Il
sottomarino migliore, il miglior equipaggio: cronaca del sacrificio del
sottomarino nucleare Kursk
Una tragedia che ha scosso il
mondo. Diciassette anni fa nel mare di Barents affondò il sommergibile “Kursk”.
L'intero equipaggio – 118 persone rimase ucciso. Come hanno cercato di salvarlo
e sperato in un miracolo - cronaca:
12 agosto
Durante le esercitazioni della
flotta del Nord, nel mare di Barents, al tempo concordato il sottomarino
nucleare (APK) K-141 Kursk non è entrato in contatto. Nella zona dove si
trovava il “Kursk”, alle 23:44 (qui e di seguito indicata l’ora di Mosca ndr) è
stata registrata un’esplosione.
13 agosto
Alla ricerca del “Kursk” uscì un
gruppo di navi sotto il comando dell'ammiraglio Vjacheslav Popov. Il
sottomarino è stato trovato disteso sul fondo ad una profondità di 108 metri alle
04.51. Alle 7.15 l’allora Ministro della difesa Igor Sergeev segnalava
l'accaduto al Presidente della Russia Vladimir Putin.
14 agosto
In questo giorno, alle 11.00 di
mattina, il comando della flotta russa fece la sua prima dichiarazione
ufficiale che il Kursk si era sdraiato sul fondo. In un comunicato era detto
che con il “Kursk” rimanevano attive le comunicazioni. Più tardi, su richiesta
del rappresentante della flotta, si è appreso che la comunicazione con
l’equipaggio era supportata solo attraverso i colpi dati sullo scafo. Fu anche
affermato che non vi era pericolo per la vita dell'equipaggio del sottomarino e
che sarebbe stato effettuato il attraverso il salvataggio con una apparecchiatura
chiamata “campana”, il flusso di combustibile era normale come normale era l’ossigeno
e il sistema informatico.
Dopo l'ispezione
dell'incrociatore era diventato chiaro che il “Kursk” stava appoggiato sul
fondo, con un’angolatura di 40 gradi. Il sottomarino aveva la prua danneggiata
e fuori uso la camera di salvataggio. I capi della Marina, l'ammiraglio
Vladimir Kuroedov fece allora una dichiarazione che le possibilità di salvare l’equipaggio
erano scarse.
15 agosto
Il 15 agosto il quartier generale
della marina emise una dichiarazione ufficiale, dove indicava l’inizio
dell'operazione di salvataggio. L'equipaggio del sottomarino nucleare era stato
formato per essere evacuato con l’aiuto di apparecchiature di salvataggio. Le
navi di emergenza erano l’Incrociatore nucleare “Pietro il Grande” ed altre 20
navi e imbarcazioni di salvataggio che si concentrarono sul luogo della
tragedia. Tuttavia le condizioni meteorologiche non permisero di avviare
l'operazione di salvataggio. Le condizioni del mare nella zona del disastro segnavano
mare forza 4-5.
Il progettista generale
dell'Ufficio di progettazione centrale “Rubin”, Igor Baranov, ammise che l'aria
per il Kursk sarebbe durata solo 5-6 giorni. A Mosca venne creata una
commissione governativa per indagare sulle cause dell'incidente. A capo della
commissione fu posto il vice primo ministro Il’ja Klebanov. Contemporaneamente
a Bruxelles rappresentanti del Ministero della difesa russo avviavano negoziati
con la NATO.
Lo stesso giorno, il 15 agosto 2000,
rappresentanti dei media affermavano che i membri dell'equipaggio del
sottomarino erano ancora vivi. Tuttavia non erano a conoscenza di feriti e vittime.
16 agosto
Alla fine le condizioni
atmosferiche permisero di avviare le operazioni di soccorso – il mare era forza
2. Dal vascello di salvataggio "Rudnitskij" fu rilasciato in mare il
battello di soccorso per mare profondo Priz. Durante la notte diversi tentativi
furono fatti per penetrare nel sottomarino, ma fallirono.
L'ammiraglio Kuroedov disse che
la Russia avrebbe accettato qualsiasi assistenza offerta dall'Occidente.
17 agosto
Sul luogo della tragedia arrivò
la nave norvegese dà profondità Seaway Eagle con sommozzatori a bordo e la nave
da trasporto Normand Pioneer con attrezzature britanniche specialistiche.
18 agosto
Le operazioni di salvataggio dei
soccorsi russi continuano, senza risultati
19 agosto
La nave norvegese Normand Pioneer
arrivata sulla scena dell'incidente con una mini-barca britannica LR5 di
salvataggio. Iniziò una nuova fase internazionale dell'operazione per salvare
l'equipaggio del "Kursk".
20 agosto
Subacquei norvegesi esaminarono i
danni del sottomarino e la presenza nei compartimenti dell’aria. I soccorritori
stranieri riuscirono a sbloccare la valvola di ventilazione di soccorso. Ma non
riuscirono ad entrare. Realizzarono sul posto uno speciale strumento per
l'apertura del boccaporto
21 agosto
I norvegesi riuscirono ad aprire
il boccaporto superiore del nono scompartimento. La camera di chiusura era
vuota. Successivamente i soccorritori aprirono il portello interno del nono
scompartimento. L’interno era invaso dall'acqua. Fu introdotta una videocamera
all'interno dello scafo del sottomarino. Con il suo aiuto i soccorritori
volevano determinare lo stato del settimo e dell'ottavo compartimento del
"Kursk". Nel nono vano dell'incrociatore furono scoperti i corpi sena
vita dell'equipaggio.
Lo stesso giorno il
vice-ammiraglio Michail Mozak capo dello Stato maggiore della flotta del Nord
confermava ufficialmente che l'equipaggio del sottomarino K-141 Kursk era
deceduto.
22 agosto
Vladimir Putin con un suo Ukaz
annunciava il 23 agosto Giorno di lutto. Il Presidente russo volò a
Severomorsk, dove si incontrò con le famiglie e gli amici dei marittimi morti.
Nei media si trovano informazioni che il sommergibile americano
"Memphis" si trovava nel porto della città norvegese di Bergen. Era è
entrato in porti 18 agosto per i rifornimenti.
23 agosto
Giornata di lutto nazionale in
Russia.
24 agosto
Il Procuratore generale della
Federazione Russa, Vladimir Ustinov, annunciava l’inizio di un procedimento
penale per la morte dell’equipaggio del sottomarino
26 agosto
Il Presidente russo firmava il
decreto di assegnazione delle onorificenze statali ai membri dell'equipaggio
del Kursk (post mortem). Il titolo di Eroe della Federazione Russa venne
assegnato al Capitano di 1° rango Gennadij Ljanin (postumo). Agli altri membri
dell'equipaggio venne conferito “l'Ordine del Coraggio”. Nello stesso giorno
Putin firmava l’Ukaz “Sulla perpetuazione della memoria dell'equipaggio del
sottomarino atomico incrociatore “Kursk”.
29 agosto
Negli Stati Uniti ammettono che
al momento dell'incidente al Kursk due sottomarini americani erano vicini ad
esso. Ma negano che la causa del disastro sia stato uno scontro con uno dei
loro.
19 settembre
Vladimir Putin decide di avviare
l'operazione di recupero dei resti dell'equipaggio del "Kursk" e
dello stesso sommergibile. L'operazione di recupero è prevista per
ottobre-novembre del 2000 ma per la risalita del sottomarino i tentativi si
concluderanno nel settembre del 2001
25 ottobre
L'operazione di recupero inizia
con il riportare a galla i corpi dei sommergibilisti. Nell'ottavo comparto del
sottomarino nucleare affondato scendeva il primo palombaro russo -il
guardiamarina Sergej Shmygin
26 ottobre
Nella notte del 26 ottobre i
subacquei esaminarono i corpi dei membri dell'equipaggio del “Kursk”. Dopo
l'esplosione nel sesto, settimo, ottavo e nono compartimenti le persone erano ancora
vive. Nella tasca del defunto comandante del nono scompartimento Dmitrij
Kolesnikov, fu trovato un biglietto d'addio. Inizialmente fu pubblicata solamente
la prima parte del testo: “13.15. Tutto il personale del sesto, settimo e
ottavo compartimento è passato nel nono. Noi qui siamo 23 persone. Abbiamo
preso questa decisione a seguito dell’incidente. Nessuno di noi può salire al
piano superiore”. Più tardi venne resa nota ai giornalisti la seconda parte
dello scritto. Due, tre persone cercarono di uscire dal sottomarino attraverso
l’suscita di soccorso, ma non vi riuscirono perché il vano era stato riempito dall’acqua
29 ottobre
A Severomorsk sul piazzale del
Mare si teneva la cerimonia funebre di commiato con quattro salme di
sommergibilisti morti a seguito del disastro.
Alla fine di ottobre nel mare di
Barents vennero terminati tutti i lavori nel nono compartimento del sommergibile.
2 novembre
L’apertura dello scafo nel terzo
compartimento iniziò ma poi fu fermato. La camera nello stesso giorno è stata
sigillata. Le telecamere hanno mostrato una "distruzione significativa di
molte apparecchiature, meccanismi di arresto, frammenti di strumenti". Lo
stesso giorno si tenne il funerale del Tenente capitano Dmitrij Kolesnikov a
San Pietroburgo al cimitero di Serafimovskoye.
7 ottobre 2001
Inizia l'operazione per sollevare
il sottomarino nucleare di Kursk dal fondo del mare di Barents
22 ottobre
2001
Il “Kursk” viene adagiato su 50-blocchi
costruiti nel cantiere di Rosljakovo. Otto quadre operative investigative
lavorano a pieno regime dopo il completo svuotamento del sottomarino. Nella
composizione dei gruppi vengono inclusi esperti della flotta del Nord,
rappresentanti dei distretti militari di Mosca e San Pietroburgoi.
27 ottobre
2001
Il Procuratore generale della
Russia dichiara che l'ispezione visiva del propulsore nucleare permette di
concludere che l'incendio si è verificato in tutta l’imbarcazione. Nel suo epicentro
la temperatura ha raggiunto 8 mila gradi Celsius. Si è completamente riempita
d’acqua in un tempo massimo di otto ore.
Dai compartimenti del “Kursk” nel
periodo autunno 2000 - autunno-inverno 2001 sono stati recuperati ed
identificati 115 dei 118 sommergibilisti morti.
26 luglio 2002
Il procuratore generale della
Russia riferì che la tragedia del “Kursk” è accaduta a causa di un’esplosione,
il cui centro è stato localizzato nella cabina siluri, il quarto apparato dei siluri
e successivamente l’esplosione ha sviluppato un processo nella parte della ricarica
siluri che si trovava nel primo compartimento del sommergibile.
Ustinov ha anche dichiarato che i
pubblici ministeri avevano chiuso il procedimento penale per la morte di
propulsione nucleare “Kursk” per mancanza di prove.
Secondo lui nessun reato veniva
ascritto alla responsabilità delle azioni compiute dagli ufficiali responsabili
dello svolgimento delle esercitazioni nel mare di Barents, del produttore, nel
funzionamento e installazione dei siluri che hanno causato la morte del
“Kursk”. La versione di una collisione e la versione dell’urto di una mina
venivano entrambe escluse.
La perdita dell'equipaggio è
diventato il più grande disastro nella storia della flotta dei sottomarini
della nazione.
La morte del Kursk: chi ha
inflitto il colpo mortale?
Quanto più si allontana da noi
questa data, più rimangono aperte molte domande. Qual è stata la causa della
tragedia del sottomarino e del suo equipaggio? Chi ha distrutto il «Kursk»?
Esistono diverse versioni. Una di
queste - sul siluro sparato da un sottomarino della NATO. Secondo questa
versione il «Kursk» avrebbe provocato un’imbarcazione americana in un attacco
di siluri verso sé stessa. C'è una seconda versione relativa ad un guasto nella
cabina siluri, che presumibilmente ha causato un’esplosione di un tubo siluri.
C'è anche una versione relativa a dei sabotatori che, dicono, fossero a bordo
del nostro sottomarino. Ma il mistero di ciò che è successo il 12 agosto del
2000 è sepolto sul fondo del mare di Barents, ad una profondità di 104 metri
sul “naso” della sala siluri che non è stato riportato in superficie.
Ricordiamo che il sottomarino
Kursk è stato riportato a galla senza la parte del “naso”. Lo speciale
dispositivo è stato segato e poi distrutto con l’esplosivo. Il fatto è stato
spiegato dalla scelta di non lasciare sul fondo marino siluri inesplosi. Forse
è così, ma questa esplosione ha definitivamente seppellito ogni speranza di
conoscere la verità fino alla fine.
Tuttavia qualcosa sappiamo. Fino
ad oggi, sicuramente, si sa che il "Kursk" è stato distrutto da
un’esplosione di siluri nel vano naso. Ma è questa la causa dell'esplosione?
La versione principale
dell'indagine è che uno dei siluri del "Kursk" è esploso nella cosiddetta
"grassa" – il perossido di idrogeno del siluro. Gli investigatori
dicono che il siluro era vecchio, era stato operativo per molti anni e una perdita
causò l’esplosione. Ma in caso di una perdita era in atto un sistema che bloccasse
la perdita del perossido di idrogeno. Anche se assumiamo la tesi che il sistema
non ha funzionato e un incendio ancora non fosse scoppiato, non poteva iniziare
alcuna esplosione della testata del siluro.
Che cosa avrebbe potuto far
esplodere un siluro? Prima dello sparo il siluro si trova nel chiuso del tubo
esplosivo, e questo possiede una elevatissima resistenza – in pratica è come una
canna di fucile che spara il siluro nell'ambiente marino con aria compressa.
Questa ha una grande forza, ma se qualche disturbata da qualche causa esterna sarà
interessato, si potrebbe verificare una distruzione del corpo siluri, la fuoriuscita
di carburante con la miscela dell'esplosivo dei siluri, si creerebbero cioè le
condizioni per l'esplosione di un siluro.
E' noto che durante l'esame del «Kursk»
riportato a galla, è stata trovata la copertura del vano siluri che, in realtà,
era staccata dalla paratia del primo vano. Cioè staccata una velocità tale che
ha «stampato» la paratia in acciaio. Questo significa che un tubo siluro è
esploso e che l'onda d'urto ha sfondato un lato del vano. Questo è potuto
accadere solo nel caso in cui la copertura esterna del vano siluri si è inceppata
o è stata urtato da qualcosa che non ha permesso l'uscita causando un’esplosione
che si è diffusa in ogni direzione.
Dalle prime informazioni dalla
zona del disastro sappiamo che quasi subito dopo l’incidente al sottomarino
"Kursk" accanto a questo sono stati trovate tracce di un altro
sottomarino. E' stato spiegato che una boa di emergenza. Poi informazioni che,
dopo la tragedia del "Kursk", in uno dei porti della Norvegia e poi
in Inghilterra arrivò danneggiato un sottomarino degli Stati Uniti. E' questo
sottomarino che potrebbe essere la causa della tragedia del "Kursk"?
li esperti spiegano che nelle
acque poco profonde con banchi pietrosi, dove morì il "Kursk", si
potrebbe facilmente nascondere un sottomarino americano. E approntare un lancio
di siluri, fronteggiando sul campo di combattimento attraverso zone poco
profonde il "Kursk", potrebbe essere accaduto un urto con un
sottomarino nucleare americano che ha portato ad una terribile lesione del tubo
lanciasiluri e la conseguente esplosione.
I sottomarini nucleari USA -
cosiddetti "monoscafo", hanno uno spessore molto robusto di quasi
dieci centimetri. E questo in realtà potrebbe diventare ariete corazzato, che
in una collisione con il sottomarino russo, ad alta velocità, riuscirebbe a stropicciare
come la carta l’involucro esterno leggero del nostro sottomarino "doppio
corpo" e dare un colpo fatale ai tubi lanciasiluri che si trovano nello spazio
fra i due corpi. Un colpo di tale potenza potrebbe far esplodere un siluro.
E’ una versione valida?
Sicuramente! Ma perché allora, due
giorni dopo la tragedia del «Kursk», a Mosca è arrivato in visita -
assolutamente improvvisa il direttore
della CIA? Ci è stato detto che questa era una visita di routine, ma nell’agenda
del direttore della CIA questa visita non era programmata. Perchè è arrivato il
direttore della CIA e chi poi ha ucciso
il «Kursk»?
LA VERSIONE
UFFICIALE DELLA TRAGEDIA
La Commissione governativa, sotto
la guida di Il’ja Klebanov, ha sottoscritto la conclusione finale.
La firma del documento finale,
che ha messo il punto finale alle indagini sulle cause della tragedia del «Kursk»,
si è tenuta di sabato sera. Tuttavia i dettagli dei risultati sono diventati
noti solo il lunedì successivo. Come si è poi scoperto, l'atto, firmato dalla Commissione,
ha imposto il «segreto» che sarà reso noto non prima di venticinque anni. Ma una
conclusione, per la morte del sottomarino, non ci sarà.
Come ha spiegato il
vice-ammiraglio Valerij Dorogin, il segreto imposto alle conclusioni della
Commissione è relativa al fatto che nella stessa sono presenti documenti
segreti, come il piano di esercitazioni navali o, ad esempio, le
caratteristiche tecniche dei siluri del «Kursk»
Tuttavia, la Commissione ha preso
in considerazione l'interesse pubblico nella tragedia nel Mare di Barents, e
non ha imposto un "secretato" sulle stesse conclusioni.
Secondo questo documento, la
causa della morte di un sottomarino è stata una fuga di perossido di idrogeno
dei siluri SS-N-16 (secondo la classificazione americana). In epoca sovietica, era
classificato come «Prodotto n ° 398», conosciuto ora dalla marina russa sotto
il codice 65-76. Tuttavia i marinai li chiamano «Balena» e il comandante «Grassi»
perché, secondo Dorogin sembrano davvero delle botticelle (diametro dei siluri
– 650 mm).
Le «Balene» vengono costantemente
verificate per probabili situazioni di emergenza. Il fatto è che i siluri di
questo tipo si attivano grazie ad una reazione chimica (reagenti – perossido di
idrogeno e cherosene). Come è noto, il perossido di idrogeno si decompone
facilmente nell’ossigeno atomico e nell'acqua. E l’ossigeno atomico è uno dei
migliori agenti ossidanti. Ma i problemi con questo ossidante sono più che
sufficienti - il perossido ad una tale concentrazione può decomporsi anche
spontaneamente. E anche l’ossigeno atomico si ossida e può distruggere
l'interno della parete del serbatoio con il perossido.
Più o meno questa cosa è successa
con «la Balena» che si trovava nel primo vano del «Kursk». Molto probabilmente
il perossido ha eroso la parete esterna siluri attivando una reazione chimica
organica. A causa di questo si è verificata la prima esplosione termica che ha fatto
uscire circa 2 tonnellate di miscela di perossido e kerosene. Naturalmente
questa miscela è subito esplosa.
«Anche la comune bomba F-1, o «limoncino»,
in cui si trovano solo 75 grammi di esplosivo distrugge tutto ciò che si trova nel
raggio di 20 metri, dice Dorogin. E ora immaginate l'effetto di due tonnellate
di esplosivo in uno spazio chiuso. Ho visto una culatta che si trovava vicino
al luogo dell'esplosione di un siluro. E' fatta di acciaio, ha uno spessore di
40 mm e si è incurvata moltissimo. Ecco immaginate che l'esplosione di questa
culatta che parte ha avuto nel distruggere e spingere contro i tubi siluri».
Nel primo compartimento sono
morti subito. Quelli che sono sopravvissuti nel secondo compartimento sono
stati schiacciati quando sono esplosi gli altri siluri.
Come ha sottolineato il
vice-ammiraglio, era da tempo per la natura della distruzione che si era capito
che il motivo della tragedia del «Kursk» è stata l'esplosione di un siluro.
«Quindi per me non è stata una sorpresa la conclusione della Commissione» ha
aggiunto il vice-ammiraglio.
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