30 Gennaio 2019
Signora Presidente, signori membri del Consiglio della Federazione,
è con particolare emozione che prendo la parola oggi in quest'aula
così illustre e autorevole, per portare il saluto del mio Paese e
dell'istituzione che ho l'onore di presiedere. Il Senato della
Repubblica nell'ordinamento italiano è un'assemblea rappresentativa che
svolge una funzione in qualche modo analoga alla vostra, specialmente
per quanto riguarda la specifica vocazione alla rappresentanza dei
territori, pur nelle profonde differenze fra gli ordinamenti
costituzionali e i meccanismi elettorali dei due paesi.
La mia presenza qui oggi si inserisce nel quadro degli eccellenti
rapporti che legano il vostro paese al mio: politici economici,
culturali ai quali ritengo che la diplomazia parlamentare possa dare un
utile contributo.
Sono relazioni che affondano le loro radici nella storia: non solo
nei frequentissimi scambi fra letterati, pensatori, artisti dei due
paesi, ma anche sul piano dei rapporti strettamente politici.
Se mi consentite una notazione di carattere personale, a tali
rapporti sono in qualche modo costretta a pensare ogni mattina quando
vado nel mio ufficio a Palazzo Giustiniani. È un palazzo storico di Roma
nel quale furono scritte pagine importanti della storia italiana, nel
quale fu promulgata la Costituzione della Repubblica, e che oggi ospita
la Presidenza del Senato. Ebbene, salendo le scale del palazzo ogni
giorno mi accoglie una lapide, scritta in russo e in latino, che ricorda
che in quel palazzo soggiornò lo Zar Nicola I, in visita a Roma nel
1845, dal papa Gregorio XVI; due anni dopo, nel 1847, lo Zar
sottoscrisse un concordato con lo Stato Pontificio, uno fra i primi
nella storia per un paese non cattolico.
La tradizione di visite e incontri al più alto livello è dunque
antica, precedente addirittura all'Unità nazionale italiana, e deve le
sue origini alla comune appartenenza a una cultura, una civiltà, un
sistema di valori che vorrei definire semplicemente europeo.
Mi permetto di dirlo proprio da rappresentante istituzionale di uno
Stato membro dell'Unione Europea, un paese nel quale, voglio
sottolinearlo con soddisfazione, è praticamente unanime fra le forze
politiche la convinzione della necessità di un rapporto più costruttivo
fra l'UE e l'Alleanza Atlantica da un lato e la Federazione Russa
dall'altro, del ripristino delle condizioni che consentano il
superamento di un sistema sanzionatorio dannoso per entrambe le parti,
in nome di un dialogo basato sul tanto che ci unisce e non su ciò che ci
divide.
Ne sono convinta per due ragioni profonde, che illustrerò rapidamente.
La prima ragione sta nel fatto che la Russia è parte integrante
dell'identità europea. Certo, il vostro è un grande paese, il più grande
del mondo, si estende in due continenti ed è profondamente integrato
nella realtà di entrambi.
Non vi è dubbio però che esiste non un semplice legame, ma un insieme
di tratti d'identità comune fra la Russia e l'Europa: non si può
davvero parlare di civiltà europea, di cultura europea, senza la Russia.
Che cosa sarebbe la letteratura europea senza Puskin, Tolstòj,
Bulgàkov, che cosa sarebbe la musica senza Cajkovskij, Rachmaninov, che
cosa sarebbe la pittura senza le memorabili icone di Andrej Rublév,
senza Siskin, senza Brjullov che tanto visse e lavorò anche nel nostro
paese?
C'è di più: che cosa sarebbe l'Europa senza il decisivo contributo
della Russia alla sconfitta della Germania nazista nella seconda guerra
mondiale? Il tanto sangue versato e le innumerevoli sofferenze del
popolo russo nella "Grande Guerra Patriottica" sono stati decisivi per
liberare l'Europa dal totalitarismo nazista.
Per questo voglio rendere omaggio commossa ai milioni di russi, in
particolare ai ragazzi e alle donne in divisa, che hanno dato la vita
per la loro patria e per la vittoria degli alleati.
Mi consentirete, signori senatori, di rendere nel contempo omaggio -
da Presidente del Senato - ai tanti soldati italiani caduti, feriti,
prigionieri in quella guerra sul fronte russo. Combattevano una guerra
ingiusta, che non avevano deciso loro, ma seppero battersi con valore e
con onore, spesso scrivendo pagine di autentico eroismo con profondo
amor di patria e commovente spirito di sacrificio.
Ai caduti dell'una e dell'altra parte dobbiamo una promessa e un
impegno: mai più la guerra. Mai più conflitti fra popoli che possono
essere fratelli, che in larga parte sono uniti dalle comuni radici
cristiane, che nel rispetto delle diversità delle proprie variegate
componenti sono chiamati dalla storia a un destino di amicizia e non di
conflitti.
La seconda ragione per la quale consideriamo fondamentale una stretta
collaborazione fra Russia e Italia, fra Russia ed Europa, fra Russia ed
occidente è la consapevolezza del ruolo fondamentale che il Vostro
paese svolge nei delicati equilibri mondiali, un ruolo che può essere
decisivo di fronte ai grandi pericoli per la pace mondiale.
In tutte queste realtà la Russia, ha un ruolo di essenziale per la
stabilizzazione delle varie aree di conflitto così come nella lotta al
terrorismo in tutte le sue molteplici manifestazioni.
Ritengo fondamentale che grandi potenze mondiali come la Russia e gli
Stati Uniti - insieme con altri grandi soggetti politici mondiali come
l'Unione Europea - sappiano collaborare in modo costruttivo e cordiale
per la stabilità e la sicurezza planetaria e per contrastare i pericoli
vecchi e nuovi che possono insidiare la pace e la libertà dei popoli,
per garantire lo sviluppo delle aree più deboli del pianeta,
disinnescando problemi drammatici e complessi come quelli legati ai
flussi migratori in fuga dall'Africa e dal Vicino Oriente.
Il mio paese, lo rivendico con orgoglio, ha svolto in diversi momenti
una funzione importante in questo senso: voglio ricordare l'accordo di
Pratica di Mare, quando nel 2002, venne sottoscritto uno storico accordo
di collaborazione rafforzata tra la Federazione Russa e l'Alleanza
Atlantica con la creazione del Consiglio Nato-Russia che suggellava
simbolicamente la fine di mezzo secolo di guerra fredda. Lo spirito di
Pratica di Mare sfortunatamente negli anni successivi è in buona parte
venuto meno, io però ritengo che a quello spirito si debba tornare
nell'interesse dei nostri popoli e del mondo intero.
Signora Presidente, signori membri del Consiglio,
il dialogo fra le nostre assemblee non è solo una utile occasione di
conoscenza reciproca, è uno strumento efficace per compiere progressi
sulla strada di un rapporto sempre più stretto e sempre più cordiale fra
le nostre nazioni e i nostri popoli.
Ogni passo in questa direzione è un passo verso la pace, verso la sicurezza e la prosperità in Europa e nel mondo.
Sono certa che questa sia la volontà del Parlamento e del Popolo russo come lo è di quello italiano.
Due grandi Popoli, due grandi civiltà con tanti aspetti in comune,
hanno nel loro destino di incontrarsi, come è avvenuto tante volte nella
storia, di conoscersi sempre meglio, di collaborare in modo
costruttivo.
Oggi io spero e credo che abbiamo compiuto un altro passo in questa direzione.
Vi ringrazio
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