Altri cinque
bambini russi dalle mani dei terroristi in Iraq e Siria restituiti alla loro
patria
A Groznij oggi è
arrivato un volo speciale da Baghdad. Ha riportato in Russia i bambini, che in periodi
diversi erano stati portati in Iraq e Siria. Storie tutte simili: i genitori
hanno aderito all’ISIS e in modi diversi si sono trasferiti nei campi
addestramento dei terroristi. Le tracce di molti di loro sono state perse. E i
loro figli, ritrovati nei rifugi e restituirli ai loro parenti non è stato
facile.
Una nonna si
asciuga le lacrime, sfoglia le foto sul telefono, lacrime e ancora lacrime neli
occhi. Janet Erezhebova da anni non vedeva i nipoti. E il più piccolo - non l’ha
mai visto. E' nato in Iraq nel campo dei militanti dove era fuggito suo genero,
insieme con la moglie e i figli.
Il destino di sua
figlia ero sconosciuto. Sapeva che insieme ai terroristi dello «Stato Islamico»,
raggruppamento vietato nella Federazione Russa, si trovava nel centro della battaglia
di Mosul, in cui i militanti sono stati sconfitti
«L'ultima volta
che ho ricevuto notizie era il 30 novembre 2016, lei mi ha detto: "Mamma,
abbiamo una situazione miserevole. E se mi perdo trova i miei figli, per favore,
mamma prenditi cura di loro". Darei la vita per loro solo perché tornassero»,
dice la donna.
Ognuno dei bambini
ritornati oggi all'aeroporto di Groznij, con il volo speciale da Baghdad, ha una
storia simile. I genitori si unirono all’ISIS e scomparvero. I bambini sono
vivi per miracolo. Gli hanno rintracciati per caso in un orfanotrofio. Chadizhad
Magomedov spetta il nipote Ali.
«Lui non mi riconosce più. Quando è stato
portato via aveva un anno e mezzo. Sono già passati due anni. Non mi riconosce.
Ma, forse, sente qualcosa» dice Chadizhad.
All'aeroporto di
Grozny oggi un fiume di lacrime. Lacrime di gioia e di sollievo. Aspettano il
volo da Baghdad. A bordo cinque piccoli russi, bambini del Daghestan. Le sorelle
Khadidzha e Fatima – la maggiore ha solo cinque anni, i piccoli Sultan-Murad e
Ali – l’ulyimo di tre anni e il più grande di otto - Marijam di nove anni. Sulla
pista incontrano i nonni e le nonne, zii e zie, cugini, fratelli e sorelle.
Nelle loro mani giocattoli e palloncini. Molti non riescono a trattenere l’emozione.
Al’organizzazione
del ritorno è stato direttamente coinvolto il capo della repubblica Cecena,
Ramzan Kadyrov. Il suo rappresentante per il Nord Africa ed il Medio Oriente ha
condotto colloqui con alti funzionari dell'Iraq.
«Ramzan Achmetovich
ha controllato ogni passo del lavoro del nostro gruppo. Abbiamo lavorato sul
territorio di Iraq e Siria. In arrivo ci sono moltissimi gruppi che vogliono
uscire dalla zona del conflitto» ha detto il membro del Consiglio della
Federazione Ziad Sabsabi.
Davanti ai bambini
ora c’è un lungo periodo di riabilitazione, la più grande, Marijam ha bisogno
di cure mediche – il suo viso è ricoperto di cicatrici. Oggi ha incontrano una
ventina di persone, tutti i suoi parenti.
Me lo sento, mi
riconosce. Lei mi vuole molto bene», dice Magomed-Tagir Shichabudinov, il nonno
di Marijam
Quanti bambini
provenienti dalla Russia si trovino in Siria ed in Iraq, esattamente non lo sa
nessuno. Si parla di decine di casi. Per riportarli a casa necessiterà ancora di
molto tempo.
Le ricerche
continuano. Ieri si è appreso che nel Kurdistan iracheno sono stati rilasciati
altri sei russi: donne e bambini ed anche sei cittadini del Kazakistan
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