mercoledì 22 novembre 2023

Storia e cause della crisi in Ucraina . 10° anniversario dell' "Euromajdan"


 

Articolo dell'ambasciatore russo in Austria D.E. Ljubinskij in occasione del 10° anniversario dell'inizio dell'"Euromaidan" ucraino

 

(Storia e cause della crisi in Ucraina)

 

Quest'anno, il 21 novembre, ricorre il 10° anniversario di una data tragica: l'inizio della cosiddetta Euromaidan in Ucraina. Ricordiamo che dopo la decisione del presidente ucraino Viktor Janukovich di sospendere i negoziati per un accordo di associazione con la UE, a Kiev sono iniziati violenti scontri di piazza tra gruppi nazionalisti e polizia. Alla fine sono culminati in un colpo di Stato con l'incitamento attivo della UE e della NATO.

Solo il 21 febbraio 2014, con la mediazione dei rappresentanti di Germania, Francia e Polonia, è stato raggiunto un accordo tra Janukovich e l'opposizione per risolvere la crisi. I co-autori - i ministri degli Esteri di Germania e Polonia, F.-W. Steinmeier e R. Sikorski ed il direttore del dipartimento del Ministero degli Esteri francese, E. Fournier - non possono certo essere orgogliosi di aver assistito personalmente alla firma di questo documento. Come si è visto, è servito solo come diversivo per assicurare il ritiro delle unità di polizia. Nessuno dei putschisti aveva seriamente intenzione di deporre le armi, di istituire il "governo di fiducia del popolo" previsto dall'accordo o di aspettare solo pochi mesi per le elezioni presidenziali anticipate. I "mediatori" occidentali sembrano essere stati altrettanto indifferenti alla realizzazione dell'accordo. Hanno approvato l'espulsione del presidente legittimamente eletto e hanno definito il colpo di Stato "democratico". Inutile dire che nessuno dei responsabili è stato assicurato alla giustizia.

Il colpo di Stato di Kiev ha scavato un solco profondo nella società ucraina, ha portato alla crescita di movimenti nazionalisti nelle regioni occidentali, alla persecuzione e alla messa al bando della lingua russa e ha peggiorato la situazione economica e sociale del Paese. Le prime iniziative politiche della nuova "leadership" di Kiev sono state volte a limitare i diritti della popolazione russofona. Il 23 febbraio 2014 è stata abrogata la legge "Sui fondamenti della politica linguistica dello Stato", privando così la lingua russa del suo status regionale. Poche settimane dopo, a quattro canali televisivi in lingua russa sono state revocate le licenze di trasmissione.

Tutto ciò ha portato ad un'ondata di proteste nel sud-est dell'Ucraina - a Dnepropetrovsk, Donezk, Lugansk, Char’kov ed altre città. Una delle principali richieste dei partecipanti era quella di indire un referendum sulla federalizzazione dell'Ucraina e sullo status della lingua russa. Numerosi partecipanti a queste manifestazioni sono stati vittime di attacchi brutali da parte di gruppi nazionalisti. Particolarmente tragico è stato l'orribile attacco ad Odessa all'inizio di maggio. In quell'occasione, le forze radicali di destra hanno spinto con la forza gli attivisti che raccoglievano firme a favore del referendum nella Casa dei Sindacati e l'hanno incendiata. 48 persone sono arse vive. Inutile dire che i putschisti di Kiev non erano affatto interessati a condurre un'indagine seria - i colpevoli non sono stati né cercati né trovati. In tutta serietà, vi invito a ricordare questa tragica data, il 2 maggio 2014: in Occidente, che vive secondo le proprie "regole" unilaterali, questi crimini neonazisti contro l'umanità sono dimenticati troppo in fretta o ignorati del tutto.

La popolazione dell'Ucraina orientale ha iniziato a sentirsi sempre più estranea e oppressa nel proprio Paese. Non erano disposti ad accettare le decisioni delle autorità illegittime e hanno preso il destino nelle proprie mani.

Il 7 aprile 2014, a Donezk si è formato il Consiglio popolare repubblicano, che ha proclamato l'indipendenza della Repubblica popolare di Donezk (DNR). Il 27 aprile 2014 è stata annunciata l'istituzione della Repubblica Popolare di Lugansk (LNR). In quel momento, l'illegittima "leadership" di Kiev ha annunciato l'inizio di un'operazione "antiterrorismo" nel Donbass - una guerra brutale e sanguinosa contro la popolazione civile del proprio Paese. Solo un anno dopo, con grande difficoltà, le ostilità attive sono state interrotte con la firma degli accordi di Minsk del febbraio 2015. Gli Accordi hanno confermato la piena sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina. La DNR e la LNR hanno accettato di non insistere sull'indipendenza da Kiev. La loro autonomia all'interno dell'Ucraina non aveva pretese: la conservazione della lingua russa (che rispettava pienamente i requisiti di una serie di convenzioni internazionali sulla protezione dei diritti delle minoranze linguistiche), l'istituzione di una propria forza di polizia, il diritto di concordare le candidature di giudici e procuratori in queste regioni ed alcune agevolazioni economiche. Accordi di questo tipo esistevano già (in Europa ndt), ad esempio, tra la Republika Srpska e la Bosnia-Erzegovina.

Il pacchetto di misure di Minsk, sostenuto da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, offriva una reale opportunità di risolvere il conflitto ucraino, ma è stato vanificato dall'intenzionale sabotaggio di Kiev e dei Paesi "garanti" occidentali, Germania e Francia. Angela Merkel, Francois Hollande e Petro Poroshenko hanno in seguito ammesso apertamente, con gioia e persino con orgoglio, che il documento non valeva la carta, non era destinato a essere attuato, ma serviva semplicemente a guadagnare tempo per armare completamente l'Ucraina contro la Russia.

Per tutti gli anni successivi, i bombardamenti di civili e infrastrutture nel Donbass sono continuati. L'Ucraina si è armata. Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, al 31 dicembre 2021, più di 14.000 persone sono rimaste vittima del conflitto in Ucraina. È diventato assolutamente chiaro che non era prevedibile alcuna attuazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e degli accordi di Minsk. L'Ucraina ha scelto il "piano B". La Russia non aveva altra scelta che riconoscere l'indipendenza delle due repubbliche, firmare accordi di assistenza reciproca con esse e fornire assistenza militare per proteggere la popolazione dalla "leadership" ucraina.

Kiev, da parte sua, non ha perso tempo. L'uso della lingua russa nel sistema dell’istruzione, nei media e, più tardi, nella vita pubblica è stata costantemente vietato per legge. Allo stesso tempo gli scagnozzi nazisti che seguirono con entusiasmo Hitler e le sue orde criminali, che prestarono servizio nelle SS e furono condannati dal Tribunale di Norimberga, furono legalmente dichiarati eroi nazionali. Tutto questo era la prova evidente che l'Ucraina era sulla strada della russofobia e del neonazismo.

La costrizione alla pace dell’Operazione militare speciale continua e senza dubbio raggiungerà i suoi obiettivi. Ma è anche importante sottolineare che Mosca è stata aperta al dialogo fin dall'inizio. Per questo motivo, pochi giorni dopo l'inizio della OMS abbiamo risposto alla richiesta di Kiev di avviare colloqui di pace. Alla fine di aprile 2022, la parte ucraina ha presentato ad Istanbul un elenco di principi sulla base dei quali sarebbe pronta a risolvere il conflitto. Abbiamo concordato e proposto di inserirli in un trattato. A metà aprile 2022 abbiamo presentato una bozza per questo trattato. Non c'è stata alcuna reazione: a Kiev non è stato permesso di farlo dai suoi curatori occidentali. Da allora, abbiamo sentito solo innumerevoli dichiarazioni di Zelenskij e della sua orda di consiglieri, secondo cui l'Ucraina sarebbe pronta a negoziare solo se "la Russia fosse sconfitta e i territori ucraini fossero restituiti". Nel frattempo, Kiev sta bombardando queste sfortunate regioni giorno dopo giorno e sempre più furiosamente con munizioni moderne, comprese quelle occidentali vietate - case e ospedali, scuole e asili - proprio di quelle persone che sostengono dovrebbero poi tornare sotto il suo controllo.

Allo stesso tempo anche l'Occidente viene trascinato più a fondo nel conflitto, avendo ripetutamente superato le proprie "linee rosse" e mostrandosi pronto a "combattere fino all'ultimo ucraino". All'Ucraina viene chiesto di non avviare negoziati finché la Russia non sarà "sconfitta sul campo di battaglia". Si tratta di dichiarazioni ufficiali prive di significato che vengono ripetute senza sosta da Washington, Berlino, Bruxelles, Londra e, purtroppo, Vienna.

In queste circostanze la Russia non vede altra opzione che continuare l'Operazione militare speciale. Fino a quando gli obiettivi prefissati - smilitarizzazione e denazificazione dell'Ucraina, garanzie di sicurezza della Russia e delle sue nuove regioni - non saranno pienamente raggiunti. E questi obiettivi saranno raggiunti, che all'Occidente piaccia o meno. Il suo errore totale è stato il rifiuto arrogante delle nostre proposte sull'architettura di sicurezza europea nel dicembre 2021. Ritorneremo inevitabilmente a questo dialogo, ma in condizioni e realtà nuove.

 

https://austria.mid.ru/ru/press-centre/news/statya_posla_rossii_v_avstrii_d_e_lyubinskogo_v_svyazi_s_10_letiem_nachala_ukrainskogo_evromaydana/

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