mercoledì 20 marzo 2024

Sulle accuse alla Russia di "assimilazione forzata dei bambini ucraini" M.V. Zacharova


 

Il 4 gennaio di quest'anno è entrato in vigore l’Ukaz del Presidente della Federazione Russa "Sulla determinazione di alcune categorie di cittadini stranieri e apolidi che hanno il diritto di richiedere la cittadinanza della Federazione Russa". L’Ukaz stabilisce una procedura semplificata per l'ammissione alla cittadinanza russa di alcune categorie di cittadini stranieri, tra cui i cittadini ucraini, i loro figli, coniugi e genitori, nonché gli orfani e i bambini rimasti senza cure parentali che soggiornano temporaneamente, in modo permanente o temporaneo nella Federazione Russa.

Il decreto non contiene disposizioni volte a sostituire o cancellare le caratteristiche etniche o culturali distintive dei minori ucraini in Russia che sono orfani o che sono rimasti senza cure parentali.

Si tratta di concedere la cittadinanza russa per motivi umanitari, in modo che i bambini sottratti ai bombardamenti ed evacuati dalle zone del fronte verso il territorio del nostro Paese possano tornare pienamente a una vita normale e pacifica, godendo di tutti i diritti e tutti i servizi sociali a cui hanno accesso i cittadini della Federazione Russa.

Va notato come la loro ammissione alla cittadinanza russa non sia automatica, ma avvenga attraverso una richiesta volontaria di cittadinanza (paragrafo 3 dell’Ukaz). Ai sensi del paragrafo 7 (zh) del Decreto, l'acquisizione della cittadinanza da parte dei minori di età compresa tra i 14 e i 18 anni è possibile solo con il loro consenso scritto.

In generale, secondo il paragrafo 7 (v) del Decreto, indipendentemente dall'età del bambino, la domanda di ammissione alla cittadinanza russa deve essere accompagnata da un documento che attesti l'assenza di cure parentali o di parenti. Questa procedura viene effettuata sulla base delle domande presentate di propria iniziativa dai rappresentanti legali dei minori. L'acquisizione della cittadinanza russa non è subordinata alla cessazione della cittadinanza ucraina e non richiede tale procedura. Una volta raggiunta la maggiore età, una persona può decidere di mantenere la cittadinanza dei due Stati o di ritirarsi da una di essi, insieme alla scelta autonoma del luogo di residenza.

Inoltre, se si viene a conoscenza che il minore ha parenti di sangue, compresi quelli che vivono in Ucraina, le agenzie russe competenti forniscono tutta l'assistenza necessaria per riunirli alle loro famiglie il prima possibile.

Per quanto riguarda le accuse del Ministero degli Affari Esteri ucraino di "assimilazione forzata dei bambini ucraini", tali accuse non corrispondono al contenuto del Decreto e si basano in gran parte sulla sostituzione di concetti giuridici.

È prerogativa sovrana di ogni Stato stabilire le regole per l'acquisizione della propria cittadinanza. Tale disposizione si trova, ad esempio, nell'articolo 3, paragrafo 1, della Convenzione europea sulla nazionalità del 6 novembre 1997, di cui l'Ucraina è parte. Inoltre, ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 4, della Convenzione, ogni Stato parte deve prevedere nella propria legislazione interna strutture per facilitare l'acquisizione della propria cittadinanza, anche da parte dei rifugiati riconosciuti che risiedono permanentemente sul suo territorio.

Altresì riteniamo che il tentativo del regime di Kiev di contestare la legittimità della concessione della cittadinanza russa ai bambini, nonostante la loro residenza sul territorio russo, non sia conforme al principio della priorità dell'interesse superiore del bambino sancito dalla Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989.

Sono inappropriati i riferimenti del Ministero degli Esteri ucraino non solo alla Convenzione sui diritti del fanciullo, ma anche alla Convenzione del 1948 sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio e alla Convenzione di Ginevra del 1949 sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra.

Il regime di Kiev equipara l'ammissione dei bambini alla cittadinanza al loro "trasferimento da un gruppo nazionale/etnico ad un altro" e lo qualifica come "uno dei segni del genocidio". Secondo l'articolo II (e) della Convenzione sul genocidio, "il trasferimento forzato di bambini da un gruppo umano a un altro" è riconosciuto come genocidio se commesso "con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale". Qui tale gruppo è assente come classe di riferimento. Ed anche la realtà è diversa.

La procedura di richiesta di cittadinanza per gli orfani e i bambini ucraini privi di cure parentali stabilita dal decreto non è nuova. Disposizioni simili erano contenute nel Decreto presidenziale n. 330 del 30 maggio 2022, secondo il quale "gli orfani e i bambini privi di cure parentali, le persone incapaci che sono cittadini della Repubblica popolare di Donezk, della Repubblica popolare di Lugansk o dell'Ucraina" acquisivano la cittadinanza russa con una procedura semplificata. La procedura semplificata per l'acquisizione della cittadinanza di bambini cittadini stranieri o apolidi è stata sancita in varie versioni della Legge federale "Sulla cittadinanza della Federazione Russa" per tutto il periodo della sua applicazione, a partire dal 2002, ed è stata estesa, tra l'altro, ai bambini di cittadinanza ucraina.

Inoltre, i criteri di conoscenza della lingua russa, della storia russa e delle basi della legislazione russa non sono obbligatori per l'ammissione alla cittadinanza degli orfani e dei bambini rimasti senza cure parentali (tra i cittadini ucraini o gli apolidi che risiedono permanentemente sul territorio dell'Ucraina).

Come si può vedere le eccezioni ai requisiti di legge possano rappresentare una controargomentazione alle affermazioni delle autorità ucraine sulla "russificazione forzata" di questi bambini.

 

 

https://mid.ru/ru/foreign_policy/news/1939920/

 

 

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