda ha sospeso le esportazioni e le riesportazioni di merci verso la Russia, che è pari a circa un milione di tonnellate. Oltre ai lavoratori portuali, sono seriamente interessati i vettori la cui dipendenza sui transiti arriva fino all'80%. Le ferrovie lettoni sono quasi completamente occupate dal servizio di carico di transito russo.

In difficoltà sono stati anche altri settori. In Lituania la quota delle esportazioni di prodotti alimentari verso la Russia ammonta a circa il 30%, in Lettonia circa il 45%. Ora il fatturato sugli scambi commerciali è notevolmente ridotto, costringendo molte aziende a ridurre il loro business e quindi a licenziare i lavoratori. In Lettonia, secondo alcune stime, potrebbe esserci una riduzione del 20% delle esportazioni totali, ha dichiarato il ministro Vyacheslav Dombrowski:

Ci aspettiamo una riduzione di oltre il 20%. Non importa cosa succederà dopo, ma vi è ragione di credere che tale situazione resterà per un pungo periodo di tempo. A questo punto è chiaro che la quantità dei prodotti che esportiamo in Russia, si ridurrà ed aumenterà il prezzo. Conseguentemente la rispettiva domanda diminuirà.

Sempre più spesso, nei Paesi baltici i politici parlano della ricerca di mercati alternativi. Tuttavia, gli esperti ritengono che il settore agricolo, per esempio, non può competere con i produttori europei. L'Europa non necessita di merci dei Paesi baltici.

I politici fanno buon viso a cattivo gioco sostenendo che l'UE compensa le perdite per l'economia per effetto dell'introduzione delle sanzioni. Ma l'ambiente imprenditoriale è seriamente allarmato. La maggior parte degli imprenditori ritiene che tali azioni possono distruggere le piccole e medie imprese, che stanno attraversando tempi difficili da tempo e senza soluzione di continuità. Pertanto l'opinione pubblica fa sentire sempre più la propria irritazione. Gli interessi di Bruxelles e Washington come nostri partner vanno rispettati, ma i nostri interessi vengono prima e di questo ne è sicura l'ex capo della Confederazione dei datori di lavoro di Lettonia Elina Egle:

Penso che in questo momento abbiamo bisogno di proteggere i nostri interessi e conservare i nostri legami economici. Per la maggior parte dei Paesi dell'UE la Russia non è un Paese vicino, non è un partner importante economico come per la Lettonia.

Gli investitori sono seriamente preoccupati. Nonostante il fatto che alle élite baltiche piaccia parlare di valori europei, d'integrazione europea e di aiuti europei allo sviluppo di questi Paesi, inesorabilmente i dati ufficiali indicano che la maggior parte del denaro investito nel baltico è russo. Stesso contesto nel mercato immobiliare. Se si aggiunge inoltre il business turistico, il quadro sembra del tutto triste. Sostenendo i desiderata di Washington Lettonia, Lituania ed Estonia stanno segando il ramo su cui sono seduti.

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