lunedì 15 aprile 2019

SULLA SITUZIONE IN UCRAINA




INTERVENTO DEL RAPPRESENTANTE PERMANENTE DELLA RUSSIA PRESSO L'OSCE A.K. LUKASHEVICH IN OCCASIONE DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO PERMENENTE DELL’OSCE SULLA SITUZIONE IN UCRAINA E LA NECESSITA’ DI OTTEMPERARE AGLI ACCORDIDI MINSK

Vienna, 11 aprile 2019

Cinque anni fa, in questi giorni la crisi in Ucraina entrava nella sua fase militare. Il 7 aprile 2014 «le autorità del Majdan» presero la decisione di utilizzare come argomenti del «dialogo» con una popolazione del sud-est dell'Ucraina, i servizi segreti e l'esercito con mezzi blindati e l’aviazione militare. Tutto questo solo per il fatto che i suoi abitanti non erano d'accordo con i risultati del colpo di Stato, intervenendo in massa in difesa dei loro diritti. Sono stati immediatamente ed affrettatamente battezzati "terroristi" per giustificare, in qualche modo, le misure di forza contro di loro. Tuttavia, il desiderio di Kiev di realizzare la "guerra lampo" nel Donbass ha trasformato tutto ciò in una tragedia che ha causato la morte di oltre 10mila persone. Cittadini ucraini, compresi bambini, donne e anziani, aggravando solamente le contraddizioni esistenti.

In tutti questi cinque anni le autorità ucraine sinora non hanno voluto – ed ancora non vogliono sentire la voce del sud-est del paese, non vogliono prendere in considerazione l'opinione dei suoi abitanti, non vogliono interagire con i rappresentanti della regione. Sullo sfondo di dichiarazioni vuote di disponibilità al dialogo a Kiev si è operato metodicamente per studiare opzioni militari per risolvere il «problema del Donbass». Poco meno di un anno fa, in concomitanza con l'entrata in vigore della legge sulla cosiddetta «reintegrazione» (del Donbass ndt), il governo ha ribattezzato l’operazione «anti-terrorismo» in una «operazione interforze» e la guida delle operazioni sono passate (dal 30 aprile 2018) dai servizi di sicurezza alle forze armate dell'Ucraina. Questo passaggio non solo ha minato gli sforzi internazionali per risolvere (la crisi ndt), ma ha portato ad un aumento della tensione in Ucraina. Kiev, distorcendo le vere cause della crisi interna all’Ucraina, cerca di fissare all'ordine del giorno le false accuse di «aggressione armata esterna». A quanto pare ciò rende più facile giustificare i bombardamenti dei quartieri residenziali (del Donbass ndt). Dietro questo paravento vi è la completa mancanza di volontà politica e, ovviamente, la maturità delle attuali autorità dell'Ucraina nel risolvere i problemi esistenti. Praticamente nessun elemento degli impegni di Kiev assunti nell'ambito degli accordi di Minsk, accordi nel gruppo di Contatto e del «Formato Normandia» non è stato pienamente realizzato.

Il comando ucraino continua a spostare in Donbass carri armati ed armi pesanti, incluso l’uso della ferrovia. La scorsa settimana i media hanno registrato l'arrivo di nuovi armamenti. In data 3 aprile presso la stazione ferroviaria Bachmut, in violazione della linea di ritiro, sono stati identificati dodici sistemi di missili lanciarazzi (RSZO) BM-21 «Grad», in data 8 e 9 aprile – otto cannoni da 152 mm D-30 «Rana». Preso la stazione ferroviaria di Kostjantynivka, in data 3 aprile - dieci cannoni d’artiglieria da 152 mm «Acacia» e tredici 122 mm SAU «Garofano», in data 7 e 8 aprile - dodici «Garofano» e sei «Grad». Sono stati segnalati anche carri armati del’esercito ucraino: Il 3 aprile - 19 unità T-72 e 10 unità T-64, il 4 aprile-23 unità T-72. È interessante notare che l'esercito ucraino per due volte la scorsa settimana (in data 4 e 6 aprile) ha impedito l'accesso di osservatori della Missione Speciali di Monitoraggio (SMM) OSCE alla stazione in Kostjantynivka.

Il cessate il fuoco, nonostante la "Tregua primaverile", non è rispettato. Nuovamente bombardato l'edificio attuale all'interno della struttura ospedaliera - questa volta sotto il fuoco del 6 aprile è stato colpito l’ospedale № 21 situato a nord-ovest di Donezk.

Kiev con aria di sfida interrompe l'attuazione dell'accordo quadro sull'allontanamento di forze ed attrezzature del 21 settembre 2016. Nel villaggio di Stanica Luganska, nonostante la ripetuta osservanza di 7 giorni di «modalità del silenzio», la parte ucraina non procede al ritiro da più di due anni. Agenti della sicurezza ucraina sono ritornati in altri siti insediandosi saldamente dopo il ritiro. Già quasi di routine la SMM riscontra le posizioni fortificate dell’esercito ucraino all'interno del sito di Zoloto. La missione (OSCE) ha rilevato la presenza regolare di numerosi veicoli corazzati ucraini BMP - 1 e installazioni antiaerei ZU-23 (20 e 25 marzo, 1 e 5 aprile). Non c'è da stupirsi che la scorsa settimana a Zoloto si siano registrate oltre 100 violazioni all'interno della zona e di circa 500-in prossimità di essa. A Petrovska la SMM altrettanto regolarmente scopre altri veicoli blindati ucraini. La situazione impone la necessità di un ritorno alla questione nel dibattito interno al gruppo di Contatto a Minsk un accordo su un meccanismo di risposta a tali violazioni e sulla loro prevenzione.

La scorsa settimana si è riscontrata una difficile situazione nei punti di passaggio attraverso la linea di contatto, anche a causa della chiusura temporanea, da parte ucraina, del Punto di controllo di entrata e uscita di Gnutovo (dichiarato in «riparazione») e il bombardamento del Punto di Mar’inka. A causa di ciò a Mar’inka, prima di riprendere la possibilità di attraversamento, dovrà essere eseguita l’attività di sminamento. Per qualche ragione la parte ucraina non passava prima quando il Punto viene utilizzato attivamente dagli abitanti. È interessante notare che circa la necessità di sminamento, per esempio di Zoloto, la parte ucraina non ricordava nemmeno quando recentemente avesse intrapreso un tentativo di aprire unilaterale lì punto di controllo. Questi passaggi così incoerenti possono testimoniare come la parte ucraina si approcci per qualcos'altra ragione, piuttosto che per la cura di una popolazione pacifica. Esortiamo Kiev ad avere un dialogo efficace con i rappresentanti del Donbass nel gruppo di contatto su tutti gli aspetti dell’attività dei checkpoint, comprese le questioni dello sminamento, nonché sull'apertura di nuovi Punti.

La riunione del Gruppo di contatto del 10 aprile scorso ha mostrato l'assenza di qualsiasi dinamica sugli aspetti politici della composizione. Ciò ha solamente confermato le valutazioni del Rappresentante dell'inviato speciale del Presidente dell'OSCE per l'Ucraina M. Saydik nel gruppo di contatto espresso dal Consiglio permanente la settimana scorsa, secondo cui le discussioni, in effetti, si trovavano in una fase di stallo. Kiev si ostina a ignorare l’Accodo raggiunto nel «Formato Normandia» sulla sincronizzazione dei progressi sulla pista politica con la risoluzione delle questioni di sicurezza.E' chiaro che, nel contesto pre-elettorale, l'attuale leadership ucraina è preoccupata per la soluzione di altre questioni strettamente congiunte a breve termine. Tuttavia ci vuole del tempo per prendere decisioni in materia di amnistia, sul decentramento, sulla legge sul carattere permanente dello status speciale del Donbass e sulla sua entrata in vigore secondo la «Formula Steinmeier». Aspettiamo sviluppi a seguito del completamento della corsa alle elezioni presidenziali in Ucraina.

Non ci sono progressi nello scambio di persone detenute. Le proposte avanzate dal Donbass non trovano sostegno a Kiev, dove cercano di mettere in relazione, artificialmente, questa questione con uno scambio di persone non collegate agli eventi nel Donbass. Inoltre Kiev riduce intenzionalmente la sua partecipazione al lavoro del sottogruppo umanitario al minimo. Accogliamo con favore gli sforzi del coordinatore del sottogruppo umanitario del gruppo di contatto, T. Frish, volto ad aiutare le parti a trovare soluzioni reciprocamente accettabili. I suoi contatti a Kiev e il recente viaggio a Donezk e Lugansk (3-4 aprile), la comunicazione con i rappresentanti di alcune aree del Donbass può contribuire a dinamiche positive.

Signor Presidente,

dal colpo di stato a Kiev nel febbraio 2014 sono passati più di cinque anni. Durante questo periodo le "autorità del Majdan" sono riuscite solo in una cosa: nell'attacco ai diritti umani e alle libertà fondamentali.

Le raccomandazioni della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa non sono state prese in considerazione e le disposizioni discriminatorie della legge sull'istruzione, che ha messo l'intera comunità di lingua russa del paese ed i rappresentanti delle minoranze nazionali in una posizione vulnerabile, non sono state modificate. In questi giorni la Verchovna Rada sta discutendo una legge sulla lingua che prevede il totale e forzato uso della lingua ucraina in tutti i lati della vita pubblica sotto la minaccia di sanzioni amministrative. Il paese continua a coltivare il nazionalismo aggressivo, glorificando i collaboratori nazisti, tra cui S. Bandera e R. Shukhevych.

Le persecuzioni contro la Chiesa ortodossa ucraina (Patriarcato di Mosca) si stanno intensificando. A queste partecipano alti funzionari dello stato uctraino. Con il loro sostegno è stata recentemente approvata una legge discriminatoria secondo la quale la più grande comunità religiosa in Ucraina - la Chiesa Ortodossa ucraina Patriarcato di Mosca - viene obbligata a cambiare nome e ad adattarsi agli slogan politici delle attuali autorità. Il 5 aprile il tribunale amministrativo distrettuale di Kiev ha dichiarato illegittime le azioni del presidente di Verchovna Rada, A. Paruby, che ha attivamente promosso l'adozione di questa legge. La reazione di A. Paruby a questa decisione non è tardata: il 9 aprile ha dichiarato che avrebbe fatto ricorso contro la decisione del tribunale e avrebbe cercato di rinominare la Chiesa ortodossa.

Continuano i violenti sequestri di chiese e parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. La scorsa settimana, con la partecipazione delle autorità locali, radicali (di destra ndt) hanno sequestrato contemporaneamente diverse chiese della Chiesa ortodossa ucraina nella regione di Rivne: il 3 aprile, la chiesa Pokrov nel villaggio di Malaja Ljubasha e la chiesa in onore dei SS. Pietro e Paolo nel villaggio di Postojnoe, il 4 aprile la Chiesa dell'Assunzione nel villaggio di Ptic’e. La polizia, in tutti e tre i casi, non ha adottato misure per proteggere i fedeli. Per inciso, il sequestro della chiesa nel villaggio di Ptic’e è stato effettuato anche senza riguardo al fatto che la Corte europea dei diritti umani a marzo ha accettato di prendere in considerazione una denuncia della comunità religiosa di questa parrocchia sulla violazione dei suoi diritti da parte delle autorità.

I servizi speciali ucraini non fermano la pressione sui rappresentanti dei media indesiderati. Il 9 aprile i servizi ucraini hanno inserito nella lista dei ricercati un giornalista dell'opposizione, Vladimir Skachko il cui appartamento è stato perquisito un mese fa. È accusato di diversi episodi di collaborazione con l'agenzia (russa) RIA Novosti-Ucraina nel 2014. Il responsabile del portale Internet di questa agenzia, Kirill Vyshinsky, langue nelle segrete ucraine con false accuse da oltre un anno. Esortiamo il Rappresentante OSCE per la libertà dei media, A. Desir, a continuare a reagire alla persecuzione dei giornalisti in Ucraina, sia ucraini che stranieri.

Da parte dell’OSCE è necessario un attento monitoraggio ed una risposta significativa a tutti i casi di detenzione arbitraria, tortura ed omicidio sul territorio dell'Ucraina. Finora le informazioni pertinenti sulle "prigioni segrete" del Servizio di sicurezza dell'Ucraina e sul battaglione nazionalista "Azov" nel Donbass non hanno ricevuto adeguate valutazioni. Kiev continua a ignorare le raccomandazioni delle strutture internazionali, in particolare il Consiglio d'Europa, sulla necessità di completare indagini su crimini di alto profilo - omicidi sul "Majdan" di Kiev ed il massacro della Casa dei Sindacati di Odessa nel 2014. Dopo cinque anni non c'è verità - ovviamente In tutti questi casi le autorità hanno qualcosa da nascondere.

In conclusione. Gli eventi recenti dimostrano che la leadership dell'Ucraina ha scelto la strada della totale intimidazione degli abitanti di questo paese. "Stringendo la catene" a Kiev semplicemente ignorano le loro aspirazioni, non volendo sentirli compresi quelli che vivono nel Donbass. Ritarda consapevolmente l'attuazione degli Accordi di Minsk, distorce gravemente la loro logica e coerenza. La leadership dell'Ucraina non offre garanzie politiche ai cittadini del sud-est del paese. A Kiev dichiarano solo una certa disponibilità ad andare avanti nel percorso politico, ma si aspettano in cambio la completa "capitolazione" del Donbass e non solo militare. Naturalmente un compromesso non sarà possibile se il confronto è condotto con il linguaggio degli ultimatum.

Alle soglie del secondo turno delle elezioni presidenziali in Ucraina il rischio di provocazioni armate da parte di Kiev nel Donbass è estremamente elevato. Chiediamo al SMM di effettuare un monitoraggio più approfondito della situazione in tutti gli ambiti coperti dal mandato della Missione. Esortiamo gli Stati partecipanti ad utilizzare tutta la loro influenza su Kiev per consolidare il percorso seguendo rigorosamente la lettera e lo spirito del "Set di misure" di Minsk del 12 febbraio 2015 approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dai leader del «Formato Normandia»

Grazie per l'attenzione.

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